martedì 24 novembre 2020

Figure nel salotto

Ho appena voltato l'ultima pagina di questo libro e mi precipito a scriverne di getto, come un fiume in piena che aspetta l'indispensabile sbocco sul mare, dopo la prossima ansa, o quella dopo ancora. Non so ancora dove mi porterà la tastiera di questo computer, ma battere freneticamente su questi tasti di plastica è un po' come far vibrare delle lamiere di acciaio, una specie di cerimoniale primitivo volto a far passare  il temporale, a costringere la natura a richiudersi a guscio su se stessa, placando i suoi ardori, ammansendosi e in un certo senso proteggendosi. 
Vi siete mai soffermati ad ammirare un quadro? No, non parlo di quelli esposti ai musei, eredità di artisti troppo grandi per essere retrocessi a oggetto di esperimento. Mi riferisco a quei quadri di autori in genere ignoti che facevano capolino sulle pareti delle abitazioni dei nostri genitori o dei nostri nonni, quadri insignificanti ma allo stesso tempo essenziali in quegli ambienti domestici così familiari. A casa mia, dei miei genitori, ce n'era uno, un paesaggio con case, una crosta di quelle che si trovano ai mercatini per quattro lire. Non era certamente un capolavoro, ma sicuramente l'anonimo pittore si era impegnato parecchio nell'arricchirlo di particolari, particolari sui quali io passato intere ore e mi ci perdevo, sognavo di entrare in quel paesaggio, di farne parte, di scoprire il mondo che c'era dietro ognuna di quelle minuscole finestre, di scoprire cosa si nascondesse dietro l'ultima ansa del fiume sullo sfondo, che piegava dietro una roccia e spariva alla vista con la complicità della cornice. Mi sono bruciato la vita su quel quadro senza ottenere risposte. Ciò che riuscivo a ottenere erano solo altre domande, che si aggiungevano a quelle già poste ogni qual volta un nuovo particolare, che prima si nascondeva furtivo, si rivelava ai miei occhi. Ecco, questo è più o meno ciò che si ricava dalla lettura di "Figure nel salotto", opera di una dimenticata (o sottovalutata) autrice argentina il cui nome è associato indissolubilmente a quello di Jorge Luis Borges
Scorgevo i volti intorno al tavolo – due di fronte, uno di profilo – e inventavo, a mio piacimento, la tovaglia bianca, la zuccheriera d'argento, il pane tostato splendente di burro che nessuna toccava, che nessuna era capace di dar odine di eliminare benché si trasformasse in una crosta unta e dura. Era impossibile immaginare di cosa parlassero, ma allora non mi importava molto, perché in quel momento, in quei primi momenti in cui me le aggiudicai come un bene personale, come un'abitudine dei miei pomeriggi che solo io potevo correggere, non volli fare sforzi; non volli affrettarmi. Avrei avuto tempo, in seguito.
L'anonima protagonista di "Figure nel salotto", uscito in originale nel lontano 1950, e che sbarca in Italia solo oggi grazie ad Adelphi e alla ispirata traduzione di Ilide Carmignani, non rivolge lo sguardo a un quadro, ma è come se lo facesse. Volge invece lo sguardo alle tre enigmatiche "ombre sottili e pensierose", figure che le appaiono improvvisamente, la sera di un terribile temporale, sedute immobili nel salotto della casa di fronte alla sua, un ambiente scarsamente illuminato che appena si intravede attraverso la finestra e oltre la strada, calle Juramento, che separa i due edifici. 

Da quel mo­mento la ragazza non smetterà più di spia­re le enigmatiche presenze, "ossessionata dal desiderio di appropriarsene e dal ter­rore di perderle". Giorni interi affacciata, non vista, alla propria finestra, la giovane segue la scena nella vana attesa che un qualche avvenimento possa turbare quella quiete irreale. Ma nulla sembra accadere, nulla sembra voglia spezzare quell'incantesimo. Esattamente come i particolari di un quadro, le tre figure appaiono immobili tanto al mattino quanto al pomeriggio o alla sera. Nulla, nessun indizio, sembra donare concretezza a quell'immagine, a parte qualche impercettibile ombra che sembra suggerire il lento movimento di una sigaretta portata alla bocca o di un bicchiere avvicinato alla labbra. Ipnotizzata da quella visione, la protagonista proverà ad inventare per loro quella vita di cui queste paiono prive, quasi dimenticandosi che la sua stessa vita è priva di concretezza, come una bambola in una casa di bambole. 
Della protagonista non conosciamo nulla, nemmeno il nome. Sappiamo solo che ha diciassette anni e che vive in una famiglia di cui riusciamo solo a intuire la presenza. Non conosciamo e non conosceremo fino alla fine niente di nessuno, ma non è importante. Non conosciamo, e non conosceremo fino alla fine, niente di quelle tre figure e non sapremo, a meno di non lasciarci andare a ipotesi, se siano reali o immaginarie, esseri concreti o fantasmi sfuggevoli. Impossibile discriminare la realtà dal suo contrario agendo passivamente, ma ecco che la nostra osservatrice fa qualcosa che non ti aspetti, riesce a sedersi anche lei in quel salotto e diviene parte di quel quadro, ripetutamente, un giorno dopo l'altro, fino ad assomigliare sempre più ai personaggi già dipinti, finché non potrà più sottrarsene.

E comincerà a capire, dalle piccole cose, dai piccoli movimenti, dalle piccole frasi apparentemente senza nesso alcuno, il perché di ciò che sta accadendo. Immaginare, più che capire, perché capire non è per noi esseri umani. 
Provate voi a costruire una storia partendo da una semplice frase, una frase che spezza un silenzio interminabile e a cui segue un silenzio altrettanto interminabile. Supponete solo per un attimo che qualcuno in una stanza, un perfetto sconosciuto, si rivolga a voi e dica, per esempio, "Dev'essere nel baule", senza che voi gli abbiate mai posto alcuna domanda. Cosa ne deducete? Provate a riflettete su tutte le possibili connessioni, e mano a mano che lo fate, quella frase apparentemente insignificante inizierà a rivelare molto di colui o colei che l'ha pronunciata, saprete se vive una vita triste o gioiosa, saprete se è sposata, oppure conoscerete forse la sua età. Follia? Norah Langemoglie del poeta Olivero Girondo a cui questo romanzo è dedicato, ci dimostra che tutto ciò in qualche modo è possibile. Serve pazienza e una dose spropositata di immaginazione, ma è possibile svelare qualsiasi segreto, scrivere intere biografie, semplicemente spiando i piccoli comportamenti umani.

Norah Lange (1905-1972)


20 commenti:

  1. Interessante questa tua segnalazione..
    La 17enne è quindi l'autrice? Che dall'osservazione della quotidianità, trae ispirazione per scrivere storie più elaborate?
    Le tre donne sono reali o è tutto un meccanismo di fantasia nella mente della 17enne per evadere da una quotidianità che la opprime?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, difficile rispondere senza spoilare. Le tre figure sono là, dietro una finestra della casa di fronte, sedute attorno a un tavolo, immobili nella penombra. Potrebbero essere fantasmi o esseri reali che si sono lasciati travolgere da una qualche disperazione. IL bello di questo libro è proprio cercare di togliere loro quel velo di mistero.

      Elimina
  2. Ho smesso di leggere alla fine del primo paragrafo, perché comprerò immediatamente questo libro. Autrice mai sentita nominare (e me ne dolgo) ma in compenso la tua parte sul quadro (chi,zuccon* a parte,non ha mai vissuto un'esperienza del genere?!?) e l'inizio della trama del libro mi hanno istantaneamente convinto a comprarlo. Tra una ventina di minuti scenso alla libreria sotto casa e lo ordino. Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...scusa i 354 errori di battitura... :(

      Elimina
    2. Hai fatto male a smettere di leggere e precipitarti subito in libreria. E se all'ultima riga avessi scritto che, nonostante un inizio travolgente il romanzo si è rivelato infine una boiata? ^_^

      Elimina
    3. L'importante non è tanto la tua valutazione, quanto la fascinazione che hai saputo infondere al tuo scritto... per lo meno al primo paragrafo ^__^
      (il libro arriva domani)

      Elimina
    4. OK, allora mi saprai dire. Incrocio le dita... ^_^

      Elimina
  3. Borges è uno dei miei scrittori preferiti, se questa autrice aveva il suo imprimatur può sicuramente interessarmi.
    ... anche se, a dire il vero, da come lo descrivi me lo immagino anche sottilmente inquietante, tipo il film "The Others" di qualche anno fa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sottilmente inquietante? Forse. Dipende da come lo si approccia.

      Elimina
  4. Cavolo, questo è una BOMBA.
    Innanzitutto, anche io mi perdo nei quadri esattamente come descrivi tu.
    Da bambino mi ci fissavo a morte, proprio su quelli nelle case, spesso molto inquietanti chissà perché; tornando all'opera... storia sicuramente originale, bella, di certo mi viene curiosità.
    Quale mai sarà la verità?

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora siamo in tanti ad esserci incagliata con i quadri delle nostre case. Pensa che qualche anno fa ho scoperto che quel quadro di cui parlo era in realtà un dittico e che l'altra metà è appesa sul muro di casa di mia zia. Praticamente sono riuscito a vedere cosa c'era oltre il bordo destro dei quel paesaggio... Certo, a casa di mia zia non sono riuscito a osservarne i particolari per ore, ma quel poco mi ha divertito tantissimo!

      Elimina
  5. Per alcune cose la trama mi ha ricordato "Il Ragno" di Ewers, è una sensazione mia?

    RispondiElimina
  6. A me rievoca delle atmosfere alla Shirley Jackson.
    Mi sono segnato subito il romanzo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Accostamento direi un po' più centrato, anche se romanzi come "Abbiamo sempre vissuto al castello" sono decisamente di un'altra categoria.

      Elimina
  7. Ma che bella segnalazione! Non conoscevo questo romanzo, ma mi ispira moltissimo.

    RispondiElimina
  8. Io ce l'ho in wishlist da un bel po', ma rimettendo a posto la libreria mi sono resa conto che i libri da leggere riempiono troppi scaffali XD quind, almeno per il momento, mi sono autoimposta un ridimensionamento della fame di libri nuovi. Ma, ecco, spero di riuscire a leggerlo prima del prossimo Natale :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La speranza di riuscire a ridimensionare la propria natura di acquistatore compulsivo di libri è vana. Ho sugli scaffali libri che oggettivamente, per una pura questione di tempo, non riuscirò a leggere entro la fine dei miei giorni, ma nonostante ciò continuo a comprare...
      Non mi resta che sperare nella reincarnazione, pur con la seccatura di dover iniziare da capo.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...