Ecco un film piuttosto singolare che ho visto di recente. È un film del ’71 di Corrado Farina che riprende in maniera originale la figura di Dracula e la traspone ai giorni nostri (beh, negli anni ’70, in realtà). Quello che fa, malinconicamente, sorridere è che quelli che negli anni ‘70 potevano sembrare situazioni al limite del paradossale, oggi più che mai sono divenuti realtà.
Hanno cambiato faccia è una storia di vampiri, tutto sommato, dove la progenie dei Dracula ha imparato a indossare il doppio petto del potere economico e politico e ha saputo ricavarsi nuovi spazi, consolidando il proprio potere e anzi incrementandone la portata in modo esponenziale.
La storia si apre con il protagonista, Alberto Valle (Giuliano Disperati), impiegato in un'importante azienda chiamata Auto Avio Motor, che un giorno viene convocato dal presidente dell'azienda. La presidenza si trova all’ultimo piano dell’edificio, ove Valle non ha mai messo piede prima di quel momento, ed è talmente lussuosa e asettica che somiglia a un’ospedale e forse anche al tempio di una divinità: ricorda nulla?? A me personalmente ha fatto venire in mente la saga di Fantozzi, anche se all’epoca in cui questo film fu girato Fantozzi era di là da venire e poi Valle e Fantozzi sono due personaggi molto diversi.
Comunque, Alberto non sa spiegarsi il motivo di questa convocazione e rimane molto stupito nell’apprendere che il proprietario dell’azienda, tale Giovanni Nosferatu (!!!), interpretato dal grandissimo Adolfo Celi, lo invita a recarsi presso la sua villa per un colloquio. Alberto quindi si mette in viaggio e, prima di arrivare a destinazione, fa tappa nel paesino lì vicino dove incontra Laura (Francesca Modigliani), una specie di hippy, una ragazza molto disinibita che, dice, vive libera da obblighi, viaggiando e ricercando ogni giorno nuove esperienze. Laura gli scrocca un passaggio e gli mostra come arrivare alla villa di Nosferatu, e poi decide di aspettarlo nella sua automobile con la prospettiva di ripartire insieme.
A questo punto del film lo spettatore ha già capito che qualcosa non va: il nome del magnate gli ha fornito un indizio sulla sua vera natura. Nella scelta del nome, il regista con ironia svela subito le sue carte: noi non sappiamo ancora dove andrà a parare, ma capiamo come, mentre il protagonista non fa una piega (evidentemente non ha visto il film di Murnau). Inoltre quando Alberto arriva in paese trova un’atmosfera inquietante, decadente ed ostile, e i locali lo guardano con paura e sospetto (e anche una punta di rassegnazione).
Nella proprietà di Nosferatu Alberto viene scortato dal viale all’ingresso della villa da due Fiat 500 bianche guidate da misteriosi individui, e fa la conoscenza prima di Corinna (Geraldine Hooper), la segretaria di Nosferatu, e poi di Nosferatu stesso. L’uomo lo informa che ha intenzione di nominarlo presidente della sua azienda, anche se Alberto per sua stessa ammissione sembra non avere l’esperienza né i requisiti adatti. Se Alberto nicchia è perché la proposta lo tenta, ma egli è tentato anche dalla prospettiva di fare una pazzia e andare via con Laura: deve scegliere tra la libertà e l’avventura, o tra l’ordine e la normalità.
Il magnate lo informa che mentre riflette sulla proposta ha intenzione di trattenerlo per qualche tempo come ospite, anche perché desidera parlare ancora con lui ma prima ha faccende più impellenti da sbrigare. Così Alberto resta e ha il tempo di curiosare per la proprietà scoprendo, nell’ordine, che: in tutte le stanze ci sono dei sensori che attivano altoparlanti che diffondono pubblicità dei prodotti più disparati, tutti venduti dalle società di Nosferatu (la cosa assume anche contorni comici, soprattutto per chi come me vede il film a quarant’anni dalla sua realizzazione, quando quelle che per l’epoca erano innovazioni appaiono irrimediabilmente datate, o vintage se vogliamo usare un termine che al momento è alla moda: ad esempio, quando Alberto si siede in poltrona si attiva uno spot che pubblicizza proprio quella poltrona…); che nella casa vi è una nursery in cui sono ospitati i neonati figli dei dipendenti dell'Auto Avio Motor; che queste nascite sono annotate su registro, che in pratica scheda tutti i dipendenti sin dalla nascita, incluso Alberto, e che ad ogni nuovo nato Nosferatu ha già assegnato una mansione nelle sue società, scritta di suo pugno accanto al nome e alla foto; che nel parco della proprietà ci sono delle tracce di quello che sembrerebbe essere un cadavere (ma non può appurarlo perché gli “uomini delle 500” glielo impediscono); che nella vecchia cripta di famiglia c’è una nicchia a nome di "Giovanni Nosferatu", la cui data di nascita è il 1806 e la cui data di morte non è indicata.
Nonostante tutte queste stranezze il nostro trova il tempo di intrecciare una relazione con Corinna e perfino di trovare dei passatempi per ingannare il tempo, incluso giocare a golf.
Mentre lui si sollazza con Corinna, la povera Laura (che ci eravamo ormai dimenticati, ma che ancora aspettava in macchina fuori dalla villa) viene prelevata a forza e portata in casa, dove Nosferatu la “vampirizza”. In seguito Alberto assiste non visto ad una riunione di lavoro di Nosferatu e si rende conto che l’uomo è cinico e senza scrupoli: alcuni dei prodotti delle sue aziende sono dannosi per la salute, ma nonostante questo lui e i suoi collaboratori (dirigenti, pubblicitari, ma anche personalità influenti, incluso un prelato) sono preoccupati solo di inventare nuove e sempre più aggressive strategie di marketing per venderli. Non solo, sembra anche che si sforzino di sforare il limite del buon gusto con l’intento di corrompere sempre più la morale già assopita dei consumatori, e creare in loro nuovi bisogni che siano di loro interesse.
Giovanni Nosferatu è quindi descritto come un potente uomo d’affari con un controllo pressoché assoluto su importanti settori dell’industria. Non solo: possiede giornali e televisioni ed è addirittura leader (sebbene in incognito) di alcuni partiti politici.
Qui la realtà ha davvero superato la fantasia. Al di là delle convinzioni politiche di chi mi legge, come non riconoscere lo scenario politico italiano di questi primi anni del nuovo millennio?
Nelle prossime righe racconterò anche il finale, per cui se chi legge vuole evitare di essere “spoilato” dovrà saltare in toto il prossimo paragrafo.
A quel punto, finalmente Alberto realizza che deve scappare, ma viene bloccato dagli uomini delle 500 ed è costretto a ripiegare nella casa. Dopo un confronto verbale con Nosferatu, gli spara con la sua stessa pistola (impagabile l’espressione di Celi colpito a morte!) e riesce a scappare dal parco. Nella macchina ritrova Laura e spera di andarsene via con lei per ricominciare, ma la ragazza è profondamente cambiata: ha dismesso i suoi vecchi e provocanti abiti per adottare la classica divisa da segretaria d'azienda, e difatti gli comunica di aver trovato impiego in una ditta e che d’ora in poi rinuncerà alla sua vita randagia. Laura si allontana nella nebbia e Alberto, sconfitto, non trova più lo stimolo per fuggire: se perfino l’anticonformista Laura ha aderito al sistema, lui non sente più la forza per ribellarsi. Quindi ritorna nella villa scortato dalle solite 500 ed ecco il colpo di scena finale, tutto sommato prevedibile: Nosferatu non è morto ma lo sta aspettando per completare la sua “conformizzazione”.
Alla fine, sullo schermo appare la seguente citazione di Herbert Marcuse, che riassume bene lo spirito del film: “Il terrore, oggi, si chiama tecnologia.”. Il significato del titolo è proprio questo: quelli che “hanno cambiato faccia” sono i vampiri, che nel mondo moderno non sono delle creature della notte dai canini prominenti, ma personaggi chiave dell’ambiente economico e imprenditoriale e, di conseguenza, politico.
Il moderno Nosferatu è il capo di una grossa azienda che succhia non il sangue, ma proprio l’anima, la linfa vitale delle persone servendosi della pubblicità (che induce al consumismo), del lavoro e in generale del posto fisso (che gli permette di inquadrare tutti in una vita preordinata e facilmente manipolabile), della religione (che crea superstizione e una morale di facciata) da una parte, e dall’altra dei mezzi di intrattenimento e del sesso (che sopiscono l’intelletto delle sue vittime, distraendole dalle cose davvero importanti e da ogni ideale di libertà e autonomia).
Ma anche il potere ha cambiato faccia, pur restando nella sostanza sempre lo stesso: negli anni della ripresa economica il potere è nel consumismo. I potenti sono i nuovi vampiri e il consumismo, quindi, è il male? Così parrebbe, ma bisogna considerare anche che, come il vampiro del mito classico può entrare nelle case delle vittime designate solo se invitato, così Nosferatu per esercitare il suo potere ha bisogno della connivenza di personaggi come il prelato che, metaforicamente, hanno venduto l’anima al diavolo, e della debolezza delle masse che bovinamente si fanno condizionare dai media e tentare dagli agi che, tutto sommato, la loro condizione subordinata gli dà.
Questo film vinse il Leopardo d'oro al Festival di Locarno del 1971 e la vittoria fu meritata. Penso si capisca che mi è piaciuto molto, anche se a mio parere ci sono diverse ingenuità tipiche di molti film di quel periodo: primo, il protagonista ci mette una vita a capire l’antifona e, anche quando comincia a farlo, non ha le reazioni pronte che uno si aspetterebbe, quelle che avrebbe una persona normale. In pratica, Alberto trova una “che gliela dà” e subito la sua coscienza si annebbia e perde il senso del pericolo come se avesse 2-neuroni-2. Dicono che l’uomo (il genere maschile) sia un animale semplice e che lo si possa intortare senza troppa fatica…! Non so se sia vero e se si possa generalizzare… ad ogni modo, è proprio questa l’immagine che il nostro protagonista da’ di sé stesso. Secondo, la recitazione in alcuni passaggi è un po’ statica (anche se Adolfo Celi è immenso come al solito).
Ma in definitiva sono sciocchezze e il film lo consiglio caldamente: sa far riflettere ed è inquietante anche se visivamente non ricorre agli stilemi classici dell’horror (se si eccettua ciò che in genere associamo alla figura del vampiro, come la cripta).
A very good movie
RispondiEliminaIndeed.
Elimina