mercoledì 30 settembre 2015

Cento libri di formazione

Alla fine ce l'ho fatta a partecipare alla bella iniziativa di Ivano Landi. Naturalmente ho usato un piccolo espediente, perché mai sarei riuscito da solo in quest'impresa. Ma andiamo con ordine...
L'idea di questo post deriva, come ci racconta Ivano, da un episodio della vita di Henry Miller, al quale fu chiesto di stilare un elenco dei cento libri che, più di altri, avessero influenzato la sua scrittura. 
Ivano e molti altri colleghi blogger dopo di lui si sono quindi cimentati in quella stessa impresa che, ve lo posso dire ora che  tentato (inutilmente) di venirne a capo, è praticamente impossibile.
L'inghippo sta nel fatto che la lista non deve contenere libri che sono piaciuti, bensì quelli che in un modo o nell'altro hanno contribuito alla nostra formazione personale e che, come dice Ivano, "sono diventati inchiostro del nostro inchiostro". Tutto ciò taglia via in maniera netta gli ultimi anni, se non decenni, visto che, con poche eccezioni, non può esserci un libro recente che possa aver contribuito alla mia formazione che, in quanto tale, si è compiuta in gran parte negli anni precedenti.

domenica 27 settembre 2015

Mondo Blog

A un anno di distanza (o poco meno) dalla volta precedente si ritorna a parlare di blog e di blogger anche da queste parti. In questi primi giorni di autunno Obsidian Mirror è ormai tornato, come averete notato, ai suoi ritmi consueti, quelli che prevedono un nuovo post ogni quattro o cinque giorni: un giusto compromesso, nella pratica, tra le necessità imposte dai ritmi della vita reale e le gioie derivanti da questo mondo fantastico, al quale l'aggettivo "virtuale" oggi mi sembra ormai vada troppo stretto. In questi giorni, dopo la lunga pausa estiva, abbiamo portato avanti percorsi già tracciati in precedenza e abbiamo aperto nuove strade, nell'ottica di creare nuova linfa e proporre in continuazione materiale che possa coinvolgere, con immutata passione, lettori vecchi e nuovi. Le speranze di riuscire a mantenere i buoni propositi sono tante, le certezze un po' meno, per cui andiamo avanti senza pensarci troppo. Ormai lo avrete capito: questo è un post privo di logica e ricco di chiacchiere, uno di quelli in cui si inizia a tamburellare sulla tastiera senza avere bene in mente ciò che ne verrà fuori alla fine. Ogni tanto anche questo ci sta, no? Non è che si può sempre parlare dei massimi sistemi.

giovedì 24 settembre 2015

Anime dilaniate (Pt.2)

“Quando il governo francese ne aveva sequestrato le copie appena giunte a Parigi, Londra ovviamente aveva cominciato a bramarne la lettura: com’è noto, il libro si diffuse come una malattia infettiva, di città in città, di continente in continente, proibito qui, sequestrato là, condannato dalla stampa e dal pulpito, censurato persino dai più moderni fra i letterati anarchici." (Robert W. Chambers, The Repairer or reputations, 1895).
"Oltre un secolo fa il governo francese aveva presumibilmente bruciato la prima edizione tradotta de Le Roi en Jaune che aveva attraversato i suoi confini. Dopo aver letto il secondo atto [la dottoressa Barbara Post, ndr] ne aveva compreso il significato, sebbene fino a quel giorno non fosse sicura del vero motivo per il quale avesse gettato la propria copia nelle acque della Senna." (Ann K. Schwader, Tattered Souls, 2003).
La maggior parte delle copie del famigerato "Re in Giallo", perlomeno l'edizione in francese, vennero quindi distrutte secondo quando inizialmente riferitoci da Chambers e confermatoci un secolo più tardi dalla Schwader. Eppure si direbbe che, nonostante tutto, alcune copie siano riuscite a scampare all'oblio. Una di queste salta fuori, sorprendentemente (ma non troppo), dalla borsetta di Sylvia C. proprio nel corso della prima seduta presso lo studio-abitazione della dottoressa Barbara Post. Tale rivelazione è uno dei momenti cardine del racconto, quello in cui ci si rende conto, ancora una volta, dei vasti scenari che ci si aprono davanti e dei molteplici grovigli che rendono la mitologia "in giallo" quasi impossibile da sbrogliare.

domenica 20 settembre 2015

Anime dilaniate (Pt.1)

Sylvia C. stava ancora parlando, descriveva i luoghi dove viveva i suoi incubi, lo faceva dolcemente e ineluttabilmente. Barbara fece un respiro profondo e la interruppe. “Va bene. Molto, molto, bene. Adesso, voglio che ti concentri su te stessa in quei luoghi. Chi sei? Hai un nome?" Sylvia esitò. “Cass… Cassilda.” 
Qualcosa nelle profondità inesplorate della sua anima si era rigirata come un coltello nella carne. Cassilda. Una confusa rete di relazioni, di vaghe parentele, di intere dinastie, iniziarono a prendere forma dentro di lei. Avrebbe voluto ricacciare indietro quei pensieri ma le esigenze della sua professione prevedevamo il contrario.“Raccontami della tua famiglia, Cassilda. Dimmi di…” Barbara esitò, abbassando lo sguardo. “Dimmi degli Aldones. È un nome che conosci? È una famiglia?". L’espressione di Sylvia si indurì. “Sì”.“Qual è la sua relazione con te?".“Cugino e usurpatore. Traditore. Poiché era un uomo, aveva invocato per sé il diritto alla successione ma non è sopravvissuto abbastanza per profanare il trono di nostro padre.”. Un sorriso inquietante saettò attraverso il volto della ragazza. “Come premio per la sua ambizione, gli ho inviato il segno giallo”.
Già altre volte, in questa serie di articoli, ci siamo posti la questione di quale sia la reale natura del segno giallo. In un paio di post eravamo arrivati a distinguere due facce dell’elemento: da una parte esso si direbbe essere il simbolo che identifica la dinastia reale a cui la nostra mitologia fa riferimento, dall’altra sarebbe una porta in grado di mettere in comunicazione questo mondo con un mondo alternativo di terrore e di follia. C’è un terzo aspetto che però forse non abbiamo ancora approfondito: il segno giallo sembrerebbe anche essere un messaggero di morte.

mercoledì 16 settembre 2015

Rock Around the Moz

Solo un brevissimo intervento, quello di oggi, per annunciare a questo mondo che il momento tanto agog natoè infine arrivato. Ci ho messo più di due anni per giungere alla meta e, con un po' di pazienza, finalmente la lunga attesa oggi può dirsi terminata. 
Il vostro Obsidian Mirror oggi bussa alla porta del Moz o'clock, prende posto nel suo salotto, si accomoda placidamente sul suo divano (accavallando anche un po' le gambe perché non si sa mai) e si appresta a far fronte alle perfide domande del padrone di casa.
Non so some andrà a finire questa giornata (quasi certamente non bene) ma so per certo che è un grande privilegio essere protagonista della grande iniziativa intervista-blogger ideata dal terribile Mikimoz! A proposito... Chi era quel tizio che diceva che ognuno di noi, nell'arco di una vita, ha a sua disposizione un quarto d'ora di notorietà? Mi pare fosse Andy Warhol, giusto? Beh, non so se il leggendario profeta della pop-art avesse ragione (detto tra noi, quella frase mi è sempre sembrata una pu##anata) ma nel mio caso quel quarto d'ora, minuto più, minuto meno, è davvero arrivato. E voi? Cosa ci fate ancora qui? Correte tutti a leggermi sul Moz o'clock!

domenica 13 settembre 2015

Piccole letture estive

L'estate è ormai abbondantemente alle spalle, come avrete notato. Tecnicamente la stagione si chiuderà, come da calendario, solo fra poco più di una settimana, ma le belle giornate spensierate che ci hanno accompagnato sono ormai solo un fugace ricordo. Il blog è ripartito già da qualche giorno, dopo un abbondante mese di chiusura, e ancora non ho ben oliato i suoi meccanismi. Lentamente riprovo a tornare a regime, cercando di trasformare in qualcosa di concreto tutte le idee che mi sono balenate in testa negli ultimi tempi. Non è per niente facile, visto che gli impegni inesorabili della vita lavorativa incombono e mi succhiano un sacco di energie, forse fin troppe se penso alle mie scarse doti di multitasker.
In questi giorni, proprio mentre questo post si pubblica automaticamente, la mia presenza fisica è molto lontana dalle delizie del blogging: sto trascorrendo il mio tempo a Parma, a causa di una rassegna fieristica alla quale la mia azienda partecipa. Mi ritrovo dietro un banchetto a cercare di gestire una moltitudine assurda di persone, mentre la mia testa è ovviamente altrove. Cercherò di resistere, come ho sempre fatto, cercando da un lato di portare a casa la pagnotta e, dall'altro, di gioire di quelle piccole cose che rendono le giornate interessanti anche quando, teoricamente, non lo sono affatto. La fiera in questione è piuttosto famosa, e, se siete amanti della vita all'aria aperta e delle vacanze "on the road", allora avrete sicuramente già capito di quale manifestazione si tratta. Ma non è di questo che oggi voglio parlarvi.

martedì 8 settembre 2015

Trilogia del terrore

Tra i tanti ricordi più o meno intensi che mi sono rimasti di me stesso bambino ce n'è uno in particolare che credo non mi lascerà mai. Molto di quello che sto per raccontarvi è offuscato dalle nebbie del tempo ma, grazie ad internet, sono ora in grado di mettere delle pezze sui dettagli che nel frattempo si sono volatilizzati dalla mia memoria, come ad esempio quale fosse la data esatta. Era la sera del 7 dicembre 1978, come poi ho scoperto in rete, e di conseguenza il bambino di allora aveva esattamente undici anni. Il mio papà, la mia mamma e io eravamo riuniti nella mia cameretta come ogni sera, perché era in quella stanza che troneggiava il mitico tubo catodico, rigorosamente in bianco e nero, che ci teneva compagnia. Io ero sdraiato nel mio lettino, dal quale riuscivo a scorgere a malapena lo schermo e nel quale spesso finivo per addormentarmi qualunque cosa succedesse attorno a me. Mia mamma era sul divano, un occhio alla televisione e l'altro adagiato sul lavoro a maglia che portava avanti ininterrottamente da un tempo inspiegabile. Mio papà preferiva una scomodissima sedia sulla quale si contorceva in posizioni impossibili ma che, a suo dire, era mille volte più comoda del divano. Pance piene e luci spente perché quella sera, alle venti e quaranta, andava in onda sul secondo canale RAI il tanto atteso episodio della fortunatissima serie di film per la TV intitolata "Sette storie per non dormire".

mercoledì 2 settembre 2015

Orizzonti del reale (Pt.1)

Nella vita prima o poi arriva sempre il momento in cui ci si ferma e ci si interroga sul significato della realtà, della vita e della morte: chi siamo, dove stiamo andando, cosa ci aspetta dopo, eccetera. Vista la mia età anagrafica ho vissuto molte di queste fasi, la prima delle quali (come forse anche per molti di voi) è sopraggiunta quando ero molto giovane, troppo giovane persino per cercare di trovare delle risposte. Parlo di risposte in senso individuale e del tutto arbitrario, naturalmente. A ognuno di noi, nella solitudine della propria coscienza, spetta l’arduo compito di esplorare la religione, la scienza, la filosofia, il mito, il folclore, e poi inevitabilmente di fare i conti con se stesso e ciò che è (e non è) in grado di credere. Ma noi, rispetto agli umani del passato, siamo ben più strani. Ci sono ormai due opposte tendenze, e se da un lato un diffuso realismo tende sempre di più a far diffidare del trascendente, dall’altro aumentano le proposte per aumentare la propria consapevolezza: yoga, meditazione, counceling filosofico, corsi di costellazioni familiari, illuminazione e trasformazione della realtà promettono di aiutarci ad espandere la nostra coscienza e, perché no, a cambiare radicalmente la nostra vita. Un tempo di certe cose ci si occupava nei salotti degli artisti, degli intellettuali e dei filosofi, oppure nei laboratori degli scienziati all’avanguardia, ma le persone comuni erano troppo concentrate sulla vita di tutti giorni, che spesso coincideva con la mera sopravvivenza, per avere il tempo e la voglia di pensarci. Oggi è tutto diverso.
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