giovedì 30 gennaio 2014

Obsploitation has landed

Il grande giorno è arrivato. Obsploitation non è più solo una parola priva di significato. Obsploitation da oggi è realtà. Dapprima era solo un’idea che timidamente cercava di farsi largo nella mia testa. Un’idea che più volte ho cercato di ricacciare indietro, ma che altrettante volte riaffiorava, sempre più frequentemente, sempre più prepotentemente. Un’idea folle, un’idea che mi terrorizzava, ma che d’altro canto impietosamente mi tentava come un serpente biblico. Un’idea dapprima molto vaga, solo abbozzata, poi, a mano a mano che il tempo passava, Obsploitation ogni volta riaffiorava con qualche dettaglio in più: un tocco di colore, un pizzico di forma, una nota di carattere, un gradazione di gusto. Un mese fa, inevitabile, ho alzato bandiera bianca: Obsploitation aveva infine vinto e avrebbe avuto il suo posto nel mondo.

sabato 25 gennaio 2014

Il teorema di Aronofsky

Come si può smettere di credere che esista uno schema, un ordine dietro ai numeri, quando si sta per toccare la verità? (Da “Pi greco - Il teorema del delirio”. Darren Aronofsky, 1998.)
Non so voi, ma a me le idee migliori vengono alla mente quando mi trovo sdraiato al buio tra il sonno e la veglia, consapevole che se dovessi allungare la mano al block notes sul comodino per metterle su carta svanirebbero all’istante come neve al sole. A Max Cohen, invece, le idee vengono standosene chiuso nel suo claustrofobico monolocale a fissare lo schermo del computer e a battere sui tasti. Il film di Aronofsky è in gran parte una lunga sequenza di immagini di un uomo che pensa e calcola algoritmi, oppure vaga senza meta come un’anima in pena, e nonostante questo è innegabilmente affascinante. Max, convinto che l’universo sia governato dai numeri, che esista uno schema generale che regoli tutte le cose, Max che cerca di prevedere l’andamento della Borsa (come già fece Ralph Nelson Elliott con la sua “teoria delle onde”), suscitando l’attenzione di un gruppo finanziario che vuole sfruttare il suo lavoro per fare speculazioni e di una comunità ebraica che setaccia la Torah alla ricerca del vero nome di Dio, è profondamente, fisicamente e mentalmente solo. Non sappiamo chi sia, oltre che un genio della matematica, né da dove provenga, sappiamo solo che non ha amici e non ha altro amore che la matematica, e l’unico legame umano che riesce a coltivare è con il suo maestro e mentore Sol, e anche questo rapporto deriva dalla matematica, è in funzione della matematica.

lunedì 20 gennaio 2014

Pubblicità Paura

L’automobile procedeva lentamente. I due uomini a bordo osservavano silenziosamente il nastro bianco che si stendeva di fronte a loro. Sotto quel nastro bianco un altro nastro, questa volta d’asfalto, completamente invisibile. La neve cadeva ininterrottamente da diversi giorni e le previsioni meteo non promettevano nulla di buono per i giorni successivi. Due file di alberi erano gli unici riferimenti visibili in quella sorprendente distesa di neve. Oltre le due file di alberi, il buio della notte. Occasionalmente l’uomo al volante borbottava qualcosa di incomprensibile, forse malediceva quella sua stupida idea di mettersi in viaggio proprio quella notte. Una curva improvvisa e l’automobile per poco non uscì di strada. Se almeno si fosse ricordato di far montare le gomme invernali! Invece aveva rimandato quella scocciatura, l’aveva rimandata più e più volte, finché ormai era troppo tardi per rimediare. Non poteva permettersi alcuna distrazione. Doveva solo procedere lentamente, con gli occhi aperti e le mani ben serrate sul volante. Il passeggero accanto a lui taceva e, tutto sommato, gli andava bene così.
Ma cos’era quella cosa là in fondo? Sembrava una figura umana, completamente vestita di bianco, in piedi al centro della strada qualche centinaio di metri più avanti. Una donna. L’uomo rallentò fino a fermarsi. Era decisamente una donna, vestita di un succinto abito bianco, forse una semplice sottoveste, immobile nel freddo della brughiera. I due uomini si scambiarono un rapido sguardo, increduli di fronte all’immagine che i loro occhi stavano faticosamente mettendo a fuoco, ed indecisi sul da farsi. Poi, improvvisamente….

mercoledì 15 gennaio 2014

Intervista a Catherine Fisher

"I'm delighted to have found a blog called The Obsidian Mirror!" (Catherine Fisher)

È arrivato il grande giorno. Come avevo preannunciato qui sul blog solo qualche giorno fa, è venuta a sedersi nel salotto di Obsidian Mirror una delle più importanti scrittrici fantasy contemporanee: Catherine Fisher, autrice di numerosi best sellers quali “Incarceron”, dal quale a breve verrà realizzato un film con protagonista Taylor Lautner (il lupo mannaro di Twilight), e soprattutto “The Obsidian Mirror”, romanzo casualmente omonimo di questo blog che, come potrete immaginare, non poteva mancare di attirare la mia attenzione. 
Catherine, come senz’altro noterete leggendo l’intervista riportata qui di seguito, si è dimostrata una persona brillante e intelligente, e sono davvero felice che abbia accettato così di buon grado il mio invito. Ci racconterà qualcosa di lei, della sua passione per l’Italia e del suo modo di scrivere, ci dirà della genesi di “The Obsidian Mirror” e ci regalerà alcune anticipazioni del sequel appena uscito in Gran Bretagna. 
Vi lascio quindi senza altro indugio all’intervista, che potrete leggere qui di seguito nella sua lingua originale. Per chi avesse qualche incertezza con l’inglese, in basso c'è anche la traduzione in italiano.

venerdì 10 gennaio 2014

L'altro Obsidian Mirror

I have always thought the idea of Time Travel fascinating, full of paradox and speculation and opportunities for adventures. If you had the power to change previous events to bring back someone that you loved, would you do it, even if it changed the world? In Venn, I wanted to invent a man so deep in guilt that he has lost the ability to care about anyone else. Into this dilemma I wanted to mix all the old folklore: the wintry isolated house, the dark wood, the beautiful, deadly Shee and their ageless, changeless land; the eccentric inventor, the opium dens and alleys of Victorian London. I wanted a story full of variety and mistery. And above all, enjoyment. THE OBSIDIAN MIRROR is the first book of THE CHRONOPTIKA. I hope you will journey with us into the next book. Who knows where, or when, we might emerge? (Catherine Fisher)

Cosa fareste se un bel giorno, vagando per gli scaffali di una libreria, il vostro occhio finisse per cadere sulla copertina di un libro che ha lo stesso titolo del vostro blog, della creatura che gestite con tanta cura da tanto tempo? Ne sareste sconvolti? Quale sarebbe la vostra prima reazione? Sgomento? Felicità? Rabbia? Vi verrebbe voglia di urlare “Ehi, questo l’avevo pensato prima io”? Oppure sareste orgogliosi del fatto che la stessa vostra idea sia potuta venire anche ad una delle scrittrici fantasy più prolifiche degli ultimi vent’anni? Qualunque fosse la vostra reazione, non vi resterebbe che una cosa da fare: cercare di capire.

domenica 5 gennaio 2014

Körkarlen, il carretto fantasma

“Che possa l'uomo ricordarsi il suo nome nella Grande Dimora e che possa ricordarsi il suo nome nella Dimora del Fuoco in mezzo alla Compagnia degli Dei, la notte in cui sono contati gli anni e i mesi nella dimora che ho costruito. Io sono assiso nel grande luogo del cielo e se vi è un qualsiasi Dio che non viene dietro di me, che io pronunci il suo nome.” (Libro dei morti, Capitolo XXV, “Per dare ad un uomo la sua memoria nella Necropoli”, Papiro di Nu, British Museum No, 10,477, foglio 5).

L’ultima notte dell’anno è appena trascorsa e ancora abbiamo negli occhi i festeggiamenti: fuochi d’artificio e spumante hanno sepolto per sempre il 2013 e hanno salutato la nascita del 2014. Mi è sempre piaciuta l’idea dell’anno precedente che se ne va sotto forma di un vecchietto con la schiena curva e i capelli imbiancati, e dell’anno nuovo che arriva sotto forma di un neonato. A voi no? È forse anche per questo che una delle prime notizie che vengono date dal telegiornale di solito è proprio il nome del primo nato dopo la mezzanotte. Vediamo in quel bambino il futuro che ci aspetta e, così piccolo e innocente, non può che trasmetterci fiducia. Forse è proprio per conservare quel senso di positività che non succede il contrario. Vi siete mai chiesti infatti perché non ci viene detto anche il nome dell’ultimo morto dell’anno, di quel poveraccio che, magari solo per pochi secondi, non è riuscito a sopravvivere fino alla mezzanotte di San Silvestro? A colmare questa lacuna ci pensa il vostro Obsidian Mirror con il post odierno.

mercoledì 1 gennaio 2014

Che dite? Ripartiamo?

Anche il 2014 è arrivato. Ci siamo lasciati alle spalle un 2013 che non è stato, come speravamo, meglio dell’anno che lo ha preceduto. Anzi, se un anno fa eravamo perlomeno sollevati dal fatto che la profezia dei Maya non si fosse avverata, cosa possiamo invece recuperare dall’anno che è appena trascorso? Poco o niente. A livello personale posso gioire del fatto di avere ancora un lavoro, cosa sempre più rara di questi tempi, di avere attorno delle persone che amo e che mi amano e, naturalmente, di non aver perso l’entusiasmo per il blog, che riparte oggi dopo una breve sosta dovuta alle festività appena trascorse.

È questo il solito post di inizio gennaio con il quale provo a tirare le somme di ciò che è stato fatto e, contestualmente, a buttare giù una “to do list” per i prossimi 12 mesi. No, non vi preoccupate, non ci saranno altre statistiche oggi. Per quelle dovrete attendere il trecentesimo post. Oggi parliamo invece più che altro di contenuti. Ma prima di cominciare andiamo a vedere cosa mi ero ripromesso di fare nel 2013 e se le mie buone intenzioni sono rimaste tali o se invece si sono trasformate in azioni.
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