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lunedì 10 settembre 2012

Nevermore (Pt.2)

Continua oggi la nostra esplorazione dell'universo Nevermore, iniziata il mese scorso. Per chi se la fosse persa, la prima parte di questo post è disponibile qui. Dopo “Dreaming…” venne “Dead Heart in a Dead World”. Era ormai il 2000. Per molti questo disco rappresenta il picco creativo della band; io non sono del tutto d’accordo, ma ammetto che si tratta una pietra miliare della loro discografia. Sicuramente si tratta del loro disco più melodico e “radiofonico”, se mi permettete l’azzardo; e include anche una cover di “The sound of silence” di Simon e Garfunkel, ma così stravolta da sembrare una vera e propria canzone dei Nevermore. Anche in “Dead heart…” le tematiche più prettamente filosofiche si mischiano a quelle politiche e ad amare osservazioni sulla realtà e sulle (mancate) qualità intrinseche dell’umanità. In tal senso, il titolo del disco è abbastanza esplicativo… "How did it come to this, Narcosynthesis" (Narcosynthesis) Il disco si apre subito con una decisa presa di posizione contro la nostra società (la narcosintesi, o narco-ipnosi, consiste nell’uso psichiatrico di sostanze stupefacenti, in genere scopolamina o barbiturici, combinate con tecniche di ipnosi, per curare disturbi da stress post-traumatico, ma anche casi di schizofrenia ed ossessione. L’efficacia di tale pratica è ancora dibattuta, per non parlare dei suoi aspetti etici).

martedì 28 agosto 2012

La fiaba del coniglio sulla Luna

C’era una volta una foresta in cui abitavano, tra gli altri, una scimmia, una lontra, uno sciacallo ed un coniglio. Un giorno un anziano pellegrino giunse nella foresta, e lì si fermò per riposarsi. Quando i quattro amici passarono e videro il vecchio, gli si avvicinarono per rassicurarsi sulle sue condizioni ed egli disse loro: "Ho viaggiato molto e sono stanco, potrei avere qualcosa da mangiare?" E così i quattro si misero immediatamente alla ricerca di cibo.
La scimmia, grazie alla sua agilità, riuscì ad arrampicarsi sugli alberi dove colse dei frutti, la lontra in quattro e quattr’otto pescò del pesce, lo sciacallo scelse la via più facile e rubò del cibo da una casa incustodita. Il coniglio invece andò su e giù per la foresta per tutto il giorno, ma essendo privo di particolari abilità non riuscì a procurarsi altro che dell'erba e la sera si presentò al viandante mortificato e a… zampe vuote. "Non ho niente. Che cosa posso fare?" Poi ebbe un'idea. Raccolse della legna e accese un fuoco. Il coniglio quindi si rivolse così al pellegrino: "Mi faccio arrostire e tu potrai avere un buon boccone da mangiare!". Appena finito di dire queste parole il coniglio si gettò nel fuoco. Il pellegrino a quel punto si rivelò essere un Dio travestitosi da uomo per poter osservare il mondo da vicino. Commosso dal gesto di estremo altruismo del coniglio, il Dio disegnò la sua immagine sulla superficie della Luna perché fosse ricordata da tutti, e potesse illuminare con il suo esempio di sacrificio il mondo intero. Si dice che l'immagine lunare sia ancora avvolta nel fumo che si alzò quando il coniglio si gettò nel fuoco. Nelle notti serene durante la luna piena si può vedere il coniglio che dorme sul petto della luna, simbolo di generosità. Non è una storia commovente??

venerdì 17 agosto 2012

Nevermore (Pt.1)

L’esistenza è un ciclo: si nasce, si vive, si muore (eccetera eccetera, a seconda dei punti di vista...). Questo riguarda le persone e tutta la sfera delle attività umane: progetti, idee e quant’altro nascono e muoiono con chi li ha creati. Se c’è qualcosa però che può aspirare all’immortalità, perlomeno nel senso terreno del termine, quella è l’arte. Ancora oggi noi possiamo ammirare opere d’arte concepite e realizzate centinaia, migliaia di anni fa. E le macchine e le banche dati oggi a nostra disposizione permetteranno di preservare ancora meglio le opere contemporanee, o perlomeno quelle di tra esse che possono essere digitalizzate perché totalmente immateriali. Come la musica. Finché esisterà il mondo così come noi lo conosciamo, o in una forma più evoluta come mi auguro, l’arte umana potrà sopravvivere ai propri creatori.
Con questo pensiero nella mente, e decisamente in ritardo, mi sono finalmente deciso a lasciare nella blogosfera il mio piccolo tributo ai Nevermore, gruppo thrash-power-prog di Seattle da molti anni tra le mie band preferite, che si formò nel lontano 1992 e si è sciolto nel 2011 tra recriminazioni varie. 
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