Ci sono strane cose che sopravvivono ai margini della nostra stessa esistenza, che ci seguono al limite della nostra percezione, ci osservano dal buio che incombe oltre il calare della notte, solo un passo al di là del confortante calore delle luci. Neri portenti, strani culti, e cose anche peggiori attendono nell’ombra. I Figli dell'Antica Sanguisuga sono fra noi da tempo immemorabile, dall’alba dell’umanità ci accompagnano...
Donald Miller, geologo e accademico oggi ormai ottuagenario, da una vita cammina sul ciglio d'un abisso, tra i vuoti di memoria che gli oscurano la mente e certi improvvisi lampi d'inquietanti ricordi, che a tratti lo risvegliano a una realtà sinistra celata appena sotto il tenue velo d'amnesia, la sottile cortina della quotidianità. Sparsi frammenti, ora destinati a convergere verso una rivelazione sconvolgente, ciò che l'Oscurità, l'abisso oltre le stelle, ha infine per noi in serbo.
Era da un bel po' che tenevo d'occhio questo volume, uscito ormai, se la memoria non mi inganna, negli ultimi giorni del 2015. In tanti mesi credo di averlo messo e tolto dal carrello di quasi tutte le piattaforme di e-commerce almeno una ventina di volte. Non tanto perché ero indeciso se mi potesse interessare o meno (su quello non c'è mai stato alcun dubbio), quanto perché il mio dannato senso di colpa mi imponeva di dare un freno alla mia attività di accumulo libresco compulsivo che, negli ultimi anni, si è pure notevolmente aggravato. Alla fine il diavoletto che mi accompagna per librerie ha avuto la meglio e "La cerimonia" (The Croning, 2012) di Laird Barron è entrato a far parte della mia famiglia, in qualità di auto-regalo di compleanno, lo scorso luglio (assieme ad altre cosettine di cui magari parlerò più avanti). Ho però atteso il mese di settembre per poterlo leggere, sfruttando così al meglio un paio di trasferte di lavoro che mi hanno inchiodato su un treno per diverse ore. Vi state chiedendo se "La cerimonia" mi è servita ad alleviare la sindrome da trasferta? Eccome, se è servita!
Premetto, e lo dico con tutta onestà, che non avevo mai sentito parlare di Laird Barron sino al giorno in cui "La cerimonia" è uscito nella collana Modern Weird della Hypnos. Avevo in realtà già notato il suo nome tra i curatori della prima raccolta Year's Best Weird Fiction (altro interessante volume sbarcato dalle nostre parti con il titolo di "Nuovi incubi" e attualmente sul mio comodino), ma senza darci eccessivamente peso. Diciamo che di primo acchito non avevo nemmeno capito se fosse un nome vero oppure un nickname che intendesse fare il verso a Lord Byron. Volete sapere la verità? Non lo so ancora. Quello che oggi invece so benissimo è che "La cerimonia" è davvero un gran libro.
Non che avessi dubbi, intendiamoci, ma per quanto fossero alte le mie aspettative sono state di gran lunga superate. Leggendo le poche parole con cui l'editore aveva presentato il suo prodotto in quarta di copertina (parole che ho riportato qui in cima) mi erano già piuttosto chiare le atmosfere che avrei incontrato pagina dopo pagina. Non dovrebbe sfuggire infatti a nessuno quel sottile retrogusto lovecraftiano al quale rimandano quei "neri portenti" e quegli "strani culti" citati in relazione a un'antica Sanguisuga che, da tempo immemorabile, farebbe parte del nostro stesso ingenuo mondo.
Siamo quindi dalle parti dei grandi miti "cosmici" del maestro di Providence, quegli stessi miti che hanno influenzato centinaia di autori e che, oggi più che mai, garantiscono ai propri autori una discreta chiave per arrivare diretti sui comodini di tanti appassionati del genere.
Laird Barron, è bene sottolinearlo, non mi pare sia stato però mosso da questa idea. Il suo, a mio avviso, appare più che altro il sincero omaggio di un appassionato che proprio non ha potuto fare a meno di trattenere la sua passione. La prova è evidente nell'evolversi della struttura del romanzo che, a differenza che nelle opere dei tanti "August Derleth" che si sono avvicendati nel passato, sposta rapidamente il fulcro della narrazione su un piano completamente diverso. Sebbene "La cerimonia" trasudi di "orrore cosmico" dall'inizio alla fine, la nostra attenzione è concentrata su un orrore molto più reale, molto più palpabile, l'orrore di un uomo che ha condiviso cinquant'anni della propria vita con una donna la cui ambiguità farebbe arrossire Lucrezia Borgia.
Si era avvolta in uno scialle fatto a maglia da sua nonna ai tempi della scuola parrocchiale. Ne strinse forte i lembi sotto al mento, e fissò suo marito. “Dimmi un segreto. Uno che solamente io e te conosciamo.” Don sedette sul bordo del divano. Le prese la mano, alquanto goffamente, e la sentì freddissima.
L'incipit de "La Cerimonia" non è dei più facili: per un attimo sembra di essere sbarcati in una tolkieniana terra di mezzo che, se anche voi come me disdegnate gnomi ed elfi, potrebbe indurvi a posare il libro e a piangere sui soldi versati. Nessun errore potrebbe essere più grande. Una pagina dopo l'altra ci si rende conto che quel primo capitolo, così decisamente anomalo in quanto ambientato in uno spazio e in un luogo molto distanti dalla nostra realtà, è la vera chiave del romanzo, quella alla quale conviene prestare più attenzione in vista delle successive 350 pagine; un capitolo dove iniziamo a comprendere che la radice dell'orrore affonda tra le vicende di un mugnaio, della sua regina, della sinistra stirpe dei Mock e di nani malefici di macheniana memoria.
Tutta la "cerimonia" si allunga su diversi piani temporali, concentrando l'attenzione su tre diversi momenti della vita di Donald Miller e della sua "dolce" mogliettina Michelle Mock. Il collegamento al primo capitolo dovrebbe già essere evidente. Se così non fosse il buon Andrea Bonazzi, sempre ottimo nella veste di traduttore Hypnos, ci ricorda a piè di pagina che "miller" in inglese significa appunto "mugnaio".
Non è difficile identificarsi in Donald Miller, forse perché chi scrive ha quasi cinquant'anni e quella è esattamente l'età di Miller sulla quale l'autore si è più a lungo soffermato. Le altre due fasi della vita del protagonista alle quali abbiamo il piacere di assistere sono quella in cui Miller, poco più che ragazzo, aveva percepito per la prima volta il lato oscuro della sua compagna, e quella che lo vede ottuagenario fare finalmente i conti con quella che è stata la propria vita. Immaginare te stesso a ottant’anni avendone una trentina in meno, come il quasi cinquantenne che vi scrive, non è un'esperienza fra le più tranquillizzanti. A maggior ragione non lo è se il proprio naso è incollato tra le scomode pagine di un horror che ti mostra la vecchiaia nei suoi aspetti più tristi e malinconici. Sono ancora indeciso se questo particolare sia risultato decisivo o meno per il mio giudizio finale ma, a conti fatti, è stata una scommessa vinta quella che ha portato "La cerimonia" negli scaffali della mia libreria. Non mi resta ora che sperare che nuovi titoli di questo geniale autore possano giungere tradotti nel nostro paese. Un appello alla Hypnos è a questo punto praticamente quasi d’obbligo.
Nato nel 1970 in Alaska, Laird Barron si è imposto negli ultimi anni come una delle voci più autorevoli del weird moderno. Nel 2007 vince lo Shirley Jackson Award per la raccolta The Imago Sequence and Other Stories, e si ripete nel 2010 con la raccolta Occultation and Other Stories e il romanzo breve Mysterium Tremendum. Nel 2014 vince il Bram Stoker Award per la raccolta The Beautiful Thing That Awaits Us All. Nel 2014 è curatore d'onore con Michael Kelly del primo volume dell'Year's Best Weird Fiction (Nuovi Incubi, Hypnos 2015). Personaggio estroso, appassionato di gare di cani da slitta, e autore eclettico, Barron si caratterizza anche per la sua capacità di fondere l'horror con i generi più diversi, dal western all'hard boiled, dalla fantascienza allo spionaggio.
Era da un bel po' che tenevo d'occhio questo volume, uscito ormai, se la memoria non mi inganna, negli ultimi giorni del 2015. In tanti mesi credo di averlo messo e tolto dal carrello di quasi tutte le piattaforme di e-commerce almeno una ventina di volte. Non tanto perché ero indeciso se mi potesse interessare o meno (su quello non c'è mai stato alcun dubbio), quanto perché il mio dannato senso di colpa mi imponeva di dare un freno alla mia attività di accumulo libresco compulsivo che, negli ultimi anni, si è pure notevolmente aggravato. Alla fine il diavoletto che mi accompagna per librerie ha avuto la meglio e "La cerimonia" (The Croning, 2012) di Laird Barron è entrato a far parte della mia famiglia, in qualità di auto-regalo di compleanno, lo scorso luglio (assieme ad altre cosettine di cui magari parlerò più avanti). Ho però atteso il mese di settembre per poterlo leggere, sfruttando così al meglio un paio di trasferte di lavoro che mi hanno inchiodato su un treno per diverse ore. Vi state chiedendo se "La cerimonia" mi è servita ad alleviare la sindrome da trasferta? Eccome, se è servita!
Premetto, e lo dico con tutta onestà, che non avevo mai sentito parlare di Laird Barron sino al giorno in cui "La cerimonia" è uscito nella collana Modern Weird della Hypnos. Avevo in realtà già notato il suo nome tra i curatori della prima raccolta Year's Best Weird Fiction (altro interessante volume sbarcato dalle nostre parti con il titolo di "Nuovi incubi" e attualmente sul mio comodino), ma senza darci eccessivamente peso. Diciamo che di primo acchito non avevo nemmeno capito se fosse un nome vero oppure un nickname che intendesse fare il verso a Lord Byron. Volete sapere la verità? Non lo so ancora. Quello che oggi invece so benissimo è che "La cerimonia" è davvero un gran libro.
Non che avessi dubbi, intendiamoci, ma per quanto fossero alte le mie aspettative sono state di gran lunga superate. Leggendo le poche parole con cui l'editore aveva presentato il suo prodotto in quarta di copertina (parole che ho riportato qui in cima) mi erano già piuttosto chiare le atmosfere che avrei incontrato pagina dopo pagina. Non dovrebbe sfuggire infatti a nessuno quel sottile retrogusto lovecraftiano al quale rimandano quei "neri portenti" e quegli "strani culti" citati in relazione a un'antica Sanguisuga che, da tempo immemorabile, farebbe parte del nostro stesso ingenuo mondo.
Siamo quindi dalle parti dei grandi miti "cosmici" del maestro di Providence, quegli stessi miti che hanno influenzato centinaia di autori e che, oggi più che mai, garantiscono ai propri autori una discreta chiave per arrivare diretti sui comodini di tanti appassionati del genere.
Laird Barron, è bene sottolinearlo, non mi pare sia stato però mosso da questa idea. Il suo, a mio avviso, appare più che altro il sincero omaggio di un appassionato che proprio non ha potuto fare a meno di trattenere la sua passione. La prova è evidente nell'evolversi della struttura del romanzo che, a differenza che nelle opere dei tanti "August Derleth" che si sono avvicendati nel passato, sposta rapidamente il fulcro della narrazione su un piano completamente diverso. Sebbene "La cerimonia" trasudi di "orrore cosmico" dall'inizio alla fine, la nostra attenzione è concentrata su un orrore molto più reale, molto più palpabile, l'orrore di un uomo che ha condiviso cinquant'anni della propria vita con una donna la cui ambiguità farebbe arrossire Lucrezia Borgia.
Si era avvolta in uno scialle fatto a maglia da sua nonna ai tempi della scuola parrocchiale. Ne strinse forte i lembi sotto al mento, e fissò suo marito. “Dimmi un segreto. Uno che solamente io e te conosciamo.” Don sedette sul bordo del divano. Le prese la mano, alquanto goffamente, e la sentì freddissima.
L'incipit de "La Cerimonia" non è dei più facili: per un attimo sembra di essere sbarcati in una tolkieniana terra di mezzo che, se anche voi come me disdegnate gnomi ed elfi, potrebbe indurvi a posare il libro e a piangere sui soldi versati. Nessun errore potrebbe essere più grande. Una pagina dopo l'altra ci si rende conto che quel primo capitolo, così decisamente anomalo in quanto ambientato in uno spazio e in un luogo molto distanti dalla nostra realtà, è la vera chiave del romanzo, quella alla quale conviene prestare più attenzione in vista delle successive 350 pagine; un capitolo dove iniziamo a comprendere che la radice dell'orrore affonda tra le vicende di un mugnaio, della sua regina, della sinistra stirpe dei Mock e di nani malefici di macheniana memoria.
Tutta la "cerimonia" si allunga su diversi piani temporali, concentrando l'attenzione su tre diversi momenti della vita di Donald Miller e della sua "dolce" mogliettina Michelle Mock. Il collegamento al primo capitolo dovrebbe già essere evidente. Se così non fosse il buon Andrea Bonazzi, sempre ottimo nella veste di traduttore Hypnos, ci ricorda a piè di pagina che "miller" in inglese significa appunto "mugnaio".
Non è difficile identificarsi in Donald Miller, forse perché chi scrive ha quasi cinquant'anni e quella è esattamente l'età di Miller sulla quale l'autore si è più a lungo soffermato. Le altre due fasi della vita del protagonista alle quali abbiamo il piacere di assistere sono quella in cui Miller, poco più che ragazzo, aveva percepito per la prima volta il lato oscuro della sua compagna, e quella che lo vede ottuagenario fare finalmente i conti con quella che è stata la propria vita. Immaginare te stesso a ottant’anni avendone una trentina in meno, come il quasi cinquantenne che vi scrive, non è un'esperienza fra le più tranquillizzanti. A maggior ragione non lo è se il proprio naso è incollato tra le scomode pagine di un horror che ti mostra la vecchiaia nei suoi aspetti più tristi e malinconici. Sono ancora indeciso se questo particolare sia risultato decisivo o meno per il mio giudizio finale ma, a conti fatti, è stata una scommessa vinta quella che ha portato "La cerimonia" negli scaffali della mia libreria. Non mi resta ora che sperare che nuovi titoli di questo geniale autore possano giungere tradotti nel nostro paese. Un appello alla Hypnos è a questo punto praticamente quasi d’obbligo.
Nato nel 1970 in Alaska, Laird Barron si è imposto negli ultimi anni come una delle voci più autorevoli del weird moderno. Nel 2007 vince lo Shirley Jackson Award per la raccolta The Imago Sequence and Other Stories, e si ripete nel 2010 con la raccolta Occultation and Other Stories e il romanzo breve Mysterium Tremendum. Nel 2014 vince il Bram Stoker Award per la raccolta The Beautiful Thing That Awaits Us All. Nel 2014 è curatore d'onore con Michael Kelly del primo volume dell'Year's Best Weird Fiction (Nuovi Incubi, Hypnos 2015). Personaggio estroso, appassionato di gare di cani da slitta, e autore eclettico, Barron si caratterizza anche per la sua capacità di fondere l'horror con i generi più diversi, dal western all'hard boiled, dalla fantascienza allo spionaggio.
Potrebbe piacermi, ma ho talmente tanti libri da leggere accumulati in casa che dubito ne farò di qualcosa. Soprattutto se si considera che io non sono un giovincello come vossia ma mi avvio per i sessanta ;-)
RispondiEliminaCapisco perfettamente. A volte anch'io penso alla mia età anagrafica e mi chiedo quanti libri potrò ancora riuscire a leggere prima che la vista non mi cali drammaticamente. Per fortuna hanno inventato gli e-reader retroilluminati, il che mi permette di prolungare almeno di una decina d'anni la mia carriera di lettore. Dopodiché dovrò per forza dedicarmi ad altri svaghi, tipo osservare gli operai al lavoro nei cantieri... ^_^
EliminaIntendevo qualcosa di più radicale ;-)
EliminaPer la vista invece non ho nessun problema. Sono miope da sempre ma da vicino ci vedo benissimo senza lenti o occhiali.
Sono anch'io miope da un eternità e il lavorare tutto il giorno davanti a un computer mi uccide. Per questo sto iniziando a preoccuparmi di non riuscire più, un giorno, a leggere. Esattamente come quel tizio di "Ai confini della realtà"....
EliminaIo apprezzo molto il lavoro di Barron, credo che a Natale mi auto regalerò questo libro.
RispondiEliminaNe vale assolutamente la pena, credimi. E non c'è nemmeno bisogno che te lo dica io, mi pare di capire.....
EliminaA me era totalmente sconosciuto, buono a sapersi.
RispondiEliminaSono quasi tentato a credere che l'aver citato nel post Arthur Machen abbia fatto accendere in te una lampadina...
EliminaCaro Tom, mi hai messo una bella curiosità. Un genere che ho sempre e solo sfiorato, devo dire che forse è arrivato il momento di approfondire. Non posso che fidarmi dei tuoi consigli.
RispondiEliminaTi piacerà sicuramente, chettelodicoaffare...
EliminaE' un sollievo sapere che non sono il solo a mettere e togliere per mesi i libri dai carrelli di tutti gli store e ad avere dubbi sul nome di questo autore.
RispondiEliminaCredo che La cerimonia fosse uno dei titoli disponibili per il crowdfunding di Stranimondi, ma alla fine mi sono lasciato tentare dalle illustrazioni e dal fascino vintage di Der Orchideengarten.
Questo credo di prenderlo in ebook: della tua ottima recensione mi ha colpito soprattutto l'alternanza dei piani temporali, sono curioso, pur non sapendo quasi nulla di new weird.
L'alternanza dei piani temporali ha sempre il suo fascino in ogni narrazione, specialmente quando la forbice è così ampia come in questo caso. Nel frattempo "Der Orchideengarten" lo hai letto? Lo consiglieresti?
EliminaIl New Weird non credo rientri nelle mie corde; non ho mai letto un romanzo o un racconto di New Weird, ma ho letto moltissime recensioni a tema e sono giunto a questa semi-conclusione. Però questo libro di Laird Barron mi sembra più un horror, sbaglio? La trama mi attira molto, ma molto molto (il prezzo in ebook un po' meno...) e, insomma, ci farò un bel pensierino :)
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione e a presto!
Infatti a me non sarebbe mai venuta in mente una definizione diversa da horror per "La cerimonia". Il New Weird, qualunque cosa davvero sia, me lo immagino diverso, molto più... criptico, indefinito, etereo, se mi passi i termini.
EliminaNon so, non penso sia in sintonia con le mie attitudini come lettore. Comunque prendo nota.
RispondiEliminaA volte qualcosa è in sintonia, a volte no. Da parte mia, il bello di avere un blog multi-tematico è proprio quello che non si sa mai di cosa si parlerà la prossima volta... ^_^
EliminaPrendo appunti!
RispondiEliminaSaluti a presto.
Giustamente sintetico! Ciao!
EliminaE' sempre bello leggere una recensione entusiasta, ultimamente si prendono tante di quelle "sole" per usare un eufemismo. Io mi arrabbio quando compro un libro che mi delude, ma mi arrabbio anche quando lo prendo in prestito, perché mi fa perdere tempo (che non ho). Comunque non conosco né l'autore né il genere, grazie di averne parlato!
RispondiEliminaMi consola sapere di non essere la sola a soffrire di sindrome da stress acquisto libresco. Ultimamente mi vengono continui sensi di colpa ogni volta che faccio l'equazione: n° di libri da leggere / tempo a disposizione. Qualche tempo fa tenevo tali libri in un armadietto dietro alla mia scrivania, ovvero alle mie spalle; ma avevo il sospetto che si moltiplicassero da soli. Poi mi facevano pena, così rinchiusi. Allora ho pensato di liberarli e di metterli sopra un mobile davanti a me, e quindi stanno crescendo in "torri" divisi per genere, e in modo esponenziale.
La sindrome da acquisto libresco compulsivo è una delle peggiori. Su quell'equazione di cui parli ho smesso di sbatterci la testa tempo fa, adesso mi rimane prevalentemente l'angoscia dello spazio in casa, terminato ormai da tempo. La soluzione dell'e-reader non ha funzionato, perché "occhio non vede, obsidian non legge" e i libri accumulati lì dentro finiscono dimenticati...
EliminaIo con l'e-reader non mi trovo. Ho la sensazione di non leggere, anche perché ho la memoria fotografica e quelle pagine mi danno un senso di volatilità. E non so mai a che punto sono perché non vedo il segnalibro procedere. Avevo iniziato piena di entusiasmo con il kobo, ma continuo a preferire il libro di carta e se c'è un problema di prezzo al limite aspetto lo sconto o l'ottimo usato.
EliminaNon sapevo lo avessero tradotto in Italiano! Lo amo particolarmente e lo seguo da tempo. Il suo formato ideale e' la short story anche se The Crooning e' una meraviglia. Di recente e' uscito un film tratto da un suo racconti, intitolato They Remain e ha inaugurate una trilogia di libri di racconti ambientati in Alaska, la regione in cui vive. Invece dovessi consigliare qualche suo titolo, opterei per le prime raccolte : The Imago Sequence, Occultation e The Beautiful Thing... Mi scuso per gli apostrofi utilizzati come accenti ma ho la tastiera UK
RispondiEliminaLaird Barron qui in Italia è un nome che è stato scoperto da pochissimo, in pratica solo grazie alla casa editrice Hypnos che, oltre a "The Croning" ha tradotto anche alcuni suoi racconti ("Bulldozer" e "X's for Eyes").
EliminaUna seconda e più recente uscita di "The Croning" all'interno della collana Mondadori "Urania Horror" è un caso a parte, che rimarrà isolato.