martedì 20 agosto 2013

Saint Conan's Kirk (Pt.1)

Credo che mai come questa volta uno dei miei post sia stato più prevedibile. La Scozia! Come non parlare della Scozia? Almeno fintantoché i miei ricordi sono ancora così vividi, lasciatemelo fare. Ma almeno per oggi non vi tedierò narrandovi delle solite location turistiche, dei magnificenti castelli e degli scenari mozzafiato, né vi ammorberò con i soliti luoghi comuni su Nessie e sul Sacro Graal, perché alla fine non saranno probabilmente queste le cose che ricorderò più a lungo. Quello che più mi ha colpito dell'antica Scozia in realtà è una costruzione che nella sua forma attuale ha meno di cent'anni.
Se la Saint Conan's Kirk negli ultimi anni ha acquisito una certa fama, almeno localmente, questo è dovuto di certo anche alla sua meravigliosa posizione proprio a ridosso del Loch Awe, nella regione dell'Argyll. Io però ne ignoravo del tutto l'esistenza: è stato solo per caso se qualche giorno fa, guidando in direzione di Oban, attraversando il villaggio di Lochawe ho notato una costruzione a lato strada e, resomi conto che si trattava di una chiesa, ho deciso d'impulso di fermarmi ed entrare a dare un'occhiata. Oltre le sue mura mi attendeva una piacevole sorpresa.
Un tempo, massicci alberi rendevano probabilmente invisibile la chiesa dalla strada. Oggi, però, quegli alberi sono stati tagliati e di loro resta solo la base del tronco con le radici; scelta che forse toglie un po' di mistero al sito, ma che lo rende anche più accessibile. Scelta di business, diciamocelo, che però non mi sento di biasimare, perché la chiesa non riceve sovvenzioni statali e quindi può contare solo sulle donazioni per la sua manutenzione e conservazione. E sarebbe un peccato privare l'umanità di una simile perla solo per il gusto di riservarla per pochi...
All'interno della chiesa è possibile acquistare per 70p un libretto ricco di informazioni che riassumerò per voi, a grandi linee, qui di seguito. Prima di farlo, però, vorrei cercare di darvi un’idea del senso di meraviglia che mi ha colto ancor prima di penetrare nell'edificio. La struttura si trova sul pendio di una rigogliosa collina che degrada nel lago Awe, aldilà del quale è ben visibile il Ben Lui, forse il monte più famoso di tutta la Scozia. Nelle vicinanze si trovano anche le valli del Glenorchy e Glenstrae. Sotto alla chiesa, vicinissimi al lago, scorrono i binari della ferrovia. Uno scenario eccezionale.
Tutto attorno c'è un giardino molto curato che consente una visuale completa dell'esterno della chiesa. Lo stile dell'edificio è un misto di romanico e normanno e di altri ancora che non sono stato in grado di identificare. Al posto delle solite decorazioni ci sono fregi bizzarri, ad esempio da un lato i classici gargoyle cedono il posto a dei simpatici coniglietti le cui bocce spalancate fanno da canaletti di scolo dell'acqua. Un’acquasantiera con delle lontre incastonate, nel bel mezzo del giardino, sembra messa lì per dirci che siamo in un luogo da fiaba e fuori dal tempo, dove non occorre prendersi troppo sul serio. Insomma, c'era di che incuriosirmi oltre misura. E allora se anche voi vi siete incuriositi, venite con me a scoprire i segreti di questo strano posto e della strana mente che l'ha concepito.
La chiesa originale che fu costruita qui tra il 1881 e il 1886 aveva dimensioni molto ridotte rispetto all'edificio che si può ammirare attualmente, dato che doveva servire come luogo di culto per una comunità molto piccola: pensate che occupava appena lo spazio dove adesso si trovano la navata e parte del coro. La leggenda narra che Walter Douglas Campbell, il suo fondatore, costruì Saint Conan appositamente perché sua madre, che si era trasferita sull'isola di Innischonain con lui e l'altra figlia Helen, non se la sentiva più di percorrere la lunga e faticosa strada per la chiesa parrocchiale di Dalmally. Cosa non si fa per la propria vecchia madre, eh? 

Bisogna dire che Campbell non era un tizio qualunque: come fratello minore del primo Lord Blythswood (e bisnonno del tredicesimo, ed attuale, Duca di Argyll) aveva una notevole disponibilità economica, grazie alla quale aveva potuto acquistare dal marchese di Breadalbane l'intera isola di Innischonain per costruirvi una nuova residenza di famiglia, oltre alla St. Conan's Tower a Lochawe (che si trova circa ad un chilometro di distanza dall’omonima chiesa). In quello stesso periodo, negli anni ‘70 del XIX secolo, la ferrovia arrivò a costeggiare il lago Awe e a poco a poco sorsero le prime abitazioni in un luogo che prima di allora era stato deserto per miglia e miglia. La necessità di una chiesa era quindi sentita da un'intera comunità, per quanto sparuta, e non soltanto da Mrs. Campbell.

Insoddisfatto della prima incarnazione di Saint Conan, già nel 1907 Walter Campbell cominciò a lavorare all'ampliamento della chiesa, opera a cui dedicò il resto della sua esistenza. Egli era un uomo dai molti talenti, un collezionista d'arte e un esperto scultore del legno, ma soprattutto si dimostrò un architetto notevole, che non temeva di sfidare le convenzioni e le scelte più ortodosse, e non esitava a mischiare gli stili più diversi per ottenere i risultati che si prefiggeva, con predilezione per l'estetica piuttosto che per la funzionalità. Si disse persino che il suo scopo fosse quello di includere nella chiesa un esempio di tutti i tipi di architettura ecclesiastica diffusi in Scozia.
Purtroppo per lui, Campbell non fece in tempo a vedere il risultato dei suoi sforzi, perché morì nel 1914: sua sorella Helen portò avanti il progetto, ma i lavori subirono un lungo arresto durante la Prima Guerra Mondiale, e quando anche lei morì, nel 1927, furono i Curatori della famiglia a completarlo. Fu un'impresa non da poco, non solo per la difficoltà di reperire manodopera dall'esterno in quel drammatico momento storico, ma anche per la scarsezza di materia prima: e difatti il materiale di cui è fatta la chiesa non fu scavato in una cava, ma ricavato da macigni che giacevano sulle pendici della collina soprastante, fatti rotolare a valle e poi tagliati e modellati in loco.

La chiesa consiste in una navata con coro, con due serie di sedute a baldacchino, tre cappelle, una cripta, un chiostro ed almeno quattro torri. Alla St. Conan's Kirk si accede dal lato nord, quello dalla parte opposta rispetto al lago. Questa parte della chiesa è di gran lunga la meno elaborata, ma non per questo priva di interesse.
Sul lato ovest si trova il chiostro (chiamato Cloister Garth), dove all'ombra del bel porticato è possibile leggere una targa che racconta a grandi linee la storia di Walter Campbell. Il chiostro non ha una funzione pratica in questa chiesa e possiamo considerarlo un esempio di quell'amore di Campbell per il bello che ho menzionato prima: i chiostri erano una caratteristica delle antiche abbazie scozzesi che egli volle ricopiare per il solo gusto di farlo.
Parte dell'arcata della galleria, così come alcune pietre lavorate incorporate nel resto della chiesa, proviene dalla chiesa di Inchinnan, l'antica chiesa della famiglia Blythswood che fu abbattuta nel diciannovesimo secolo. Il legno di quercia di cui sono fatte le porte del chiostro e della chiesa proviene invece da due famose navi da guerra dismesse, la Caledonia e la Duke of Wellington.
Nelle arcate sono visibili due di quelle griglie di acciaio, dette “mortsafes”, che all'epoca servivano per proteggere le spoglie dei defunti dai profanatori di tombe e dai ladri di cadaveri. Non era raro, infatti, che i corpi delle persone morte di recente venissero trafugati e rivenduti illegalmente alle scuole di medicina per essere dissezionati durante le lezioni di anatomia. Ricordate la famosa storia di Burke e Hare, tra l'altro ambientata proprio in Scozia? Ecco. Per la verità pare che i due più che trafugare cadaveri trovassero più economico procurarseli di prima mano assassinando ignari poveracci che si trovavano ad incrociare il loro cammino, ma questa è un'altra storia. La pratica era più frequente nei pressi delle città, perciò è probabile che anche queste griglie fossero originariamente situate a Inchinnan.


17 commenti:

  1. Molto particolare. In effetti spesso le cose più interessanti - dal personalissimo punto di vista del viandante - si trovano fuori dagli itinerari noti.
    A me è successo varie volte.

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    1. Tra l'altro il vantaggio è che in posti come questo si è più liberi di muoversi e, cosa non da poco, non esiste il divieto di fare foto agli interni (divieto ahimè ormai sempre più diffuso)

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    2. Capisco perfettamente. Io - per dire - ho gustato più la visita a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, dove avevo l'impressione di essere il padrone di casa visto che non c'era anima viva, piuttosto che il frequentatissimo palazzo Doria-Pamphili a Roma in cui ogni angolo era pieno di visitatori.
      Anche le Terme Tamerici a Montecatini le ho potute ammirare degnamente nella quiete più completa, così come - per fare un altro esempio più malevolo - al Louvre ho potuto gustare intere sale senza alcun fastidio perché la maggioranza delle persone erano pressate davanti alla Gioconda...

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    3. Capisco perfettamente. Sono appena stato alla Rosslyn Chapel e mi sono trovato in un carnaio mostruoso (tu sia maledetto, Dan Brown).

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  2. Mi servivano proprio altri motivi per visitare la Scozia...
    Scherzi a parte, invidio tantissimo queste tue scoperte al di fuori dell'itinerario turistico più conosciuto! :D

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    1. Il problema è che sono davvero tanti i posti in cui si dovrebbe andare... una vita è troppo poco.

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  4. Bellissima! Io ho trovato delle pievi e ville di delizie da noi Italia che sono dei gioiellini. Alcune proprio nel varesotto, quindi dietro casa, e custodiscono dei veri capolavori. Bisognerebbe solo pubblicizzare meglio quello che abbiamo, ma purtroppo è il solito vecchio discorso...

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    1. ...e che poi magari è solo una questione di volontà da parte nostra. Il paese dove vivo oggi è celebre anche per il suo trecentesco Castello Visconteo, luogo che vide tra l'altro i natali di un celebre Sforza.... ci credi che non l'ho mai visitato?

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    2. ... a questo punto provo a indovinare: Galeazzo Maria Sforza? ;-)

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    3. Risposta errata! Trattasi del suo successore Gian Galeazzo Maria Sforza!

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    4. Aaaaaah! Vedi però che era "fuochino"? ;-)

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    5. Facile confondersi.. questi duchi di Milano di chiamavano tutti uguale. C'era anche un Gian Galeazzo Visconti in precedenza.

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    6. Sì, è il solito caos delle famiglie importanti che mettevano lo stesso nome ai figli maschi. Così per distinguerli gli assegnavano i numeri (I, II, III...). Gian Galeazzo Visconti lo conosco benissimo perché è uno dei personaggi del mio dramma storico per il teatro Il diavolo nella torre che verrà messo in scena a giugno a Trezzo.

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    7. ...del quale ci farai avere i dettagli, no?

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    8. Certamente! Se vuoi avere già un'idea puoi andare sull'etichetta I MIEI LAVORI > Drammi storici per il teatro > Il Diavolo nella Torre. Oppure leggere i tre post di Storia sulla figura di Bernabò Visconti.

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