giovedì 17 ottobre 2013

Il mondo secondo Go Nagai (Pt.3)

Voi che per la vostra natura miserabile... per il vostro aspetto... voi che per vostro cuore malvagio siete disprezzati dagli dei! Voi che scacciati dagli umani siete stati relegati alle loro leggende! (Shutendoji, vol. 2).
Quanto a Shutendoji, c'è più di un dubbio che si trattasse effettivamente di un oni. La leggenda, nata attorno al XIII secolo, narra che egli nacque presso una famiglia di contadini nell'Echigo. Quando nacque già camminava e dimostrava diversi anni di età. I suoi genitori, spaventati dal suo aspetto, lo affidarono ad un monastero, ma uno dei monaci, che era malvagio, gli insegnò la magia nera e lo iniziò alla vita criminale. In effetti le cronache riportano che nella zona di Kyoto sia vissuto un giovane monaco di circa 12-13 anni di età che avrebbe lasciato la vita monacale per darsi alla dissolutezza dopo aver sterminato tutti i suoi compagni. Che in realtà fosse lui il famoso Shutendoji? Questo spiegherebbe anche il mistero del nome Shutendoji, che si può tradurre come “l'oni bevitore di vino”.
Quando attorno al 988 una tromba d'aria colpì Kyoto, un indovino che disse la causa era una presenza malvagia nelle vicinanze della città. Fu così che un giorno l'imperatore inviò in città una spedizione guidata da Yorimitsu, un famoso militare del clan Minamoto, per uccidere Shutendoji. Yorimitsu decise di usare l'astuzia e, anziché cercare di piegare il suo nemico con la forza, travestito da montanaro riuscì a penetrare nel suo covo e a servirgli un vino particolare in grado di far ubriacare gli oni; non appena Shutendoji si addormentò, Yorimitsu gli tagliò la testa. E tutti vissero felici e contenti.


Si dice che Yorimitsu fosse stato accompagnato nella missione da Minamoto no Hosho e da quattro leggendari samurai al suo servizio, conosciuti come Shitennō (i Quattro Re Celesti): Watanabe no Tsuna, Sakata no Kintoki, Urabe no Suetake e Usui Sadamitsu, uno dei quali, nel manga di Go Nagai, è nientemeno che… (censura).
In realtà, è probabile che la leggenda riporti in modo romanzato la vicenda reale di una banda di briganti o di rivoltosi, di cui Shutendoji era il capo, che si nascondeva sul monte Monte Ōe (大江山), nei dintorni di Kyoto. Questo gruppo avrebbe terrorizzato gli abitanti della città con continue scorribande il cui scopo era la rapina e il rapimento di giovani fanciulle. Non è un caso che il loro covo sia stato localizzato in una zona di  passaggio qual era, per l'appunto, il monte Ōe: all'epoca Kyoto era la capitale del Giappone e il centro nevralgico delle principali attività commerciali, ma anche una città in decadimento, dove la rapina e l'omicidio non erano certo avvenimenti rari.
Secondo una diversa interpretazione della leggenda, Shutendoji e la sua banda sarebbero stati profughi stranieri, probabilmente russi, giunti fortuitamente sulle coste giapponesi e costretti dal loro aspetto “esotico“ e dalla mancata conoscenza del giapponese a vivere appartati sui monti. Questo spiegherebbe il perché dei rapimenti di fanciulle, che servivano non per delle richieste di riscatto, ma per soddisfare gli appetiti di un gruppo di uomini soli e a perpetrare la loro stirpe. Se questo fosse vero, è possibile che Shutendoji, piuttosto che un singolo individuo in carne e ossa, non fosse altro che il simbolo vivente delle principali caratteristiche che i giapponesi attribuiscono agli stranieri.
Prima ho accennato a una possibile traduzione del nome Shutendoji, ma nel manga se n'è scelta una diversa, ovvero “il bambino dalla mano celeste”, cambiando i caratteri di  bevitore di vino in quelli di mano celeste. D'altronde in giapponese, così come ogni kanji ha diverse letture, esistono suoni associabili a kanji differenti...

Ma veniamo alla trama del manga. In un cimitero un oni appare improvvisamente agli Shiba, futura coppia di sposi, con un bambino tra le fauci. Il bambino ha già un anno e l'oni glielo affida perché lo tengano con sé, dicendo loro che tornerà 17 anni più tardi, in quello stesso giorno, per riprenderlo: il suo destino, infatti,  è quello di ritornare alla dimensione a cui appartiene. Il nome del piccolo, derivato da quello di Shutendoji, sarà Shutendo Jiro… Crescendo Jiro diventa un ragazzo bello, intelligente e pieno di qualità, ma anche solitario, perché i suoi genitori adottivi non gli hanno mai nascosto le sue vere origini: egli sa che dovrà  abbandonare casa e famiglia per affrontare l’ignoto appena diciottenne, e l'enorme peso che porta nel cuore gli impedisce di fare amicizia con i suoi coetanei. Tutto questo è destinato a cambiare quando Jiro scopre che una serie di incidenti che gli capitano regolarmente da quando era piccolo sono tutto fuorché casuali, e quando trova le prove di non essere del tutto umano: c’è un’ombra, dalle fattezze di un oni, che si proietta dal suo corpo in determinati momenti, mentre una misteriosa e invisibile forza si manifesta al bisogno per proteggerlo dai pericoli… Il suo stesso corpo comincia a mutare, pur rimanendo esternamente sempre lo stesso. Purtroppo, con il risvegliarsi della vera natura di Jiro, i suoi nemici si scatenano per cercare di eliminarlo.
Nel prosieguo del manga c'è davvero di che divertirsi, tra la lotta all’ultimo sangue con una setta detta Buddismo Nero, viaggi interdimensionali e tra diverse ere, tra cui persino un'incursione nell’era del Giappone feudale… il destino del protagonista che si compie mentre il mistero delle sue origini viene svelato a poco a poco, fino al colpo di scena finale (chiarito nel penultimo volume, ma svelato già nel settimo e inutibile, con un po' d'attenzione, già molto prima).

Con “Shutendoji” l’autore ha creato una propria cosmogonia, riscrivendo l’origine degli oni ad uso e consumo di una storia dall’intreccio perfetto, dove presente, passato e futuro si intrecciano inestricabilmente. Il passato determina il futuro, ma ha avuto origine in esso! Se pensiamo che i fumetti giapponesi si leggono a partire da quello che per noi è il fondo, c’è davvero di che farsi venire il mal di testa… Se la coerenza logica del racconto ad un certo punto va a farsi benedire, come spesso accade quando si tirano in ballo paradossi temporali, il suo spessore non ne viene sminuito per nulla. Anzi. 
Nel riproporre l’eterna domanda “è nato prima l’uovo o la gallina?” Go Nagai  ci dimostra che davvero un legame speciale con l’antichità è insito nel suo DNA.
Questa vicenda di amore materno che è, in definitiva, “Shutendoji”, commuove davvero. E nell’immaginare che le divinità siano il frutto della mente dell’uomo, Go Nagai, in fondo, non fa altro che riesumare una consapevolezza vecchia di millenni, fin da quando l’uomo delle caverne utilizzava disegni stilizzati per dare forma ai propri pensieri, al proprio mondo e ai propri dei: quella che le leggi naturali che formalmente diamo sempre per scontate non lo sono affatto, e che la vera forza creatrice risiede all’interno della mente umana.

Termina qui il nostro excursus nell'incredibile mondo di Go Nagai. Ci sarebbero stati molti altri motivi per proseguire, considerata l'ampia produzione del mangaka giapponese, ma ciò avrebbe significato monopolizzare il blog per chissà quanto altro tempo ancora, con il rischio concreto di annoiare i miei lettori. Un giorno forse torneremo sull'argomento, chissà, ma per adesso voltiamo pagina e proseguiamo per la nostra solita strada.

7 commenti:

  1. Questo lo conosco solo di nome...

    Moz-

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    1. Ciò mi fa sentire meno in colpa per non aver letto Berserk... ^_^

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  2. Interessante la teoria secondo la quale Shutendoji altro non sarebbe che un occidentale o un gruppo di stranieri presenti clandestinamente sul suolo nipponico.
    È un idea coerente con la mentalità nazionalista che in passato animava quel popolo.

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  3. Una delle serie che non conoscevo (e d'altronde ne ha create tantissime). Mi incuriosisce.

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  4. Fatto molto bene e dettagliato anche se tralasciato i robottoni che sono una sua parte molto importante visto che è stato il precursore di tutti gli altri.

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  5. È stato un bel viaggetto. Ora questo nome mi frullerà in testa, chissà che non me ne ricordi vagando tra le bancarelle di fumetti. :)

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  6. @ Nick - Shutendoji risale agli anni Settanta, anni di guerra fredda, anni davvero oscuri per il Giappone, uscito in ginocchio dalla seconda guerra mondiale. Il nazionalismo era un'ideale perfettamente comprensibile: era un periodo durante il quale nascevano come funghi organizzazioni paramilitari che cercavano in ogni modo di salvaguardare l'essenza del Giappone tradizionale. Un periodo il cui apice coincise con il suicidio rituale di Mishima.
    @ Ariano - Go Nagai ha un curriculum talmente vasto che è davvero impossibile conoscere tutto. Lieto di averti fatto scoprire lo Shutendoji.
    @ William - Tralasciare i robottoni è stata una scelta ben ponderata. Non ci sarebbe stato nulla da scrivere che non fosse già stato scritto in diecimila lingue.
    @ Salomon - Lucca Comics è alle porte, no? Quelle bancarelle di fumetti non dovrebbero essere così lontane...

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