domenica 13 settembre 2020

Orizzonti del reale (Pt.25)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Nella sua vita Leary ebbe numerosi detrattori, ma il suo nemico numero uno furono i media. Molti degli attacchi che la stampa gli rivolse negli anni ’60 si basavano sul fatto che molti psichiatri provavano una vera avversione per LSD, mescalina e psilocibina; di conseguenza, la stampa definiva queste sostanze senza mezzi termini delle “armi biochimiche” in grado di scatenare sintomi psichiatrici più o meno gravi come ansia, depressione, confusione, paranoia, psicosi. A volte tuttavia erano attacchi più subdoli, perché il giornalista di turno riportava opinioni o commenti fuori contesto. In particolare, spesso s’insinuò che, a dispetto della sua immagine da istituto di ricerca “serio”, l’IFIF (International Federation for Internal Freedom) non fosse altro che una copertura per favorire il libero scambio di droghe. 
Nel 1966 l’IFIF cambiò nome in League for Spiritual Discovery (prestate attenzione all’acronimo!), e quando verso la fine dell’anno lo stato della California rese l’LSD illegale, dando il là ad altri stati che ne seguirono l’esempio, Leary ne chiese l’iscrizione all’elenco delle religioni organizzate dello stato di New York. Benché avesse dichiarato che non avrebbero ammesso nuovi membri oltre agli attuali 360, al grido di “Start your own religion!” (*) Leary invitò le persone a creare dei gruppi similari perché la libertà di culto garantita dalla legge gli consentisse di continuare a utilizzare l’LSD in qualità di “sacramento” della loro Chiesa. 

Inoltre Leary, per difendersi, rivolse spesso accuse implicite ai metodi e alle motivazioni di fondo di gran parte degli psichiatri suoi contemporanei. Dopo aver somministrato l’LSD a migliaia di persone, inclusi i detenuti delle carceri, Leary dichiara di aver osservato in questi soggetti pochi effetti fisici transitori e nessuno duraturo. Alla prova dei fatti queste sostanze non danno assuefazione, non hanno effetti sedativi, non intossicano né causano mutamenti patologici nel cervello, nel corpo o nei geni umani, quindi se il giudizio di alcuni psichiatri sul loro utilizzo è stato così negativo, la causa è senz’altro da ricercarsi nel loro metodo di somministrazione: se lo psichiatra è scettico, a disagio, ansioso o pieno di paure, probabilmente, come in una sorta di transfert, trasmetterà questi sentimenti al paziente. Se poi non ha mai sperimentato l’LSD su se stesso, non ha mai alterato la sua coscienza per studiarne gli effetti dall’interno, ciò che fa al paziente non è molto diverso dalla vivisezione (ho scelto io volutamente un termine un po’ forte, non ricordo esattamente quello usato da lui). Un altro problema è che in genere lo psichiatra si attiene alla definizione convenzionale di coscienza, che comprende solo due stati: la veglia e il sonno. Qualunque altra manifestazione viene bollata come una forma di pazzia. 

Ci furono naturalmente anche casi documentati di psicoattivi somministrati a pazienti a loro insaputa, o quantomeno senza che fossero stati informati degli effetti fisiologici che avrebbero sperimentato. Non è questione da poco, perché queste sostanze agiscono sul tronco encefalico interferendo con i meccanismi che guidano la nostra percezione e il pensiero e consentono l’accesso a una realtà al di fuori del tempo, dello spazio e dell’ego. Un soggetto incapace di lasciarsi andare (non tutti sono inclini, per forma mentale, a determinate esperienze), che tenti senza riuscirci di mantenere il controllo dei propri sensi e della sua coscienza, che sono il fondamento delle sue certezze emotive, potrebbe cadere preda della paura o del panico. Oppure, supponiamo che a prendere l’LSD sia un soggetto ansioso o ipocondriaco: quando i suoi sensi cominciano ad acuirsi comincerà a sentire il proprio cuore pulsare amplificato e potrebbe pensare che sta avendo un infarto, ma un ricercatore esperto, che sa quello che sta provando perché ci è già passato in prima persona, riuscirà a spiegargli che certe sensazioni sono perfettamente normali e a tranquillizzarlo; quello inesperto o scettico s’inquieterà a sua volta, con la logica conseguenza che la persona sotto LSD finirà per agitarsi ancora di più e per stare davvero male. Parte della sperimentazione fu effettuata su pazienti con gravi disturbi psichiatrici e poi si attribuì lo scatenarsi di quei disturbi all’LSD! 

Una sperimentazione condotta in modo improprio tradisce una certa disonestà di fondo oppure, specie in ambito militare, lo scopo occulto di manipolare, dominare o spaventare. Non è un mistero che nei regimi totalitari tutte le novità (stampa, radio, cinema…) siano un monopolio del governo e dei militari, ma anche nelle democrazie la legge impone molte restrizioni. In America questa tendenza era cominciata già al momento della scoperta del Nuovo Mondo, con i conquistatori uniti nel voler sradicare l’uso tradizionale di peyote, del Fungo Sacro (la cosiddetta Carne di Dio) e dell’ololiuqui da parte dei nativi americani, dato che una tradizione simile in Europa non esisteva, o se era esistita era ascritta non alla storia propriamente intesa, ma al folclore e alla leggenda. Con le debite differenze, la stessa lotta fra diverse culture si riproponeva nell’America di quegli anni, perché oltre che i giovani di ogni ceto e classe (che in ogni tempo, com’è noto, usano la droga per il proprio piacere) andava a colpire intere etnie già svantaggiate rispetto alla middle class di razza bianca: afroamericani, portoricani, nativi americani. 

Per Leary il diritto di espandere la propria coscienza era una vera e propria “fifth freedom”. E credeva che nel negarla alle persone, in gran parte per superstizione e ignoranza, le istituzioni stessero operando una vera e propria persecuzione e una sconfitta, perché la misura dell’evoluzione sociale è sempre la libertà, esterna o interna, e le nuove frontiere della libertà riguardano ormai la natura umana e le sue potenzialità. 
Ciò che comincia nella corteccia umana con l’accelerazione e l’intensificazione dei sensi e dei processi mentali è destinato ad avere un impatto sulla società, ma questo è un concetto che non credo di aver spiegato in modo adeguato. In precedenza ho tradotto “drop out” come “lasciati andare” o “distaccati”, ma “vieni fuori” sarebbe forse più corretto, perché la questione riguarda letteralmente l’abbandonare certi condizionamenti e meccanismi sociali e ciò che li rappresenta (denaro, posizione sociale, insomma tutto ciò che definisce una persona dal punto di vista materiale, ma che così poco ha a che vedere con la sua vera essenza). 
Se la battaglia fu così aspra era evidentemente perché l’élite temeva che espandere il sistema nervoso di milioni di cittadini potesse voler dire liberarli da tutti i concetti cognitivi e dalle strategie intellettuali di cui sono prigionieri e questo, se pure non effettuato come atto di ribellione, avrebbe costituito un concreto pericolo politico. Quando alla salute pubblica, se la vera preoccupazione del governo fosse quella di salvaguardare i suoi cittadini, non combatterebbe l’LSD o la cannabis mentre consente il fumo e il consumo di alcolici ma questo, credo, ce lo siamo già detto. 

Questo non significa che Leary promuovesse l’uso indiscriminato dei cosiddetti allucinogeni. Sebbene per principio non fosse contrario al loro uso ricreativo, Leary credeva in una “guida etica” che istruisse le persone interessate all’uso massiccio di LSD, una sorta di “patentino” (non si dà un’automobile da guidare a chi non ha la patente…). Auspicava anche che le sedute avvenissero in un ambente protetto e in compagnia di amici o del partner, perché per esperienza sapeva che chi prende l’LSD abbandona volontariamente tutte le difese della sua personalità e diventa vulnerabile. 
Pur conscio dei pericoli, Leary credeva che i vantaggi dell’uso dell’LSD fossero di gran lunga maggiori e, fra questi, il poter attingere all’infinita saggezza cellulare, la legge del DNA. Immaginava quindi un futuro in cui sempre più giovani avrebbero preso l’LSD e l’impatto che questo avrebbe avuto sulla società. Sognava che i processi chimici legati all’apprendimento e alla memoria sarebbero stati migliorati dall’uso di metodi educativi che contemplassero l’uso di psicoattivi; sognava nuove forme d’arte generate dai sogni chimici; sognava che le droghe avrebbero preparato gli astronauti agli stati alterati di coscienza che potrebbero provare durante l’esplorazione spaziale. Credeva che questo si sarebbe avverato con la quarta generazione dopo la sua… ma, oggi, sappiamo che la storia ha preso una strada diversa. Le sue visioni non si sono avverate, a meno che non vogliamo considerare (come lui pare aver fatto negli ultimi anni della sua vita) il nascere della cybercultura come un significativo passo nell’evoluzione biologica e sociale umana. 
Ma è tempo, come promesso, di andare oltre e ripercorrere le sue vicende umane riprendendo il filo del discorso da dove lo avevamo interrotto due post fa. Questo sarà l’oggetto del prossimo articolo.

 (*) “Start your own religion!”: un incitamento, ma anche il titolo di un libro pubblicato nel Leary nel 1967.

6 commenti:

  1. Curiosamente, la nuova tendenza della psichiatria è invece di favorire l'uso di farmaci con effetti chimici sull'umore. Per certi problemi l'approccio psicologico è ridotto al minimo, ti dicono quasi subito: prenda questo farmaco e vedrà che supererà i suoi problemi psichici...

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    1. Io credo che la prassi fosse quella anche all'epoca, negli Stati Uniti. Gli Usa divennero la patria della psicoanalisi dopo i conflitti mondiali, e la tendenza non ha fatto altro che rimanere inalterata, costituendo di fatto un modello per la psicanalisi in tutto l'occidente.

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  2. Ricordo un episodio dei "Soprano" nel quale dopo Tony anche sua moglie si decide di andare da un terapista, beh nella scena l'anziano professionista si lamenta con la donna di come la psichiatria in America si sia ridotta solo alla prescrizione di medicine non più verso la ricerca delle cause del malessere e di questo il vecchio terapista dà anche le colpe alle tendenze sperimentaliste degli anni '60s. Chi sa se ce (lui o chi ha scritto la scena) l'aveva anche con Leary.

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    1. Chissà, magari è così, ma in tal caso non potrei proprio essere d'accordo mi pare invece che Leary ponesse molta enfasi sull'ascolto e sul supporto, anche pratico, ai pazienti. Bisognerebbe piuttosto biasimare il governo e i militari, furono loro a censurare gli psichedelici e a sponsorizzare i narcotici, rendendoli di fatto i coadiuvanti per non dire i veri protagonisti della moderna psichiatria...

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  3. Pur non essendo un chierichetto e, a livelli più leggeri, essendomi consumato qualcosina anch'io in gioventù, non riesco a liberarmi dall'impressione che questo acido possa essere molto pericoloso...

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    1. Io invece credo che le droghe pericolose per la salute siano altre. Al netto della cautela che va comunque usata maneggiando sostanze che alterano la percezione, con gli psichedelici si rischia al massimo di far emergere qualche lato della propria personalità che si preferirebbe tenere nascosto. Mi rendo conto che pure questo possa essere un grosso scoglio per molti (lo è anche per me, non ti credere).

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