mercoledì 6 gennaio 2021

Traditi dalla fretta #22

Apriamo gli occhi e ci ritroviamo catapultati nel 2021, l'anno, secondo l'opinione generale, del sospirato ritorno alla normalità. Mentre aspettiamo che questa presunta normalità magicamente si realizzi, continuiamo il nostro percorso sul blog provando a far finta che il mondo là fuori non sia andato in malora. 
Avrete forse notato che, per la prima volta nella sua storia, The Obsidian Mirror non ha rispettato la sua tradizionale pausa natalizia. Ciò è dovuto più al caso che a una vera intenzione: l'ultimo post dell'anno sarebbe dovuto uscire la vigilia di Natale, ma vista la gustosa occasione, giunta improvvisamente, di poter presentare il più recente corto di Luigi Parisi, ho fatto slittare la scaletta arrivando in tal modo a ridosso del Capodanno. A questo punto, mi sono detto, tanto valeva proseguire senza interruzioni. In fondo, considerata la frequenza di pubblicazione che mi sono imposto, interrompere avrebbe significato far saltare un unico post, il che non avrebbe poi fatto molta differenza. Tanto vale uscire ora con una nuova puntata di "Traditi dalla fretta", che, come ho già detto altre volte, a livello di impegno personale porta via davvero molto poco. Anche perché, detto tra noi, negli ultimi mesi del 2020 ho annotato davvero un sacco di novità da segnalare e attendere ancora sarebbe stato stupido. E poi, stanotte dovrebbe essere arrivata la Befana! Chissà mai che nella sua calza non ci sia almeno una tra le cosettine elencate qui di seguito...

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
 MONTEBUIO (IL RITORNO)

Credo sia superfluo ricordare chi sia Danilo Arona, senza ombra di dubbio una delle firme più importanti (se non la più importante) della letteratura horror contemporanea nel nostro paese. A lui tutti i nostri scrittori di genere fanno riferimento, cercando di rievocare con sforzi più o meno grandi ciò che a lui pare riesca facilissimo. Ammetto di non aver letto moltissimo di Arona, ma vi giuro che quel poco che ho letto mi ha fatto rizzare i peli delle braccia come una calamita nonostante, lo sapete, io non sia uno che facilmente si lascia terrorizzare. "Montebuio (il ritorno)" è il seguito ufficiale di "L’estate di Montebuio", romanzo “cult” del 2009 scritto da Danilo Arona. Esiste, per dovere di cronaca, anche un "Autunno di Montebuio" che l'Autore alessandrino scrisse a quattro mani, nel 2012, con l'esordiente Micol Des Gouges, ma in quel caso di trattò più di uno spin-off che di un regolare secondo capitolo. Andrebbe quindi recuperato per dovere di completezza, ma non è necessario ai fini della comprensione del nuovo episodio, uscito dalle sempre sorprendenti rotative della casa editrice Weird Book.
Arroccato a quasi mille metri sull’Appennino Ligure, il piccolo paese di Montebuio sembrerebbe il classico borgo in procinto di trasformarsi in una località desolata e dimenticata da Dio e dagli uomini. Ma nulla è ciò che sembra. Sopra il paese – trentadue abitanti, da sempre lo stesso numero – incombe a quattrocento metri più in alto un’imponente ex-colonia fascista, un mostruoso edificio circondato da un antico alone di mistero, ora divenuto una discarica per giostre dismesse e reperti di Luna Park. Così, a inizio estate convergono a Montebuio nello spazio ristretto di un fine settimana, un anziano scrittore in declino, il suo giovane discepolo, un’affascinante agente letteraria che si chiama Cassandra e la sua enigmatica figlia di dodici anni. Ognuno con intenti diversi. E la Cosa Dormiente nella colonia si risveglia. Con effetti catastrofici… (Link)

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
 LAMPADEDROMIE

L’antica tradizione napoletana delle corse con fiaccole, nata nella Magna Grecia, ha dato il nome a questa collana digitale acquistabile su Amazon, che vede “correre” squadre di due o più autori sulla pista dell’insolito, passandosi il testimone di una torcia con cui affrontare ombre e visioni dell’immaginario weird.  
Senza gli affanni e la competizione di una gara, le antologie della collana intendono essere una simbolica staffetta nelle mille sfumature del fantastico, horror, surreale, gotico, grottesco, ecc. Agili batterie di racconti dove voci e stili diversi vanno a misurarsi sullo stesso tema o contrappongono dialetticamente i propri mondi, un mélange che le cover originali vogliono evocare omaggiando i surrealistici deliri di Dave Mc Kean. 
Ideata e curata da Lorenzo Nicotra e Fabio Lastrucci, impegnati anche come autori dalle prime uscite della pubblicazione, la collana aperiodica vara l’attività della casa editrice amatoriale Sidera Errantia, realtà indie che, come recita il proprio nome (Stelle vagabonde), intende muoversi su orbite diverse, spaziando tra letteratura, saggistica, fumetto e illustrazione.
Il volume 1 accosta una coppia di racconti che condividono gli scenari desolati di due possibili apocalissi, un tema reso purtroppo attuale dalla cronaca, sempre meno lontana dagli incubi della Twilight zone di Rod Sterling. 
Nelle atmosfere rarefatte e quasi oniriche di “PolvereLorenzo Nicotra segue con poetici accenti una coppia di sopravvissuti vagare in un tempo azzerato alla ricerca di qualcosa che dia un senso alla propria vita senza più futuro né scopo. “Adeus – soliloqui dalla Fine del Mondo” di Fabio Lastrucci racconta invece il sanguigno corpo a corpo di un solitario superstite con ciò che resta della sua città, Napoli. Tra ironici fantasmi personali e amarezze, la metropoli deserta si mostrerà ancora una presenza scettica e ingombrante come in passato.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
 L'ESTATE DEI FIORI ARTICI

Ivano Landi non è forse il blogger che seguo in assoluto da più tempo ma, tra alti e bassi, è certamente uno dei pochi che ha sempre sostenuto con entusiasmo, a volte ingiustificato, la mia stessa carriera di scribacchino digitale. Non è per simpatia o per gratitudine però che sto presentando oggi "L'estate dei Fiori Artici", quella che vuole essere la cronaca dettagliata di una breve fase della vita dell'"io narrante" sopra citato, ma è per una ferma certezza che tutto ciò che esce dalla sua penna vada letta per una forma di fede. Tutto ciò che Ivano ha scritto in questi anni su "Cronache del tempo del sogno" è infatti molto più di un semplice fare blogging per noia o per diletto, è un modo per diffondere cultura, quella con l'iniziale maiuscola, che oggi è cosa assai rara nel desolato scenario del web così come lo conosciamo. Comprato a scatola chiusa, non l'ho ancora letto solo a causa di impegni pregressi, ma è solo questione di tempo.
Gli anni ’70 del secolo scorso volgono ormai al termine quando un ex studente d’arte dà inizio, con il suo migliore amico, a un viaggio in autostop dall’Italia verso la favoleggiata Irlanda, da lui vista come una terra di miti e folklore ancora viventi. Troverà però presto ad attenderlo, nella parte francese del tragitto, un crescendo di situazioni tale da costringerlo, nel giro di un paio di giorni appena, a un rapido ripensamento e a un ritorno forzato. Ridimensionare poi le proprie ambizioni, e orientarsi sulla vicina costa tirrenica come meta di ripiego, gli sembrerà la miglior soluzione da prendere per salvarsi le vacanze estive. Non può certo sapere che la breve distanza non servirà a metterlo al riparo da un nuovo imprevisto, nella forma stavolta di cinque giovani vacanzieri con cui si trova a dover condividere, su un vagone di treno, uno stesso scompartimento. Basterà infatti che i cinque, due ragazzi e tre ragazze, decidano a un certo punto di coinvolgerlo nelle loro interazioni, perché anche si avvii, per lui, un susseguirsi di esperienze ben più decisive e sorprendenti di quelle sperimentate nel precedente viaggio. Vissute attraverso gli occhi del loro principale protagonista, le vicende de "L’Estate dei Fiori Artici" evocano un insieme di temi che spaziano dal culto del viaggio e dei poeti maledetti all’educazione sentimentale, dall’esoterismo e le riflessioni letterarie alla cultura pop. Il tutto sullo sfondo lontano di un’epoca di passaggio che, mentre da un lato sembra dar consistenza ai sogni e alle aspirazioni eredità dei due decenni precedenti, dall’altro anticipa già, con la profondità delle sue crisi e trasformazioni, le disillusioni prossime a venire.
Il libro è ordinabile su Amazon, in ebook o in cartaceo. Vari articoli di presentazione si possono leggere qui, qui, qui e qui.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
I VICINI DI CASA

Non so a voi, ma a me certi vicini di casa inquietano parecchio. Non parlo delle famiglie con bambini casinari che, con agghiacciante puntualità, disturbano quei pochi momenti in cui desidero rilassarmi, bensì di quei vicini che non si sa bene cosa facciano quando la porta si chiude alle loro spalle. Io, agli occhi degli altri, potrei essere uno di questi ultimi. Riservato, silenzioso e discreto tra le mura domestiche, ratto nell'uscire e nel rientrare agli orari prefissati, poche visite che possano comunicare agli altri un senso di normalità. E anche se non nascondo nulla di raccapricciante, niente scheletri nell'armadio e niente cadaveri nel frigorifero, non escludo che qualcuno possa averlo pensato. E magari ci abbia scritto un libro.
 "1974. "Il vicino di casa" è un film spaventoso, terribile, per come lo percepii all'epoca. Quello che mi lasciò dentro è tutt'ora immenso e credo abbia contribuito a condizionare e indirizzare le mie inclinazioni artistiche ancora latenti. Fino a immaginare e poter realizzare questo libro. Adoro i racconti. Adoro le storie di interni. Adoro il riverbero particolare dei suoni che si muovono all'interno dei fabbricati. Adoro non capire dai rumori cosa stiano facendo i vicini, specie se non accompagnati dalle loro voci. Adoro sentire i passi provenire dal piano di sopra anche se mi danno fastidio. Può succedere di tutto, quando non vedi cosa c'è dall'altra parte. Le pareti fra un appartamento e l'altro sono la grande, perenne metafora dei misteri e degli interrogativi che ci separano dalla vita dopo la morte. Nella notte, questi suoni sembrano provenire da dimensioni lovecraftiane. Quelle voci dei piani inferiori, invece, dalle sepolture di Edgar Allan Poe. Benvenuti, allora, in questo fantasmagorico e allucinato viaggio nell'orrore. I vostri nuovi vicini di casa vi aspettano a braccia aperte. Non saranno come ve li immaginate". (Paolo Di Orazio). Lo trovate su Amazon oppure dai tipi della Watson.

Segnalazioni, divagazioni, varie ed eventuali  
CREEPY TALES

Ideale per una lettura natalizia, anche se il Natale ormai è passato da un pezzo, una bella storia dell'orrore che ben si riallaccia alla tradizione gotica britannica non può mancare. Tutto ciò che serve è una comoda poltrona, una fonte di illuminazione, meglio se tenue, e magari un gatto disteso sul tappeto di fronte al camino. A tutto il resto ci ha pensato Miriam Palombi, appassionata di simbologia e storia medioevale e scrittrice con ormai al suo attivo numerosi tra racconti e romanzi. Per i tipi di Watson arriva giusto in tempo per scaldare questo inverno quello che il suo editore definisce "un libro dark che richiama alla mente il miglior Dickens".
Primi del ‘900. Benjamin è un giovane orfano, ospite del st. Grace and Mercy, brefotrofio nei pressi di un piccolo villaggio inglese. Fin da subito si rende conto che l’istituto per ragazzi abbandonati non è il luogo rassicurante che tutti credono. Nel silenzio delle stanze vuote si muovono creature inquietanti.
La scoperta di strane incisioni e stralci di una tetra filastrocca convinceranno Benjamin dell’esistenza di un mondo oscuro, in cui la Natura ha perso tutto il suo aspetto benevolo.
Ad aiutarlo nell’impresa c’è Archibald Morgestein, enigmatico antiquario. Benjamin non ha altra scelta che persistere nella ricerca della verità per scoprire cosa in realtà si nasconde tra le mura dell’orfanotrofio. Una sola consapevolezza lo guiderà: alcune favole hanno il cuore più nero dell’inchiostro con il quale sono scritte. Un libro dark che richiama alla mente il miglior Dickens, aggiungendo sfumature horror che ben caratterizzano lo stile dell’autrice. Lo trovate su Amazon oppure sul sito della Watson.

21 commenti:

  1. Che dire....tra Ivano, Lastrucci ed il grande Arona l'anno comincia bene.

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  2. Mi ha fatta sorridere la storia del vicino spaventoso.
    Siamo sicuri che non nascondi cadaveri nel frigorifero? Mah.
    Ahahha
    Buona Epifania e buon anno.

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    1. Mi sta venendo il dubbio anche a me. Fammi andare a controllare....
      No, nessun cadavere (a parte una fesa di tacchino). ^_^
      Buon anno!!!

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  3. Auguri a tutti di trarre grandi soddisfazioni dalle proprie pubblicazioni, però mi sia concesso di porgerli in modo particolare a Ivano.

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    1. Soprattutto a Ivano, che tra l'altro sto leggendo proprio in questi giorni...

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  4. Segnalare, segnalare e segnalare! Il passaparola, oggi, è forse il miglior modo per promuovere opere degne di esser lette, perché vuol dire che qualcuno le ha saggiate e trovate condivisibili. Quindi: grazie delle segnalazioni!

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    1. Il passaparola, e per esteso le recensioni su blog e social vari, sono oggi il modo migliore per scoprire e valutare quello che c'è in giro. So perfettamente che nel mucchio ci sono anche tante marchette, ma quelle si riescono a riconoscere lontano un chilometro.

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  5. Il libro di Ivano Landi mi sembra molto interessante, anche perché io adoro l'ambientazione anni '70!

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  6. Non conosco nessuno, consigliami a scatola chiusa, grazie!

    Spero che stai meglio 👍

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    1. Non conosco i tuoi gusti per cui ti consiglierei l'unico titolo "universale" tra questi: "L'estate dei fiori artici", un romanzo di formazione che bene o male si adatta a qualsiasi lettore.

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    2. Ti ringrazio! Buon weekend!

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  7. Acciperbaccolina! Sparisco dal blog e dal suo circondario per due settimane e guarda che bella sorpresa mi ritrovo davanti al mio ritorno!
    Per ora mi limito a ringraziarti della mega-pubblicità, ma torno al più presto a leggere il resto del post, che mi interessa :-))

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    1. Pubblicità meritata! Sto leggendolo, poche pagine alla volta nei tempi morti, proprio in questi giorni di ripartenza lavorativa (ho terminato il capitolo "Marzia") e non ha affatto deluso le aspettative (enormi) che avevo. Un giorno mi spiegherai come fai a ricordare nei minimi dettagli particolari anche secondari come il colore dei capelli di una tizia seduta accanto a te su un treno preso 40 anni fa....

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    2. Ovviamente le tue parole mi fanno un enorme piacere, Obs. Mi auguro che la soddisfazione ti rimanga intatta fino alla fine della lettura :-)
      In quando al dettaglio dei capelli, come vedrai dal seguito del libro la relazione è stata sufficientemente lunga da giustificare il ricordo ;-)

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    3. OK, allora aspetto di finirlo prima di fare altre domande... ^_^

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  8. Eccomi tornato a leggere con calma tutto il post.
    La storia del vicino di casa mi tocca da... vicino. Anche se i vicini erano in realtà quelli dei miei nonni materni, nella cui abitazione ho trascorso molti fine settimana della mia infanzia. Si trattava di un edificio su tre livelli (credo), con due appartamenti al piano terra (più un negozio di ortofrutta), tre al primo piano... O erano forse quattro? Mai saputo infatti di preciso se la porta oltre l'ultima svolta del corridoio si apriva su un altro appartamento o su una specie di soffitta. Così come non ricordo di aver mai visto, o sentito le voci degli abitanti (o abitante) di uno dei tre appartamenti del primo piano, lo stesso dei miei nonni. L'unico segno della loro/sua presenza era la luce accesa visibile la sera oltre il vetro della parte superiore della loro porta d'ingresso. Per il resto, mistero assoluto. Anche perché i miei nonni non sembravano interagirvi in alcun modo.
    La trama che mi ha attratto di più tra queste è comunque quella del testo di Arona. Mentre quella del romanzo di formazione mi dà un senso di deja-vu (deja-lu?). Anche se non so bene perché XD

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    1. Un condominio degno di un film di Hitchcock! Qualche anno più grande e sono sicuro saresti andato a bussare a quelle porte!
      Arona è un maestro! Anche se questa non è una classifica credo sia sua di diritto la pole-position di questa breve lista. Sul romanzo di formazione anch'io ho delle strane sensazioni...

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    2. Se poi ci aggiungi il bagno esterno agli appartamenti, situato alla fine di una delle diramazioni del corridoio e utilizzato in comune dai miei nonni e da un'altra famiglia dello stesso piano (ma credo non da quella dell'appartamento misterioso che evidentemente doveva averlo interno) completi il quadro.

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    3. Ah, me le ricordo quelle vecchio case di ringhiera con i servizi igienici nelle parti comuni. Avevo una zia che abitava in un posto così. Terribile!
      Il misterioso vicino di casa dei tuoi nonni doveva per forza essersi attrezzato diversamente. E lo comprendo benissimo. Viceversa ci si potrebbe scrivere un racconto su un'infiltrazione di alieni stitici..

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