La più bella scoperta letteraria dell’anno che si è appena concluso, per chi scrive, è stato un autore polacco di narrativa fantastica attivo nei primi anni del Novecento: Stefan Grabiński. E quando dico scoperta, intendo nel senso letterale del termine: prima di imbattermi nel volume “The Dark Domain” della Dedalus Book, casa editrice inglese dal vasto catalogo, non avevo la più pallida idea di chi fosse Grabiński, il “Poe polacco”!
Se fossi stato più solerte, avrei scoperto subito che esiste una versione in italiano di questa raccolta, edita dalla Hypnos con il titolo “Il villaggio nero” nel 2012, invece di doverla poi recuperare a posteriori. Che dire? Lo ammetto, non sono mai stato bravo a star dietro alle novità librarie e quindi il volume della Hypnos, a suo tempo, mi era sfuggito. Inoltre, mi piace leggere in inglese… A mia discolpa, devo dire che Grabiński è in effetti semisconosciuto ai più, perché dei numerosi racconti e romanzi, lavori teatrali, versi e poemi che scrisse in vita la quasi totalità non è mai stata tradotta nella nostra lingua. È stata proprio la casa editrice Hypnos, nel 2011, a cominciare a riproporre un paio di suoi racconti (“Nello scompartimento” e “L’Area”), per poi dare alle stampe “Il villaggio nero”. Speriamo che non si tratti dell’ultima tappa di questa riscoperta, sarebbe un vero peccato. Le note biografiche e bibliografiche in mio possesso derivano dalle prefazioni a “The Dark Domain” e “Il villaggio nero”, oltre che dalla solita wikipedia, mentre in rete mi sembra che questi racconti (almeno qui da noi) siano più o meno passati inosservati; credo se ne sia parlato diffusamente solo sul blog Weirdletter (qui), mentre il mondo anglosassone si è dimostrato più ricettivo, ma magari mi sbaglio.