venerdì 6 novembre 2020

Orizzonti del reale (Pt.27)

LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Secondo la versione ufficiale, il Bureau aveva già agenti dislocati in Afghanistan per investigare sul traffico di droga che la Confraternita conduceva nel paese (esportando acido e importando hashish), e stava tenendo d’occhio le carte di imbarco e di sbarco di tutti i cittadini americani, e fu così che scoprì la destinazione di Leary ben prima del suo arrivo. Il Bureau sapeva bene che poiché l’Afghanistan, come la Svizzera, non aveva mai firmato un trattato di estradizione con gli USA, se il fuggiasco fosse riuscito a sbarcare sul suolo afghano non avrebbe più potuto rimpatriarlo, perciò quando l’aereo atterrò all’aeroporto di Kabul prese in consegna Leary e la sua compagna mentre si trovavano ancora fisicamente a bordo; in seguito, proprio per via di questo escamotage, il suo avvocato parlerà di “sequestro” e cercherà inutilmente d’invalidare l’arresto. 
Secondo un’altra versione, i due riuscirono invece a sbarcare a Kabul, ma vennero presi in consegna da alcuni dipendenti dell’Ambasciata travestiti da agenti dell’immigrazione e portati in quello che dissero essere il quartier generale della polizia, dove gli vennero confiscati i passaporti. Confinato in un hotel con la compagna per alcuni giorni, Leary chiese l’assistenza di un legale e la restituzione dei passaporti, ma gli venne detto che questi erano ormai in possesso delle autorità americane e che la sua presenza nel paese non era gradita. 
Comunque sia andata, l’esito non cambia: Leary viene finalmente catturato e rispedito in California con Joanna mentre a Washington scoppia lo scandalo Watergate (cosicché, a conti fatti, il presidente Nixon non può gioire troppo a lungo per la sua vittoria). 
Rientrato in patria, il tribunale fissa per il suo rilascio una cauzione di 5 milioni di dollari, la più alta mai richiesta nella storia americana a un privato cittadino. È in questo periodo, mentre attende il processo chiuso in isolamento in una prigione di massima sicurezza, che Leary scrive, carta e penna alla mano, “Neurologic”. 

Mentre, come detto, il suo avvocato cerca di invalidare l’arresto, il nostro progetta la sua difesa, indeciso se dipingersi come un benefattore dell'umanità, che ha rischiato la sanità mentale per testare gli effetti dell'LSD, oppure un uomo psicologicamente troppo fragile per sopportare la reclusione. Al principio pensa di preparare una cronistoria di tutti gli scienziati che hanno rischiato la vita (e la reputazione) nella sperimentazione con batteri, microbi, agenti chimici o radioattivi, ma alla fine cambia idea e sceglie l’altra strada: dichiara, in pratica, che sarebbe evaso di galera perché la sua mente, devastata da danni permanenti dovuti all'uso massiccio e continuativo di LSD, non avrebbe retto all’angoscia derivante dallo stare rinchiuso in prigione. 

A molti questo sembra un tradimento, un’ammissione che l’LSD frigge il cervello, il che è esattamente l’opposto di quanto ha predicato finora; sembra che Leary stia sconfessando le sue idee per il proprio tornaconto, e non si curi affatto di assestare al movimento psichedelico il colpo fatale. Ma lui non la vede così, il suo unico pensiero è di rivolgere contro il governo e i media la stessa retorica che questi hanno usato per anni contro di lui, dicendo loro esattamente ciò che vogliono sentirsi dire. Forse non tutti coglieranno l’ironia, ma d’altra parte non ha scelta: non ha altri argomenti a suo favore e sa bene di non dire nulla che ciascuno dei membri della giuria già non pensi. E ha ragione, perché la condanna, quando arriva, è pesantissima, benché l’accusa di aver guidato i traffici di droga della Confraternita decada per mancanza di prove: 95 anni, inclusi i 20 anni comminati nel ’70, 5 anni per l’evasione e i restanti per una lunga serie di altre accuse. Dal momento che all’epoca ha già 53 anni, è di fatto una condanna all’ergastolo. 

G. Gordon Liddy
Joanna invece non viene incriminata, e tuttora il suo ruolo nella vicenda non è chiaro. In teoria il governo americano non avrebbe potuto imbarcarla sull’aereo con Tim, ma forse il piano era provare a usarla contro di lui approfittando del loro legame. Lei comunque non vuole abbandonare l’uomo che ama nel momento del bisogno e sarà al suo fianco fino alla fine della loro relazione, nel ’77. 
A quel punto, Leary prende un’altra decisione che gli costerà critiche e accuse di ipocrisia e slealtà da parte di molti dei suoi vecchi amici, e perfino del figlio Jack: in cambio di una riduzione della pena e della possibilità di entrare a far parte di un programma di protezione testimoni, si impegna a lavorare per l’FBI e a fornire ai federali informazioni sui Weathermen. Dirà poi che queste informazioni erano di importanza minima, cioè non avrebbero avuto grandi conseguenze, ed erano in gran parte già note all’FBI. Dirà anche che addirittura che aveva informato in segreto i Weathermen di ciò che intendeva fare ricevendo il loro beneplacito. 
Quale che sia la verità, quando nel ’76 Leary viene scarcerato e si trasferisce nel Laurel Canyon, in molti lo hanno ormai abbandonato. Accanto a lui sono però rimasti alcuni suoi amici hollywoodiani e nel ‘78 si sposa, per la quinta volta, con Barbara Blum. Nel 1982 intraprende un tour di conferenze, che include anche il circuito dei campus universitari, su temi sociali come diritti degli omosessuali, aborto, assistenza sociale. Il tour si chiama “Nice Scary Guy vs Scary Nice Guy” e l’altro oratore è G. Gordon Liddy, l’ex agente dell’FBI divenuto famoso quale personaggio chiave dell’affare Watergate, per il quale aveva scontato quattro anni e mezzo di prigione. Il sodalizio all’apparenza è strano, perché notoriamente Leary è schierato a sinistra e l’altro a destra, ma in realtà i due si conoscono molto bene. Era stato Liddy a guidare il raid a Millbrook del ’66 e a cercare di incriminarlo, ma per ironia della sorte avevano poi finito per rincontrarsi e diventare amici in prigione, dove stavano scontando le rispettive condanne più o meno negli stessi anni. 

È bizzarro quanti e quali personaggi si incrocino con Leary e con le sue vicende e mi spiace davvero di non poter dire di più. Emblema della cultura pop, se ce n’è stato uno, la sua influenza sulla musica, sulla letteratura, sulla televisione è molto vasta. Negli anni ’80 e ’90 Leary fa sporadiche apparizioni pubbliche, collabora a dei progetti artistici, gira un documentario, compare in film e serie tv sia come attore sia nei panni di se stesso. Comunque, guadagna abbastanza da mantenere un buon tenore di vita. Continua ad assumere droghe in privato e non le rinnega, ma non si espone più pubblicamente a favore dell’LSD come fatto in passato. Testimone della nascita della cultura cibernetica, subisce il fascino di internet e della realtà virtuale e arriva a definire il computer l’LSD degli anni ’90 (su questo torneremo in seguito, anche se in breve). I suoi principali interessi diventano le teorie sul prolungamento della vita umana e sui viaggi e sulla colonizzazione dello spazio, e di conseguenza i suoi libri sono perlopiù uno strano miscuglio di filosofia orientale, biologia, neurologia, cibernetica e alieni. Ho già accennato al fatto che alcuni di essi sono scientificamente inaccurati o mancano di dati a supporto, quello che più spiace è che alcuni, specie gli ultimi, siano definiti il parto di una mente malata e senile, perché nonostante le loro numerose pecche credo anche che siano delle letture interessanti e stimolanti, ma soprattutto piene di un ottimismo e di una fiducia nel futuro e nell’uomo che fa bene al cuore. 

Nel 1995 gli diagnosticano un cancro inoperabile alla prostata e comincia ad attendere la morte, a suo dire, con curiosità più che con paura. Si spegne nel maggio del 1996. 
Se vi foste domandati come mai il governo americano si sia dato tanto da fare per catturare Leary e portarlo a processo per poi rilasciarlo dopo pochi anni, forse avrete trovato una risposta, più che nelle vicende politiche americane, nella descrizione dei suoi ultimi anni di vita, durante i quali Leary sembra ormai addomesticato, troppo preso dalle sue visioni di futuri viaggi nel tempo e nello spazio per costituire ancora una minaccia. Come se, a disagio nel mondo, avesse cercato il suo posto fra le stelle.
Una fine ingloriosa per l’ex "l'uomo più pericoloso d’America"? Non necessariamente. 

Timothy Leary era un uomo dotato di molta ironia e c’è anche la possibilità che ci abbia, bonariamente, presi tutti in giro, magari per controbilanciare l’ingiustizia subita. Non dimentichiamo che il suo lungo calvario è iniziato per due mozziconi di marijuana (se in Italia dessero vent’anni di galera a tutti quelli che consumano marijuana, ci sarebbe più gente dentro che fuori dalle carceri). In fondo, stiamo parlando di un uomo che è stato perseguitato solo ed esclusivamente per le sue idee. Ma se anche avesse deciso di credere a teorie che a noi appaiono un po' folli, chi siamo noi per giudicare?

25 maggio 1996: Timothy Leary, una settimana prima della sua scomparsa, con Richard Alpert 


6 commenti:

  1. Una figura comunque interessante, anche negli ultimi, controversi, anni della sua vita. Uno dei Grandi Vecchi della (contro)cultura americana che controbilanciano almeno un po' la massiccia invasione di kultura amerikana che ci ha dominato per decenni e che ancora ci domina. E' stato in buona compagnia: Burroughs, Anger, Ginsberg...
    Un caro saluto!

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    1. Concordo con te, e tra l'altro è il tassello di un puzzle più grande, quello della controcultura, appunto, che qui da noi è ancora in gran parte avvolto dalla nebbia. E' difficile da credere, ma posso testimoniare che molti italiani non sanno neppure chi sia, Timothy Leary... Ricambio il saluto. :-)

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  2. Ammetto che quando ho letto la prima condanna sono sobbalzato. So che il sistema giudiziario americano è molto più severo del nostro, ma... 95 anni? Per cosa? Neppure se avesse commesso una dozzina di omicidi intenzionali!
    In effetti viene da pensare che forse serviva una condanna tremenda solo per poterlo spingere a rinnegare tutto ciò che aveva detto pur di ottenere la libertà. Alla fine, per il potere spesso conta più sopprimere le idee che le persone. E un ribelle che rientra nei ranghi e fa implicitamente mea culpa, è un gran successo per il potere sfidato: dimostra che, in fondo, quella sfida non aveva motivo di essere e persino colui che la aveva lanciata si è "reso conto" che era "sbagliata"...
    Comunque, un uomo di cui non sapevo quasi nulla e che è più interessante persino di certi personaggi romanzeschi.

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    1. In effetti, abituati come siamo alla giustizia italiana, quella americana sembra anche troppo severa. In questo caso, credo che pensare a una regia occulta non sia poi tanto lontano dalla verità: la pena doveva essere esemplare, da una parte come monito, dall'altra per provocare una reazione, con tutto quello che ne è conseguito. Per ora ha vinto il potere costituito e le droghe sono ancora illegali, a parte quelle di stato. Quanto a Leary, credo che la Storia sarà meno impietosa nel giudicarlo di quanto non abbiano fatto alcuni suoi contemporanei.

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  3. Hai messo il dito nella piaga, sono stati proprio questi atteggiamenti diciamo "ondivaghi"di Leary a livello legale ad alienargli la simpatia ed il sostegno di parecchi dei suoi amici della prima ora, spesso però si dimentica che Leary era un essere umano come tutti con le sue luci e le sue ombre.
    Ciao!

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    1. E' vero, c'è da dire che dopo essersi esposto in prima persona per tanto tempo forse si rese conto che facendo di se stesso un "martire" non avrebbe comunque cambiato le cose; e poi era ancora abbastanza giovane, e voleva vivere. Non me la sento di biasimarlo troppo per questo.

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