sabato 18 marzo 2017

Orizzonti del reale (Pt.13)

Crucifixion, Antony Van Dyck, 1622, oil on canvas
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

In precedenza abbiamo visto che molti dei nomi segreti del Fungo Sacro sono ricollegabili al sumero e vennero tramandati in molta mitologia, in gran parte a “tema gemellare”, che spesso e volentieri trova un corrispettivo nei testi biblici. Questi nomi sono riconducibili a figure come quelle di Pietro “Cefa”, Giona, Giuda Iscariota e dello stesso Gesù Cristo
Fra i personaggi mitologici che vengono correlati da Allegro con il culto della sacra pianta ci sono Ilizia, Elena, Castore e Polluce, i “Boanerges” Giacomo e Giovanni, Giacobbe ed Esaù, Caino e Abele ma anche Adone e il suo corrispettivo biblico Davide, Persefone (Proserpina, Kore), Dioniso (Bacco), Hermes, Atlante, Medea e molti altri. Solo per completezza, per il solito riferimento alla fertilità e alla resurrezione, ovvero al ciclo della morte e rinascita della natura, Allegro aveva rilevato dei legami anche tra il fungo e uccelli di biblica e mitologica memoria come, ad esempio, la colomba, il corvo, il cigno, la cicogna e la fenice. In parte questo accostamento può derivare dalla somiglianza, rilevata anche da Plinio, fra il pulcino nella pellicola dell'uovo e il fungo nella sua membrana, che a sua volta ricorda il feto umano nell'utero, e in parte dalla somiglianza fra le ali degli uccelli e le tube di Falloppio.

Nel saggio inoltre un intero capitolo è dedicato all'approfondimento del culto di Estia-Vesta, che si basava sul mantenimento del fuoco sacro. Nella filosofia della fertilità il fuoco, oltre che un elemento purificatore, era il portatore di nuova vita. Associando il fuoco all'Inferno per turbare il sonno dei fedeli nei secoli a venire, il tardo Cristianesimo introdusse nel proprio immaginario e nella propria iconografia un elemento di quel culto della fertilità che così fortemente aveva cercato di debellare – una cosa che Allegro non mancò di rilevare e che deve averlo divertito moltissimo…
Il simbolo della croce, e lo stesso tema della crocifissione, sembra invece riferirsi allo sviluppo del fungo fino alla sua piena maturità e al suo consumo durante il sacro e occulto rito del culto della fertilità, cosa che ha fornito al Cristianesimo il tema del sacrificio di redenzione. Cristo “l'unto”, “l'allungato”, era il sostituto mandato dal cielo per compensare la violenza insita nella raccolta del fungo, che dopo essere stato innalzato e sacrificato ritornava alla terra per poi risorgere in un ciclo infinito.
Il fungo-Cristo è associato anche con il serpente, un importante simbolo del culto dionisiaco: entrambi emergono dal suolo, stimolati da “grida” evocatrici o incantesimi, ed entrambi sono velenosi. Korkoron, uno dei nomi della cicoria di cui abbiamo parlato in questo articolo, era anche uno dei nomi dell'halicacabus, un epiteto del Fungo Sacro che allude alla sua forma da chiavistello, la cui radice secondo Plinio è “avversa alla natura dell'aspide”.

Gioacchino Quercia P., Mosè e il serpente di bronzo, 1790, olio su tela
Rivelatori sono i numerosi riferimenti letterari ai serpenti e agli antidoti contro il loro veleno. In natura (come quel noto principio della fisica c'insegna) le forze opposte si annullano; qui il concetto è il medesimo, e se ora parliamo di veleni e contro-veleni, in precedenza abbiamo già accennato a piante talmente potenti da non poter essere utilizzate che assieme ad altre il cui scopo era di mitigarne l'intensità. Se lì per lì il collegamento alla demonologia e all'esorcistica può essere parso un po' azzardato, è giunto il momento di ricordare tutte le figure di taumaturghi, che erano anche veggenti e profeti, che compaiono nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, il più importante dei quali è naturalmente Gesù Cristo: sostenuti dallo Spirito divino, essi potevano operare guarigioni, scacciare i demoni, persino far risorgere i morti. Curiosamente, o forse no, anche placare le tempeste: e non abbiamo forse visto che il fungo era il “figlio della tempesta”?
Tutto ciò sembra indicare una speciale relazione fra il serpente e la pianta sacra, senza contare le numerose allusioni a questi rettili presenti nell'Antico Testamento. I primi cristiani collocavano il serpente sulla croce, e una reminescenza di questa antica usanza si ritrova ancora oggi nel Caduceo di Mercurio, che insieme al bastone di Esculapio è il simbolo della medicina.

Come la definizione di pianta-chiavistello ci dimostra, l'Amanita Muscaria ha grandemente ispirato gli antichi non solo per le sue proprietà, ma anche per il suo aspetto. Il suo cappello ricordava la volta celeste, che una grande forza, quella del gambo, doveva sostenere, proprio come nel rapporto sessuale il membro maschile sembra sostenere il “fardello” dell'inguine femminile. Ma la sua forma ricordava anche quella della costa del Medio Oriente, che il sole-fungo-pene divino inondava di sole al tramonto prima di penetrare, oltre l'orizzonte, nella Madre Terra. Gli antichi abitanti del Vicino Oriente mettevano se stessi e il proprio luogo natale al centro della topografia divina; il loro mondo era concepito come un enorme fungo con alla base la volva bagnata dalle acque della creazione. Al centro della cosmografia religiosa c'era la città di Gerusalemme (un nome di origine sumera, non semita), la cui stessa geografia rispecchiava questa concezione, con il Tempio, l'utero reso fertile dall'attività creatrice del dio, al centro.
Ma i riferimenti al Fungo Sacro sono anche altri e alcuni di essi, a pensarci bene, sono abbastanza evidenti. Il suo colore, innanzitutto. Il rosso acceso del cappello del fungo avrebbe ispirato molta letteratura sacra, soprattutto le visioni dei profeti di fuoco e fiamme e accecanti luminescenze (verosimilmente causate dall'ingestione stessa del fungo allucinogeno).

Sefer Toledot Yeshu
Ad esempio ebbero visioni “psichedeliche” virate di rosso Isaia (Isaia 6:6-7: “Ma uno de' serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente...”), Ezechiele (1:4: “Io guardai, ed ecco venire dal settentrione un vento di tempesta, una grossa nuvola con un globo di fuoco che spandeva all'intorno d'essa uno splendore; e nel centro di quel fuoco si vedeva come del rame sfavillante in mezzo al fuoco.”), lo stesso Giovanni (in Apocalisse 1:14-16 si parla di occhi “come una fiamma di fuoco” e del volto “come il sole quando splende nella sua forza”, al verso 2-18 di piedi “come terso rame”, mentre più avanti si accenna a pietre rosse come il diaspro e il sardònico, ecc.).
Anche Giovanni Battista è correlato al colore rosso e anzi il suo nome vorrebbe dire proprio “fungo dalla testa rossa”. Un indizio è nell'aggettivo “Battista”, l'epiteto semitico tabbal (“colui che immerge” o “tintore”) aggiunto al suo nome proprio, che secondo Allegro deriva dal sumero *TAB-BA-R/LI, “fungo”, trasposto fra l'altro anche nella parola accadica tabarru, “tinto di rosso”.
Quelle verruche o scaglie biancastre che punteggiano il cappello, i resti del “velo”, assumevano anch'esse i nomi più disparati e somigliavano agli effetti provocati da alcune malattie della pelle, e in particolare la lebbra. A parte la parabola del lebbroso, vale la pena ricordare che nel Talmud e nel Sefer Toledot Yeshu (o Toledoth Jeschu, uno dei testi apocrifi ebraici (1)) Gesù viene talora definito come Bar Panderâ, o Bar Pandirâ, ma la traduzione “figlio della pantera” è abbastanza improbabile: è molto più verosimile un riferimento alle macchie bianche sul cappello dell'Amanita Muscaria che hanno dato il nome scientifico anche a una sua parente stretta, l'Amanita Pantherina.

Ma torniamo ad Allegro… Un'altra delle sue tesi è che la manna portata dalla rugiada del mattino descritta in Esodo 16:14-15 e nei versi successivi fosse in realtà il sacro fungo. Questo non è un particolare di poco conto, perché modifica radicalmente quel racconto e gli dona nuova profondità: Dio avrebbe fornito al suo popolo eletto quale mezzo per affrontare il lungo isolamento e la dura vita del deserto non del normale cibo, ma un “cibo spirituale” dal valore molto maggiore. Si potrebbe obiettare che i funghi non crescono nel deserto, ma almeno in teoria questo non è del tutto vero, perché essi sono molto resistenti e in grado di adattarsi praticamente a qualunque clima, incluso quello desertico e quello montano. Ma a parte l'ovvia impossibilità di verificare la geografia in cui sono ambientati i racconti biblici, questi vanno presi per quello che sono, ovvero una maniera di tramandare qualche tipo di messaggio e non il resoconto di fatti realmente avvenuti. Nel nostro caso, uno dei nomi semitici del fungo poteva suggerire una sua origine egiziana, ed è forse da questo che è nato il racconto della cattività egiziana e del successivo esodo del popolo d'Israele (2).

«Adamo ed Eva: la trasgressione e la cacciata dall'Eden»
Miniatura XI sec. Abbazia benedettina di St. Bertin, Francia
Ancora prima che nella “manna”, il Fungo Sacro potrebbe essere identificato nel frutto dell'Albero della Conoscenza della Genesi che rese Adamo ed Eva simili agli dèi (3). Ripetiamolo, a scanso di equivoci: il culto della fertilità era un culto agricolo, basato sul fatto che dopo il raccolto il suolo deve “morire” sotto la calura estiva per poter “risorgere” con le piogge autunnali in un ciclo di armonia naturale e cooperazione al quale l'uomo è chiamato a partecipare. Nella Bibbia ci sono diversi esempi di lamentazioni dedicate al dio della fertilità (senza contare quel libro della Bibbia che si chiama proprio “Lamentazioni” (4)). In Ezechiele 8:14 si menzionano delle donne “che piangevano Tammuz”, la versione mesopotamica di Adone. Uno dei nomi di Adone era Na'iman, che nel suo originale sumero NA-IM-A-AN ha il significato di “disteso attraverso il cielo”, un riferimento al cappello del fungo e una caratteristica di Cristo, ma la cosa più interessante è che il versetto indicato fa riferimento al cosiddetto “Giardino di Adone”. Quel bosco era il luogo dove le donne praticavano un culto misterico dedicato ad Adone, il cui scopo era sollecitare la crescita e la germinazione di misteriose pianticelle con preghiere e lamentazioni per il loro defunto dio (5), e che John Allegro non esita a identificare nel più famoso Giardino dell'Eden, poiché fa risalire entrambi i nomi, Adone (6) e Na'iman, al nome botanico del cappello del fungo. E poiché i nomi del fungo esprimevano un'idea legata alla gioia di vivere, nel più ampio senso di lussuria, il cui concetto in ebraico si può esprimere come 'êden, da lì nacque anche la definizione di giardino di “delizie” menzionato nel Corano.
Ma Allegro rileva anche uno stretto legame fra la Pasqua, in cui i Cristiani celebrano la resurrezione di Gesù, e le Antesterie, la festa primaverile di Dioniso. Una festa che avrebbe ben poco a che fare con il vino (di fatto, il vino procura uno stato depressivo e non di esaltazione), il quale era molto probabilmente “insaporito” e reso estatico con dell'Amanita Muscaria seccata e tritata. Il nome siriaco della mandragora significa “Vigna della terra”, e non è difficile identificare nella sagoma del grappolo d'uva e del suo tralcio d'edera quella dello scroto e del glande maschile. Chissà se e come questo può avere a che fare con quella figura chiamata Uomo Verde: in passato gli avevo dedicato un post, ma qualcosa mi dice che dovrei riprenderlo in mano e aggiungere qualche altra considerazione. Se ciò non bastasse, sappiamo grazie ad Allegro che quella forma era suppergiù la stessa dell'ideogramma sumero per la vite, e grazie alla letteratura religiosa che Gesù era descritto come “la vera vite” e “la vite di Davide”.
Se il legame ipotizzato sopra fosse dimostrabile, questo renderebbe le Baccanti le celebranti del culto del “fungo-pene eretto”, ovvero coloro che si adoperavano per la “resurrezione” del dio-fungo, un'immagine che potrebbe avere a che fare con quel concetto ricorrente nei Vangeli di svegliare colui che dorme. Dal loro sacro grido “eleleu, eleleu” (da E-LA, “acqua, succo”, più IA-U/UIA, “succo di fecondità, spermatozoo”) deriverebbe anche il grido biblico di giubilo “alleluia”. Il grido bacchico somiglia nettamente, almeno nella prima parte, anche alla frase “eloi eloi lamma sabactani” riportata in Salmi 21:1 e tradotta nella famosa invocazione “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”; Allegro contesta decisamente l'interpretazione tradizionale di questo testo e lo definisce “uno strano aramaico”. Altra somiglianza che varrebbe la pena di indagare meglio è quella del grido bacchico con il nome sumero *LI-MASh-BA(LA)G-ANTA, riferito al sacro fungo, facente parte dell'invocazione segreta *E-LA-UIA, E-LA-UIA, LI-MASh-BA(LA)G-ANTA che, secondo Dioscoride, veniva pronunciata da coloro che coglievano l'elleboro.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?











(1) Piccola parentesi. A proposito del Toledot Yeshu: questi scritti (ambientati al tempo di re Ianneo) vengono spesso definiti come una sorta di anti-Vangelo perché raccontano la storia di Gesù in maniera piuttosto irriverente (ad esempio, negando la verginità di Maria). Fra le altre cose vi si narra di un “uomo malfamato” di Betlemme, in Giudea, chiamato Giuseppe Ben Pandirâ. Giuseppe inganna Miriam, promessa a un altro uomo, la seduce e concepisce con lei un figlio fuori dal matrimonio; figlio che, pertanto, viene chiamato Giosuè - poi deformato in Gesù - ben Pandirâ, ovvero “figlio di” Pandirâ. Ricordo di aver letto anche una diversa ipotesi che ricondurrebbe questo nome (che certamente non è ebraico) alla frase egiziana “Pa neter Ra” riservata al dio egizio del sole, Amon-Ra; secondo questa tesi, che identifica Mosè nel faraone Akhenaton o in un suo discendente, questo sarebbe valso a Gesù, a sua volta discendente di Mosè, l'appellativo “figlio di Ra” che spettava a tutti i faraoni: in parole povere, Gesù era “figlio di Dio” per diritto di nascita. Se pensiamo che Akhenaton (in precedenza noto come Amenofi IV) è rimasto nella storia per aver promosso, unico tra i faraoni, il culto monoteistico di Aton, c'è sicuramente di che riflettere. 
(2) Ed ecco ritornare, sotto altra forma, l'ipotesi egizia. 
(3) Un’associazione di idee che dovette essere ben chiara nella mente dell’autore del famoso affresco di Plaincourault. 
(4) Dall’antica usanza delle lamentazioni nacque la figura della prefica, una donna che nell’antica Roma veniva pagata per piangere ai funerali. Mentre si conclude questa lunga parte di OdR dedicata a J.M. Allegro, di questo riparleremo in separata sede. 
(5) Non sono idee del tutto nuove: già nell'Ottocento Wilhelm Mannhardt aveva elaborato una sua teoria secondo la quale il folclore europeo si sarebbe sviluppato a partire da concezioni animistiche, alla sua base ci sarebbe cioè una sorta di 'spirito della vegetazione' legato alla dimensione agricola del mondo antico. In seguito, James Frazer con il celebre "Il ramo d'oro" elaborò la 'teoria del dio morente', identificando la figura di un dio che muore per poi risorgere in moltissime religioni antiche (ne sono un esempio proprio Adone, Osiride, Dioniso e naturalmente Gesù Cristo, per restare in tema con Allegro, ma anche Attis, Baal, eccetera). Sono tutte divinità legate ai cicli stagionali: morendo, e bagnando la terra col loro sangue, la rendono fertile e 'immortale'. 
(6) È quantomeno singolare che gli ebrei chiamassero il proprio dio Adonai perché il suo vero nome, Yhwh (Yahweh), era sacro e non poteva essere pronunciato. È singolare sia per la somiglianza tra Adonai e Adone sia perché, per l'interscambiabilità fra le lettere “t” e “d”, la radice di Adonai, Adon, è equivalente ad Aton, il nome del dio venerato da Akhenaton (di nuovo l'ipotesi egizia!). Questo non c'è nel saggio di Allegro, ma vale la pena accennarlo, perché lo studioso britannico non è stato certo l'unico a “dilettarsi” con indagini e ipotesi di questo genere.

16 commenti:

  1. Pare in effetti che il vino fosse bandito anche in occasione della celebrazione dei Grandi Misteri Eleusini, nonostante essi avessero al loro centro la figura di Dioniso. Io ritengo che la spiegazione più valida di questo divieto sia la stessa che bandisce per esempio il vino in certi riti tantrici o nel sufismo: la necessità di produrre dentro di sé, tramite le sole proprie forze spirituali, l'equivalente interiore del vino esteriore.

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    1. Ci sono infatti moltissime ipotesi sui Misteri Eleusini, e questa non è da scartare. Qualunque sia la verità, trovo che questa possibilità che ci è data di continuare a speculare sopra fatti avvenuti centinaia o migliaia di anni fa sia incredibilmente affascinante e stimolante (e un po’ frustrante)... ^_^

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  2. Indubbiamente le forme di spiritualità più antiche attingono tutte, per evidenti ragioni di comune origine, da qualche culto ancestrale che si è poi diversificato man mano che le diverse comunità umane si allontavano creando una propria civiltà più specifica e mantenendo tuttavia qualche comune retaggio. Da questo punto di vista il sacro fungo ha probabilmente una sua precisa collocazione, come pure certe potenziali similitudini ipotizzate da Allegro.

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    1. È proprio la commistione fra elementi antichissimi e altri più recenti, dovuti alla diversificazione etnica e territoriale, a rendere così difficile dipanare la matassa. Ai tempi in cui Allegro colloca la nascita del culto del fungo la dispersione delle popolazioni sulla terra era ormai attuata, ma ogni popolo si portava dietro un retaggio che di certo fu inglobato nei culti nati successivamente.

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  3. Tutte le religioni e tutte le tradizioni del folklore mondiale possiedono indubbiamente delle radici comuni altrimenti non si spiegherebbe come mai eventi come il diluvio universale o la guerra degli uomini contro i giganti siano presenti in testi diversissimi tra loro come la nostra Bibbia ( o comunque i vangeli apocrifi) ed il Popul Vuh dei popoli precolombiani.

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    1. comune retaggio di cui parlava anche Ariano qui sopra ha lasciato tracce evidenti, eppure mi pare che non lo si sottolinei mai abbastanza. Non posso fare a meno di pensare che, come sempre, la gente non veda quello che non vuole vedere.

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  4. Chiudere il pezzo con note così intriganti è un tocco da maestro! ;-)

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    1. Non ho voluto appesantire la lettura del post inserendo troppi incisi, ma neanche rinunciare del tutto ad ampliare la questione. Mettere quelle note mi è sembrato un buon compromesso, anche se in realtà quegli argomenti potrebbero essere approfonditi a parte (come quelli delle note 4 e 5. Le note 1 e 6 te le dovevo, invece ;-) )

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    2. Obligado ;-) Pensa che la prima volta che ho sentito della tesi che sovrappone Adonai ad Aton è stato da Greg... di Lillo&Greg! Lo disse en passant in un'intervista in cui gli chiesero l'ultimo libro letto: purtroppo non ha citato il titolo.
      Come già scritto nel mio blog la tesi oltre ad essere intrigante e a spiegare i tanti furti dalle leggende egizie, sembra avere più "prove" del previsto (sempre tra virgolette) ma conto di riuscire a beccare qualche ulteriore titolo di approfondimento... oltre a te, ovviamente :-P

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    3. Caspita, e chi l’avrebbe detto. Io invece l’ho letto da qualche parte, ma per dirti voi dovrei “scavare” a fondo nella mia biblioteca. Prima o poi mi sa che lo rifarò, perché ho in programma qualche rilettura.

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  5. I post di questo argomento ti stanno diventando via via sempre più lunghi e complessi da seguire!
    Comunque, ci sono alcuni punti su cui avrei qualcosa da osservare.
    1) Veleno/controveleno non funziona proprio come l'annullamento di due forze uguali e contrarie.
    2) Secondo me l'accostamento del fungo al frutto dell'Albero della Conoscenza è un po' troppo azzardato.
    3) “eleleu, eleleu” (da E-LA, “acqua, succo”, più IA-U/UIA, “succo di fecondità, spermatozoo”) Trovo poco verosimile che la traduzione possa essere spermatozoo.

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    1. 1) Lo immagino, ma in senso metaforico il significato è quello.
      2) Secondo me invece no, ma in fondo è una questione di punti di vista e sappiamo che spesso i nostri divergono, proprio come le “forze uguali e contrarie” di cui sopra :-)
      3) A mio parere non sono le parole ad essere importanti, quanto i concetti. Se avessi scritto liquido amniotico anziché spermatozoo magari non ci avresti fatto caso. Il fatto è che nessuno di noi due ha una laurea in lingue antiche e, a meno che tu non mi abbia nascosto questo tuo segreto, la cosa migliore è possiamo fare è fidarci di Allegro.

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    2. 1) Due forze uguali e contrarie si annullano in toto, mentre veleno e controveleno non sempre, non proprio. Comunque ho capito il senso che intendevi dare.
      2) No, più semplicemente se frutto non è fungo.
      3) Intendevo che spermatozoo è un qualcosa di ignoto a un popolo antico. Se la traduzione fosse invece seme (maschile), non ci vedrei nulla di inverosimile.

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    3. 1) Nel post precedente, linkato, è spiegato meglio: “Alcune piante erano così potenti che dovevano essere assunte assieme ad altre piante dall'effetto opposto per mitigarne l'intensità (così come, ad esempio, ancor oggi si usano i narcotici per controbilanciare l'assunzione di droghe stimolanti, e viceversa[…].” Non ho voluto ripetere il concetto per esteso perché, in questo caso, mi sembrava irrilevante. Il contesto è diverso e, come ho scritto sopra, Allegro ha certamente voluto usarlo come metafora.
      2) Se si accetta l’interpretazione letterale della Bibbia, sì. Ma non dobbiamo dimenticare che lo scopo di questo saggio era proprio spiegare che i testi biblici, scritti chissà quando da chissà chi, possono essere stati rimaneggiati così tante volte che non abbiamo idea di cosa ci fosse davvero scritto in origine. Senza contare che il “frutto” o “mela” potrebbe essere letto come metafora e non in senso letterale (cosa di cui personalmente sono sempre stato convinto), il che rende possibili interpretazioni diverse da quelle canoniche.
      3) Ora ho capito cosa intendi ^_^ Ora su due piedi non ricordo se la parola spermatozoo l’abbia usata Allegro o se l’ho aggiunta io per chiarire il concetto, ovvero che il “succo di fecondità” è da intendersi non solo come elemento fisico, ma anche come principio fecondatore contenuto in esso (propenderei per la prima, ma dovrei ricontrollare). Anche se gli antichi non conoscevano quella parola, il concetto in sé era certamente noto. Secondo alcune tradizioni esoteriche, addirittura, tramite il seme è possibile la trasmigrazione dell’anima.

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  6. Come sempre, leggo con interesse perché si tratta di territori che proprio non conosco e non ho mai avvicinato. Essendo una persona molto curiosa, trovo sempre stimolante ciascuna interpretazione su tematiche così complesse!
    Stai facendo un gran lavoro :O

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    1. Beh, anche i commentatori qui stanno facendo un gran lavoro. Mi pare stia venendo fuori un bel gioco di squadra! ^_^

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