LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI
Il 1967 fu un anno cruciale per il Medio Oriente, perché in soli sei giorni lo stato di Israele combatté e vinse un conflitto armato contro Giordania, Egitto e Siria – la cosiddetta Guerra dei Sei Giorni, appunto - un conflitto prevedibile, scatenato da incomprensioni, rivalità mai sopite e una lunga serie di mutue provocazioni e scontri lungo le frontiere che perdurano ancora oggi. Le conseguenze, anche sul piano internazionale, furono moltissime e non serve che le riassuma io, ma fra quelle più sommerse legate alla presa di Gerusalemme Est (non dico minori perché no, per me non lo fu) vi fu l’inizio del “monopolio di stato” dei Rotoli del Mar Morto.
Ora che i Rotoli erano proprietà di Israele, anche il team di studiosi che lavorava alla loro decifrazione passò sotto il controllo del suo governo e le cose divennero, se possibile, ancora più complesse. In un momento storico così delicato, era ovvio che Israele non avrebbe di buon grado aggiunto alle dispute politiche quelle religiose, supportando una ricerca le cui derive rischiavano di compromettere i propri rapporti di “buon vicinato” con il Vaticano e le altre nazioni. Inoltre, indagare le radici del cristianesimo poteva mettere in discussione anche le radici dell'ebraismo. Insomma, forse nessuno più di Israele poteva (può) avere interesse a tener celato il contenuto più controverso dei Rotoli.
I Rotoli vennero chiusi in un museo che attualmente è sotto il controllo dell'Israel Antiquities Authority (IAA), e il suo accesso venne strettamente limitato e regolato dalle autorità. La cosa di per sé non fu un male, anzi si può dire che fosse un passo necessario nell'ottica di conservare al meglio i Rotoli stessi, l'80% dei quali sono scritti su pelle o pergamena e il 20% circa su papiro: prelevati dalle caverne, un ambiente relativamente stabile che, nel bene e nel male, ne aveva permesso la conservazione per duemila anni, essi cominciarono a deteriorarsi e altri danni vennero fatti, se pure involontariamente, da coloro che li maneggiarono, li fotografarono, li sottoposero a datazione al carbonio 14 o ad altri esami. Bisognava ricreare un ambiente il più possibile idoneo, per temperatura e umidità, a preservarli.
Insomma vennero fatti molti sforzi per conservare i reperti, ma che dire della loro interpretazione? Il lato dolente fu proprio che da quel momento in poi solo le personalità gradite al governo israeliano ebbero la possibilità di continuare a lavorare al progetto, e le personalità gradite erano quelle che cercavano di inquadrare i Rotoli nella più convenzionale, tradizionale idea di Cristianesimo.
Oggi, dopo tanti anni, sono moltissime le pubblicazioni dedicate ai Rotoli del Mar Morto ed esiste anche un sito ufficiale, deadseascrolls.org, sul quale è possibile trovare molte informazioni interessanti. Attorno al 2007 si cominciò a rendere disponibili in una libreria digitale immagini a colori e infrarosse dei Rotoli; nacque la Leon Levy Dead Sea Scroll Digital Library, la cui tecnologia permette agli studiosi di continuare a consultare e studiare i Rotoli senza doverli materialmente maneggiare e ai profani come me di andare a curiosare. I Rotoli sono corredati delle trascrizioni e interpretazioni, note di commento ed eventuale bibliografia… un sogno, non è vero?
Purtroppo, quando tutto questo avvenne Allegro aveva ormai lasciato questo mondo da vent'anni. Egli non ebbe mai più la possibilità di mettere mano ai Rotoli, e oggi della sua vicenda si ricordano in pochi e sono ancor meno quelli che ne parlano.
A quel tempo la sua disillusione dovette essere profonda, ma fortunatamente non lo fermò, anzi probabilmente gli diede la spinta necessaria per lavorare a una summa di tutte le sue teorie sulle tre grandi religioni monoteiste, un'opera titanica resa possibile non solo dalla sua esperienza diretta con i Rotoli, ma anche dai suoi studi di Teologia. Ci si sarebbe aspettati che un lavoro del genere richiedesse anni e anni per essere messo su carta, verificato e corretto e infine pubblicato, ma non fu così. Pochi anni dopo, le cose presero una strana piega. Allegro si dimise dal suo incarico di docente presso l'Università di Manchester: aveva deciso di pubblicare subito un saggio introduttivo di 205 pagine, più un centinaio pagine di note, che altro non è che l'opera che noi oggi conosciamo come “Il fungo sacro e la croce”. Se il primo fatto fu tutto sommato comprensibile (il mondo accademico non avrebbe accolto di buon grado la divulgazione delle teorie di Allegro sul contenuto dei Rotoli e una sua iniziativa in tal senso avrebbe decretato la fine della sua carriera, questo era chiaro), il secondo resta un mistero, perché a quel punto sarebbe stato più opportuno per lui pubblicare la sua ricerca non solo con delle note tecniche, come difatti avvenne, ma anche con una panoramica più dettagliata sulla genesi delle sue idee in modo da farne, secondo la sua idea originale, una vera e propria teoria comparata delle religioni del Medio Oriente. Questo gli avrebbe spianato la strada con un editore accademico, per il quale l’opera, così com’era, era improponibile; e, difatti, a pubblicarla fu un editore non di settore, qualcosa che, almeno per chi non conosceva a fondo la vicenda, di certo non deponeva in favore di Allegro e della sua credibilità di studioso.
Una possibile spiegazione è che fosse stato (o si sentisse) minacciato e temesse di non avere il tempo materiale di completare il lavoro nei giusti tempi… oppure, come più d’uno insinuò poi, che fosse impazzito, ma ormai la verità è sepolta con lui nella tomba. Fatto sta che, verso la fine del 1969, fu la Hodder & Stoughton, fiutato l’affare, ad accaparrarsi i diritti del libro e a farne precedere la pubblicazione, avvenuta nel seguente mese di marzo, da un battage pubblicitario intenso che fece molto scalpore, cedendo poi al Daily Mirror (giornale di stampo decisamente scandalistico) i diritti per la pubblicazione a puntate, ma del solo testo senza le note.
Se l’obiettivo di Allegro era la fama, ebbene ora l’aveva, ma il passare del tempo dimostrò quanto fosse effimera. La comunità accademica, come previsto, rinnegò immediatamente lui e il suo libro: lettere aperte di smentita e di insulti giunsero alle redazioni dei principali periodici nazionali e internazionali già una settimana dopo l’annuncio. Nessun esame critico del suo lavoro fu intrapreso per molti anni, ma del resto non ce n’era bisogno: Allegro definì l'Antico Testamento una sorta di divertissement disseminato di giochi di parole e doppi sensi derivati dall'immaginario fungino e destinati agli adoratori del dio-fungo, e il Nuovo Testamento alla stregua di racconti popolari creati per ingannare consapevolmente i nemici della “setta di Cristo", insomma ce n’era abbastanza da scatenare l’ira dell’intero mondo cattolico. I suoi detrattori liquidarono le sue affermazioni come i vaneggiamenti, o peggio le menzogne, di un ateo provocatore e misantropo, avido di gloria e denaro. Come abbiamo visto, ad accanirsi contro il “Il fungo sacro e la croce” furono gli studiosi, mentre i vertici ecclesiastici, da lontano, restavano a guardare.
Allegro, se pure fu colpito dalle violente reazioni ricevute, non lo diede troppo a vedere e per difendere se stesso e il suo operato non lesinò interviste per spiegare le sue posizioni (ne troverete senz’altro sul tubo, se siete interessati). Certo il fatto che il saggio sia stato pubblicato in altre lingue senza le note a corredo non aiutò, anche se le vendite della versione originale inglese furono inizialmente lusinghiere. Senza le note, che comunque sono fruibili solo da esperti linguisti, il testo potrebbe davvero apparire come la strampalata accozzaglia delle teorie di un folle, anche se a mio parere nessuno che abbia un minimo di obiettività e senso critico potrebbe negare che sono, oltre che plausibili, anche parecchio suggestive. Ma c'è di più: se anche una sola di queste fosse vera, saremmo costretti a rivedere completamente le nostre idee sul Cristianesimo.
Proverò ora a illustrare alcuni contenuti del saggio, ma sarà un lavoro lungo e faticoso. Non pretendo di essere esaustivo, perché allora tanto varrebbe copiare qui il libro parola per parola, ma non mi va neanche di riportare solo le teorie e i fatti più “sensazionalistici” come ho visto fare da altre parti. Mi scuso fin d'ora se annoierò qualcuno, ma se così fosse non dovrete far altro che attendere pazientemente che abbia finito e riprendere a leggere da lì in avanti. Il progetto Orizzonti del reale non si esaurirà con il riassunto de “Il fungo sacro e la croce”, perché è un progetto virtualmente… infinito.
Sappiate comunque che Allegro non rinunciò alla saggistica nonostante quanto accaduto: dopo “Il fungo sacro e la croce” pubblicò infatti "The end of a road" nel 1970, "The chosen people" nel 1971 e "The Dead Sea Scrolls and the Christian myth" nel 1979, solo per fare qualche esempio, opere che nel bene e nel male non ricevettero le attenzioni riservate alla sua più famosa, ma che di certo gli regalarono qualche soddisfazione. Inoltre, il tempo gli ha parzialmente restituito ciò che gli era stato tolto, perché nel 2009 “Il fungo sacro..." è stato riedito dalla Gnostic Media – Research & Publishing (quella in mio possesso è proprio questa edizione), ma già in precedenza diversi studiosi si erano avvicinati alle tesi in esso contenute e stanno ora cercando di approfondirle e di diffonderle. Fra questi, il famoso linguista Carl A.P. Ruck di Boston, che di quell'edizione ha scritto la postfazione.
Sappiate comunque che Allegro non rinunciò alla saggistica nonostante quanto accaduto: dopo “Il fungo sacro e la croce” pubblicò infatti "The end of a road" nel 1970, "The chosen people" nel 1971 e "The Dead Sea Scrolls and the Christian myth" nel 1979, solo per fare qualche esempio, opere che nel bene e nel male non ricevettero le attenzioni riservate alla sua più famosa, ma che di certo gli regalarono qualche soddisfazione. Inoltre, il tempo gli ha parzialmente restituito ciò che gli era stato tolto, perché nel 2009 “Il fungo sacro..." è stato riedito dalla Gnostic Media – Research & Publishing (quella in mio possesso è proprio questa edizione), ma già in precedenza diversi studiosi si erano avvicinati alle tesi in esso contenute e stanno ora cercando di approfondirle e di diffonderle. Fra questi, il famoso linguista Carl A.P. Ruck di Boston, che di quell'edizione ha scritto la postfazione.
Quella de "Il fungo sacro e la croce" è stata per me una lettura catartica, perché mi ha permesso di dar voce a tutti i dubbi che mi hanno sempre attanagliato sulla letteratura religiosa. Nel testo ci sono moltissimi riferimenti a versetti della Bibbia e dei Vangeli dei quali l'autore propone un'interpretazione alternativa, pertanto non stupitevi se vi dico che dopo essere incappato in questo libro non sono MAI più stato capace di guardare a questi testi come facevo una volta, ovvero con animo un po’ scettico ma anche con un sentimento a metà tra curiosità e reverenza. Forse sbaglio, perché qualunque siano le idee che questi testi volevano trasmettere sono comunque l’espressione di un sentimento religioso che va rispettato (e difatti, finora non ho mai fatto mistero che, pur non avendo mai assunto psicoattivi, non ho nessun pregiudizio nei confronti di coloro che scelgono di farlo), però mi fa impressione pensare che la morale cristiana si sorregga su contenuti che, in verità, potrebbero esprimerne una totalmente diversa, per molti versi opposta. Questa naturalmente è la mia opinione personale e non sono qui per fare proselitismo, ma per farvi capire cosa intendo bisogna cominciare ad affrontare la parte più ostica della questione, ovvero il contenuto del saggio.
Allegro comincia con il proporre un’importante (per quanto ovvia) riflessione sul significato della religione, creata dall’umanità per cercare di appropriarsi dell'immenso potere della natura, o quantomeno di volgerlo a proprio favore. Questo potere era da intendersi come l’espressione di forze controllate da una forma di intelligenza extra-terrena, leggi a cui tanto il regno vegetale e animale che l’uomo devono sottostare. Per sopravvivere l’uomo necessita innanzitutto dei frutti di un suolo fertile, e rituali come i canti e le danze che simulavano lo scorrere del fluido vitale, che dà e reitera la vita, avevano proprio lo scopo di evocare l'acqua che, sgorgando dal suolo o dal cielo, bagna la terra. In altre parole, si potrebbe dire che la vita dipende dal matrimonio fra il cielo e la terra, un matrimonio che in termini fisiologici non è altro che un’unione sessuale: i riti orgiastici dovevano sollecitare, ricreandola, tale unione. Su questo, e sul ruolo della donna come prostituta cultica nei riti, spero di tornare in seguito se il discorso non divergerà troppo. Non per una lettura o giudizio morale che, in quel contesto, non avrebbero alcun senso, ma per riflettere sul meccanismo che ha spostato il ruolo della donna, in termini religiosi, da fulcro del culto ai suoi margini. Come fa notare Allegro, è innegabile che nei loro stadi embrionali le religioni moderne contenessero in sé in germe della discriminazione sessuale. I risvolti sociali di questa gerarchia religiosa, purtroppo, li conosciamo fin troppo bene…
Vitale era anche preservare l’equilibrio della natura, in base al quale ciò che veniva preso doveva essere reintegrato o compensato. Era questo lo scopo delle offerte di frutti della terra, ma soprattutto di animali e spesso anche esseri umani che venivano sacrificati nell’antichità: il sangue dei primogeniti, più preziosi e forti perché frutto del potere ricreativo (o del sangue mestruale) nella sua massima espressione, doveva bagnare il ventre della terra, e la carne consumata in parte dall'elemento che l'aveva creata, il fuoco, e in parte dai sacerdoti, rappresentanti del dio in terra. D'altra parte che cosa, se non la morte, garantisce il perpetuarsi della vita? Il dio fornisce il seme della vita alla terra, che lo riceve; la terra sostenta gli animali e gli uomini che la abitano e consente loro di riprodursi; ogni animale e uomo vivente infine muore e ritorna alla terra che, in cambio, produce nuova vegetazione per nutrire la loro progenie; e così via, in un ciclo senza fine.
Da un punto di vista ideologico, secondo Allegro questa filosofia di compensazione potrebbe essere alla base di quel principio del dare-avere su cui si fonda la dottrina del Cristianesimo: ama il prossimo tuo, e così via. Quanto al rito vero e proprio, invece, con il tempo si tramutò in un culto nel quale a essere sacrificata era la pianta sacra, un pasto nel quale essa veniva consumata dagli iniziati per ristabilire l'equilibrio e per realizzare l'unione mistica con il dio, e che ha fornito al Cristianesimo il tema del sacrificio espiatorio e l'intero rituale dell'Eucaristia.
Un riassunto utile, senza dubbio, per chi come me non ha in programma di affrontare direttamente l'opera. Non credo proprio che mi annoierai ^_^
RispondiEliminaUh, lo spero proprio ^_^’
EliminaRimango a bocca aperta: spettacolare viaggio che non vedo l'ora di continuare! ^_^
RispondiEliminaCredo proprio che tu possa contribuire parecchio alla discussione, specie andando avanti. Anche se il progetto "Orizzonti" è nato fondamentalmente per affrontare la questione degli stati alterati di coscienza, dei diversi modi in cui l’uomo cerca di ottenerli e di come questo ha influito sull’arte e sulla società così come noi la conosciamo, nulla vieta di fare una o più digressioni a tema più specificatamente religioso…
EliminaPoco da aggiungere, bisogna anche considerare che la cultura ebraica del tempo in cui furono scritti i rotoli era una cultura molto immaginifica e che quindi non andrebbe letta ed applicata come fanno attualmente la religione cattolica e gli altri culti cristiani ma "interpretata" in base a simboli ed immagini, la qual cosa mi fa pensare che Allegro avesse una buona parte di ragione.
RispondiEliminaEsatto, anche perché quando ci si tenta i risultati sfiorano spesso la comicità involontaria. Bisognerebbe riflettere attentamente su tutto questo prima di far sì che le regole religiose possano interferire nella nostra vita e, soprattutto, in quella degli altri. Forse Allegro aveva ragione e forse no, ma la sua ricerca di altre verità era sacrosanta, direi.
EliminaÉ un argomento sul quale sono profondamente impreparato e pertanto mi è utile apprendere nozioni introduttive tramite i tuoi post.
RispondiEliminaPer esperienza posso dirti che la maggior parte delle persone se comincia a dubitare della religione in cui è cresciuta se ne distacca e basta, senza cercare di confutarla o interpretarla diversamente. Non c’è niente di male in questo, ma per me personalmente questo non è sufficiente perché il bisogno di sapere è troppo grande. Per un po’ quindi vi parlerò di Allegro, sperando di non risultare noioso o pedante…
EliminaSempre più interessante, e intrigante: attendo con ansia i prossimi articoli! Un caro saluto.
RispondiEliminaCon ansia? Ma se dici così mi metti ansia.... ^.^
EliminaE io che pensavo che ciò che scriveva Dick in La trasmigrazione di Timothy Archer nel 1980 fosse una sua invenzione, invece si basava sua fatti reali, quelli che hai citato in questo post.
RispondiEliminaEh già, si direbbe che sia andata proprio così.. ;)
EliminaE' praticamente un anno che ho bazzicato poco nella blogosfera, per cui è esagerato dire che riprenderò ciò che di bello e interessante mi sono perso. Questa serie di post però voglio recuperarla, perché per me quei manoscritti sono un puro titolo e, come ben sai, le cose antiche mi affascinano da morire.
RispondiEliminaIn un anno sono usciti milioni di post interessanti... Sono davvero felice che tu abbia intenzione di recuperare, tra tanti, proprio questi! Grazie!
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