mercoledì 13 aprile 2011

Maldoror

“I canti di Maldoror” sono un caposaldo della letteratura maledetta dell’ottocento. Si tratta di una raccolta di sei canti, poemi in prosa, scritti dal Conte di Lautréamont, pseudonimo di Isidore Ducasse. Apprezzato successivamente dai surrealisti, “I canti di Maldoror” sono fondamentali e insuperati ancora oggi, visionari ed eccentrici, geniali e compatti.
Lautréamont li scrive febbricitante, il suo stile è ossessivo e nevrotico, asfissiante, le vicende richiamano alla memoria una filosofia sadiana imbevuta di maledettismo rimbaudiano e le immagini offerte, crudeli, necessarie per descrivere l’orrore di una società ipocrita e bestiale, sono presentate con poesia e vigore.
Lo scrittore, morto a 24 anni, è una vera e propria meteora nella letteratura francese e Maldoror, angelo del male, grida disperatamente contro un Dio spietato, “straccione ebbro” o addirittura “frequentatore di prostitute”. Nei sei canti vuole mostrare all’uomo il silenzio di un Dio complice, che ha creato l’uomo appoggiandone addirittura i difetti e i vizi, un Dio che viene costantemente insultato da Maldoror ed estromesso dal suo mondo.
Pur essendo accostabile, per certi versi, a Baudelaire, a Byron e, addirittura, a Poe, nei “Canti di Maldoror” non c’è spazio per l’amore ma solo per la crudeltà, la rabbia e l’aggressione, anche fisica, messa a punto con veri e propri strumenti di tortura. Sono versi liberi, senza freni, variegati e catartici, potenti e blasfemi, non sono di facile lettura, pongono dinanzi al lettore un labirinto da percorrere, pieno di ostacoli e insidie.
Maldoror incarna la rivolta adolescenziale e la vittoria dell'immaginario sul reale. È difficile non essere presi dalle vertigini leggendo i Canti, in questo mondo in perpetuo movimento. Non è possibile dissociare il significato e la forma, la storia e lo stile e certe pagine fanno pensare alle tele più allucinanti di Hieronymus Bosch. Ma la rivolta è derisoria e Lautréamont usa anche tutti i processi di presa di distanza per negare se stesso. Una vena buffonesca, che contrasta con il « sole nero » del satanismo apparente, attraversa l'opera: parodia del naturalismo o del romanticismo più scapigliato, luoghi comuni, apostrofi che si prendono gioco del lettore, ironia sarcastica... Tutte le forme d'ironia sono riunite e notano il disprezzo dell'autore per ciò che racconta. Capace dei più bei poemi, ne deride e costringe il lettore a riderne con lui. È l'adolescente che prende una rivincita sulla miseria umana del secolo, diventando l'eroe di un racconto dove si cancellano le barriere che imprigionano l'uomo. Nel gioco, tutto è permesso: ardente fervore, gioiosa ferocia e metamorfosi.
Il nome stesso dell'eroe, Maldoror, è soggetto ad interpretazione, Si può per esempio leggerci le parole « mal d'aurora » (ovviamente leggendola alla francese), « mal », « horror », « dolor » (dolore in spagnolo, lingua parlata da Isidore Ducasse, nato a Montevideo in Uruguay). Questi nomi fanno riferimento alla profonda malvagità del personaggio ed il suo amore apparente del « male ».
Un libro grottesco e affascinante, una vera provocazione che, ancora oggi, colpisce forte allo stomaco. Breton scriveva che “I Canti di Maldoror scintillano di una luce senza pari; sono l’espressione di una rivelazione totale che sembra andare al di là delle possibilità umane” e aveva centrato in pieno il senso di un’opera straordinaria.

INCIPIT

"Voglia il cielo che il lettore, reso ardito e momentaneamente feroce come ciò che legge, trovi, senza perdere l’orientamento, il suo cammino scosceso e selvaggio attraverso le paludi desolate di queste pagine oscure e avvelenate; infatti, a meno che non applichi alla lettura una logica rigorosa e una tensione intellettuale pari almeno alla sua diffidenza, le esalazioni mortali di questo libro gli impregneranno l’anima come l’acqua lo zucchero. Non è bene che tutti leggano le pagine che seguono; pochi soltanto potranno assaporare senza pericolo questo frutto amaro. Perciò, anima timorosa, prima di avventurarti oltre in queste lande inesplorate, volgi indietro i tacchi, e non in avanti. Ascolta bene ciò che ti dico: volgi indietro i tacchi, non in avanti, come lo sguardo di un figlio che rispettosamente si distolga dall’augusta contemplazione del viso materno; o piuttosto come un angolo a perdita d’occhio di uno stormo di gru intirizzite e pensierose che d’inverno voli possente attraverso il silenzio, a vele spiegate, verso un punto determinato dell’orizzonte da cui si alzi all’improvviso un vento strano e forte, ad annunciar tempesta. A questa vista la gru più vecchia, che da sola è l’avanguardia, scuote la testa come persona saggia e fa schioccare il becco; non è contenta (neppure io lo sarei, al suo posto), e il suo vecchio collo, sguarnito di piume e contemporaneo di tre generazioni di gru, si muove con ondulazioni irritate, presaghe del temporale che si avvicina. Dopo aver scrutato più volte in ogni direzione, con sangue freddo, con gli occhi dell’esperienza, prudentemente, la prima (a lei spetta il privilegio di mostrare le piume della coda alle altre gru d’intelligenza inferiore), con il suo vigile grido di vedetta malinconica per respingere il nemico comune, con flessibilità vira la punta della figura geometrica (forse è un triangolo, ma non si scorge il terzo lato formato nello spazio da questi strani uccelli migratori), ora a babordo, ora a tribordo, come un abile capitano; e, manovrando con ali che non appaiono più grandi di quelle di un passero, poiché non è sciocca imbocca un altro cammino filosofico, più sicuro.

Lettore, è forse l’odio che vuoi ch’io invochi all’inizio di quest’opera? E chi ti dice che non ne fiuterai a volontà le rosse esalazioni, immerso in voluttà innumerevoli, con le tue narici orgogliose, dilatate e secche, rovesciandoti sul ventre come uno squalo, nell’aria bella e nera, lentamente e maestosamente, come se tu capissi davvero l’importanza di quest’atto e l’importanza non minore del tuo legittimo appetito? Ti garantisco, o mostro, ch’esse rallegreranno i due buchi informi del tuo muso schifoso, a condizione però che prima t’impegni a respirare per tremila volte di seguito la coscienza maledetta dell’Eterno! Allora le tue narici, dilatate da un piacere ineffabile, da un’estasi immobile, non chiederanno niente di meglio allo spazio odoroso di profumi e d’incenso; saranno finalmente sazie di una felicità completa, come gli angeli che abitano nella magnificenza e nella pace dei gradevoli cieli.
In poche righe stabilirò che Maldoror fu buono durante i suoi primi anni, in cui visse felice; ecco fatto. In seguito si accorse di essere nato cattivo: straordinaria fatalità! Occultò il suo carattere finché gli fu possibile, per molti anni; ma alla fine, a causa di questa concentrazione innaturale, ogni giorno il sangue gli montava alla testa; finché, non riuscendo più a sopportare una vita simile, si gettò con decisione nella carriera del male… dolce atmosfera! Chi l’avrebbe detto! quando baciava un bambino dal roseo viso, avrebbe voluto staccargli le guance con un rasoio, e l’avrebbe fatto assai spesso se Giustizia, con il suo lungo corteo di punizioni, non glielo avesse impedito. Non era bugiardo, confessava la verità e diceva di essere crudele. Umani, avete udito? e osa riaffermarlo con questa penna tremante! Così, dunque esiste una potenza più forte della volontà… Maledizione! La pietra pretende di sottrarsi alle leggi della gravità? Impossibile. È impossibile che il male voglia allearsi al bene. Proprio come dicevo prima.
C’è gente che scrive per cercare il plauso umano, mettendo a frutto nobili qualità del cuore inventate dall’immaginazione o realmente possedute. Io, uso il mio genio per dipingere le delizie della crudeltà! Delizie non momentanee, artificiali, ma che sono iniziate con l’uomo e con lui finiranno. Forse che il mio genio non è in grado di allearsi con la crudeltà nelle segrete risoluzioni della Provvidenza? o, per il fatto di essere crudeli, non si può avere del genio? Le mie parole ne saranno la prova; basta che mi ascoltiate, se davvero lo volete… Scusate, mi sembrava che mi si fossero rizzati i capelli sulla testa; ma non è niente: con la mano sono riuscito facilmente a rimetterli nella posizione originaria. Chi canta non pretende che le sue cavatine siano una novità; anzi, si compiace che i pensieri alteri e malvagi del suo eroe siano presenti in ogni uomo.
Per tutta la vita ho visto gli uomini dalle spalle strette compiere, senza una sola eccezione, atti stupidi e numerosi, abbrutire i loro simili e pervertire le anime con ogni mezzo. I motivi delle loro azioni li definiscono "la gloria". Assistendo a tali spettacoli, ho cercato di ridere come gli altri; ma ciò, strana imitazione, mi era impossibile. Allora ho preso un coltello dalla lama ben affilata e mi sono tagliato le carni nei punti in cui le labbra si riuniscono. Per un istante credetti di aver raggiunto il mio scopo. Osservai in uno specchio quella bocca straziata di mia volontà! Errore! Del resto, il sangue che colava abbondante dalle due ferite impediva di distinguere se si trattasse veramente del riso degli altri. Ma, dopo un confronto di pochi attimi, mi resi conto che il mio riso non era simile a quello degli umani; cioè, non ridevo. Ho visto gli uomini, con testa orrida e occhi terribili infossati nell’orbita oscura, superare la durezza della roccia, la rigidità dell’acciaio fuso, la crudeltà dello squalo, l’insolenza della gioventù, il furore insensato dei criminali, i tradimenti dell’ipocrita, gli attori più straordinari, la tenacia dei preti, e gli esseri più impenetrabili, i più freddi dei mondi e del cielo; sfiancare i moralisti impegnati a scoprire il loro cuore, e far ricadere su di loro la collera implacabile del cielo. Li ho visti tutti insieme, ora col pugno più robusto rivolto contro il cielo, come quello di un fanciullo perverso contro la madre, probabilmente eccitati da qualche spirito infernale, gli occhi carichi di un rimorso cocente e insieme pieno d’odio, in un silenzio glaciale, senza il coraggio di manifestare le meditazioni vaste e ingrate nascoste nel loro seno, piene a tal punto d’ingiustizia e di orrore, e rattristare di compassione il Dio misericordioso; e ora, a ogni attimo del giorno, dall’inizio dell’infanzia alla fine della vecchiaia, diffondendo anatemi incredibili, privi di senso comune, contro tutto ciò che respira, contro se stessi e la Provvidenza, prostituire le donne e i bambini, e disonorare così le parti del corpo consacrate al pudore. Allora i mari sollevano le acque, inghiottono le assi dei pontili nei loro abissi; gli uragani, i terremoti, rovesciano le case; la peste, le malattie più diverse decimano le famiglie in preghiera. Ma gli uomini non se ne accorgono. Li ho anche visti arrossire, impallidire di vergogna per la loro condotta su questa terra; raramente. Tempeste, sorelle degli uragani; firmamento bluastro di cui non ammetto la bellezza; mare ipocrita, immagine del mio cuore; terra, dal seno misterioso; abitanti delle sfere; universo intero; Dio, che l’hai creato con magnificenza, sei tu che invoco: mostrami un solo uomo che sia buono! Ma la tua grazia decuplichi le mie forze naturali, perché alla vista di un simile mostro potrei morire di stupore; si muore per meno.."

4 commenti:

  1. Da tantissimo tempo voglio leggere questo libro e il tuo commento non fa che aumentare questa voglia! Ne approfitto per complimentarmi con te per il tuo blog che è davvero molto interessante e ben fatto! ti seguo con grande passione e attenzione! Inserisco il tuo sito nel mio blog roll dei preferiti, ho visto che da poco hai iniziato a seguirci (PhilArtdesign) se per caso quello che facciamo ti interessa e vorrai inserirci nel tuo blogroll ne saremmo molto felici! Io ti inserisco cmq perchè trovo veramente bello ciò che fai!
    A presto e ancora complimenti!
    Matteo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per i complimenti. In questo post in realtà c’è molto poco di mio (come si evince dai link riportati in fondo all’articolo). Ero agli inizi e ancora non avevo bene in mente le potenzialità del blog. Da quel giorno molta acqua è passata sotto i ponti e credo che il mio “bloggare” si sia evoluto notevolmente.
      Grazie per avermi inserito nel tuo blogroll. Ho appena fatto altrettanto nei tuoi confronti. Per il momento non ho ancora avuto, ahimè, molto tempo per esplorare la tua “creatura” ma prometto di perderci un po’ di tempo prima possibile.

      Elimina
  2. I tuoi articoli sono davvero molo affascinanti. Le tematiche che affronti sono originali, spesso di nicchia, nel tuo blog si respira un'aria davvero unica, un'atmosfera romantica, gotica, crepuscolare. Gli articoli sono sempre argomentati benissimo, li ho trovati appassionanti da leggere e mi hanno dato spunti di ricerca veramente interessanti. Ho letto con attenzione il tuo about, la tua idea di partenza mi piace molto, ma soprattutto apprezzo molto l'ottica interculturale, il far dialogare tradizioni differenti esaminando altrettante espressioni ed estrisecazioni artistiche. Questa visione senza un centro, frammentaria, variegata, forma un collage importantissimo per darci l'oppurtinità di avere più finestre sul mondo e quindi elaborane un'immagine più complessa e in continuo mutamento. Perciò, a mio pareere, l'obbiettivo che ti eri posto lo trasmetti ottimamente con il tuo lavoro. Complimenti!
    Grazie ancora per i commenti sul nostro blog e per avreci inserito nel tuo blogroll.
    A presto!
    Matteo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. Troppo gentile. La pagina "about" in realtà l'ho scritta oltre due anni fa e sinceramente oggi andrebbe riscritta visto che non c'è più molto di "gotico" nei post che scrivo. Il blog ha subito nel tempo diverse trasformazioni, forse invisibili ad un lettore, ma sostanziali per me che lo vivo tutti i giorni. Peccato solo che il blog, a differenza di un libro, non si legga dall'inizio bensì dalla fine.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...