venerdì 9 dicembre 2011

La musica di Erich Zann

Ho consultato con la massima attenzione le mappe della città, ma non ho mai più ritrovato la Rue d'Auseil. Non mi sono limitato a esaminare le carte moderne: so bene che i nomi cambiano; ho riesumato anche i documenti più antichi, ed ho esplorato di persona tutte le strade che, indipendentemente dal nome, potevano corrispondere alla Rue d'Auseil. Malgrado tutti i miei sforzi, mi son dovuto confrontare con la mortificante conclusione che ero incapace di trovare la casa, la strada e neppure il quartiere dove, negli ultimi mesi della mia squallida esistenza alla Facoltà di Metafisica, avevo udito la musica di Erich Zann.

Per Lovecraft i suoi sogni rappresentavano lo spunto di partenza per scrivere una nuova opera. Uno dei suoi racconti più noti infatti, La musica di Erich Zann, nasce proprio da numerose esperienze oniriche, varie e frammentate, che sono state poi riunite in un insieme coerente e dotato di senso compiuto. Una di queste esperienze è quella che mi ha spinto a scrivere questo post. A quanti, come me, è capitato di sognare di muoversi in un ambiente (solo apparentemente) familiare ma che presenta alcune sostanziali differenze dalla realtà, al punto che si è perfettamente consapevoli che si sta vivendo in un sogno? Il protagonista del racconto, un giovane studente universitario, vaga per le strade di una città francese (probabilmente Parigi) alla ricerca della perduta Rue d'Auseil. Io nei miei sogni vago per la città dove sono cresciuto, che forse non sarà affascinante come Parigi, ma è decisamente intrigante per me.
Intendiamoci, non è tanto la mia città ad essere intrigante. Quello che amo è la sua versione onirica. Mi ci ritrovo e mi ci perdo volentieri. Amo vagare per le strade e i quartieri. Solitamente i miei viaggi astrali partono dall’appartamento dove vivevo con i miei genitori. Oggi vivo altrove, ma quella è rimasta indiscutibilmente la “mia” città dei sogni (ciò non equivale a dire che è la “città dei miei sogni”, tutt’altro, visto che appena ho potuto sono fuggito via). Un piccolo appartamento in centro, situato al piano terra di una palazzina di sei piani. Questo particolare, nei miei sogni, è sempre stato fondamentale: la finestra della mia cameretta era una fantastica via d’uscita alternativa (di solito una via di fuga).

Nel racconto di Lovecraft, il protagonista si trova alle prese con uno strano personaggio, custode di inesplicabili segreti e guardiano di una misteriosa soglia, aperta su mondi inaccessibili o comunque non destinati agli uomini. Chiave di tutto la musica, vibrazione primordiale, strumento magico di passaggio, di evocazione e comunicazione universale, mezzo attraverso il quale tutto quanto sta “al di fuori” può compiutamente manifestarsi. Il misterioso musicista, Erich Zann, dal genio non comune, vive modestamente in un povero appartamento in periferia, appartamento che però ha una particolare caratteristica, quella di possedere un passaggio verso una dimensione sconosciuta, un mondo completamente diverso e inconcepibile, dominato da una musica folle e da una misteriosa oscurità.
Quella stessa musica che Erich Zann ogni sera suona continuamente, come in un drammatico rituale, per tenere lontane le forze che incombono sulla realtà umana. La finale vittoria di queste forze coincide con la morte del musicista e con l'irruzione nel suo appartamento delle folli e incontrollabili melodie di quel mondo esterno, della furia del disordine cosmico ormai privata dei freni che in precedenza l'avevano contenuta. In mezzo a tutto questo il narratore, spettatore impotente della vicenda, coinvolto nell'incubo insensato, può solo fuggire dinanzi all'avanzata delle forze più cieche e irrazionali dell'universo.

Nel mio mondo non ci sono presenze ostili. Evidentemente la mia fantasia è nulla in confronto a quella di Lovecraft. Ovviamente. Ci sono però diversi passaggi simili alla finestra della stanza di Erich Zann. Passaggi che portano verso nuove dimensioni, in taluni casi verso sogni differenti da quello di partenza. Anche nella versione onirica della mia città ci sono delle strade impossibili come la Rue d'Auseil. Spesso vago alla ricerca di strade che ho frequentato spesso ma, per qualche misterioso motivo, queste strade non sono dove dovrebbero essere. I quartieri ci sono, spesso sono molto simili alla realtà, ma là dove mi aspetto di poter trovare una strada, qualcosa inevitabilmente me ne blocca l’accesso. Come se la strada non ci fosse, ma io so che c’è. E’ da qualche parte, nascosta tra le case. Giro tra i vicoli, entro negli androni, attraverso giardini, entro negli appartamenti di sconosciuti e ne esco dalla parte opposta (unica strada possibile per raggiungere la mia meta), entro nei bar, a volte mi nascondo da qualcuno senza apparente motivo. Mi metto a correre, mi infilo in corridoi angusti, salgo in cima ai palazzi, mi accuccio in balconi posti ai piani alti, poi ne discendo. Se possibile evito gli ascensori, che hanno la tendenza a stritolarmi (visto che i soffitti degli ascensori, nei miei sogni, si abbassano continuamente mentre salgo). Nella città dei miei sogni ci sono edicole, fumetterie e librerie. Mi avvicino per osservare le vetrine, spesso riesco a entrare, frugo tra gli scaffali, trovo cose meravigliose ma di solito qualcosa mi trascina via a mani vuote. A nord c’è l’ingresso di un parco, cintato da mura medievali, a Sudest c’è la mia vecchia scuola, con corridoi lunghissimi, affollati all’inverosimile da ragazzini urlanti. A Sudovest un piccolo ponte mi porta in una area dismessa, una sorta di discarica, attraverso strade strerrate, solitamente infangate,e giungo a quello che sembra essere un ospedale. A Est c’è un cimitero, con le tombe di misteriosi antenati. Dalla piazza centrale partono gli autobus. Qui la realtà e la fantasia incontrano, visto che il servizio pubblico fa schifo anche nei miei sogni. Salgo sull’autobus, faccio qualche chilometro, poi l’autista fa sbarcare tutti e mi trovo sistematicamente a dover tornare a piedi. Ci sono anche dei cinema in centro. Cerco disperatamente di comprare due biglietti, ma i film in programmazione sono tutti orrendi. Lì vicino c’è una giostra, un autoscontro, chiuso da anni.

La città di cui parlo è dalle parti di Milano… ma giro un angolo mi ritrovo a Firenze, in piazza del duomo. Entro nel campanile di Giotto dove è esposta la Sindone (!). Supero un paio di curve e sono  al mare. Per raggiungere la spiaggia devo però superare un ponte tibetano lungo chilometri. Mentre lo attraverso il vento soffia sempre più forte rendendo il mio equilibrio instabile. Nello stesso tempo l’acqua si alza fino a sommergere completamente il ponte, costringendomi a proseguire a nuoto… verso un paesino del sud, non meglio identificato. Supero salite e discese, mi arrampico su pareti di roccia e mi getto da dirupi. Giungo ad una stazione e prendo il primo treno per Torino (!). Torino nei miei sogni è una città “inclinata”. Lì la forza di gravità non attira verso il basso, ma da qualche parte a 45 gradi, per cui la città è fatta a gradoni. In lontananza paesaggi con la gravità nel giusto verso e, con qualche difficoltà, li raggiungo.
Sono ancora nella mia città. E’ notte. Luci di Natale ovunque. Entro in una profumeria in centro. Voglio regalare una trousse alla mia ragazza. Mi vendono invece una sciarpa e un paio di occhiali da vista che getto via poco più in là. Un autobus sfreccia in una stradina non abbastanza larga per lui. Un negozio di elettronica attira la mia attenzione, mi avvicino ma mi accorgo che in vetrina ci sono esposti solo piatti e bicchieri. Un edicolante mi chiama. Mi ero abbonato a qualche periodico che non sono mai passato a ritirare. Non ho intenzione di farlo adesso per cui fuggo nella direzione opposta. In una strada isolata incontro delle vecchiette che mi guardano con disprezzo. Le supero. Noto un cane che sta facendo i suoi bisogni sulla vetrina di una pasticceria. Sorrido. Non molto più in là c’è il box dove tengo la macchina. Il cancello è bloccato e mi tocca scavalcarlo. I box di cui ho le chiavi in realtà sono due. Apro il primo e lo trovo vuoto (mi ricordo improvvisamente che avevo portato l’auto dal meccanico mesi prima). Il secondo box contiene una Fiat 127 verde, vecchia di 40 anni. Non è mia. L’avevo chiesta in prestito ad un amico quando mi si era guastata la macchina. Mi rendo conto che non gliel’ho più restituita. Ecco che vedo arrivare proprio quell’amico. Cerco di sgattaiolare via ma vengo visto e raggiunto. Mi chiede indietro la macchina. Gli dico che mi serve ancora. S’incazza ma riesco a convincerlo. Mi faccio addirittura aprire il cancello, esco con la sua macchina (un rottame che sta insieme a malapena) e torno a casa, parcheggio sotto la mia finestra, mi arrampico sul tetto della vettura e entro dalla finestra. Finalmente a casa.

Malgrado le ricerche e le indagini più scrupolose non sono mai più riuscito a trovare la Rue d’Auseil.
Ma la cosa non mi angustia poi tanto, e neppure rimpiango troppo la perdita in abissi inimmaginabili dei fogli fittamente scritti che, soli, avrebbero potuto spiegare la musica di Erich Zann.

20 commenti:

  1. Cavoli!
    Che sogni affascinanti che fai!
    E' stupendo ricordare dettagli del mondo onirico in cui ci ritroviamo ogni notte e questo tuo post ne è la dimostrazione.
    Mi hai presentato perfettamente lo scenario ed è bello che si susseguano situazioni particolari.
    Ma tu sai che è un sogno? O sei inconsapevole?

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  2. Ciao Melinda. Grazie per essere passata da queste parti :)
    Mi chiedi se sono consapevole di essere in un sogno. La risposta è si. Riconosco quasi subito gli ambienti che mi circondano, che sono gli stessi ambienti già visti nei miei sogni precedenti. Li riconosco e, sebbene addormentato, mi crogiolo al pensiero che posso fare quello che voglio senza pericoli, che posso esplorare posti nuovi, posso entrare in androni bui, infilarmi in soffitte e cantine, senza remore. Nel nuovo sogno posso succedermi fatti nuovi ma alcuni aspetti rimangono invariati. Resto consapevole che devo tenermi alla larga dall'edicolante infuriato, per esempio, oppure dall'amico al quale devo restituire la macchina, visto che continuo impunemente a trattenere la sua nell'attesa che la mia venga riparata (attesa vana, visto che il meccanico, nei miei sogni, ormai la trattiene da anni).
    A volte il sogno è breve, altre volte dura per ore (o perlomeno questo è il mio percepito). Sta di fatto che, ogni sera quando mi corico, spero sempre di tornare, anche solo per un momento, a visitare il paese dei miei sogni.
    Ciao. A presto =^_^=

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  3. Figurati, è stato un piacere.
    E' bello quello che scrivi.
    Se ti può interessare ho parlato del sogno lucido
    QUI

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  4. Ciao e' stato un piacere leggere il tuo post, il tuo sogno e' spettacolare, ricco di particolari e interessante. Mi e' piaciuto soprattutto leggere la parte in cui parli dell' ascensore e del fatto che lo eviti per le brutte sensazioni che ti dà. Nei miei sogni lucidi preferisco sempre fare le scale ;-) per la stessa ragione. Passiamo metà della nostra vita a dormire e a sognare, la scienza ancora non ha definito la spiegazione del perche' dormiamo, io ho la mia teoria, dormiamo per sognare e fare le nostre esperienze per crescere in questa vita. Ti auguro un felice giorno.
    Piuma

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    1. Grazie per il commento e benvenuta sul mio blog.
      Se ti è piaciuta la parte sull'ascensore allora sicuramente ti piacerà anche quest'altro post, un sogno descritto sotto forma di racconto che, qualche mese dopo è divenuto addirittura parte di un'antologia.

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  5. E' meglio che non ci siano elementi nemici, Lovecraft deve movimentare le cose ma evidentemente sei più bravo tu ad affascinare con il racconto tranquillo di una routine onirica.
    Anche io spesso vago in posti che sono mix di varie città.
    Credo sia un caposaldo di Morfeo, questo.
    Alla fine l'importante è chiudere il cerchio, tornare a casa.

    Moz-

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    1. Vero. L'importante è tornare a casa e svegliarsi nel proprio letto. E magari avere ancora tutto bene in mente per scriverci sopra un post....

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  6. Quello che è impressionante è la quantità di dettagli del tuo sogno, talmente articolato da sembrare la stesura per un cortometraggio. Per quanto riguarda il racconto di Lovecraft, come accennavo a Ivano, mi era piaciuto molto. In genere questi racconti sono potenziati da quanto rimane invisibile o non detto, per cui ognuno dei lettori si può fabbricare il proprio personale orrore.

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    1. Sei andata a ripescare un post che risale alla preistoria del blog! Facevo spesso quel sogno a quei tempi ma, stranamente, dopo averlo messo per iscritto, non mi è più capitato di riviverlo. Resta comunque affascinante l'idea di avventurarsi per strade che corrispondono solo parzialmente alla realtà, come fu per il protagonista del racconto di HPL nella sua vicenda in rue d'Auseil.

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    2. Però è bello quando si riceve un commento su un vecchio post, non è vero? Così si fa un po' di "amarcord". Prima dell'estate avevo concluso la lettura della Prima Parte della blog novel di Ivano, per lui era stato un piacere ritornare ai primi passi del suo percorso a puntate.

      Curioso il fatto che tu non abbia più fatto il sogno dopo averlo messo per iscritto. Mi ricorda una terapia consigliata a una mia collega da uno studioso di scuola steineriana che la seguiva.

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    3. È vero, è molto piacevole quando ci si rende conto che anche a quei tempi non si era scritto invano. Tra l'altro questo post non aveva ricevuto alcun commento nel 2011 quando era stato pubblicato: i commenti sono arrivati nel tempo, ad intervalli di anni l'uno dall'altro.

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    4. Proprio come ho fatto io a distanza di tempo, lasciandoti ora il commento.

      A proposito, ho letto anche "About": complimenti, la presentazione è un vero pezzo di bravura, direi che sei riuscito appieno nel tuo intento di conquistare il lettore. I libri cosiddetti maledetti poi hanno sempre esercitato un grande fascino su di me.

      Hai fatto bene a non limitare troppo il campo di argomenti, alla lunga ci si sente costretti. All'inizio anch'io avevo aperto il blog per parlare principalmente di scrittura, ma lasciandomi comunque delle vie di fuga. Come vedi, ora la Storia ha avuto un deciso sopravvento!

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    5. Al di là di tutto credo che un blog debba innanzitutto poter sorprendere il visitatore. Pur rimanendo entro certi confini, che per forza di cose devono fare in modo che scrive possa essere naturalmente riconosciuto, il blog può e deve spaziare.
      Sono contento che ti sia piaciuto il mio "About"! Considerati gli argomenti di cui parli sul tuo blog probabilmente ti piacerà anche questa altra mia pagina statica... ;)

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    6. Quando ho visto l'invito a visitare la tua seconda pagina statica, mi sono detta: "La riservo per il fine settimana, perché sono sicura che sarà un'altra chicca."

      Poi quando ho letto l'inizio mi è caduta la mascella: la chiesina di Sant’Eusebio a Cinisello Balsamo che esploravi da bambino la conosco benissimo (sono una cinisellese d'adozione!). Mi ha fatto ridere pensare a te e al tuo compagno che cercavate i passaggi segreti, che meraviglia la fantasia dell'infanzia.

      Ho letto anche il resto e ho guardato tutte le foto di "Chiese", "Castelli" e "Cimiteri". Sono belle, complimenti! Anche a me piace fotografare, da dilettante. Molti luoghi non li ho visitati, a parte quelli milanesi e lombardi che conosco tutti. S. Bernardino alle Ossa è un cult! A me era piaciuto molto anche il cimitero ebraico di Praga con gli strati sovrapposti di sepolture, e il Père Lachaise di Parigi. Il Monumentale di Milano è un vero museo a cielo aperto. Io ho un particolare affetto per una tomba con la scultura di un aviatore nudo, che regge un'elica in mano e che ha la gamba afferrata da una testa di Medusa gigantesca.

      Beh, si potrebbe scrivere per ore di questo argomento...

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    7. Benvenuta a Cinisello, allora! Anche se tecnicamente, essendomene andato via dieci anni fa, mi si potrebbe definire un cinisellese pentito. Tra l'altro a questo punto avrai anche capito che molti dei luoghi descritti nel sogno qui sopra sono appunto luoghi di Cinisello. L'edicola è quella di via Garibaldi, la piazza in centro è piazza Gramsci, il ponte è quello di Bresso... Sono sicuro che, con un po' d'immaginazione, potresti riconoscerne anche altri....

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    8. Beh, a questo punto la mia mascella caduta non andrà a posto tanto facilmente. Non pensavo di aver già attraversato The Obsidian Mirror e di girare per le strade e le piazze del tuo sogno! :-) Ma che cosa magica e curiosa!

      Per quanto riguarda l'edicola di via Garibaldi e la piazza Gramsci, ci sono passata proprio stamattina...

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    9. Se i traslochi non ci avessero allontanato avremmo potuto essere anche vicini di casa....

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  7. Che post curioso... ^-^

    La musica di Erich Zann è costantemente in testa alla lista dei migliori racconti stilata dallo stesso HPL (cioè da me :), e non è un caso.
    Obiettivo della musica, Universale, è l'estasi, ovvero rimanere incantati (né in senso positivo né in senso negativo). Non è un caso se la musica veniva utilizzata (ma anche tutt' ora) per riuscire a far lavorare con costanza i lavoratori, per esempio coloro che dovevano costruire le prime ferrovie. Oggi la musica è considerata un elemento dopante. Effettivamente, modifica sensibilmente le nostre percezioni e i sensi, e è documentato che può portare a dipendenza e pazzia, nei casi più gravi. I.mantra nascevano con lo scopo di estraniarsi, come tutta la musica antica: basta osservare le danze gitane o di alcune popolazioni indiane e native (anche americane). La musica crea diversi livelli di pensiero, e come suggeriva Proust, ci ricorda sempre un momento del proprio nostro vissuto. La stessa melodia a me ricorderà certamente un fatto, un luogo, un viso o altro, a una seconda persona ricorderà tutt'altro, anche se se, in un certo senso, alla fine le sensazioni saranno sempre quelle, alla lunga.

    Per il resto del post...fortuna che non avevi fantasia ;)
    Molto interessante, alla parte che recita " qui la realtà e la fantasia incontrano, visto che il servizio pubblico fa schifo anche nei miei sogni" sono morto. Di nuovo.

    Comunque è un sogno strano, specie la Totino inclinata "a 45 gradi"... freud ne avrebbe avute di cose da dirti ¤-¤

    Peccato che, da quanto ho capito, non li fai più questi sogni. Ma ne farai certamente altri, altrettanto...particolari.

    (E io che mi limito a fare qualche sogno erotico...tristezz -_-)

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    1. Non mi stupisce che la musica sia considerata oggi elemento dopante, visto che va spesso ad agire sul nostro comportamento. Aggiungerei, tra l'altro, che la musica crea dipendenza come il cibo o come qualsiasi altra cosa a cui non possiamo rinunciare.
      La musica, così come odori e sapori, è in grado di aprire delle porte nella nostra memoria. Essa opera una selezione all'interno del nostro cervello e porta alla luce ciò che la nostra mente conscia ha dimenticato. Il sogno è appunto la materializzazione di tale selezione. Ed è per questo che facciamo spesso gli stessi sogni...

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