giovedì 9 luglio 2020

Nightmare at Elm Manor

Ancora qui a parlare di Dracula? Che palle, direte voi! Ma perché no? In fondo l’argomento, mi pare di aver già detto in uno dei tanti post che ho pubblicato dall’inizio di settembre a oggi, è praticamente inesauribile. In realtà, tecnicamente non è proprio Dracula il protagonista del post di oggi ma, credetemi, ci va dannatamente vicino. Partiamo comunque dall'inizio.
Sapete benissimo quanto io sia poco incline alla sintesi e, di conseguenza, mi capita spesso che da un semplice abbozzo di idea finisca per scrivere lunghi e tediosi articoli, sviluppandoli magari in cinque o sei parti per ovvie necessità di spazio. In questo caso, il rischio di trasformare il commento a un insignificante cortometraggio di cinque minuti in uno "Speciale" infinito dedicato all'opera del suo regista è stato, fino a pochi giorni fa, altissimo.
La fortuna (o il suo contrario) ha invece voluto che tutto ciò riuscisse a risolversi nello spazio limitato di questo singolo post, concedendomi però di tenere aperta una piccola possibilità di un (poco probabile) progetto futuro.
Parlando di fortuna (o del suo contrario) mi riferisco al fatto che poco o nulla del materiale girato da George Harrison Marks sia oggi rintracciabile in rete. Magari, e di questo sono consapevole, si tratta di un mio limite, e voi che passate di qua mi farete notare quanto scarso sia il mio acume investigativo. Converrete anche voi, d'altra parte, che è non è facile googlare il nome del regista senza finire, nove volte su dieci, su qualche sito dedicato al quasi omonimo scarafaggio di Liverpool.
Mi viene giusto incontro la wikipedia inglese, che definisce Harrison Marks (1926-1997) come un fotografo glamour inglese, regista di nudies di discreto successo, poi risucchiato nel vortice del porno. Divenne noto nei primi anni Cinquanta grazie alla relazione con la modella Pamela Green (1929-2010), assieme alla quale si mise a commercializzare fotografie di pin-up in bianco e nero delle dimensioni di una cartolina confezionate in set di cinque dentro sacchetti di cellophane. Tali prodotti, distribuiti attraverso librerie ed edicole nella zona di Soho a Londra, diventarono rapidamente popolari, consentendo alla coppia di espandere il business. Nel 1957 lanciarono infatti la rivista "Kamera", 36 magnifiche pagine grondanti donnine poco vestite che ebbe, ovviamente, un successo strepitoso. Alla fine degli anni Cinquanta i due si avventurarono nella produzione di film, il che sfociò, qualche anno dopo, nella realizzazione del lungometraggio "Naked as Nature Intended" (1961), al quale seguirono "The Chimney Sweeps" (1963), "Pattern of Evil" (1967) e "The Naked World of Harrison Marks" (1967), sul set del quale Marks decise bene di cornificare la Green, mettendo di fatto la parola fine alla partnership, sia sentimentale che professionale. I film successivi, come "The Nine Ages of Nakedness" (1969) e "Come Play With Me" (1977), ricevettero minor attenzione, anche perché il nostro, senza la compagna di sempre, iniziò a prendere una deriva che lo portò dal fallimento all'alcolismo e infine a un processo per oscenità.

June Palmer
Ma non è l'ascesa e la caduta di un artigiano del  soft core l'argomento di oggi, bensì "Nightmare on Elm Manor" (1961), conosciuto anche con il titolo alternativo di "Flesh and Fantasie", cortometraggio di soli 5 minuti, privo di sonoro, girato nel 1961 su un delizioso 8 millimetri in bianco e nero. Se qualcuno di voi visitatori stava già pregustando l'idea di una versione hard di "A Nightmare on Elm Street" (Wes Craven, 1984), sono ahimè spiacente di deluderlo.
Per dovere di cronaca, alcune delle versioni reperibili in rete, inclusa quella che trovate in fondo a questo post, sono state modificate inserendo una partitura musicale di sottofondo, per cui, se volete tuffarvi in pieno nei nostalgici anni Sessanta, il mio consiglio è quello di disattivare l'audio.
L'ispirazione è Dracula, come credo si fosse già intuito, che in "Nightmare at Elm Manor" ha il volto di Stuart Samuels, personaggio icona di quasi tutti i film che Marks firmerà nel corso della sua carriera.
È evidente che il corto sia stato girato praticamente a zero budget, ma nonostante ciò, e nonostante l'assenza di sonoro, "Nightmare at Elm Manor" è in grado di offrire più atmosfera e più suspense di quanto ci si aspetterebbe da una produzione amatoriale del genere. La trama è prevedibilmente semplice: una giovane donna giunge in una vecchia e inquietante dimora per trascorrerci la notte e qui viene perseguitata dal sinistro maggiordomo (Staurt Samuels, appunto). Dato il pedigree del regista, non sorprende che il vero scopo di questo cortometraggio sia quello di mostrare il fascino della stellina June Palmer (altra grande musa di Harrison Marks), che qui appare più che lieta di mostrarsi nuda davanti alla macchina da presa. Non credo anzi di andare molto lontano dalla verità dicendo che "Nightmare at Elm Manor" sia davvero tutta una questione di tette e culi, e che la trama horror ricamataci tutt'attorno sia solo casuale. La giovane attrice, per una ragione o per l'altra, non fa altro che esporre il suo prorompente seno dall'inizio alla fine: o si veste o si spoglia, e quando non è impegnata in una di queste due attività corre in giro per l'edificio indossando una misera vestaglia trasparente che le scivola di continuo. Ai di là di ciò che si potrebbe pensare, "Nightmare at Elm Manor" è sorprendentemente divertente, soprattutto per il comportamento della protagonista che, come qualsiasi scream-queen in qualsiasi film horror degno di questo nome, si comporta in maniera completamente assurda (a meno che voi non consideriate logico spazzolarsi i capelli e mettersi il rossetto prima di coricarsi).

Stuart Samuels
In verità non è nemmeno del tutto corretto sostenere, come ho fatto poc'anzi, che la trama horror scelta da Marks sia del tutto casuale. Non dimentichiamoci che il vampiro è l'archetipo del predatore sessuale, che ipnotizza le creature più deboli, le seduce e le accompagna infine all'estasi suprema della morte e della conseguente resurrezione anticristiana. In quanto tale, il vampiro è anche metafora del trasgressivo: irrompe nella vita normale delle persone e ne frantuma i valori fondamentali, spezza le catena dell'ordine familiare e le imposizioni della Chiesa, mettendo in discussione tutto ciò che viene normalmente definito "ordine delle cose". E tale trasgressione è spesso bene accetta, al di là dell'aspetto terrificante della situazione che, inevitabilmente, si sposta in secondo piano: nel romanzo di Stoker, Jonathan Harker non pare intenzionato a respingere le tre madamigelle che si apprestavano a morderlo sul collo, così come Lucy non respinge il pipistrello-vampiro che batte forsennatamente le ali sui vetri della sua finestra. Vi è quindi anche un aspetto SM da non sottovalutare e quale miglior spunto se non il vampiro può esserci per poter sviluppare qualcosa in questo ambito? George Harrison Marks ha quindi inteso, e questo è il mio parere, sottolineare quest'aspetto, meritandosi senza dubbio di entrare a far parte della serie di opere "Obsploitation Cult" alle quali sto dedicando ampio spazio da qualche anno a questa parte.
Non mi resta a questo punto che mettere la parola fine a questo lungo discorso, lasciandovi finalmente alla visione di "Nightmare on Elm Manor". Non ci sono particolari suggerimenti che io possa darvi: assicuratevi solo che non ci siano bambini nei paraggi per i prossimi cinque minuti e potete affrontare il tutto serenamente. Ricordatevi piuttosto del mio consiglio di escludere la traccia audio, a mio parere superflua e... buon divertimento.

Post Scriptum: se qualcuno dovesse trovare in rete qualcuno dei titoli di Harrison Marks, sarei felice se condividesse l'informazione. Io ho trovato su Archive solo i cortometraggi "Making Hay" (1960) e "Attic Queen" (1960), entrambi assolutamente superflui (praticamente dei noiosissimi streaptease), mentre su Amazon, a un prezzo assurdo, il DVD di "Come Play With Me" (1977).



14 commenti:

  1. Beh, devo dire che la signorina June Palmer non è affatto male 😁. E Samuels è inquietantissimo. La scena finale è semplice ma d'effetto.
    Bello questo breve exploitation vintage :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È la tipica bellezza prosperosa di quegli anni, con in più un viso caruccio. Strano che non sia diventata famosa come alcune sue coetanee, ma evidentemente le sue doti di recitazione erano tutte qui in questo corto...

      Elimina
  2. Risposte
    1. Incredibilmente inquietante, direi. Anche pensando al fatto che renderlo tale forse non era il suo obiettivo primario...

      Elimina
  3. Mmmmm quella GIF con citazione libraria fa vibrare tutti i miei sensi :-P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La buona notizia (o brutta, a seconda dei punti di vista) è che non si tratta affatto di uno pseudobiblion. L'enciclopedia "of Witchcraft & Demonology" di Russell Hope Robbins è un classico che, a giudicare dalle immagini che ho trovato qui sembra offrire anche molto più di quanto prometta.
      La prima edizione è del 1959, quindi quella che si vede nel cortometraggio era una vera novità libraria dell'epoca.

      Elimina
  4. Ci sono alcune ingenuità come sottolineavi, però indubbiamente rispetto ai cortometraggi erotici amatoriali degli anni '80 è molto superiore in termini di regia (ho fatto il confronto con gli anni '80 perché non conosco granché la produzione delle decadi più recenti ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La cosa interessante di questi piccoli esperimenti anni Sessanta è che si contaminava il tema principale (i nudi femminili) con atmosfere drammatiche, tentando magari di inserirci pure un significato di qualsiasi tipo, teso a giustificare la loro stessa esistenza. Involontariamente sono uscite delle opere ai nostri occhi strepitose. Quando anni dopo la censura ha abbassato la guardia, ogni sforzo non aveva più senso e tutto ciò che è rimasto è dimenticabile senza ripensamenti.

      Elimina
  5. Sarà perché è un cortometraggio ma, per come è girato, sembra più vecchio dell'inizio degli anni Sessanta. Bello però, specialmente alcune scene, come quella dello specchio che riflette qualcosa che non c'è (o c'è).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per come è girato ricorda molto gli anni Trenta e forse non è un caso se questo vampiro assomiglia vagamente al Nosferatu di Murnau. Viceversa molte idee sono modernissime: la scena dello specchio che citi tu, ma anche il finale a sorpresa, piuttosto atipico in quegli anni...

      Elimina
  6. Pare altro che un horror...comunque non male ;)

    RispondiElimina
  7. Grazie per la riproposta, la Palmer non è per niente male...e il film è fantastico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Possiamo dire che è un film che soddisfa più di un palato...

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...