martedì 8 settembre 2015

Trilogia del terrore

Tra i tanti ricordi più o meno intensi che mi sono rimasti di me stesso bambino ce n'è uno in particolare che credo non mi lascerà mai. Molto di quello che sto per raccontarvi è offuscato dalle nebbie del tempo ma, grazie ad internet, sono ora in grado di mettere delle pezze sui dettagli che nel frattempo si sono volatilizzati dalla mia memoria, come ad esempio quale fosse la data esatta. Era la sera del 7 dicembre 1978, come poi ho scoperto in rete, e di conseguenza il bambino di allora aveva esattamente undici anni. Il mio papà, la mia mamma e io eravamo riuniti nella mia cameretta come ogni sera, perché era in quella stanza che troneggiava il mitico tubo catodico, rigorosamente in bianco e nero, che ci teneva compagnia. Io ero sdraiato nel mio lettino, dal quale riuscivo a scorgere a malapena lo schermo e nel quale spesso finivo per addormentarmi qualunque cosa succedesse attorno a me. Mia mamma era sul divano, un occhio alla televisione e l'altro adagiato sul lavoro a maglia che portava avanti ininterrottamente da un tempo inspiegabile. Mio papà preferiva una scomodissima sedia sulla quale si contorceva in posizioni impossibili ma che, a suo dire, era mille volte più comoda del divano. Pance piene e luci spente perché quella sera, alle venti e quaranta, andava in onda sul secondo canale RAI il tanto atteso episodio della fortunatissima serie di film per la TV intitolata "Sette storie per non dormire".
Anni dopo, tornando a pensare a quella serata, l'unica cosa che mi sarebbe tornata alla mente, oltre alle sensazioni di puro terrore che, probabilmente per la prima volta in vita mia, provai, era appunto il titolo di quel ciclo di film. Addirittura, la mia mente aveva cancellato il dettaglio che si trattasse di veri e propri film: mi sembrava infatti di ricordare che si trattasse di una serie di brevi episodi della durata di un'ora, trasmessi in seconda serata. La confusione evidentemente era derivata dal fatto che in quella particolare sera fu trasmesso un film composto da tre episodi e che, fra i tre, quello che mi ricordavo io fosse l'ultimo della serie. Non ho alcun ricordo dei primi due episodi. Immagino che li guardai senza particolare interesse, magari tutto preso a pensare ai fatti miei, ma l'ultimo, mio Dio, l'ultimo fu qualcosa di agghiacciante.

Ricordavo questa bamboletta di legno dall'aspetto terrificante che aveva preso vita e che, brandendo un coltellaccio, inseguiva una ragazza nella sua casa. Ricordavo che quella bamboletta era stata definita "feticcio", termine che ancora oggi associo immediatamente a quel ricordo. C'era insomma questo feticcio che inseguiva la malcapitata ragazza da una stanza all'altra, dalla cucina alla camera da letto al bagno. Lei chiudeva le porte dietro di sé ma l'inseguitore, in un modo o nell'altro, riusciva ad avere la meglio su di esse. Lei ancora riusciva a chiudere il mostro dentro una valigia, ma il maledetto riusciva ad uscire praticando, dal suo interno, un foro circolare con la lama del coltello. Una tensione esagerata che sfido chiunque, a quell'età, a riuscire a sopportare. Chissà se i miei genitori si stavano rendendo conto della mia angoscia. Non l'ho mai capito. Fatto sta che quella notte dovetti pregarli di dormire nel lettone, desiderio che, ovviamente, e con mio grande disappunto, non fu soddisfatto. Un ricordo che mi ha accompagnato per tutta la vita sebbene, con il passare degli anni, i suoi contorni a poco a poco si siano sfumati. Come detto mi ricordavo solo del titolo della serie, "Sette storie per non dormire", e tanto mi bastò anni dopo, nell'era di internet, per ricostruire le parti mancanti.

Ed oggi eccomi finalmente qui a parlarne sul blog, nel contesto dell'iniziativa "Notte Horror" che alcuni accaniti cinefili stanno portando aventi nel tentativo di riprodurre le atmosfere delle celebri notti horror televisive di venti e più anni fa. Avrei voluto in realtà parlarne molto tempo fa e precisamente già nell'agosto del 2013, quando mi raggiunse la notizia della scomparsa di Karen Black, l'affascinante attrice che in "Trilogia del terrore" (questo il titolo di quel mitico film) offre il suo volto a ben quattro personaggi, ma poi la mia attenzione fu distolta da altre faccende e l'idea si tramutò in un nulla di fatto. Quest'anno però, complice il fatto che questo è il post di chiusura del crossover "Notte Horror", la mia scelta non poteva che ricadere su qualcosa di veramente speciale, un classico senza tempo. E quale migliore occasione per ripescare “Trilogia del terrore” di Dan Curtis (1975)?

Partiamo dal titolo che, come spiegherò più avanti, trovo abbastanza fuorviante. I termini orrore e terrore vengono spesso utilizzati come sinonimi (io stesso, per semplicità, lo faccio spesso) ma, in effetti, tecnicamente non lo sono. Come spiega in poche e semplici parole Antonello Sarno nel suo saggio “Il cinema dell’orrore”: "Nei fatti, ciascuno dei due generi comincia dove finisce l’altro, creando un’interdipendenza che sconfina con l’identificazione. Se il film horror consiste in un racconto basato prevalentemente sulla presenza di esseri mostruosi [...], la cinematografia del terrore fa invece riferimento a quei film in cui gli effetti raccapriccianti non derivano da creature in qualche maniera “fantastiche”, ma spiegabili sulla base delle nostre conoscenze razionali, come ad esempio le psicologie distorte. In sostanza, i film dell’orrore e del terrore sono due parti, o meglio due espressioni indissolubilmente connesse di quell’unicum fatto di razionalità e di fantasia, di calcolo e di pulsioni che altro non è se non il nostro cervello, misura terrena di tutte le cose, persino dei nostri terrori ed orrori quotidiani". In questo senso, essi non sarebbero altro che sottogeneri del macrogenere horror, parola inglese che racchiude in sé tutte le varie sfaccettature del perturbante.

A essere onesti, a livello contenutistico non c’è poi molto da dire in proposito: le trame, senza scadere nel banale, sono abbastanza semplici e tutte in qualche modo incentrate su figure femminili che, prima della fine, manifesteranno un lato oscuro. In un contesto del genere va da sé che gran parte del suo successo stia nell’avvalersi di una protagonista azzeccatissima (la già citata Karen Black), convincente tanto nei panni della seria professoressa del primo episodio (Julie) che in quelli delle gemelle del secondo (Thérèse e Millicent) dal contegno sociale all’estremo opposto (l’una disinibita e amorale, forse persino ninfomane, l’altra repressa e bigotta al limite del sopportabile) che, per finire, in quelli titubanti e ingenui della giovane donna del terzo episodio (Amelia) che fatica a staccarsi dall’ingombrante presenza della figura materna.
Il regista esplora e ci fa esplorare diverse varianti dell’orrore in cui i suoi personaggi sono calati, all’apparenza passando da quello di origine psicologica dei primi due episodi (causato, consapevolmente o meno, dalle stesse protagoniste) a quello soprannaturale del terzo, tanto più misterioso perché legato a un oggetto proveniente da un’altra cultura (quella degli Zuni, nativi americani appartenenti al popolo Pueblo). Ma è solo un gioco che si potrebbe ribaltare, ribaltando la stessa prospettiva dalla quale si prendono in esame i primi due racconti. Proviamoci.

Capitolo 1 - Una professoressa diventa l’oggetto delle attenzioni ossessive di un suo studente. Quando decide di concedergli un appuntamento Julie non sa che sta per finire in una spirale di orrore e paura… o sì? Molto spesso le cose non sono come sembrano, ma chi ci dice in effetti che il villain di questa storia sia un semplice essere umano? E se la sua astuzia e la sua perfidia avessero qualcosa di diabolico, o comunque di sovrannaturale? Anche se il regista non concede prove chiare né indizi, nulla ci vieta di interpretare la narrazione in tal senso e di annoverare l’episodio nel filone del fantastico. (E non è neanche detto che questo lo renda più terrificante. Da un demone o uno spirito non ci si aspetta altro che malvagità, ma l’esperienza insegna che la cattiveria umana può anche arrivare a superarla.)
Capitolo 2 - Due sorelle diverse come il giorno e la notte e fra loro un odio acuito, anche, da motivi economici (un’eredità da spartire): la collera di Millicent avrà conseguenze infauste. Thérèse si era davvero spinta ad allacciare rapporti incestuosi col padre quando era appena adolescente? Com’è possibile che gli uomini che la conoscevano, incluso il suo ultimo amante, s’innamorassero perdutamente di lei senza accorgersi della sua perversità? E Millicent invece era davvero quella povera infelice, succube della sorella e senza prospettive di una vita autonoma che voleva far credere? In effetti, le due si scopriranno legate anche più di quanto fosse possibile immaginare… Ricondurre anche questo racconto entro i limiti del fantastico sembra impresa difficile, eppure se pensiamo che il nostro nome definisce la nostra identità cosa può accadere a una persona che ha non uno, ma ben due nomi?
Capitolo 3 - Amelia è divisa fra la madre, che come ogni venerdì si aspetta che la giovane trascorra con lei la serata, e il fidanzato, che invece vorrebbe festeggiare con lei il compleanno che cade proprio quel giorno. Un inquietante feticcio Zuni, acquistato come regalo per quest’ultimo, si rivelerà il ricettacolo di un’entità maligna, un guerriero animato da una furia cieca e distruttrice. Uno spirito capace di cambiare corpo, trasformando la dolce Amelia in un essere che, per uno strano scherzo del destino, finirà per distruggere la sua vita e allo stesso tempo compensarla dei torti subiti. 

La bambola-feticcio di “Amelia” è il vero, terrificante simbolo di questo lungometraggio, quello che più di qualsiasi altra cosa restò impresso ai telespettatori italiani di quel lontano 1978 al termine di quella singolare serata (e di ciò, come sapete, posso fornirne una testimonianza diretta). A perpetuarne il ricordo contribuì, a mio parere, il confronto con i primi due episodi, debolissimi in confronto alla magnificenza del terzo. Basato su un breve racconto di Richard Matheson (Prey, 1969), l'episodio "Amelia" contiene, a detta di molti, i "dieci minuti più terrificanti della storia del cinema", al punto da essere stato più volte preso ad esempio e imitato come nel caso, assolutamente evidente, di "Demoni 2" (1986) di Lamberto Bava. Vent'anni più tardi, infine, sarà lo stesso Dan Curtis a riproporre un sequel ufficiale, realizzando "Trilogia del terrore II" (1996) nel quale, oltre ai due soliti episodi introduttivi, riappare nuovamente il feticcio Zuni, ripreso esattamente dal punto in cui terminava il cult anni Settanta. Ma questa è un'altra storia.

Accennavo all'inizio al'iniziativa blogghesca che cerca di ripescare nelle atmosfere delle celebri notti horror televisive di venti e più anni fa. L'estate è quasi finita e le "notti horror" sono ormai già alle nostre spalle ma, se ne avete voglia, siete ancora in tempo a recuperare ciò che è già stato trasmesso altrove sui blog amici. Questo post è infatti l'ultimo della serie: sono stati già pubblicati articoli su grandi cultoni horror del passato quali Il conte Dracula, The Wicker Man, Cujo, La mosca, The Devil Rides Out, Candyman, Hellraiser, Brood, la covata malefica, Buio Omega, Big Bad Wolves, Cimitero vivente, Suspiria, Nightmare, dal profondo della notte, Giovani stregheCoraline e la porta magica, Quella villa accanto al cimitero e, giusto un paio d'ore fa, Dead Snow.

42 commenti:

  1. Purtroppo non ho mai visto questa trilogia...
    In compenso ho visto le controparti trash e plagiatrici! Se non erro uno di questi è "Attack of the beast creatures"

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    1. Non l'ho visto ma, dalle immagini che ho visto in rete, "Attack of the beast creatures" è palesemente derivativo.

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  2. Tra parentesi £Trilogia del terrore" inizialmente doveva essere una serie televisiva, il progetto fu scartato ed allora il grande produttore Dan Curtis, responsabile in precedenza di produzioni come "Kolchak" e "Dark Shadows" decise di riciclare le sceneggiature già disponibili per questo film ad episodi. Venne chiamata Karen Black ad interpretare i tre episodi...
    E il resto è storia.

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    1. Non sapevo che originariamente i tre episodi furono pensati come tre costi separati. Chissà se il giochino avrebbe funzionato altrettanto bene... Sapevo invece che Karen Black inizialmente rifiutò la parte, per poi ripensarci in seguito.

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    2. Confermo. Doveva essere una serie televisiva basata sui racconti di Matheson (come sarebbe successo negli anni '80 con Bradbury), ma la cosa non è andata in porto. Il film doveva essere il lancio di quella serie.

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    3. Stiamo mettendo tutti i tasselli al loro posto. Bene!

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  3. Bel post, non dovrei neanche commentare perchè hai descritto parola per parola ... le mie sensazioni. Abbiamo anche la stessa età quindi l'abbiamo visto nella stessa sera.
    Aggiungerei solo che gli episodi sono adattamenti di tre storie brevi di quel genio di Richard Matheson, purtroppo recentemente scomparso.

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    1. È vero: tutti e tre gli episodi sono adattamenti di altrettanti racconti di Matheson. Nel mio articolo ho citato solo "Prey" per praticità, ma hai fatto comunque bene a completare l'informazione. Grazie per il contributo e benvenuto sul blog!

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  4. essendo del '69 ho rivissuto anch'io quella serata. e ammetto di averlo rivisto più volte, sulle tv locali. il terzo episodio mi affascinava e mi dava repulsione insieme

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    1. Credo siamo in tanti ad aver vissuto quella serata e ad esserne usciti traumatizzati....

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  5. Affascinante come certi film possano apparire innocui e perfino ridicoli in età adulta, ma avere effetti devastanti se visti da bambini, al punto di diventare paradigma di ciò che consideriamo "orrore". Nella fattispecie, ho visto Trilogia del Terrore all'età di circa 30 anni: l'ho trovato godibile e per certi versi efficace, ma certo non mi ha privato del sonno.
    In compenso ricordo con terrore (o con orrore) un'esperienza analoga alla tua, la visione dell'episodio "Lo Specchio" della spielberghiana serie Storie Incredibili, avvenuta con ogni probabilità il 19 dicembre 1993, all'età di 11 anni.
    La puntata racconta di uno scrittore di storie horror assai arrogante che per qualche motivo comincia ad avere delle strane visioni: ogni volta che si specchia, compare alle sue spalle una sorta di mummia-fantasma con intenzioni omicide, che però scompare nell'istante in cui lui si volta.
    D'accordo con la moglie, decide di rimuovere ogni specchio presente nell'appartamento, precauzione inutile visto che il fantasma continua a palesarsi su altre superfici riflettenti della casa come mattonelle del bagno e simili, ogni volta sempre più vicino e minaccioso
    Rimosse anche queste superfici, crede finalmente di essere al sicuro, finché alla fine dell'episodio (Spoiler Alert!) vede riflesso il mostro-assassino negli occhi della moglie, e lo shock è così terribile che lo induce a suicidarsi gettandosi dalla finestra.
    Terminato il film, la semplice operazione di lavarsi i denti prima di andare a dormire mi riempiva di terrore. Se non volevo farmi agguantare dalla mummia assassina, dovevo evitare a tutti i costi di guardare nello specchio sopra il lavandino. Anche la finestra della mia stanza costituiva un pericolo, e così via.
    A distanza di anni, internet mi ha permesso di recuperare il titolo dell'episodio e il regista: nientemeno che Martin Scorsese. Una decina di anni fa, riguardandolo con un amico al quale avevo spiegato l'antefatto, mi vergognai non poco nel constatare lo scarto fra l'angoscia che avevo provato da bambino e la reazione annoiata e delusa del mio amico, che certo non poteva restarci sotto all'età di 25 anni.
    Forse è proprio il desiderio di rivivere queste irripetibili sensazioni che alimenta la nostra passione per i film dell'orrore…

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    1. È normale che certe cose che ci hanno spaventati da bambini oggi ci sembrino sciocchezze. Ho riguardato “Trilogia del terrore” qualche giorno fa, per poter meglio redigere questo articolo, e non ho ritrovato nessuna delle sensazioni che ho provato da bambino e che mi hanno accompagnato per tanti anni. D’altra parte, che vuoi farci, noi stessi siamo cambiati e anche il mondo attorno a noi è cambiato.
      Il terrore degli specchi invece mi è rimasto addosso ancora oggi. Il nome di questo blog deriva anche da quella innata paura, come ho cercato di spiegare nella pagina statica di presentazione (About). Il film che citi non me lo ricordo però. Cercherò di recuperarlo. Ricordo invece perfettamente “Into the mirror” (Geoul sokeuro) del regista coreano Kim Sung-ho. Davvero terrificante! Tra l’altro fu remakkato anni dopo dagli americani con il titolo “Riflessi di paura” (Mirrors), interpretato dal mitico Kiefer Sutherland (e girato da Alexandre Aja, colui che he ha remakkato anche "Hills have eyes"). Il remake è stato ben fatto ma, come al solito, in esso si è perso qualcosa.
      P.S.: conosci la leggenda di Halloween legata agli specchi? Ne ho parlato qui.

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    2. Condivido l'interesse per gli specchi in quanto oggetti misteriosi, magici (nell'opera di Borges, che sicuramente conoscerai a menadito, proliferano). Tuttavia, nonostante l'esperienza con il succitato film, non ne ho il terrore, anche se mi immagino benissimo che possano avere questo effetto. Interessante l'usanza dello specchio con candela, non ne sapevo nulla. Cercherò anche di vedere il film coreano, mi hai incuriosito!

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    3. A me invece lo specchio ha sempre inquietato... al punto che difficilmente mi avventuro in bagno serenamente la notte.. e se proprio devo, perché ho la vescica che mi esplode, mi guardo bene dall'incrociare lo sguardo del mio doppio riflesso...
      Forse dovrei consultare uno specialista....

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    4. Attenzione agli specialisti, rischiano di farti vedere una superficie di cristalli riflettenti dove in realtà c'è molto di più, e di lì a cambiare il nome al blog il passo è breve... A quanto pare esiste ancora qualcuno in età non puerile a cui "Lo specchio" potrebbe fare un certo effetto, masochismi a parte sembra proprio fatto su misura per te! Dovresti trovarlo qua (in inglese)

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    5. Grazie per la dritta e per il link. Ci passerò senz'altro un interessante quarto d'ora (o poco più) ^_^

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    6. Ho visto ieri sra lo spielberghiano episodio che hai linkato. Avevi ragione: davvero terrificante! Quella specie di creatura che si palesava negli specchi era un attimino "artigianale" ma, nonostante ciò, mi ha fatto saltare sulla sedia un sacco di volte!

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    7. Come diceva Bruno Ganz in Pane e tulipani, me ne rallegro! Sì, in effetti il makeup non era proprio dei migliori, ma all'epoca non sindacavo su questi dettagli. L'idea però era riuscita e piuttosto inquietante. Grazie per la condivisione!

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    8. Ciao O.M., volevo ringraziarti per avermi segnalato Into the Mirror (la versione coreana). Non l'ho trovato spaventoso, ma è molto ben fatto e pieno di trovate tecniche geniali (per esempio, la mdp entra/esce dall'abitacolo di un'auto attraversando i vetri indisturbata, e quando ciò accade scompaiono/riappaiono i riflessi dei lampioni sui vetri).
      Nel complesso, molto avvincente e pieno di rimandi non banali al mondo degli specchi. Un saluto

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    9. Lieto che ti sia piaciuto! I registi coreani, ancora estremamente sottovalutati qui da noi (Kim Ki-duk rimane un caso a parte), hanno molto da insegnare ai loro colleghi occidentali.

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  6. Ricordo solo il mostriciattolo " DENTUTO" e trovo azzeccato definirli "dieci minuti più terrificanti della storia del cinema"
    Ricordo che anche i GREMLINS, quei mostriciattoli che si moltiplicavano se venivano bagnati, mi avevano fatto una certa impressione.
    Ciao!
    Cristiana

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    1. Gremlins è chiaramente un'altra opera derivativa, come derivative sono tutte le bambole assassine che si sono avvicendate negli anni. Di quel film però ricordo bene solo il fastidio provocato da tutti quei ragazzini che urlavano in continuazione....

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  7. Ah ah, me lo ricordo anch'io il mostriciattolo! Ma avevo già diciotto anni e non mi ha traumatizzato abbastanza da incidersi più di tanto nella mia memoria.

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    1. Non faccio fatica a crederlo. A diciott'anni questo film è praticamente innocuo.

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  8. Io gli horror da piccolo li evitavo. Ma ho capito la sensazione che intendi. Questa serie non l'ho mai vista, però ho provato qualcosa di simile (sebbene fossi decisamente più grandicello) alla prima televisiva di "Nightmare". Non ricordo in che anno avvenne, non ero più un ragazzino, però provai veramente terrore.

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    1. A spanne il primo passaggio in televisione di "A Nightmare on Elm Street" dovrebbe essere avvenuto una decina d'anni più tardi quindi effettivamente anche tu dovevi essere grandicello. D'altra parte un villain come Freddy Krueger non l'avevamo mai visto prima prima. Normale averne avuto paura.

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  9. L'ho rivisto ultimamente e devo dire che, dopo tanti anni, quei pochi minuti se si ha la giusta disposizione, continuano a incutere un certo timore. Nel finale la sensualità di Karen Black in accappatoio seminuda con un coltellaccio, già trasformata dal mostro con la sua stessa dentatura è straordinaria.

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    1. Effettivamente la Black è molto più sexy in quella scena finale che non nei panni di Thérèse (con quella allucinante parrucca bionda "anti-uomo").....

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  10. Commenti molto stimolanti. Mi hanno fatto pensare a quanto sia diversa la mente di un bambino da quella di un adulto.
    Per un bambino, anche la scena finale dell'episodio "Humgoo" di quell'adorabile cazzatiella di film che è "The Monster Club" può essere inquietante (a proposito di denti). Per un adulto è solo molto abile e paracula. Forse bisogna conservare un po' della mente del bambino.
    A proposito di specchi, mi pare che ce ne sia uno anche in "La bottega che vendeva la morte", e non mostra cose piacevoli...
    E per chi vuole, due storielline da leggere con la mente di un bambino:

    http://comicbookplus.com/?dlid=14024

    http://comicbookplus.com/?dlid=14017

    Grazie ancora e buonanotte.

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    1. Mah, sai, più che una questione di età è forse una questione di epoche. A noi terrorizzavano film come questo o sceneggiati come "Ritratto di donna velata"... ai bambini di adesso cosa vuoi dargli per terrorizzarli? Hanno già visto praticamente tutto... e soprattutto il cinema di oggi non è più in gradi di creare le stesse atmosfere di allora...
      Fighi i due link! Appena ho un attimo mi ci dedico! Grazie!

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  11. Aspettavo questo post!
    Appartenendo a generazioni diverse, il mio trauma infantile è stata la scena del tombino di It, che nel 1993 Italia 1 metteva pure nella pubblicità, con in sottofondo Fur Elise, che nel contesto era inquietantissima.
    I primi due episodi sono tratti da racconti di Matheson, interessanti, ma è il terzo, con Matheson anche alla sceneggiatura, il capolavoro!
    Il finale di quell'episodio metteva davvero i brividi! Dopo anni ce l'ho ancora in mente...
    Devo dire che assieme a quella di It è nella mia Top 5 delle scene più paurose/inquietanti dei film dell'orrore...

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    1. Generazioni diverse mica tanto... tu mica hai 20 anni, non fare il furbetto! Diciamo che siamo shiftati solo di qualche annetto.... Il tombino di Stephen King lo ricordo anch'io, anche se vagamente. Evidentemente non mi avevai messo così paura....

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    2. Una generazione sono 25 anni, quindi sì, diciamo una semigenerazione. Oppure decenni diversi: guarda che me lo ricordo che hai detto di detestare Magnum PI e nessun figlio degli anni '80 oserebbe dirlo! :)

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    3. L'ho detto? Credevo di averlo solo pensato.... <(o_O)>

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  12. Mai capitato di vedere questo feticcio :P meglio così, credo! All'epoca sarebbe stato impensabile, troppo piccina!
    Non ho grande passione e familiarità col cinema horror, ma ricordo che da bambina (io penso sotto i dieci anni) vidi un film in cui c'erano forse streghe (XD la vaghezza!)... in particolare ricordo una bara, poi aperta, col cadavere in piena (e attiva -_-) decomposizione :P Che la mia fobia per gli striscianti sia cominciata da lì??? o.O Non ci avevo mai pensato prima! :O

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    1. In effetti non ci hai davo molti indizi.... di bare con vermetti che smangiottano cadaveri ce ne saranno stati a migliaia...
      Capisco il terrore... ma forse era più ribrezzo, no?

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    2. No no! Era ribrezzo per i vermoni, ma anche terrore per il film! XD Ed ero piccina, vale il discorso che magari vedendolo ora ci riderei allegramente!

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  13. Sono convinto di aver visto almeno i primi due ed ho reminiscenze riguardo il mostriciattolo, ma praticamente non ricordo nulla, mi sa che ero davvero piccolissimo.

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    1. Dipende da quanti anni avevi nel 1978. Se ti ricordi i mondiali in Argentina (come li ricordo io) allora tecnicamente dovresti ricordare anche questo film....

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  14. Visto un annetto fa e ho trovato le tre storie dei piccoli capolavori, mi son proprio piaciute. Il feticcio non mi ha messo paura ma inquietudine tanta :D

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    1. Visto oggi, come già detto, la paura non è più la stessa di un tempo. Ma adrenalina ce n'è davvero tanta....

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  15. Io me lo ricordo bene non dormii per due mesi e ancora oggi non ho il coraggio di rivederlo sarei terrorizzato come allora

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