Siamo ormai quasi a Pasqua. I mesi volano che uno neanche se ne accorge. Sembra quasi incredibile che il blog stia proseguendo la sua corsa mentre da più parti arrivano segnali sempre più evidenti che questo modo di fare "social" sia ormai obsoleto, quasi un ricordo da chiudere in soffitta e buttar via la chiave. Il problema, se di problema si può parlare, è che non conosco altri modi per comunicare quello che mi piacerebbe comunicare, o perlomeno non ne conosco di altrettanto soddisfacenti. Qualche mese fa avevo aperto una pagina Instagram, che avrebbe dovuto supportare il blog o diventare a lungo termine la sua nuova casa, ma la verità è che non riesco a farmelo piacere. Non è una questione di piattaforma, questo lo so bene, quanto la conseguenza del mio appartenere a una generazione che del prendersela comoda ha fatto il suo marchio di fabbrica.
Ecco perché il blog continua, e continuerà finché Google non chiuderà tutto o finché io non avrò più la forza, la mente, il fisico, la capacità di trovare il tempo e la voglia di scrivere.
Siamo a due settimane dalla Pasqua, dicevo poc'anzi, e quest'anno la ricorrenza cristiana, seconda in ordine di importanza per chi la interpreta dal punto di vista consumistico, giunge in concomitanza con il primo giorno del mese di aprile, un mese che da queste parti è sempre stato ricco di iniziative, e non solo perché ad aprile cade il compleanno del blog (quest'anno spegniamo 13 candeline), ma anche per via di una vecchia tradizione che, ahimè, un pochino mi manca.
Ne parliamo meglio qui sotto, in questo piccolo contenitore bimestrale che ho chiamato "Traditi dalla fretta".