venerdì 18 dicembre 2020

Come fu che Houdini scrisse un racconto per il Weird Tales (Pt.2)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

«Il mio compito sarà mettere per iscritto la storia, aggiungendo ad essa alcuni dei miei elementi più macabri. Non so quanto potrò spingermi in là, perché a giudicare da un racconto di Houdini, che Henneberger mi ha mandato a titolo di esempio, mi pare che la sua intenzione sia quella di spacciare delle avventure degne del barone di Münchausen come vicende vissute. Basta una sola occhiata per rendersi conto che Houdini è una persona dall’ego smisurato. In ogni caso, credo di poter realizzare qualcosa di abbastanza scioccante…». 

Harry Houdini (1874–1926)
Lovecraft
sapeva benissimo ciò che i lettori cercavano in Houdini, e li accontentò lasciando inalterata l’ossatura proposta dal committente, ovvero quella di una vicenda in cui il l’eroe veniva attaccato, legato e gettato nei più profondi recessi di un tempio sotterraneo, dal quale egli si sarebbe in seguito agilmente liberato. 
“Dolori che prima non avevo avvertito mi attanagliavano braccia e gambe, mentre avevo l’impressione di essere coperto da uno strato di sangue secco così abbondante che non poteva essere uscito dai tagli e dalle abrasioni che mi ero fatto durante la discesa. […] Cominciai a lavorare sulle corde e sfruttai l’esperienza di un’intera vita dedicata all’arte di evadere e liberarmi: lo avevo fatto centinaia di volte fra il bagliore dei riflettori e l’applauso del pubblico. […] Una volta fuori dalle corde, senza il bavaglio e con gli occhi in grado di distinguere un’eventuale fonte di luce, mi sarei divertito ad affrontare i miei perfidi e vili avversari. […] Quanto tempo mi ci volle per liberarmi, non sono in grado di dirlo.”
Riuscì però a utilizzare tutti gli stilemi del suo orrore cosmico: mostri grotteschi dall’anatomia indescrivibile, orrori in agguato dietro l’angolo di una realtà ordinaria, l'incapacità della mente umana di comprendere terribili verità. Tutto questo con il suo stile unico, perfettamente riconoscibile.
“Da uno strato ancor più profondo delle viscere della terra venivano suoni ritmati e precisi, diversi da ciò che avevo udito in vita mia. […] Le divinità di tutti i pantheon intercedano affinché nulla di simile giunga più alle mie orecchie: perché un momento dopo percepii, debole e distante, il morboso e millenario scalpiccio delle creature in marcia. […] zampe, chele, passi, piedi, ventri che strisciavano […] Le mummie senz’anima… il punto di raduno dei ka erranti… le orde di dinastie maledette scomparse da quaranta secoli… le mummie guidate, attraverso gli estremi abissi della notte, dal re Chefren e dalla sua diabolica consorte, la regina Nikotoris…”
Chefren (2575-? a.C.)
Denudato dagli incubi di Lovecraft e dalle idee di Houdini, “Imprisoned with the Pharaohs” ha l’enorme merito di guidare il lettore alla scoperta di due personaggi storici dalla reputazione piuttosto sgradevole. Il primo di questi, Khafra, meglio noto come Chefren, fu il costruttore della seconda più grande piramide di Giza e (probabilmente) della Grande Sfinge. Erodoto e altri storici greci lo dipinsero come un sovrano crudele ed eretico, che chiuse i templi dell'Egitto e fece precipitare la terra nella miseria (Storie II; 127–28) e la cui megalomania, e questo mi pare sia evidente, fu seconda solo a quella di suo padre Khufu (Cheope). Il secondo personaggio, Nitokerty, più nota come Nitokris, è tuttora oggetto di dibattito tra gli studiosi di egittologia: alcuni accettano quegli antichi resoconti che la vogliono sovrana negli ultimi anni della Sesta dinastia, altri negano la sua stessa esistenza. Descrivendo il suo disagio vicino anche alla più piccola piramide, Lovecraft spiega che quello era il luogo dove fu seppellita la regina Nitokerty, colei che “una volta aveva invitato tutti i suoi nemici a una grande festa in un tempio sotto il livello del Nilo, e poi li aveva affogati facendo aprire le chiuse”. Un aneddoto degno dello scrittore horror, certo, ma affatto di sua invenzione. Erodoto racconta come Nitokerty si vendicò degli assassini di suo fratello:
«La donna che regnò […], per vendicare il fratello, […] costruì una vastissima sala sotterranea, e finse di inaugurarla; ma era un tranello. Invitò quegli Egiziani che sapeva maggiormente responsabili dell'uccisione, e offrì un banchetto; ma durante il convito lanciò contro di loro la corrente del fiume, immessa in un largo condotto segreto. […] Per sfuggire alla vendetta, si sarebbe, dopo il fatto, gettata in una stanza piena di cenere ardente.» (Erodoto, Storie II; 100)
L'associazione di Nitokerty con la Piramide di Micerino, terza e più piccola delle Piramidi di Giza, proviene dal sacerdote-storico Manetone: egli definisce Nitokris "La più bella e la più nobile delle donne del suo tempo, di carnagione chiara e con le guance rosate, che innalzò la terza piramide" (The History of Egypt, 55), ma fu probabilmente tratto in inganno dalla somiglianza tra il nome regale di Nitocris, Menkara, e il nome originario di Micerino, Menkaura.

Nitokris (2200-2195  a.C.)
Tornando al racconto, Lovecraft dedicò molto tempo alla ricerca delle ambientazioni nei libri pubblicati dal Metropolitan Museum of Art e a visitare spesso le mostre egiziane del museo e ciò è evidente soprattutto nella prima parte, nella quale il nostro si lascia trasportare in un’accurata descrizione dell’altopiano di Giza e dei suoi misteri. Il risultato, come detto, fu pubblicato nella primavera del 1924 da Weird Tales e fu accreditato esclusivamente a Houdini. Solo nella ristampa del 1939, in una nota in calce, il nome del vero autore fu finalmente reso pubblico. 
Curioso l’aneddoto riferito da S.T. Joshi, editore e biografo di HPL, secondo il quale il nostro smarrì il manoscritto originale di "Imprisoned with the Pharaohs" alla stazione di Providence mentre si recava a New York per unirsi in matrimonio con Sonia Greene: vista l’urgenza, l’incidente costrinse l’autore e sua moglie a trascorrere la prima notte di nozze ribattendo al meglio tutto il racconto. Da notare che il titolo originale dell'opera, "Under the Pyramids", ci è noto solo per via dell’annuncio che HPL, in quei giorni, fece inserire nella rubrica “Persi e ritrovati” del “The Providence Journal”.
Nonostante l’impronta personale data da Lovecraft, Houdini accolse favorevolmente il risultato, al punto che i due uomini collaborarono in seguito a diversi progetti, tra cui il leggendario saggio sullo spiritismo “The Cancer of Superstition”, fino a pochi anni fa considerato perduto, che lo scrittore scrisse su commissione del grande illusionista e mai portato a termine a causa della morte di quest’ultimo.
L’idea lovecraftiana di "Under the Pyramids" non si concluse però in quella primavera del 1924. Lo spirito di Khafra fu reincarnato dal nostro nell’abominevole Nephren-Ka della sua mitologia (*) in un momento successivo (**), e quest’ultimo ebbe poi modo di reincarnarsi nuovamente negli scritti di Robert Bloch, Lin Carter, John Cockcroft, G. Arthur Rahman, Philip J. Rahman, Robert C. Culp, Ann K. Schwader e molti altri. Ma questa è evidentemente una lunga storia che vale la pena raccontare in separata sede. A grandi linee direi dopo la pausa natalizia.

(*) Estratto da "L'estraneo" (The Outsider, 1926): “Ora cavalco con spettri beffardi e amichevoli sui venti della notte, e gioco di giorno tra le catacombe di Nephren-Ka nella chiusa e sconosciuta valle di Hadoth vicino al Nilo. So che la luce non è per me, tranne quella della luna sopra le tombe di roccia di Neb, e nemmeno l’allegria, a parte gli innominabili festini di Nitokris al di sotto della Grande Piramide, eppure nella mia nuova condizione di selvaggia libertà quasi accolgo l’amarezza della mia estraneità.”. - Estratto da "L'abitatore del buio" (The Haunter of the Dark, 1937): “Il faraone Nephren-Ka le dedicò un tempio con un cripta senza aperture, e con l'ausilio della pietra fece cose tali per cui il suo nome fu cancellato da ogni monumento e da tutti i documenti. Fra le rovine del tempio maligno, distrutto dai sacerdoti e dal nuovo faraone, esso rimase celato finché il badile d'un archeologo non lo disseppellì per la dannazione del genere umano.". 

(**) In realtà qualsiasi biografia di Lovecraft sostiene che il racconto “The Outsider”, sebbene uscito su Weird Tales nell’aprile del 1926, sia stato scritto nel 1921, anticipando quindi “Under the Pyramids” di qualche anno. La mia teoria (e vi prego, prendetela come tale) è che i personaggi di Nitokris e di Nephren-Ka siano stati aggiunti al racconto in una revisione successiva, posteriore al lavoro su commissione che HPL fece per conto di Houdini. A sostegno della mia tesi il particolare, riportato da più fonti, che Lovecraft abbia speso del tempo a documentarsi sulla storia egizia proprio in occasione di “Under the Pyramids”, e non prima. La pubblicazione a un solo mese di distanza dei due racconti potrebbe quindi confermare quest’ipotesi.



10 commenti:

  1. Aspettavo la conclusione della storia per commentare. Pur sapendo dell'esistenza della collaborazione tra Houdini e Lovecraft, non conoscevo tutti questi interessanti dettagli. L'unica monografia di tipo saggistico che ho in casa su Lovecraft, un volumetto della collana "Il castoro" del 1979 di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco che credo sia una specie di rarità, dedica solo un paio di righe a "Imprisoned with the Pharaohs": "scritto per conto del mago Houdini, racconta di un immenso mostro celato sotto le piramidi (con tutta probabilità la stessa Sfinge in carne e ossa)". Ecco tutto quel che sapevo.
    E vedo che ti stai per imbarcare in un'altra temeraria avventura a puntate, che si preannuncia all'altezza del Re in giallo o giù di lì. Ottimo ^__^

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    1. Il mio più grosso problema, quando scrivo, è che non riesco a impedirmi di espandere i miei orizzonti. E così, quando mi metto a scrivere un post come questo, finisce per diventare una specie di saggio che sono poi costretto a spalmare nel tempo. Stavolta non sarà però un'avventura temeraria come quella del Re in Giallo: uscirò tra gennaio e febbraio con altri tre o quattro post "egiziani" e poi metterò la parola fine.

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  2. M'incuriosisce il riferimento al barone di Münchausen, si vede le sue storieche dovevano essere molto popolari in quel periodotra gli appassionati sia della narrativa fantastica. Più o meno un paio di anni dopo Hugo Gernsback sulle pagine di "Amazing Stories" lanciò una serie delle nuove avventure del barone stavolta finito su Marte scritte da lui che presentò come conversazioni intercorse tra lui ed il barone. storie che all'apoca ebbero un discreto successo tra i lettori del nascente genere della scienti-fiction. In quanto all'avvenuta e tardiva attribuzione a Lovecraft solo nel 1939 si può spiegare facilmente: H.P.L era morto un paio di anni prima e "Weird Tales" nel tentativo di mantenersi a galla cercò di ristampare (o di trovare inediti) quante più possibili opere dello scrittore di Providence. In particolare l'allora direttore Farnsworth Wright che come sai ebbe un rapporto complicato con H.P.L finì per accettare molte delle cose che in passato aveva rifiutato del grande autore.
    Ottimo articolo, come sempre.

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    1. Nonostante il nome impronunciabile, il barone di Münchausen, oggi praticamente dimenticato, raggiunse una grande popolarità anche in Italia negli anni in cui io e te eravamo bambini. I miei ricordi sono abbastanza vaghi ma credo* risalgano ai tempi in cui leggevo "il Giornalino", la rivista a fumetti di estrazione cattolica che ogni tanto riuscivo a farmi comprare.
      (*) Ho scritto "credo" non perché abbia certezza di averlo letto proprio lì (ho sbirciato su wikipedia per scoprire che c'era), ma solo perché non vedo altro modo per cui quel nome abbia potuto farmi accendere la famosa "lampadina".
      Wright e HPL non avevano un rapporto complicato: si odiavano proprio a morte. Mi chiedo quanti altri racconti di Lovecraft avremmo potuto leggere se quel dannato editore non gli avesse perennemente messo i bastoni tra le ruote.

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    2. Tra i due quello che provasse più rancore od odio fosse Wright, il fatto che lui fosse stato la seconda scelta di Henneberg come direttore di W.T dopo Baird (Henneberg avrebbe voluto proprio H.P.L al timone della rivista ma Lovecraft non se la sentì) gli dovette bruciare a lungo. Lovecraft invece nutriva sentimenti più ambivalenti, sentiva di aver bisogno dei soldi (pochi ma indispensabili) che guadagnava con le storie che piazzava su W.T ma lo chiamava "Farny il Volpone). F. Wright in seguito avrebbe rimpianto i vari racconti rifiutati, dopo la morte di H.P.L per evitare il fallimento di W.T accettò pagandoli di più parecchi dei lavori che in precedenza aveva respinto. Kenneth Sterling che con Lovecraft aveva collaborato alla stesura del racconto "Nel Labirinto di Eryx" dichiarò che spesso sia lui che altri conoscenti del Solitario di Providence, alla luce dei vari rifiuti praticati da Wright, tentarono di convincere lo scrittore a dedicarsi quasi esclusivamente alla fantascienza, ed infatti tutte le rare volte che lo stesso Lovecraft propose(o lo fecero i suoi amici per lui)dei suoi racconti a delle riviste di fantascienza queste vennero accettate entusiasticamente, come accadde con il racconto "The Color out of Space" (che considero come uno dei suoi capolavori) pubblicato su "Amazing Stories". I problemi però in quel caso furono due: da un lato Lovecraft pur essendo un grande appassionato, ed infatti le sue storie diventano sempre più pervase da elementi scientifici e fantascientifici non apprezzava certe pieghe che la nascente fantascienza stata prendendo in quel periodo (quelle del tipo "l'eroe bello, alto, americano e biondo distrugge da solo gli invasori alieni, salva il mondo e conquista la principessa marziana", H.P, era un razionalista avrebbe apprezzato un maggiore rigore scientifico). Secondo particolare. Wright era quello che si vuole però pagava, poco ma pagavamentre da testimonianze del periodo per farsi pagare da Gernsback bisognava minacciare di fargli causa. Non so se sia vero, ma quello è quanto dichiara lo stesso Sterling e tanti altri. Io però mi chiedo che Weird Tales sarebbe stata quella diretta da Lovecraft?

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    3. Gernsback non pagava? Ma che bell'individuo! In pratica ha creato una rivista che è diventata mitologica sulla pelle di chi scriveva? Mi spiego allora come mai HPL abbia solo sporadicamente pubblicato su riviste che non fossero Weird Tales...

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  3. Diciamo un divertissment in cui l'autore ha inserito citazioni dotte, citazioni dal proprio universo letterario e palesi riferimenti all'illustre committente / autore di facciata.
    Mi chiedo se lo abbia scritto con piacere, o con fastidio solo per incassare il compenso...

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    1. Non vedo che piacere di possa avere nell'editare (anzi, nel riscrivere praticamente daccapo) un racconto spazzatura. Soprattutto non avrà avuto piacere nel riscriverlo di fretta in una sola notte (e che notte) dopo aver malauguratamente smarrito la prima stesura.

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  4. Evviva! Recuperati questi due post. Allora, io credo che le 'wicked minds', se affini, si incontrino sempre ad un certo punto della vita e anche se devo ammettere di non sapere nulla di questa amicizia/collaborazione, leggendone mi pare quasi naturale. Come se certe figure emanassero un'aura che vibra e che in qualche modo si avverte. Attendo la continuazione del post per conoscere di più circa le avventure del manoscritto e ti ringrazio sempre per questi articoli!
    Ciao Obs!!

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    1. I post che seguiranno a inizio del 2021 andranno a scavare in una montagna di rimandi e citazioni che, come ormai saprai leggendomi, sono una delle attività preferite da questo blogger.

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