venerdì 27 giugno 2025

Traditi dalla fretta #46

Siamo ormai quasi in luglio, quello che senza ombra di dubbio è il mio mese preferito, sia perché è in tale mese che cade il mio compleanno, sia perché è il mese dove il carico di lavoro in ufficio inizia a sembrare umano. Un altro motivo è che posso ridurre al minimo i giri del motore del blog senza per questo sentirmi in difetto. Ed è proprio ciò che farò. Nei prossimi due mesi la mia presenza online sarà limitata a pochi sporadici episodi, magari giusto per parlare di qualche leggera lettura estiva, se mai ne troverò una sufficientemente leggera da consentirmi di scriverne senza dovermi concentrare più di tanto. Di sicuro ci sarà tra qualche settimana il mio contributo al solito progetto estivo "Notte Horror", al quale faccio giusto un accenno più in basso, ma a parte queste piccole cose il mio obiettivo è quello di rilassarmi, trascorrere qualche serena giornata con la mia dolce metà, una passeggiata, una pizza, un gelato, un film, magari un paio di libri, ma niente di più. Non ci saranno vacanze nemmeno quest'anno, ma giusto qualche giorno lontano dall'ufficio per ricaricare un poco le batterie, giusto per non scendere troppo sotto la soglia minima. Vi lascio quindi con un nuovo episodio dell'abituale rassegna "Traditi dalla fretta", che include una selezione delle ultime uscite librarie finite dirette nella mia wishlist (ce ne sarebbero altre, ma lo spazio è limitato). Buone vacanze, se le fate. Altrimenti, buona Estate! 

venerdì 20 giugno 2025

Cinema, metacinema, miniature e manie di controllo (Pt.2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Ma veniamo - senza alcuna intenzione di paragonarle, neppure fra loro, a livello qualitativo, ma solo in merito a come usano l’espediente oggetto del post - a opere ben più recenti. 
Nel bellissimo “Hereditary – Le radici del male” di Ari Aster (2018), la famiglia di Annie è un microcosmo in cui, in un meccanismo da tragedia greca, si manifesta il karma familiare, quel male ereditario che suo malgrado la stessa Annie contribuisce a perpetrare. Non a caso Annie costruisce miniature, e il modellino a cui sta lavorando è proprio la casa del film, come ci mostra la telecamera che, nelle scene iniziali del film, ci porta al suo interno e poi scivola fuori, nella realtà filmica (una tecnica, quella della telecamera che precede gli attori negli ambienti e vi indugia, che sarà usata anche in altri momenti nel lungometraggio). 
Qui la presenza del modello consente un gioco di specchi, non solo in senso fisico ma anche esoterico: ciò che è dentro, è fuori. L’ereditarietà si manifesta anche nella propensione artistica, diciamo così, delle donne di famiglia, nella loro urgenza di rappresentare il reale; ma traslando, il talento di Annie nella figlia si deforma, diventando grottesco (pensiamo all’armonia delle sue miniature a paragone con i brutti e inquietanti ritratti di famiglia abbozzati da Charlie, così come l’aspetto fisico di quest’ultima è una distorsione della bellezza materna).

venerdì 13 giugno 2025

Cinema, metacinema, miniature e manie di controllo (Pt.1)

Il metacinema, ovvero il cinema che parla di se stesso, che si svela o si cita, sia nella struttura operativa che nel linguaggio e negli intenti, è probabilmente un fenomeno vecchio quanto il cinema stesso. Non ho dati oggettivi, ma quantomeno non ho dubbi che non sia cosa recente, se è vero che uno dei primi esempi risale a detta di molti addirittura agli anni ‘50 (proprio del 1950 è infatti “Viale del tramonto”, il film in cui Billy Wilder fa recitare Gloria Swanson nella parte di una diva, appunto, sul viale del tramonto, ovvero nella parte di se stessa; operazione ripresa – tra l’altro – dalla regista Coralie Fargeat in “The Substance”, del 2024). 
È un tipo di narrazione che si contrappone a quella classica, diegetica, in cui lo spettatore viene cullato nella finzione filmica, senza vedere l’artificio che rende possibile il prodigio e senza la necessità, in realtà, di doversi sforzare in alcun modo per capire quanto viene messo in scena, perché i personaggi agiscono in modo lineare seguendo pattern ben consolidati che li portano all’inevitabile conclusione della storia, lieta o tragica che sia. 
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