mercoledì 26 ottobre 2011

Kakashi

Kakashi nasce dalla fantasia di Ito Junji (伊藤潤二), uno dei più famosi autori di manga-horror giapponesi, divenuto precocemente famoso grazie alla sua opera prima, un'agghiacciante racconto intitolato  Tomie (富江), divenuto poi cult e saga di successo ispirando addirittura otto film. "La peculiarità della narrazione di Ito Junji è di mostrare eventi imprevedibili e sconcertanti che scaturiscono da situazioni normali e 'deviazioni' che si manifestano in forme inconcepibili e traumatizzanti. Ogni tentativo di dare un senso a tali eventi non fa che accelerare il passo dell'incauto razioncinatore verso la follia" (Citazione tratta dalla biografia dell'autore nel volume di Tomie - Hazard Edizioni).
Il manga è divenuto ben presto (nello stesso anno della sua realizzazione, il 2001) anche un film, diretto da Norio Tsuruta (鶴田法男),  lo stesso regista del visionario Premonition (予言, Yogen) e del superfluo Ring 0: Birthday (リング0 バースデイ Ringu 0: Bāsudei).

La storia ha il grosso merito di introdurci la leggenda del Kakashi che altro non è se non lo spaventapasseri, queste strane e bizzarre figure a braccia aperte, vestite di vecchi abiti dismessi, che piazzate in mezzo alle coltivazioni, avevano un tempo il compito di spaventare non tanto gli innocenti passeri, quanto i corvi (come rende meglio il termine inglese Scarecrow). Erano, quindi, l’evidente testimonianza della lotto dell’uomo contro i pericoli della natura rispetto al bene più prezioso di cui disponeva per assicurare il sostentamento della famiglia. Gli spaventapasseri hanno ispirato nei secoli fiabe, miti e leggende, non limitandosi quindi al loro compito anti-volatili, bensì rappresentando un potente amuleto contro gli spiriti e le forze del male.

La protagonista della storia, Kaoru Yoshikawa, si mette alla ricerca del fratello scomparso (Tsuyoshi) dopo aver rinvenuto una lettera misteriosa. La sua lenta ricerca la conduce a "Kozukata-Mura" un sinistro villaggio dell'entroterra giapponese, accessibile solo attraverso una stretta galleria scavata nella montagna, dove vive l'ex-fidanzata del fratello, Izumi, con i suoi genitori. Nel suddetto villaggio, dove tra l'altro fervono i preparativi per l'annuale festival del Kakashi, la scorbutica popolazione sembra non veder di buon occhio la nuova arrivata che inizia a far domande ed evidentemente ad impicciarsi di cose che non la riguardano.

La storia in sè appare un deja-vu. Decine di altre storie narrano di una protagonista osteggiata da un'intera comunità, solitamente isolata, che sembrebbe avere qualcosa da nascondere al mondo esterno. Il film scorre via liscio, senza alti nè bassi, concedendo qualche scena ad effetto decisamente ben riuscita. Con questo non voglio stroncare la pellicola che, seppur non raggiungendo le atmosfere inquietanti di Jeepers Creeper (misteriosa creatura malvagia che appare ogni 23 anni per nutrirsi di carne umana), rimane una delle migliori mai realizzate sull'argomento.

Il culto dello spaventapasseri appare nel folklore di più o meno tutti i paesi. E' addirittura presente nella mitologia norrena con il nome di Vanir, una divinità scandinava che garantiva protezione e prosperità alle comunità rurali, a patto che ogni anno gli venisse offerto il sacrificio di uomo e di una donna (al Vanir è ispirato anche un episodio della prima serie di Supernatural).
In Giappone il Kakashi è anche conosciuto con i nomi di Kuebiko (久延毘古) e Yamada-no-sohodo (山田之曾富騰). Fa la sua prima apparizione nel mito dello Ōkuninushi (大国主), narrato nel Kojiki (古事記, letteralmente "cronaca di antichi eventi"), uno dei testi fondamentali dello Shintoismo e il più antico documento scritto della storia giapponese (712 dC). Il Kuebiko è rappresentato come un kami (神) potentissimo, che conosce perfettamente tutto cio' che avviene nel mondo, ma che non ha gambe per muoversi.
Storicamente lo spaventapasseri non è sempre stato così come lo conosciamo oggi. Gli antichi egizi utilizzavano delle strutture di legno con delle reti per catturare i volatili. I Greci usavano mettere una statua di Priapo in legno intagliato a protezione dei raccolti. Nell'Italia medievale si usavano dei lunghi pali con dei teschi di animale piazzati in cima. Pressoché ovunque questi artefatti segnalavano la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, tranne che nella Germania medievale, dove ci si affidava a streghe di legno che, poste in mezzo ai campi all'inizio dell'inverno, avrebbero attirato lo spirito del freddo dentro di sè, consentendo alla primavera di giungere in anticipo.
Mettersi a scrivere qui un saggio sulla storia dello spaventapasseri sarebbe un'impresa immane ma per chi volesse imemrgersi in questo affascinante mondo posso raccomandare una delle innumerevoli sagre di paese dedicate al simpatico personaggio di paglia. In Italia alcune tra le più note vengono tenute ogni anno tra maggio e giugno ad Alfonsine (RA), Castellar (CN), Foglia (RI), Mantello (SO).



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