lunedì 29 ottobre 2018

Il Re in Giallo rivelato (Pt.1)

"...illustrò più dettagliatamente il manoscritto, ricorrendo a parecchie opere di araldica per convalidare il risultato delle sue ricerche. Citò l'origine della dinastia a Carcosa, i laghi che univano Hastur, Aldebaran e il mistero delle Iadi; parlò anche di Cassilda e Camilla e descrisse le nebulose profondità di Demhe e il lago di Hali. «Gli stracci dentellati del Re in Giallo devono occultare Yhtill per sempre», mormorò, ma non credo che Vance lo sentisse. Poi, passo dopo passo, guidò Vance lungo le ramificazioni della Famiglia Imperiale, fino a Uhot e Tale, da Naotalba e lo Spettro della Verità fino ad Aldones. Infine, messo da parte il manoscritto, cominciò a narrare la meravigliosa storia dell'ultimo Re". (Robert W. Chambers, Il riparatore di reputazioni).
Con l'arrivo dei primi freddi, e dopo tanti guest post, torniamo a bomba sull'argomento che, per via della sua "anzianità di servizio", ormai rappresenta la vera colonna portante del blog che state leggendo. A beneficio del pellegrino che si fosse affacciato solo di recente in questo remoto angolo del web posso infatti dire che questo lungo viaggio nei territori inesplorati del mito chambersiano ebbe inizio oltre cinque anni fa, ben prima del giorno in cui, grazie ad una serie televisiva di successo, termini come "Carcosa" e "Il segno giallo" entrarono a far parte della cultura di massa. 
Non pretendo che il suddetto pellegrino si prenda la briga di andarsi a rileggere tutti e trenta (e passa) articoli che hanno preceduto questo ma, per un minimo di infarinatura, sarebbe auspicabile la lettura del mega-riassuntone che ho inserito in questa pagina statica.

martedì 23 ottobre 2018

L’impero italiano dei sensi (Pt.3)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Alla fine, dopo quasi tre anni di rimandi e di attesa, il 28 marzo 1979 arriva la notizia: «L’Italia è il secondo paese al mondo in cui sarà possibile vedere in edizione integrale il capolavoro dell’erotismo contemporaneo». Così recita la locandina di Ecco l’impero dei sensi, con ben visibile la targhetta “Edizione integrale”.
Com’è possibile? La censura italiana ha richiesto molti tagli, com’è possibile esporre quella scritta sulle locandine? Eppure il giorno dopo, 29 marzo, quando il film viene finalmente proiettato in sala, il mistero è svelato: «Edizione integrale con sottotitoli italiani». Tre anni di attesa... e neanche l’hanno doppiato! «Dalla terra ove l’amore non è peccato ma occasione di gioia e di poesia, giunge questo audace, sconvolgente capolavoro che rivelerà a tutti i segreti più profondi delle passioni e le esaltanti liberazioni del gioco dei sensi.» «Film importante», lo giudica la recensione de “La Stampa” del 30 marzo successivo, che specifica come non si tratti di uno dei tanti film pornografici «per la semplice eccitazione e per il guardonismo doloroso e solitario»: chissà se era un neologismo dell’autore o se davvero all’epoca si tentò di italianizzare voyeurismo in “guardonismo”. «Quando l’erotismo si cala completamente nel segno dei sensi e ne accetta il dominio, non c’è più riscatto neppure nella parola, ma solo, appunto, nella furia distruggitrice, che può essere, volta per volta, rivolta a se stessi o all’altro amato: dedizione o cannibalismo.» La recensione purtroppo non ci dice l’informazione più importante: se il film è doppiato in italiano. Stando alle locandine, non lo è.

venerdì 19 ottobre 2018

L’impero italiano dei sensi (Pt.2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Il Festival di Cannes finisce e il bilancio tocca a Piero Perona, sulle pagine di “Europa” di sabato 29 maggio 1976: «Costituisce la gioia di chi ama il cinema, Nagisa Oshima scruta senza morbosità le follie erotiche di due amanti che si dannano da soli.» Poche parole, ma almeno lusinghiere. 
Lo stesso giornalista il 21 giugno successivo ci racconta degli “orientamenti dei produttori per la prossima stagione”, sdoganando un concetto a cui Arpino aveva già accennato: il cinema porno si sta trasformando in “film sexy d’autore”. «In ogni parte del mondo si avvertono i segni del declino della produzione pornografica. Nei Paesi del Nord Europa, negli Stati Uniti stessi i film spinti dove l’atto sessuale non è finto ma consumato, vengono relegati in sale particolari sempre meno frequentate. Linda Lovelace, interprete dello scandalo in Gola profonda, gira con Linda for president una scollacciata satira politica che tuttavia potrebbe benissimo comparire salvo il divieto dei minori. La Francia scoraggia il lancio del pornofilm con una serie di misure a carattere economico.» 
Pare che all’epoca la Francia avesse imposto tasse più onerose ai film dichiarati pornografici, costringendoli così ad un ghetto a loro riservato: se questo viene specificato, siamo autorizzati a pensare che in Italia non ci siano queste iniziative. «Da noi infine le leggi del mercato stanno per decretare la fine della programmazione sconcia: una zia scaccia l’altra, una camerierina vogliosa si confonde con la vicina dalle tendenze particolari, una brava maestra vale – come “nave scuola” – quanto la sua supplente. I titoli e gli argomenti, troppo simili e troppo improvvisati, si confondono con il risultato di non fare più sensazione.»

lunedì 15 ottobre 2018

L’impero italiano dei sensi (Pt.1)

Mentre sul blog del collega e amico Ivano Landi entra ormai nel vivo lo Speciale "Pleasure of Pain II", sequel dell'omonima serie andata in onda qui lo scorso mese di maggio, ne approfittiamo per uscire con quello che in gergo dovrebbe chiamarsi "spin-off", ovvero un articolo che avrebbe tecnicamente qualcosa a che fare con il suo ispiratore ma che nella sostanza vive di vita propria. 
Oltre ad potersi considerare uno spin-off, ciò che mi auguro inizierete a leggere tra pochi istanti potrebbe anche rientrare esso stesso sotto la definizione di sequel, avendo già proposto un tema simile proprio nel corso dello Speciale già citato.
A conti infatti, in realtà, "L'impero italiano dei sensi" è molto più di un articolo derivativo: è un lungo excursus (talmente lungo che l'ho dovuto spezzare in tre parti) sulle vicende al limite del paradossale che uno dei film più importanti del panorama erotico di tutti i tempi ha dovuto affrontare per entrare nel nostro scalcinato paese. 
Ma non sarò io a parlarvene: per l'occasione lascio salire su questo palcoscenico, mentre io mi defilo dalla porta sul retro, uno tra i blogger più abili a scavare nel torbido della settima arte. Signore e signori, lasciate che vi introduca il mitico Lucius Etruscus, per un giorno svestito degli usuali panni di investigatore bibliofilo. A te il microfono, Lucius!

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mercoledì 10 ottobre 2018

Ipnagogica

Partiamo subito dal titolo: "Ipnagogica". Bello, eh? Ma cosa diavolo significa? Questa parola, ammettiamolo, non è proprio di uso comune, anche se è probabile che ognuno di noi prima o poi l'abbia sentita pronunciare.
La definizione più comune è quella psicologica, composizione del prefisso ipno- (dal dio greco del sonno Hypnos) con il termine greco ἀγωγός (che conduce).
Secondo l'enciclopedia Treccani la fase ipnagogica è infatti "quella fase di sonnolenza che precede l’addormentamento", fase che si contrappone a quella ipnopompica (legata al risveglio). Viene subito da pensare, mal celando un sorriso, che un libro il cui titolo invia riferimenti così diretti alla sonnolenza non possa essere che mortalmente noioso. Ma, tranquilli, non è così; sono solo io ad essere un pelino malizioso.
"La fase ipnagogica  - prosegue la Treccani -  è caratterizzata da un particolare stato fluttuante della coscienza e dal carattere vago e sfumato dei pensieri, durante la quale possono prodursi fenomeni a tipo di illusioni o di allucinazioni", insistendo tra l'altro sulle loro caratteristiche generalmente terrificanti. Sarà perché di solito io mi addormento di schianto, ma non credo di aver mai avuto un'esperienza del genere. Posso forse ritenermi fortunato, non lo so, ma leggendo un po' qua e là in giro per il web si direbbe che tutti, almeno una volta nella vita, finiscano per sperimentare questo fenomeno. Evidentemente la mia "volta nella vita" deve ancora arrivare; oppure è già arrivata, ma ha trovato in me un soggetto poco adatto.

venerdì 5 ottobre 2018

Traditi dalla fretta #9

Non era previsto un nuovo appuntamento con Traditi dalla fretta così presto. Anche perché poi va a finire che parlare di periodicità di una rubrica che fa capolino sul blog a intervalli completamente casuali non avrebbe più senso. Mi accorgo invece che ci sono alcune cose che è il caso di segnalare prima che il tempo trascorra, le scavalchi e le renda obsolete.
Il mese di settembre è passato rapidamente, come se la sua pagina di calendario fosse stata strappata via da mani ignote mentre io mi trastullavo in questa coda estiva che sembrava non finire mai. Troppo bello per essere vero, mi dico adesso.
Lasciatoci alle spalle anche l'inestinguibile caso di Kenneka Jenkins, che ha praticamente monopolizzato il blog come solo pochi argomenti in passato hanno saputo fare, torniamo con i piedi per terra e proviamo a dare un'occhiata a tutte le cose che avevo lasciato in sospeso.
Sono tantissime le rubriche iniziate e mai portate avanti (o portate avanti a intervalli vergognosi).
Mi chiedo a volte se non sia il caso di alzare bandiera bianca e dichiarare alcuni progetti conclusi con un fallimento... ma poi mi dico che la voglia di ritornare su di essi potrebbe riproporsi senza preavviso in chi scrive, come è stato per Obsploitation, e allora lascio perdere e che vada come deve andare. In fondo c'è sempre tempo per mettere la parole fine alle cose, no?
Oggi, invece di parlare di progetti interrotti e abbandonati, sono qui per parlare di un particolare progetto che si sta risvegliando dal suo torpore per ritornare prepotentemente a galla. Il merito è tutto del collega blogger Ivano Landi che ha voluto rilanciare sul suo blog lo speciale che avevamo proposto qui nello scorso mese di maggio. Immagino ve lo ricordiate, no? Ebbene, a quattro mesi di distanza si torna a parlare di...
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