LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Erano ormai ore che vagavo disperatamente per i corridoi con quella dannata busta in mano. Ormai doveva essere pomeriggio inoltrato, considerando che quella mia prima sensazione di appetito si era trasformata in una fame nera per poi lentamente scivolare in una rassegnata indifferenza.
Non ancora rassegnata era invece la mia speranza di uscire vivo da quell’incubo: sordo a tutti i lamenti che ormai da tempo i miei piedi stanchi trasmettevano al mio cervello, continuavo a procedere silenziosamente fra i tanti corridoi tutti uguali, tutti egualmente ricoperti da strati di vecchia corrispondenza, evidentemente calpestata da generazioni di impiegati nel corso degli anni.
Raccolsi alcune di quelle buste da terra e le esaminai: non erano molto diverse da quella che avevo in mano e che mi affannavo a portare chissà dove. Ormai non era più solo una questione di principio, ma era diventata anche qualcosa di diverso: si faceva largo in me la volontà di salvare quel documento che, non per sua volontà, era stato per tutto il giorno il mio fedele compagno. L’avrei salvato dal destino che, a quanto pareva, aveva segnato migliaia di altri suoi simili tutto attorno a me. Infine, dopo la miliardesima svolta, mi ritrovai davanti agli occhi l’imprevedibile. Diciamo pure che quasi gli sbattei contro, tale era la foga di uscire da quell’incubo che mi aveva preso.