giovedì 22 febbraio 2018

Il mito di Gesù in India (Pt.4)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

4. Esplode lo scandalo

«[1] La terra tremò e il cielo pianse a causa del grande crimine che è stato commesso nella terra d’Israele, [2] perché veniva torturato e giustiziato il grande e giusto Issa, in cui risiedeva l’anima dell’universo, [3] che si è incarnato in un semplice mortale per fare del bene agli uomini e sterminare i cattivi pensieri, [4] e per rilanciare la pace, l’amore e il bene, l’uomo degradato dal peccato e per ricordargli l’unico ed indivisibile Creatore la cui misericordia è infinita e illimitata: [5] ecco cosa raccontano i mercanti provenienti da Israele.»  
Questo l’incipit con cui Notovitch presenta la raccolta di pensierini che dovrebbe raccontarci la vita sconosciuta di Gesù, spacciando il tutto per racconti dei mercanti di Israele: se ci sono inesattezze, sembra suggerire, prendetevela con loro... 
Mentre l’interesse dei lettori e degli editori sale con una velocità esponenziale, arrivare ad un largo pubblico fa sì che ci si accorga subito che il saggio del nostro eroe fa acqua da tutte le parti.
Il primo segnale d’allarme arriva lo stesso anno di pubblicazione, il 1894, perché il libro finisce fra le mani del celebre filologo orientalista Max Müller che scrive subito a Notovitch presentandogli tutte le sue remore. Risulta curioso che i fantomatici testi del lama, antichissimi e considerati veri dalle autorità religiose locali, non siano mai stati inseriti in alcuna raccolta canonica tibetana, così come è sorprendente la relazione di una viaggiatrice britannica che ha scritto a Müller raccontando di aver intrapreso lo stesso viaggio di Notovitch ma, arrivata al monastero di Hemis, ha scoperto che nessuno aveva mai sentito parlare di un viaggiatore russo... men che mai di questo fantomatico Issa. 
Il non citare il nome di questa viaggiatrice così come la sua incredibile coincidenza nella tempistica è un punto debole delle recriminazioni di Müller, e quindi Notovitch ha gioco facile: addirittura sfida chiunque a raggiungere il monastero e a verificare la storia che ha raccontato. Esce fuori che questo gompa è tutt’altro che remoto, e che un numero impressionante di visitatori europei lo sta visitando in quel periodo o ha in programma di farci un salto, e tutti appena entrati si rivolgono al lama con una sola domanda: «Si ricorda mica un viaggiatore russo con una gamba rotta, di nome Notovitch?» E il lama dà a tutti la stessa risposta: «Notovitch chi?» Ma il nostro eroe e il suo editore non si danno per vinti: ma come si può pensare, dicono, che un lama si ricordi di tutti i viaggiatori russi con una gamba rotta che si chiamano Notovitch e passano di lì?

Hamis Gonpa on a rainy day
Max Müller distrugge impietosamente e pubblicamente la Vie inconnue sulle pagine della rivista “The Nineteenth Century” (n. 36, luglio-dicembre 1894): come mai Gesù in indiano diventa Issa ma Ponzio Pilato... rimane Ponzio Pilato? Questa e tante altre domande imbarazzanti rimangono tutte senza risposta, e contribuiscono a dare all’opera la sua giusta importanza: cioè nulla
Il numero 39 della stessa rivista è esplosivo, perché fra le sue pagine scrive il misterioso J. Archibald Douglas: se da una parte va a suo merito l’essere professore di storia e di lingua inglese, dall’altra essere stato amico e tutore dell’occultista Aleister Crowley non depone a suo favore. Comunque nel numero di luglio-dicembre 1896 della rivista Douglas scrive sarcasticamente che non ha avuto bisogno di rompersi neanche un dito per raggiungere il monastero di Hemis e per rimanere alcuni giorni ospite dello stesso lama che anni prima ha curato Notovitch. Dopo aver notato che nulla del luogo corrisponde alla descrizione del viaggiatore russo, Douglas tramite un interprete legge al lama alcuni passaggi della Vie inconnue: la reazione è durissima. «Mi chiese se in Europa sia lecito per le persone affermare impunemente così tante falsità».

Il lama aiuta Douglas a distruggere ogni punto delle affermazioni di Notovitch e addirittura firma l’intervista per validarla, «Himis Monastery, Little Tibet: June 3, 1895», il tutto controfirmato dall’ex addetto al servizio postale britannico Shahmwell Joldan che fa da testimone. Ad essere spietatamente onesti, nasce una domanda scomoda: ma chi è questa gente? Già di Douglas si sa poco, figuriamoci di questo ex postino Joldan che testimonia: diciamo che viene più spontaneo credere a loro solo perché il racconto del viaggiatore russo è troppo inverosimile e posticcio. 
Il bilancio a questo punto sembra chiaro: Notovitch probabilmente è stato in molti dei luoghi di cui scrive, perché pare che un certo dottor Karl Marks dell’ospedale di Leh ricordi di avergli curato un ascesso, ma tutto il racconto del ritrovamento della vita di Issa è pura fiction. Quindi il nostro eroe cade in disgrazia e il suo testo dimenticato come truffa? Al contrario, entra in vigore la citata “tradizione cumulativa dell’esoterismo” postulata da Kranenborg: non importa da dove arrivi, appena un’idea entra in circolo diventa vera per autocertificazione. 

5. Issa colpisce ancora

Nel 1900 il testo di Notovitch viene ristampato dalla Librairie Paul Ollendorff e addirittura ampliato con cartine e illustrazioni, e visto che un testo dimostrato falso in ogni modo conosce novella fama, ne approfitta Theodor J. Plange per piazzare un’operazione incredibile. Nel 1906 riprende il citato La Bible dans l’Inde di Jacolliot, confonde un po’ le acque e lo pubblica con il titolo Christus: ein Inder?: non si parla più delle storie evangeliche ispirate dall’induismo, ma di Gesù strettamente legato all’India. Gli risponde nel 1907 Levi H. Dowling con The Aquarian Gospel of Jesus the Christ, in cui l’autore si affida ai mistici indiani per raccontare la storia di Gesù che soggiornò non solo in India, ma anche in Grecia ed Egitto. Nel 1910 arriva anche Ernst A. Edler von der Planitz con il suo Ein Jugendfreund Jesu (“Un amico di infanzia di Gesù”), la sorprendente testimonianza dell’egiziano Benan che fu amico di Gesù quando passò l’infanzia in Egitto; cresciuto, Benan volle andare a visitare l’amico in Palestina, giungendo perfettamente in tempo per vederlo crocifisso; dopo averlo visto risorto, e salutatolo da buon amico, se ne tornò in Egitto a scrivere la sua testimonianza degli eventi. In mezzo a questi libri deliranti, il nostro Notovitch in effetti ci guadagna in sobrietà...

Facciamo un salto in avanti al 1922, quando gli echi della truffa del viaggiatore russo sono dimenticati e si dà per vero il suo ritrovamento, anche perché pezzi da novanta dell’occultismo (come il citato Aleister Crowley) cominciano ad usare la Vie inconnue come ingrediente delle loro ricette truffaldine. I creduloni abboccano, ma è nella loro natura farlo. 
Il mistico bengalese Swami Abhedananda non deve essere al corrente delle smentite occidentali sulla veridicità del viaggio di Notovitch, così parte per sincerarsi in prima persona dell’avventura del viaggiatore russo. Arrivato al monastero di Hemis – che praticamente è una tappa obbligata della zona! – il lama lo accoglie e gli fa fare il solito giro turistico finché ad un certo punto gli indica su uno scaffale un manoscritto, la versione tibetana di un originale scritto in lingua Pali... e via, gli sciorina tutte le informazioni che anni prima aveva raccontato a Notovitch. Che il vero “colpevole” sia dove non si era guardato finora? Che sia in fondo tutto un grande scherzo del lama di Hemis, che a seconda di chi si presenta afferma o nega l’esistenza della Vita di Issa? Comunque Abhedananda scrive anche lui un libro sull’argomento, Kashmiri O Tibetti, che pubblica nel 1929. 
Di Notovitch ormai si ignora la sorte, così come si ignora il destino del suo più spietato accusatore J. Archibald Douglas, che scompare anch’egli nel nulla. Ma dalla fine di un russo sorge un nuovo russo, e sulla scena occidentale si impone un altro Nicholas, seguace del Teosofismo di quella madame Blavatsky così strettamente legata a Notovitch (sebbene quest’ultimo non sembra esserne stato un seguace). Un russo, dicevo, ascoltato da grandi personalità della Russia ma anche amico personale del vice-presidente degli Stati Uniti Harry A. Wallace, a cui darà l’idea di mettere il simbolo della piramide con l’occhio sulle banconote americane. Un russo che risponde al nome di Nicholas Roerich
Nello stesso 1929 del libro di Abhedananda esce anche un saggio di Roerich, Altai-Himalaya, dove il russo presenta degli estratti di testi che ha trovato durante un suo viaggio: testi che raccontano della vita di Gesù in India... Sia Abhedananda che Roerich non fanno che ripresentare la creazione di Notovitch, usando la stessa identica storiella per giustificarne il ritrovamento, piegandola alle proprie esigenze. O forse è stato un altro scherzo del lama, che ha piazzato altre vite segrete di Issa? 
In un caso o nell’altro, finché esisteranno schiere di lettori paganti, si continueranno a trovare manoscritti misteriosi nei monasteri del Tibet. 

6. Conclusione

Il fiume in piena del falso storico-religioso non potrà mai essere fermato, e chiudo rimanendo in questo 1929 con una curiosità nostrana. 
In questa data Aimone di Savoia-Aosta, noto come il Duca di Spoleto, organizza una ambiziosa spedizione italiana per scalare il K2, che purtroppo non avrà successo. Quell’estate parte dall’Italia il giornalista Mario Bassi per raggiungere quella spedizione sul Karakorum con l’intento di raccontare per il quotidiano “La Stampa”, in forma di diario giornaliero – oggi diremmo un blog quotidiano – quei posti così lontani ed esotici. La nota del 1° ottobre 1929 è sorprendente: Bassi si ritrovava nei luoghi descritti da Notovitch... e nulla corrisponde! Eppure quel saggio del 1894 «riscosse il più largo successo: otto edizioni in due anni: nel ’900 una nouvelle édition revue et augmentée. “Augmentée” di cotali sesquipedali corbellerie?... Poi che il grosso pubblico, del resto, ci abbocca, mostra anzi gradirle, probabilmente ha ragione il collega Notovic». 
Mi unisco all’appello amaro del giornalista: Notovitch di tutto il mondo, inventate storie e truffate liberamente, perché farete felici non solo i lettori... ma anche chi scrive di truffe letterarie. 
FINE 

15 commenti:

  1. Ah, questo Lucius, davvero un bel contributo: quasi quasi mi compro tutti i suoi ebook! :-D :-D
    Scherzi a parte, grazie ancora per l'ospitalità e spero di aver contribuito a rendere un po' più cinici i lettori, così da non credere a tutti i Notovitch che imperversano nel nostro mondo.

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    1. Grazie a te per la disponibilità e per il tempo e le energie che hai dedicato a questo blog abbandonato...

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    2. Un giorno, nel futuro, un visitatore soggiornerà in un lontano monastero tibetano e il lama gli racconterà le imprese di Obsidian Mirror ^_^

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    3. Grazie anche da parte mia per aver riempito questo spazio che ormai languiva abbandonato da troppo tempo. ^_^
      Pensa che perfino il Giappone ha la sua leggenda che riguarda Gesù, che sotto il nome di Kirisuto sarebbe vissuto e morto nel villaggio di Shingō (peccato non essere riusciti ad andarci, una visita alla "vera" tomba di Gesù sarebbe stato un bell'aneddoto da raccontare!! XD). Una leggenda, naturalmente, narrata da misteriosi testi antichi che nessuno ha mai visto coi propri occhi...

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  2. Direi che l'appello è stato accolto: ormai le storie inventate e truffaldine ("fake news" come va di moda dire) sono diventate la norma...

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    1. Purtroppo le fake news sono sempre esistite ed esisteranno sempre: non bisognerebbe chiedere agli organi di informazione di non usarle, ma imparare noi a non credere sempre a qualsiasi cosa venga detta. Sono passati 120 anni dalla "scoperta" di Notovitch - lo ripeto, ancora oggi considerata vera - e addirittura sembra molto più facile convincere ampie schiere di lettori: basta dire/scrivere qualcosa perché sia automaticamente vera. L'importante è non citare mai fonti o studi: appena il lettore trova un dato che è possibile tracciare ed analizzare, subito pensa ad una cospirazione e non ci crede. ("Chissà cosa ci nascondono") Solo ai truffatori si crede ad occhi chiusi...
      Le fake news, in questo mondo, sono davvero il problema minore...

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  3. Il problema è che i creduloni sono sempre esistiti ed esisteranno sempre, i Notovich di tutto il mondo ne approfitteranno sempre.

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    1. Dovremmo farlo anche noi. Anzi, domani vado a cercare in soffitta se trovo qualche manoscritto...

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    2. Uno dei più autorevoli e fortunati mercanti di libri rari d'Europa, Hans P. Kraus, nella sua autobiografia ha raccontato che da piccolo con il padre girava per soffitte e acquistava a due spicci libri che potevano valere molto di più. L'ha scritto in vecchiaia e potrebbe essere un episodio posticcio, ma forse è stato un divertito inside joke: perché questo aneddoto finisce con il miracoloso ritrovamento di un libro rarissimo... lo stesso che anni prima aveva trovato un "collega" dalla fama non limpida e che non era riuscito a vendere, perché non proprio tutti sono allocchi.
      Dopo i monasteri lontani, la soffitta è sicuramente un posto d'oro per "ritrovare". Il giovane Ireland in fondo è mettendo a posto la soffitta di un avvocato del paese che ha trovato un mare di manoscritti firmati da Shakespeare e qualche opera inedita che nessuno conosceva: va be', a fare i puntigliosi va fatto notare che è tutta roba scritta da Ireland in persona, però il "ritrovamento in soffitta" rimane :-P (quando ancora oggi sentite dire che del Bardo abbiamo ancora una ciocca di capelli, fatevi una risata: anche Ireland, proprietario di quei capelli, sta ridendo!)
      Anni fa una signora di Pisa ha trovato in un baule un racconto ("Maurice") che Mary Shelley scrisse per la sua antenata quando passò in Italia, e fu ospite in quella casa: mai mettere limiti alla provvidenza libraria delle soffitte ^_^

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  4. Nessuno si preoccupa del destino del guest-blogger? Che ne sarà di lui? Produrrà nuovi post obsidianici o dobbiamo salutarlo qui?

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    1. Dovremo piombargli a casa e con la forza costringerlo a scrivere nuovi post, che lo voglia o meno :-D

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    2. Concordo. Domani andiamo tutti in Etruria!

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  5. Ah, questo Max Müller, ma insomma... sempre lì a cercare il pelo nell'uovo! Comunque il più simpatico resta sempre il lama, che a un certo punto avrà dovuto assumere uno più assistenti per tutta l'interminabile affluenza di visitatori.

    Ricordavo bene che c'entrasse Nicholas Roerich, dunque. Tra l'altro i suoi dipinti mi piacciono moltissimo, "caso Notovitch" a parte.

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  6. Mi immagino le risate del lama, che ad ogni visitatore racconta una storia diversa e fa impazzire tutti! ^_^

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