Solo qualche settimana fa, in coda a uno dei miei tanti articoli facenti parte della serie dedicata ai miti “in giallo”, un lettore mi pose nei commenti la seguente domanda: “Esiste qualcosa che non debba la sua origine al mitico Bierce? Anche quello che non sembra suo... è suo!”. Una domanda ben più che legittima, visto che tutto ciò che abbiamo affrontato finora sembra derivare da un paio di racconti dello scrittore americano, nella fattispecie “Un cittadino di Carcosa” (1887), di cui abbiamo parlato qui, e “Haita, il pastore” (1891), di cui parleremo spero a breve. Robert W. Chambers, come sappiamo, prese poi spunto da Ambrose Bierce e, solo pochi anni più tardi, utilizzò i suoi personaggi e i suoi scenari per realizzare l’ossatura della sua raccolta “Il re in giallo” (1895). Tutti i testi che abbiamo finora preso in esame provengono da quei primi lavori, ivi compreso il celeberrimo “Colui che sussurrava nelle tenebre” (Howard Phillips Lovecraft, 1930), l’unico racconto scritto dal “Solitario di Providence” nel quale è esplicita l’influenza dei suoi illustri predecessori. Va però ricordato, per dovere di completezza, che “Il ritratto di Dorian Gray” (Oscar Wilde, 1890) precede, seppure di soli cinque anni, il lavoro di Chambers, e fu proprio dal romanzo dello scrittore irlandese che, come sappiamo, quest’ultimo trasse l’idea del libro giallo maledetto (ne abbiamo parlato qui e qui). Di conseguenza, alla domanda se “esiste qualcosa che non debba la sua origine a Bierce” la risposta non può che essere affermativa.
Robert W. Chambers ha in buona sostanza saccheggiato almeno due autori, tra l’altro entrambi suoi contemporanei. È tutto? Ovviamente no, altrimenti non sarei qui a scrivere un post che si intitola “La maschera della morte rossa”, non vi pare?
Forse il più celebre tra i racconti di Edgar Allan Poe, “La maschera della morte rossa” (1842), narra di una terribile pestilenza che si è abbattuta su una terra imprecisata in un tempo imprecisato. Il principe Prospero, ritiratosi con amici e cortigiani fra le mura del suo palazzo, sembra riuscire a tener testa all’imperversare della malattia, organizzando perfino un grande ballo in maschera con annesso banchetto. Senza dilungarmi eccessivamente sulla trama, che immagino tutti conosceranno, ricorderò in questa sede solo il bellissimo epilogo, quello che ha come protagonista la Morte Rossa, questa figura ammantata di un sudario insanguinato che farà la sua comparsa, inaspettata e improvvisa, tra i commensali.
È proprio la descrizione dell’indesiderato ospite ciò che intendo mettere in evidenza in questo articolo: "La festa tumultuava sempre quando finalmente l’orologio diede il suono della mezzanotte. Allora la musica cessò; la danza fu sospesa e per tutto si fece, come prima un’immobilità ansiosa. […] Per questo forse avvenne anche che molte persone di quell’accolta prima che l’ultima eco dell’ultimo colpo fosse profondata nel silenzio avevano avuto il tempo di accorgersi della presenza di una maschera che fino allora non aveva punto attratto l’attenzione. E la nuova di questa intrusione si era tosto sparsa con un bisbiglio all’intorno, poi con un brusio di tutta l’assemblea ed un mormorare significativo di meraviglia, di disapprovazione e quindi di terrore, di disgusto. […] Il personaggio era alto e scarno, avvolto dalla testa ai piedi in un sudario. La maschera che celava il viso rappresentava così bene la rigidità della fisionomia di un cadavere che la più minuziosa analisi difficilmente avrebbe scoperto l’inganno. Eppure tutti quei pazzi gai avrebbero forse sopportato se non approvato quel brutto scherzo. Ma la maschera era arrivata fino a prendere il tipo della Morte rossa. Il vestito era chiazzato di sangue e la sua larga fronte come del resto tutta la faccia erano cospersi di quel terribile color scarlatto. Allora, chiamando a raccolta il coraggio violento della disperazione, una folla di maschere si precipitò nella sala nera; ma afferrando lo sconosciuto che stava diritto e immobile come una grande statua nell’ombra dell’orologio di ebano, tutti si sentirono soffocati da un terrore indicibile, vedendo che sotto il lenzuolo e la maschera cadaverica che avevano abbrancata con sì violenta energia non si trovava nessuna forma tangibile…".
Come non riconoscere in questa descrizione un ennesimo punto di partenza della mitologia di Robert W. Chambers? Ricordate quel piccolo passaggio inserito come introduzione nel racconto “The Mask”? Forse non ne ho parlato nello specifico, ma di sicuro l’ho riportato all’inizio della mia blog novel “La canzone di Cassilda” (tuttora in corso). Quel piccolo passaggio, secondo Chambers, sarebbe un estratto del primo atto della famigerata tragedia “Il Re in giallo”, il testo maledetto che avrebbe ispirato l’omonima raccolta di racconti. In quel breve frammento ci imbattemmo in una misteriosa figura infiltratasi, non invitata, tra i partecipanti a una festa in maschera. Tale figura, nota semplicemente come “The Stranger”, si rivelerà essere solo apparentemente mascherata, trascinando così nel panico Camilla, Cassilda e tutti gli altri personaggi di contorno. Finora abbiamo dato per scontato che quel volto potesse essere celato da una pseudo-maschera di colore giallo ma, a conti fatti, chi di noi può escludere che il suo colore non fosse invece quello del sangue, lo stesso colore evocato da Edgar Allan Poe mezzo secolo prima?
Tutto questo altro non è che l’ennesima stuzzicante ipotesi che deriva da questo lungo studio dedicato agli “Yellow Mythos”, un’ipotesi che ho voluto rafforzare con un piccolo racconto, scritto di mio pugno e offerto a un collega blogger affinché lo ospitasse oggi stesso come “guest post” all’interno del suo spazio virtuale. Il blog in questione si chiama “Le Terre degli Antichi Dei”, un piccolo contenitore che si auspica di raccogliere tutto ciò che fa da contorno a un romanzo ad ambientazione fantasy che Giuliano, autore e blogger, è in procinto di pubblicare.
Il mio piccolo racconto, che ho voluto intitolare “La maschera della Morte Gialla”, non fa altro che inserire gli avvenimenti descritti da Edgar Allan Poe negli scenari del “Re in Giallo” in maniera evidentemente molto più esplicita di quanto abbia fatto Robert W. Chambers. Naturalmente mi sono anche divertito ad assorbire personaggi e ambienti del romanzo di Giuliano, li ho resi parte integrante della narrazione tentando di realizzare una sorta di “spin-off” (o di “what if”, se preferite) del suo romanzo. Giusto per fare un paio di esempi, lo stesso incipit è stato cannibalizzato in toto da “Le Terre degli Antichi Dei”, mentre la chiusura, giusto un attimino più famosa, proviene direttamente dall’ispirata penna di Edgar Allan Poe.
A questo punto che altro dire? Correte a leggere “La maschera della Morte Gialla”!
Robert W. Chambers ha in buona sostanza saccheggiato almeno due autori, tra l’altro entrambi suoi contemporanei. È tutto? Ovviamente no, altrimenti non sarei qui a scrivere un post che si intitola “La maschera della morte rossa”, non vi pare?
Forse il più celebre tra i racconti di Edgar Allan Poe, “La maschera della morte rossa” (1842), narra di una terribile pestilenza che si è abbattuta su una terra imprecisata in un tempo imprecisato. Il principe Prospero, ritiratosi con amici e cortigiani fra le mura del suo palazzo, sembra riuscire a tener testa all’imperversare della malattia, organizzando perfino un grande ballo in maschera con annesso banchetto. Senza dilungarmi eccessivamente sulla trama, che immagino tutti conosceranno, ricorderò in questa sede solo il bellissimo epilogo, quello che ha come protagonista la Morte Rossa, questa figura ammantata di un sudario insanguinato che farà la sua comparsa, inaspettata e improvvisa, tra i commensali.
È proprio la descrizione dell’indesiderato ospite ciò che intendo mettere in evidenza in questo articolo: "La festa tumultuava sempre quando finalmente l’orologio diede il suono della mezzanotte. Allora la musica cessò; la danza fu sospesa e per tutto si fece, come prima un’immobilità ansiosa. […] Per questo forse avvenne anche che molte persone di quell’accolta prima che l’ultima eco dell’ultimo colpo fosse profondata nel silenzio avevano avuto il tempo di accorgersi della presenza di una maschera che fino allora non aveva punto attratto l’attenzione. E la nuova di questa intrusione si era tosto sparsa con un bisbiglio all’intorno, poi con un brusio di tutta l’assemblea ed un mormorare significativo di meraviglia, di disapprovazione e quindi di terrore, di disgusto. […] Il personaggio era alto e scarno, avvolto dalla testa ai piedi in un sudario. La maschera che celava il viso rappresentava così bene la rigidità della fisionomia di un cadavere che la più minuziosa analisi difficilmente avrebbe scoperto l’inganno. Eppure tutti quei pazzi gai avrebbero forse sopportato se non approvato quel brutto scherzo. Ma la maschera era arrivata fino a prendere il tipo della Morte rossa. Il vestito era chiazzato di sangue e la sua larga fronte come del resto tutta la faccia erano cospersi di quel terribile color scarlatto. Allora, chiamando a raccolta il coraggio violento della disperazione, una folla di maschere si precipitò nella sala nera; ma afferrando lo sconosciuto che stava diritto e immobile come una grande statua nell’ombra dell’orologio di ebano, tutti si sentirono soffocati da un terrore indicibile, vedendo che sotto il lenzuolo e la maschera cadaverica che avevano abbrancata con sì violenta energia non si trovava nessuna forma tangibile…".
Come non riconoscere in questa descrizione un ennesimo punto di partenza della mitologia di Robert W. Chambers? Ricordate quel piccolo passaggio inserito come introduzione nel racconto “The Mask”? Forse non ne ho parlato nello specifico, ma di sicuro l’ho riportato all’inizio della mia blog novel “La canzone di Cassilda” (tuttora in corso). Quel piccolo passaggio, secondo Chambers, sarebbe un estratto del primo atto della famigerata tragedia “Il Re in giallo”, il testo maledetto che avrebbe ispirato l’omonima raccolta di racconti. In quel breve frammento ci imbattemmo in una misteriosa figura infiltratasi, non invitata, tra i partecipanti a una festa in maschera. Tale figura, nota semplicemente come “The Stranger”, si rivelerà essere solo apparentemente mascherata, trascinando così nel panico Camilla, Cassilda e tutti gli altri personaggi di contorno. Finora abbiamo dato per scontato che quel volto potesse essere celato da una pseudo-maschera di colore giallo ma, a conti fatti, chi di noi può escludere che il suo colore non fosse invece quello del sangue, lo stesso colore evocato da Edgar Allan Poe mezzo secolo prima?
Tutto questo altro non è che l’ennesima stuzzicante ipotesi che deriva da questo lungo studio dedicato agli “Yellow Mythos”, un’ipotesi che ho voluto rafforzare con un piccolo racconto, scritto di mio pugno e offerto a un collega blogger affinché lo ospitasse oggi stesso come “guest post” all’interno del suo spazio virtuale. Il blog in questione si chiama “Le Terre degli Antichi Dei”, un piccolo contenitore che si auspica di raccogliere tutto ciò che fa da contorno a un romanzo ad ambientazione fantasy che Giuliano, autore e blogger, è in procinto di pubblicare.
Il mio piccolo racconto, che ho voluto intitolare “La maschera della Morte Gialla”, non fa altro che inserire gli avvenimenti descritti da Edgar Allan Poe negli scenari del “Re in Giallo” in maniera evidentemente molto più esplicita di quanto abbia fatto Robert W. Chambers. Naturalmente mi sono anche divertito ad assorbire personaggi e ambienti del romanzo di Giuliano, li ho resi parte integrante della narrazione tentando di realizzare una sorta di “spin-off” (o di “what if”, se preferite) del suo romanzo. Giusto per fare un paio di esempi, lo stesso incipit è stato cannibalizzato in toto da “Le Terre degli Antichi Dei”, mentre la chiusura, giusto un attimino più famosa, proviene direttamente dall’ispirata penna di Edgar Allan Poe.
A questo punto che altro dire? Correte a leggere “La maschera della Morte Gialla”!
Fortissimo!!!!
RispondiEliminaCavolo! Assieme al Barile di Amontillado è il mio preferito tra i racconti di Poe.
RispondiEliminaQuindi... come non correre a leggere il tuo?? Corro! ;)
Moz-
Ho letto ieri, molto ben scritto, belle le citazioni dall'originale poesco.
EliminaCome sai, non sono molto avvezzo al tipo di mitologie che hai narrato, sono troppo chtulesche per me, però ho apprezzato.
Bravo, baby! ;)
Moz-
In fondo è stato tutto un gioco di citazioni. Da parte mia è stato più un lavoro di sartoria.... Thanks
EliminaConsideralo già fatto, visto che parliamo di uno dei miei racconti di Poe preferiti in assoluto :-)
RispondiEliminaCorro a leggere!
RispondiEliminaGuarda Tom... sono già lì.
RispondiElimina@ Ximi, Moz, Pirkaf, Nick, Max - Grazie per essere passati un attimo di qua... (e anche per aver poi proseguito di là) ^_^
RispondiEliminaBello, complimenti! *_*
RispondiEliminaIncentivo ulteriore a colmare le mie lacune (già dissi XD): vorrei recuperare almeno alcune delle letture suggerite dai tuoi post dedicati agli Yellow Mythos.
Hai solo l'imbarazzo della scelta...
EliminaIo ho fatto il tragitto inverso: prima di là, poi di qua.
RispondiElimina"Haita il pastore" non lo conosco e, a differenza di "Un cittadino di Carcosa" non è neanche compreso nell'antologia di racconti di Bierce che ho in casa. Attendo quindi gli sviluppi per saperne di più.
Complimenti per il racconto :)
Il racconto "Haita the Shepherd" io l'avevo letto tempo fa in inglese. Non fu impresa semplice perché la lingua di Bierce è l'inglese arcaico, quellp che fa ampio uso di pronomi "thou", "thee", "thine" e "thy" e di ausiliari come "hast", "hath" e "art", giusto per darti un'idea.
EliminaHo scoperto però di recente che ne era uscita tempo addietro un'edizione italia di Fanucci, che si può ancora comprare su Amazon. Tra l'altro "Haita the Shepherd" è il primo racconto della raccolta, per cui volendo si può leggere integralmente aggratis nella preview del libro (qui)
Grazie della dritta ;)
EliminaMi stai sinceramente convincendo che devo leggere almeno un libro di Bierce. Una selezione di definizioni del suo celebre dizionario diabolico non possono definirsi una lettura, devo affrontare qualcosa di più definito.
RispondiEliminaL'edizione Fanucci che ho indicato qui sopra a Ivano può essere un ottima scelta. Tra l'altro nella stessa preview (stranamente corposa) è contenuto il racconto "Il segreto del burrone di Macarger" che è uno dei mie preferiti (anche se non c'entra nulla coi "Mythos")
EliminaCome al solito arrivo tardi ma apprezzo di gusto: sono un grande fan del collegamento "Wilde-Chambers" quindi batto le mani a tutto ciò che scrivi ^_^
RispondiEliminaIl collegamento con Poe mi affascina per cui: complimenti, sta venendo fuori un ciclo splendidissimo! P.S. Letto, "piaciato" e condiviso anche il racconto ;-)
Il collegamento Chambers-Poe mi sembrava fin dall'inizio ancora più evidente di quello Chambers-Wilde. C'è però più di una possibilità che, mentre il secondo sia stato effettivamente voluto, il primo si sia realizzato senza un'effettiva volontarietà. Nel prossimo articolo azzarderò un collegamento ancora più incredibile...
EliminaAspetto curiosissimo ^_^
EliminaNon esaltarti troppo. =^_^=... Ho scritto "incredibile" nel senso di "fortemente improbabile"...
Eliminaahahah proprio perché "incredibile" mi intriga :-P
EliminaE' come se io ipotizzassi che Ambrose Bierce e Chambers fossero la stessa persona... sarebbe o non sarebbe incredibilmente intrigante? :-D :-D :-D
Guarda che una delle mie specialità è proprio quella di creare il tutto dal nulla. Non escludere che un giorno non riesca a produrti le prove di quell'ipotesi che hai buttato lì tra il serio e il faceto.. eheheh
EliminaTra i miei "complotti" preferiti c'è Christopher Marlowe che finge di morire per diventare Shakespeare, quindi con Bierce che neanche ha finto di morire... c'è da divertirsi assai :-P
RispondiEliminaBenvenuti al teatro dell'assurdo!
EliminaAll'epoca la blogger Chiara Prezzavento ha raccontato, a me e ai lettori di ThrillerMagazine, la narrativa in lingua inglese che specula sui vari "complotti" shakespeariani: il risultato è incredibile, e più incredibile il fatto che è tutta roba inedita in Italia! Ovviamente ho inserito il suo intervento nel mio ebook gratuito "Mistero Shakespeare": potevo farmelo scappare? :-P
EliminaMi sa che me lo sono fatto scappare io, invece. Oggi passo a frugare dalle tue parti...
EliminaLa Morte Nera è la peste (e probabilmente lo è anche la Morte Rossa), ma la Morte Gialla cosa sarà? Un'epidemia di Febbre Gialla?
RispondiEliminaUn'ipotesi da tenere in considerazione.... ^_^
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