venerdì 10 ottobre 2025

Benjamin Nathan: un antico delitto della camera chiusa (Pt.1)

Solo qualche settimana fa, attorno a ferragosto, scrissi una recensione a "I delitti della casa decagonale" di Yukito Ayatsuji che, come spesso accade, specialmente in piena estate, è passata più o meno inosservata. Perché ve ne parlo proprio ora? Semplicemente perché l'incipit di quel post, dove facevo una rapida rassegna dei cosiddetti “delitti della camera chiusa” nella letteratura gialla, ci starebbe a pennello, senza alcuna variazione, anche oggi. Il fulcro di tale sottogenere, come scrivevo nell'altro post, non è quello classico del poliziesco, cioè scoprire il responsabile, bensì scoprire il modo in cui il crimine è stato commesso. Ho citato naturalmente i classici più importanti, da Gaston Leroux a John Dickson Carr, da S.S. Van Dine a Ellery Queen, fino ad arrivare alla regina indiscussa Agatha Christie. Lo scopo di quella carrellata era introdurre un romanzo abbastanza recente che era difficile non notare sugli scaffali delle librerie nei primi mesi di quest'anno.
La storia che racconterò oggi non nasce però, ahimè, dalla fantasia di uno scrittore di romanzi gialli; la storia è reale, un delitto è realmente accaduto e le circostanze con cui si sono trovati ad avere a che fare gli investigatori rientravano perfettamente nello schema tanto caro ai giallisti citati pocanzi.

venerdì 26 settembre 2025

Traditi dalla fretta #47

Sembra ieri che iniziava l’estate e ci troviamo già con tutti e due i piedi in autunno. Si, avete ragione, lo so che ultimamente inizio spesso questa rubrica con le previsioni meteo, ma se preferite un incipit che copra un argomento diverso, tipo, che ne so, il campionato di calcio, non dovete fare altro che dirmelo e sarete accontentati. 
Il tempo d’altra parte (nel senso del suo trascorrere) è l’aspetto che più si adatta a una rubrica a cadenza periodica, una rubrica che negli ultimi mesi ha diradato la sua frequenza, così come si è diradata la frequenza di pubblicazione del blog in generale. Non mi è dispiaciuto, lo ammetto, approcciare i mesi estivi (settembre incluso) con post sporadici la maggior parte dei quali nati da ispirazione del momento. Non escludo che questo nuovo approccio, decisamente più rilassante non diventi la regola, anche perché sono arrivato a un punto della vita in cui vorrei dedicarmi anche ad altro, a qualcosa magari di più “reale”, tipo uscire di casa, trascorrere qualche ora in più all’aperto, in un parco, in un bar, anche su un terrazzo, con un buon libro e una birra gelata, o magari fare qualche viaggio, anche se per viaggiare scarseggia la materia prima, ovvero il denaro. Non mi dispiacerebbe spegnere il telefono, o lanciarlo dalla finestra, ma questa è ovviamente un’opzione ormai inconciliabile con le basi stesse della sopravvivenza. 
La verità è che sto invecchiando, ho ormai sulle spalle 58 primavere, e la smania che avevo anche solo pochi anni fa sta lentamente venendo meno, così come credo sia biologicamente normale. L’appuntamento, ormai prossimo, con il quindicesimo compleanno del blog potrebbe essere l’occasione giusta per tirare ancor più i remi in barca, magari non definitivamente (non me la sento di assassinare una creatura che ho curato per tanto tempo), ma quasi. Nel frattempo vi lascio con un nuovo capitolo di "Traditi dalla fretta", periodico più o meno bimestrale con le figate di cui ho preso nota quest'estate tra una bibita e l'altra.  

giovedì 18 settembre 2025

Libro Vs. Film: Pedro Páramo

Prima di quest’anno non avevo mai veramente esplorato il realismo magico in letteratura. Voglio dire, negli anni ho letto qualcosa qua, qualcosa là (Kafka, Márquez, Borges, Murakami... le solite cose, insomma), ma in modo del tutto casuale e disordinato. Non mi era mai passato per la testa di seguire un ordine preciso, e men che meno di risalire alle origini del genere. Oggi sono ancora molto lontano dall’averlo fatto, ma ho colmato in parte questa lacuna recuperando un classico della letteratura messicana che risponde al nome di “Pedro Páramo” (1955) di Juan Rulfo (1917-1986), che è uno dei capostipiti di questo genere e nella cultura latino-americana è considerato un libro di culto. Era un po’ che adocchiavo l’edizione Einaudi in libreria, finché un giorno non mi è capitata in mano una copia usata e l’ho comprata di getto, leggendola quasi subito. In seguito ho recuperato anche due delle trasposizioni per il cinema (ben quattro*) che ne sono state tratte: la più vecchia, del 1967, e la più recente, uscita appena l’anno scorso. Cercherò di non raccontare troppo, ma qualche piccolo spoiler sarà inevitabile. 
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