domenica 6 gennaio 2013

Silent Night

E così è passata anche l’Epifania che, come recita un vecchio detto popolare, tutte le feste si è portata via. Tra poche ore si tornerà alla cosiddetta normalità. Quella maledetta sveglia mi riporterà con i piedi per terra e darà il via ad un nuovo anno–routine di lavoro. Peccato, perché avevo cominciato a prenderci gusto, mi stavo quasi abituando a queste dolci giornate di pigritudine: la spola tra il letto e il divano, una soffice coperta sulle spalle, un gatto sulle ginocchia, il poter mangiare solo e soltanto quando la fame si fa sentire, i dolci, la frutta secca, i panettoni affogati nel tè, le interminabili partite di Risiko e di Monopoly con i familiari. È stato bello il Natale. Mi mancheranno queste atmosfere gioiose. Non dovrebbero permettere che finiscano. Del Natale apprezzo in particolar modo le luci e i festoni, le città illuminate giorno e notte da luci intermittenti. Mi chiedo perché, una volta passate le feste, la gente si prenda la briga di stare lì a smontare tutto: non sarebbe più bella la vita se vivessimo in un Natale perenne? Che male ci sarebbe se quelle luci intermittenti potessero rimanere lì tutto l’anno a riscaldare i nostri cuori?
E invece no, ormai le stanno già facendo sparire ad una ad una, come se il mondo fosse già rassegnato a dover tornare nel suo caratteristico grigiume. Non è giusto, no, non lo è per niente. I commercianti stanno per sollevare nuovamente le saracinesche dei loro negozi, chissà se il nuovo anno sarà meglio di quello vecchio? Quasi sicuramente sarà ancora peggio, e non di poco. Molti di loro non saranno più qui il prossimo Natale, a cercare di vendere la loro mercanzia. Ma d’altra parte nessuno ha più soldi da spendere come una volta. Sarà un 2013 da incubo, ma non è il caso di pensarci adesso, no, non è proprio il caso. Affronteremo il 2013 giorno dopo giorno, e se ci saranno delle difficoltà, beh, faremo buon viso a cattivo gioco. Certo, sarebbe tutto molto più facile se la gente non si dimenticasse così rapidamente della magia del Natale. È per questo che mi piacerebbe che le luci intermittenti rimanessero al loro posto nelle strade, sugli alberi, sulle facciate delle case e lungo i ponti. E vogliamo parlare delle canzoni di Natale? Non è bello ascoltare in sottofondo (rigorosamente in un lontano sottofondo) quei piacevoli motivetti? Penso sia così per tutti, no?
Per tutti tranne che per un’anziana signora inglese, un’ottantaquattrenne di Liverpool che risponde al nome di Cath Gamester, che di queste musichette natalizie in sottofondo ha ben ragione di non poterne davvero più, visto che le note di Silent Night risuonano ininterrottamente nella sua testa da ben due anni!

Ebbene sì, questo post non è, come qualcuno può avere immaginato, un semplice post interlocutorio sulla depressione da post-vacanza. Il suo scopo è quello di condividere con i miei lettori una notizia che ho trovato in rete la settimana scorsa. Niente di trascendentale, lo ammetto, ma decisamente curiosa.
La signora Gamester, stavo dicendo, soffre di una rara patologia conosciuta con il nome di “Musical Ear Syndrome” (una forma di allucinazione acustica) della quale poco si conosce e, di conseguenza, non si ha la più pallida idea di come venire a capo. Forse l’unica speranza per Cath è che la sua condanna cessi improvvisamente così come si è presentata, in quel lontano giorno di Natale del 2010.
All’inizio, la pensionata pensò ad un vicino di casa particolarmente rumoroso e non ci fece molto caso. Tenendo conto poi del periodo natalizio, Cath considerò assolutamente normale che Silent Night e altri motivetti natalizi risuonassero ovunque a tutte le ore per le strade, nei negozi, in radio, in televisione. Ad un certo punto però, allora come oggi, le Festività Natalizie terminarono, si spensero le luci intermittenti nelle strade, sugli alberi, sulle facciate delle case e lungo i ponti, e contemporaneamente smisero ovunque di suonare le musichette natalizie (anzi le Christmas Carols, come le chiamano laggiù). 
Il problema è che Silent Night continuava imperterrita a risuonare nel cervello della signora Gamester. Senza tregua. Nessun altro tranne lei poteva sentirla. Fortunatamente, se così si può dire, Silent Night fu ben presto affiancata da altri motivetti, uno più pazzesco dell’altro. Oggi Cath Gamester può vantare una “compilation” di ben 5 canzoni: Happy Birthday, God Save The Queen, Abide With Me, You’ll Never Walk Alone e la solita, insopportabile, Silent Night.
"Una mattina - ci racconta la nostra sfortunata protagonista - mi svegliai al suono di God Save The Queen. Era un motivetto che andava e veniva, tant’è che ritenni provenisse da fuori. Mi misi addosso la vestaglia e mi recai alla porta sul retro e l’aprii: nulla. Mi recai quindi alla porta principale: ancora nulla. Feci un giro attorno alla casa: nulla, assolutamente nulla. La musica era dappertutto ma sembrava impossibile identificarne la fonte. Capii poi che proveniva dall’interno della mia testa e che mai avrei potuto farla tacere. Un giorno dopo l’altro, una notte dopo l’altra, una canzone dopo l’altra, a rotazione... e la musica è spesso accompagnata da una voce maschile, la voce di un tenore, forte, profonda, tutto sommato una voce piacevole."

La MES non ha una chiara definizione dal punto di vista medico. Per certo si sa che si tratta di una forma di allucinazione uditiva diversa da quella conosciuta dalla psichiatria, dove il soggetto è tormentato da “voci” che gli si rivolgono. Il resto è analisi statistica: le donne sono colpite molto più degli uomini (nella proporzione di 3 a 1), gli anziani molto più dei giovani (un terzo dei pazienti è over-70). La causa scatenante? Sembrerebbe lo stress, l’ansia e alcune forme di depressione. Nel caso della signora Gamester, per esempio, si ritiene sia stata innescata da una cura di antidepressivi a cui la stessa si sottopose, nelle due settimane antecedenti il Natale 2010, per affrontare il dolore dovuto alla scomparsa della sorella.
Il dottor Nick Warner, lo specialista che si occupa del caso, propone alcune soluzioni, a mio parere decisamente ovvie: “Alcune persone hanno scoperto – egli dice – che il modo migliore è quello di ascoltare ad alto volume musica differente, in modo tale che questa abbia il sopravvento sull’allucinazione”. Ovvio, dico io, perché non suggerire alla paziente di mettere su un bel disco dei Cannibal Corpse al massimo volume? È quello che farei io, se abitassi in una isolata casa vittoriana, anziché in un condominio pieno di gente litigiosa. “La solitudine – continua il dottor Warner - è particolarmente deleteria in questi casi. Conviene uscire di casa, frequentare gente, posti affollati, oppure fare venire gente a casa propria e passare il tempo in compagnia.” È un’allucinazione o le mie orecchie stanno a questo punto sentendo distintamente Lapalisse che si sta rivoltando nella tomba?

Tutto sommato, la signora Gamester affronta la propria situazione con grande filosofia: “Quello che posso consigliare alla gente là fuori che soffre della mia stessa malattia è di non farsi sopraffare da questa cosa. Riprendetevi il controllo delle vostre vite, godetevela più che potete e siate felici. Dopo un primo periodo di difficoltà, oggi ho finalmente realizzato che non è una malattia così grave e di ciò non posso che essere felice. Sarà pure fastidiosa ma non è questa la malattia che mi ucciderà”. Complimenti quindi alla nostra simpatica nonnina inglese per la sua grande saggezza. Il mio piccolo consiglio comunque è sempre quello di tenere un bel disco dei Cannibal Corpse a portata di mano….

3 commenti:

  1. Secondo me più che i CC può giovarle un buon thrash/speed a' la Overkill, Death Angel, etc.
    Dev'essere una cosa terribile.

    RispondiElimina
  2. Può essere una maledizione, indubbiamente ed è uno di quei mali che potrebbe far impazzire.
    Dovesse capitare a me forse preferirei musica classica. Amo anche l' heavy metal, però mi chiedo se riuscirei a sopportare nelle mie orecchie gli Scorpions durante tutto il mio stato di veglia.

    RispondiElimina
  3. Pare che anche il compositore tedesco Robert Schumann ne soffrisse (così infatti riporta la sua pagina di wiki) e che tale sindrome fosse la vera fonte di ispirazione per le sue composizioni.
    La leggenda vuole che fossero gli spiriti erranti di Schubert e di Mendelssohn a comunicare con lui in questa maniera.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...