lunedì 20 febbraio 2023

Aroused

Capita alle volte di scovare quasi per caso piccoli film. Si tratta di film a cui a un’occhiata superficiale daresti poco e niente, ma per qualche strano motivo decidi offrire loro una chance, magari per via della locandina accattivante, dell’attore protagonista o magari, molto più semplicemente, per via del minutaggio ridotto, che richiede un impegno limitato e che ti consente quindi di sbatterti a letto a un’ora decente in vista della levataccia del giorno successivo. 
In mezzo a tutti questi esperimenti di visione capita talvolta, ahimè piuttosto raramente, che salti fuori qualcosa in grado di smentirti e che ti faccia venire addirittura voglia di scriverci un articolo per il blog. 
È il caso di “Aroused”, film del 1966 scritto e diretto da Anton Holden, un tizio che dietro la macchina da presa ha trascorso in realtà pochissimo tempo, da giovane, preferendo poi dedicarsi alla scrittura con risultati non sempre fortunati (come racconta sul suo sito, il suo primo libro, "Prince Valium", un saggio audace sulla dipendenza dalla droga e sulla guerra dei sessi, si tirò subito addosso l’odio feroce delle femministe americane). 
Tornando ad “Aroused”, sua opera prima, si potrebbe benissimo definirlo un film proto-slasher con forti tinte di noir, girato in un bianco e nero meravigliosamente nitido. Non essendo all’epoca ancora stato coniato il termine slasher, credo che al tempo della sua uscita nelle sale fosse stato etichettato come un poliziesco, ma si trattava di una definizione che, oggi possiamo affermarlo, certamente gli calzava male. Mettiamola così: come cataloghereste “Psycho” di Alfred Hitchcock? Ecco, allora “Aroused”, nella nostra videoteca, lo mettiamo proprio lì accanto. Vi dirò di più: se avete una voglia matta di rivedere “Psycho” ma vi sconforta il fatto di conoscere a memoria ogni singolo fotogramma, allora guardatevi “Aroused” e sarà come guardare “Psycho” senza conoscerne il finale!

Il confronto non è affatto casuale, visto che “Aroused” si apre con una potente sequenza, chiaramente ispirata proprio al capolavoro di Hitchcock, in cui il maniaco strangola una ragazza indifesa sotto la doccia mentre rivive, in un flashback, scene di maltrattamenti da lui subiti per mano di una madre severa e dominante.
L’identità di questa versione newyorkese di Norman Bates non è però esattamente un segreto per noi spettatori. Non tardiamo infatti a riconoscerlo in uno dei personaggi, un pervertito che mostra una forte avversione per l’atto sessuale, ossessione le cui origini si possono ricercare in un’infanzia trascorsa per la maggior parte del tempo rinchiuso in un armadio mentre la mamma si offriva nella sua stessa casa ai suoi clienti.
È chiaro dunque che quel ragazzo, una volta adulto, abbia sviluppato un odio profondo nei confronti delle prostitute e non potrà far altro che aggirarsi di notte per le strade di New York alla ricerca di nuove prede da massacrare, mentre nella sua testa ancora risuona la voce della madre. 
Appare ormai chiaro il fatto che Anton Holden non abbia semplicemente saccheggiato “Psycho” in maniera incontrollata, ma che sia addirittura riuscito a offrire al suo pubblico vette di brutale sexploitation alle quali Hitchcock, per ovvi motivi di autocensura, non poteva arrivare. 

Sullo sfondo di una New York sporca e corrotta, un giovane e inesperto detective del NYPD e l’amante lesbica della prima vittima uniscono le forze per catturare l'assassino, e da qui in avanti noi spettatori veniamo fatti rimbalzare tra momenti di totale ansia, nei quali riusciamo a percepire anche l’odore del sangue, a momenti di quasi ilarità, per via del bizzarro che caratterizza alcune situazioni (il detective, per esempio, fa cose abbastanza sgangherate, come utilizzare un’altra prostituta come esca per poi dimenticarsene e lasciarla senza alcuna protezione).
Fortunatamente l’amante lesbica, interpretata da una fenomenale Janine Lenon (fenomenale quanto misteriosa, visto che questo è l’unico film per il quale sia mai stata accreditata), in cui arde un’inestinguibile sete di vendetta, prende in mano le redini di una situazione quasi disperata, e con l’aiuto di un gruppo di colleghe passeggiatrici finisce per sbrogliare la matassa. 
Tutto si conclude nella tana del degenerato assassino, in una scena favolosa dove vediamo lui che rientra, e mentre accenna ad abbracciare teneramente il suo orsacchiotto di peluche si ritrova circondato da un branco di squillo inferocite intenzionate a separarlo da una parte anatomica essenziale alla riproduzione. 

Diretto con competenza e anche abbastanza ben recitato, “Aroused” è un intrigante mix di nudità spesso gratuite (le ragazze si spogliano praticamente tutte), fiumi di sangue e sporcizia all’ennesima potenza, con un grado di sviluppo dei personaggi non comune in film di questo genere. Alcuni passaggi secondari si trascinano eccessivamente allo scopo evidente di accumulare un po’ di minutaggio e la colonna sonora jazz è estremamente fastidiosa, ma si tratta di difetti abbastanza perdonabili in un film girato con quattro soldi negli anni '60. Vale senz’altro la pena di recuperare questa piccola e, perlomeno in Italia, misconosciuta pellicola dal sapore antico. Un vero cult per gli appassionati del genere.











2 commenti:

  1. Se parliamo di B-movie in senso stretto, un'occhiata gliela darò sicuramente, anche se presumo che montaggio e fotografia siano decisamente retrò.

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    1. Bisogna comunque tapparsi più volte il naso di fronte alle numerose carenze tecniche. Ma ciò non toglie nulla al suo valore.

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