È tipico di un certo tipo di religiosità cercare sempre un tramite per le proprie esperienze mistiche. Siamo talmente abituati ad avere intermediari nel nostro rapporto con Dio che il nostro senso della scoperta è ormai irrimediabilmente compromesso, e la smania di trovare conferme empiriche a questioni spirituali non conosce limiti: sacerdoti, santoni, guru, sensitivi e medium, non importa a chi ci rivolgiamo, l’importante è trovare qualcuno che riesca a confermare che non stiamo credendo invano, che la morte è solo un passaggio perché esiste un altro luogo dove possiamo vivere per sempre. Tutto ciò ha senz’altro a che vedere con la paura della morte insita dentro di noi, con il desiderio di rivedere ancora coloro che abbiamo amato e perso, e con molte altre cose. Tutte umanissime, per carità. Ma la fede? In tutto ciò, che posto ha? Io non so dirlo, ma tant’è.
A mio avviso, il significato di un film come “Martyrs” di Pascal Laugier (2008), l’horror francese che ha scioccato il mondo, sta tutto, o prevalentemente, qui. Se aveste la possibilità di gettare uno sguardo, anche indiretto, sull’aldilà, lo fareste?
A mio avviso, il significato di un film come “Martyrs” di Pascal Laugier (2008), l’horror francese che ha scioccato il mondo, sta tutto, o prevalentemente, qui. Se aveste la possibilità di gettare uno sguardo, anche indiretto, sull’aldilà, lo fareste?