giovedì 9 maggio 2013

Il culto di Lovecraft (Pt.1)

Finché quasi per caso non sono incappato in una notizia, una piccola curiosità per essere preciso, e non ho cercato di approfondirla, avevo solo un vago sentore che le creazioni di Howard Phillips Lovecraft nel tempo fossero diventate oggetto di un vero e proprio fenomeno di culto. Sapevo, naturalmente, che una fandome lovecraftiana esiste da decenni, ma non avevo idea della reale portata del fenomeno. Pensavo che si trattasse solo di appassionati lettori, e magari di aspiranti scrittori di genere, ma c'è ben altro.
HPL è stato fonte d’ispirazione per intere schiere di Autori e questa è cosa arcinota, così come è nota la passione che ha spinto critici e studiosi ad illustrarci il valore letterario dei suoi scritti (sebbene, spesso, più per i significati in essi rilevati che non per lo stile o la matrice narrativa dei racconti, talora definiti come abbastanza convenzionali). 
Che, però, ci fossero anche persone appartenenti a veri e propri ordini magici che basano i propri riti sui cosiddetti "miti di Cthulhu" mi ha davvero stupito. Le chiamerei sette, in effetti, se non temessi di creare la falsa impressione che si tratti di organizzazioni religiose sulla falsariga di Scientology: non lo sono.
Sto parlando in particolare dell’Esoteric Order of Dagon, ma (e qui viene il bello) le organizzazioni che portano questo nome sono almeno due, esclusa una casa editrice che, ovviamente, non ha niente a che fare con l’attività dei due omonimi gruppi.
Fin dagli anni ’40 (Lovecraft, ricordiamolo, morì nel 1937) cominciarono a spuntare come funghi gruppi di fan formati da persone che si conoscevano personalmente, oppure prendevano contatto tramite riviste letterarie o fanzine di HPL. Persino rispetto all’esiguo numero degli amanti della fantascienza, si trattava indubbiamente di realtà anomale, bizzarre. Questi gruppi si dedicavano non solo a sviscerare le tematiche più profonde dell’opera di HPL (trovandoci, sono pronto a scommetterci, anche più significati di quelli che avesse inteso l’Autore stesso), ma spesso a creare le proprie storie ispirate ai miti lovecraftiani, che venivano poi pubblicate in fanzine (come la Cthulhu Mythos Fanzine, che nacque in seguito) oppure raccolte in volumi a cura delle case editrici Ballantine o Arkham. E molti di loro erano occultisti.
Di qualunque tipo fosse la passione che li ispirava, comunque, essi si dedicavano a tutto ciò semplicemente per divertimento, per passione. In questo fervido “sottobosco” i gruppi di matrice lovecraftiana nascevano, morivano, cambiavano incarnazione di continuo. Tra quelli più noti ci furono i Dholes, i Shantaks, i Sarnathians, solo per fare qualche nome -  gruppi che nacquero negli anni 60, o forse anche prima. Tra quelli più prettamente interessati all’aspetto esoterico, oltre ai due Esoteric Order of Dagon bisogna citare la Starry Wisdom Sect, che ad un certo punto cambiò nome in Kishites ed oggi è conosciuta come "Satanic Reds & Social Realists".

Probabilmente non sapremo mai quanti gruppi del genere nacquero e morirono, o sopravvissero per arrivare fino ai nostri giorni, ma di certo furono moltissimi. Gira voce che uno di essi fosse stato fondato da Lovecraft in persona con i suoi amici più stretti, tutti dediti alla creazione di storie inspirate ai miti di Cthulhu, in una sorta di (giocosa) girandola di citazioni autoreferenziali, ma anche questa è in fondo solo un’ipotesi priva di possibilità di riscontro.
Quel che è certo è che HPL doveva avere una certa conoscenza dell’occulto, cosa che del resto ammise implicitamente quando affermò di aver preso spunto dalle culture tibetana e turanica per creare il suo personale pantheon fatto di miti cosmici; ma (come vedremo) secondo gli studiosi anche le sue idee sulla Qabbalah devono aver avuto un certo peso.

Dagon, il dio-pesce, è una figura chiaramente ispirata alla mitologia filistea, a sua volta derivata dalla preesistente mitologia cananea da loro adottata. I Filistei furono un antico popolo che abitò la regione litorale della terra di Canaan, pressappoco fra l'attuale Striscia di Gaza e Tel Aviv, esercitando anche una sorta di protettorato sull'altipiano e l'entroterra, e sono famosi per l’episodio biblico di Sansone, l’uomo la cui forza risiedeva nei capelli, e che stoltamente lo rivelò a Delila, o Dalila, una donna della valle di Sorek di cui si era innamorato, la quale lo vendette ai Filistei (Giudici, 16): non tutti sanno che il tempio che Sansone, ormai cieco, fa crollare abbattendo i due pilastri centrali viene identificato in un tempio dedicato a Dagon ad Ekron, a 35 km da Gerusalemme ("Ch’io muoia insieme coi Filistei!").
I Filistei scelsero come proprio "dio nazionale" proprio Dagon, il padre di Baal, una divinità legata all'agricoltura. La Bibbia racconta che, nel corso della storia, i Filistei inflissero diverse sconfitte agli Israeliti; una volta riuscirono addirittura a rubare l'Arca dell'Alleanza e ad esporla come trofeo proprio nel tempio di Dagon, ma dovettero restituirla quando Dio/Yahweh cominciò a decimare la popolazione facendola morire, e colpendo coloro che non morivano con delle piaghe (1 Samuele, 4-6).
Dagon fu uno dei pochissimi casi in cui HPL si ispirò ad una divinità specifica dell’antichità, pur con le differenze riscontrabili tra il Dagon filisteo e quello “di carta”. Un altro esempio è Chtulhu il Terrificante, che potrebbe essere stato ispirato a Tangaroa, il dio-polpo, divinità marina dei Maori che, secondo alcune tradizioni orali, litigò con il fratello Tawhirima-Tea, il dio delle tempeste, che lo costrinse a rifugiarsi nell'oceano. Tangaroa cercò, senza riuscirvi, di creare l'uomo e per questo si rivoltò contro gli altri dei e venne gettato sul fondo dell'oceano. Quanto all’etimologia del nome, sarebbe araba (deriverebbe infatti da Khadhulu, nome che compare nel  verso coranico (Corano 25, 29)  “O uomini, il Shaytân è al-Khadhulu” con il significato di "abbandonatore”) oppure asiatica (perché deriverebbe dal nome Khutula Khan, lo zio di Genghis Khan, una sorta di "Ercole mongolico” per metà bestiale, per metà divino, e dotato di forza sovrumana). Molti preferiscono però vedere un parallelismo tra Cthulhu e Osiride e quindi con Gesù, in base a una teoria, ultimamente molto accreditata, che vedrebbe la Trinità cattolica discendere dal mito egizio. Secondo questa chiave di lettura, Nyarlathotep sarebbe addirittura lo Spirito Santo!

Le altre divinità lovecraftiane, nonostante l’evidente derivazione “fonetica” di matrice egizia, sono del tutto originali. Oltre a Dagon, che annuncia il nuovo avvento dei Grandi Antichi, e Chtulhu, il loro sacerdote, le più famose sono Cxaxukluth, che regna su Yuggoth (ovvero il pianeta Plutone); Tsathoggua l’innominabile;  Shub-Niggurath, “il nero capro della foresta”, assimilabile a Pan; Yog-Sothoth, detto il Guardiano della Soglia, la Chiave e la Porta, La Guida, il Tutto-in-Uno e l'Uno-in-Tutto, l'Altrove…; e infine il dio supremo Azathoth, il Signore del Cosmo, “il dio cieco e idiota che gorgoglia blasfemità al centro dell’universo”, ovvero il luogo dove tutto ha inizio, e il suo messaggero, l’astuto Nyarlathotep. Azathoth indicherebbe l’archetipo del Caos.

HPL viene descritto dai suoi biografi come un individuo timido, schivo e in balia di una madre iperprotettiva. Alcuni biografi “revisionisti” hanno tentato di modificare parzialmente questa immagine, ma resta il fatto che Lovecraft fu fin da bambino un gran sognatore; egli sperimentava sogni molto vividi popolati di immagini ricorrenti di abissi che si aprivano su altre realtà, altopiani deserti disseminati di rovine, e altre amenità del genere. È possibile che alcuni di essi fossero sogni lucidi che avvenivano tra il sonno e la veglia, o fossero sogni ricorrenti che gli permettevano di ritornare negli stessi luoghi più volte  – non ne avremo mai la certezza. Ma furono proprio questi sogni di annichilimento totale dell’uomo che ispirarono la sua mitologia, che egli descrisse nel dettaglio infarcendo i suoi racconti di sottesi definiti dagli esperti ora esoterici, ora più espressamente iniziatici. Non solo: da Arkham a Kingsport, e oltre, egli si spinse anche a creare una vera e propria geografia immaginaria, che indubbiamente non faceva che accrescere il senso d’angoscia e di smarrimento presenti nelle narrazioni. Narrazioni che si distaccano nettamente dalla produzione gotica classica, dove non esiste una precisa dicotomia bene-male né ci sono eroi a dare un senso, una “morale” alla storia o ad uscirne vittoriosi. Semplicemente, i lettori vengono trasportati in altri mondi, in altre dimensioni, dove regnano il caos e il terrore, sia psicologico che fisico, epidermico, legato al disgusto per una realtà fatta di disfacimento fisico, in balia di forze occulte e spaventose il cui fine ultimo è la distruzione della vita. Peraltro non sembra molto verosimile, come alcuni critici affermano, che Lovecraft abbia creato realtà alternative così spaventose solo allo scopo di sfuggire ad una realtà, quella dell’ambiente provinciale di Providence dove visse praticamente tutta la vita, che non gli piaceva; le sue motivazioni sembrano francamente derivare più dal profondo.

9 commenti:

  1. Very interesting article. I love the works of HPL and his ilk, but had no idea of the real-life cults he inspired. Crazy stuff.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I guess that was the only way for HPL enthusiasts to come in touch with each other. Welcome to my blog, by the way...

      Elimina
  2. Sono da sempre un appassionato di Lovecraft, che -probabilmente- aveva delle infarinature di storia delle religioni pur essendo un convinto materialista.
    Riguardo alle teorie su un ordine scherzoso formato dallo stesso H.P.L e dai suoi amici, quello che è certo è che esisteva una sorta di tacito accordo, strettamente di natura giocosa, per cui i vari scrittori citavano e riutilizzavano le creazioni, l'uno dell'altro. Ad esempio Tsatthogua era una creazione di Clark Ashton Smith per il suo ciclo di Hyperborea che però spesso utilizzò anche H.P.L

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "...i vari scrittori citavano e riutilizzavano le creazioni, l'uno dell'altro...". Un po' come fanno oggigiorno i bloggers, direi.

      Elimina
  3. Azathoth è probabilmente ispirato a Mana-Yood-Sushai, descritto da Lord Dunsany nel suo The Gods of Pegana che HPL sicuramente apprezzava.

    Fra parentesi, nel mio tentativo (che si protrae da mesi) di leggere I Capolavori, ho finalmente raggiunto La maschera di Innsmouth dove fa capolino l'ordine di Dagon! Finora è il racconto che più mi piace.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per la precisazione. Per quanto riguarda l'Ordine di Dagon ti rimando alla seconda parte del post, dove ne parlo più ampiamente.

      Elimina
    2. HPL non considerava le proprie creazioni letterarie da intendersi come reali inviti al cultismo, ma esattamente l'opposto. E, direi, ciò è abbastanza evidente. Tuttavia, non si può escludere che Lovecraft avesse comunque delle remore a tacitare tutta la propria opera letteraria (specie i racconti del Ciclo) di "giocoso" espediente per ammazzare il tempo. Certamente, lui non intendeva alcuna delle varie speculazioni di rilettura in chiave cristiana (tipo quelle di derleth) come assecondabili.

      Ci sono aspetti del Ciclo che hanno più importanza di altri. Il sapere da che cosa, in che modo e/o perché deriva il nome di Cthulhu non ha importanza (a meno di non volerlo scoprire per mera curiosità fine a sé stessa), anche perché è lo stesso HPL a suggerirci che il Grande Cthulhu si può chiamare in duecento modi diversi, per quanto foneticamente simili, e che in duecento modi diversi è stato chiamato dalle popolazioni (fittizie e meno fittizie) dei suoi racconti (che, per inciso, sono gli unici che andrebbero presi in condiderazione... ho sentito persone lamentarsi del fatto che HPL non aveva dato un aspetto abbastanza definito ad alcuni dei, tipo Azathoth o Shub - Niggurath, "errore" al quale hanno poi "pensato a rimediare i vari scrittori successivi". Gente che, naturalmente, non ha capito gnente di HPL...)

      I sottesi definiti dagli esperti ora esoterici ora iniziatici servivano a dare realismo al tutto. Poco altro. I significati delle sfumature dei suoi racconti (come di qualsiasi altro autore) sono ben altri che non la ricerca ossessiva e sterile di sottintesi che non esistono. Certamente è anche vero che lo stesso HPL ammise che, come lui aveva trovato taluni particolari significati in opere di altri autori che non erano stati evidentemente voluti dall'autore, se non inconsciamente, anche altre persone avrebbero potuto trovare nei suoi, di racconti, chiavi di lettura a lui ignote, o inconsce.
      Ammise anche che l'unico motivo per cui si attribuiva il merito della creazione delle sue opere, era che non sapeva a chi altri attribuirlo (e qui non di sta parlando, per capirci, della scelta del tal nome o del tal aspetto del mostro di turno preso a scrocco da C. A. Smith o altri, ma della stesura, con conseguente ragionamento espositivo, del racconto).

      Bel post, complimenti :)

      Elimina
    3. Ma infatti, la nascita di culti come quello dell’Esoteric Order of Dagon mi ha lasciato basito quando ne sono venuto a conoscenza. Cioè, anch’io tendo spesso a vedere nelle opere letterarie o di altro genere i significati più disparati (come tutti, li filtro attraverso il mio vissuto), ma qui credo si sia davvero esagerato. Però quello di essere passati al setaccio è il destino di tutti i miti e ti confesso che indagare, scavare nel pantheon di HPL mi diverte molto, e con lo stesso spirito mi piace raccogliere i pareri più diversi sulla sua figura e sulla sua scrittura… soprattutto quelli più autorevoli del mio. Per il resto credo che l’orrore sia più efficace quanto meno viene rappresentato e rivelato, insomma preferisco supplire con l’immaginazione alla mancanza di dettagli. Grazie di essere passato di qui a commentare anche questo vecchio post ��

      Elimina
  4. Ma grazie a te! ^-^

    Infatti, a tutti piace curiosare qua e là, soprattutto dietro ai fatti di figure oramai leggendarie. Solo, come fai presente anche tu, bisogna stare attenti a non scadere nel fanatismo o complottismo. Per il resto, se è per pura curiosità, è normale e divertente apprendere cose.

    Viviamo in un'epoca in cui esistono ancora persone che credono che le parole abbiano strani poteri magici, anziché essere, come sono, semplici parole, suoni più o meno articolati. Non mi stupisco di gnente.
    Più che altro, è abbastanza complessa, a mio modesto, la faccenda del poter leggere cose diverse da quelle dell'autore/autrice. Fino a che punto, adottando il proprio vissuto e tenendo presente che è sempre necessario contestualizzare, è legittimo adottare il proprio punto di vista personale, e scorgere in un opera significati altri?
    Il più delle volte, fare ciò equivale a fraintendere. Ciò vale per la letteratura, come per l'arte in genere, naturalmente. Guardando un quadro di Van Gogh, uno potrebbe vederci ben altro e ben di più di me. Oppure io, come mi è capitato, ho trovato significati particolari ammirando una tela di Leon Spilliaert, semisconosciuto che non si caga nessuno...

    Ovvio, dunque, che il proprio vissuto condiziona. Forse bisognerebbe capire quando fermarsi.

    Ce ne sarebbero di cose fa dire. Alla prossima. :D

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...