Ho voluto vedere questo film perché la trama mi incuriosiva, ma in realtà ne parlo non tanto perché mi sia piaciuto, ma perché ha rappresentato l'occasione per sapere qualcosa del Susuk (o charm needles), pratica che non conoscevo.
Il Susuk, che appartiene alla cultura malesiana, consiste nell’inserire degli aghi d’oro nei tessuti del corpo (ad esempio nel mento) con la funzione di talismani, o in alternativa particelle di diamante, mercurio o altri metalli, e anche ingredienti naturali come frutti, foglie di betel, curcuma, ecc.. Il Susuk serve per proteggere da ferite e incidenti, perfino curare piccoli disturbi come i dolori alle articolazioni, ma soprattutto per accrescere la bellezza di chi lo porta e renderlo più attraente e desiderabile, oltre che per favorirne il successo. Il tipo di Susuk e la posizione dove praticarlo si scelgono in base al risultato che si vuole ottenere: ad esempio il Susuk “suara merdu” (mellifluous voice Susuk), una forma di Susuk ayat in cui ingredienti organici vengono inseriti nella zona sotto al mento, serve per migliorare la voce; chi vuole aumentare le proprie prestazioni sessuali può impiantarne uno nell’area pubica, ecc.
La pratica si tramanda di generazione in generazione e richiede un rituale ben preciso da effettuarsi nel momento più appropriato: all’inizio della cerimonia il “paziente” viene immerso in un bagno di fiori per purificare il suo karma, e poi avviene l’inserimento del Susuk mentre lo stregone recita un incantesimo.
Sembra che la pratica sia molto diffusa in Malesia e che lo fosse anche prima dell’avvento dell'Islam, che la vieta tassativamente (ma non ho approfondito perché questo aspetto mi interessava meno).
Si dice che il Susuk vada rimosso prima della morte, altrimenti la persona non avrà una bella morte, quindi spesso lo si rimuove quando ci si ammala, o si diventa vecchi. Chiaramente, una volta rimosso il “talismano” perde la sua efficacia…
C’è anche una leggenda che dice che il Susuk si espelle da solo quando una persona sta per morire, ma naturalmente ciò non ha nessun fondamento scientifico: gli ingredienti naturali nel tempo vengono assorbiti dal corpo che li ospita, mentre il metallo spesso si infossa tra gli strati di tessuto e di grasso e la sua rimozione va effettuata da un esperto, possibilmente da chi l’ha inserito in origine. L’incisione può provocare cicatrici.
L’efficacia del Susuk dev’essere la stessa dei placebo: il solo fatto di averlo a disposizione permette alla persona di sentirsi più sicura di sé e questo non può che avere effetti positivi. Dopotutto il potere della mente è grande, come riflette anche il famoso detto “volere è potere”… Probabilmente chi ricorre al Susuk ha problemi di autostima o non ha fiducia in se stesso, e questo lo rende meno attraente agli occhi degli altri a prescindere dal proprio aspetto, o gli impedisce di ottenere ciò che vuole nel lavoro o nella vita sociale/amorosa.
Ma indubbiamente c’è anche chi si rivolge al Susuk per problemi più gravi. Ho trovato inserzioni di sedicenti stregoni che affermano di poter guarire malattie che nemmeno la scienza ufficiale può guarire (hiv, leucemia, cancro...), sono individui che propongono il Susuk sul web come se offrissero servizi di ordinaria amministrazione come, che so, una ceretta… Intendiamoci, non c’è nulla di male nell’essere superstiziosi (qui da noi è pieno di gente che venera i santi e la Madonna e la cosa non è poi tanto diversa…), ma mi disgusta vedere che c’è chi si approfitta della sofferenza degli altri per trarne un profitto.
Personalmente non lo sono (superstizioso, intendo, perlomeno non in questo senso) e comunque non credo che riuscirei mai a farmi impiantare un Susuk: non è un piercing che puoi mettere e togliere a piacimento, rimane nel tuo corpo e chissà che danni può fare se si sposta dalla sua posizione originale… senza contare i danni che può fare a te lo stregone mentre te lo impianta… non credo siano tutti laureati in medicina. Poi mi immagino le scene all’aeroporto, con tutte le volte che devo passare i controlli…
Tornando al film, Susuk (2008) di Amir Muhammad, la storia è quella di Soraya, un’infermiera con una vita normale che qualcuno definirebbe banale: un lavoro ormai rodato nella routine, un fidanzato storico, la famiglia, gli amici. Soraya ama cantare e lo fa appena può, anche sul lavoro, procurandosi non pochi problemi con il suo capo (in Malesia è proibito cantare ai pazienti o il tizio in questione è solo un po’ stronzo? Propenderei per la seconda ipotesi…).
Ad ogni modo, Soraya non appare particolarmente bramosa di successo né impegnata nel cambiare la propria situazione finché per un caso fortuito non conosce due famose idol, Mona e Rozana, e apprende che le due hanno effettuato la pratica mistica del Susuk. Anche Soraya quindi ricorre al Susuk per avere successo, anche se almeno all’inizio con scarsi risultati. Emerge in breve la nuova personalità di Soraya e ciò la porta alla rottura con il suo fidanzato, e nel frattempo la ragazza sembra essere sorvegliata da uno strano individuo che la protegge neanche fosse il suo angelo custode: si tratta di Dukun Dewangga, che più avanti apprenderemo essere una sorta di stregone supremo del Susuk.
La storia scorre parallela a quella di Suzana, una cantante anche lei convolta nel Susuk, in un avvicendarsi di storie la cui cronologia non mi è stata ben chiara fino alla fine del film, e non per colpa mia: il regista ha fatto di tutto per mischiare le carte e non ha volutamente ricorso ai soliti “artifici” per far distinguere ciò che sta avvenendo da quanto accaduto in precedenza, quindi fino alla fine si è portati a credere che tutto avvenga in parallelo…
Dove sta l’horror, o thriller che dir si voglia? Sta nel fatto che Suzana, per aver infranto un tabù legato al pericoloso Susuk “keramat", si trasforma in un mostro che necessita di carne umana per poter continuare a vivere (e presumibilmente a restare giovane, bella e famosa). Quindi si avvicendano omicidi di persone che sembrano legati sia a Suzana stessa sia a Soraya, fino al finale non del tutto imprevisto.
In pratica quello che si evince dal film è che il Susuk ha permesso a queste persone di ottenere fama e successo in cambio della propria anima, anche se non è chiaro il significato ultraterreno di questo concetto, e in cambio della vita di qualcuno che amano (la propria famiglia).
Inoltre il Susuk ha le proprie regole: chi lo porta ha dei tabù da rispettare e se li infrange deve affrontare conseguenze terribili (probabilmente differenti a seconda del tipo di Susuk, ma anche questo non è spiegato: nel film, a Suzana è vietato attraversare il fiume).
Visivamente il film è meno patinato di quanto ci si aspetterebbe, ma nonostante ciò confesso che mi ha dato pochi fremiti, anche nelle scene di cannibalismo. Sarà che ho visto troppi film dell’orrore in vita mia…
La protagonista non è il massimo della simpatia, ma anche dopo il Susuk resta il tipo della brava ragazza acqua e sapone, insomma la sua trasformazione in femme fatale disposta a tutto per la fama non mi sembra molto credibile. Secondo me ci voleva un’attrice più dark e anche la sceneggiatura non aiuta. In generale comunque il film è godibile, a patto di non avere troppe aspettative e ha avuto almeno il pregio di incuriosirmi, infatti dopo averlo visto mi son messo a cercare sul web e ho riportato qui quello che ho appreso.
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