E fu così che una sera di inizio febbraio mi ritrovai a vagare svogliatamente nel social network più noto di tutti i tempi, croce e delizia di qualche miliardo di utenti sulla faccia della terra. Sono perfettamente conscio che quella malefica piattaforma altro non è che un crogiolo di tutte le peggiori meschinità umane, ma ciò non trova riscontro (o perlomeno raramente lo trova) nei pochi gruppi di letteratura "strana" a cui sono iscritto, gruppi in un solitamente trovo spunti di lettura, curiosità che mi permettono in un secondo momento di popolare la rubrica "Traditi dalla fretta" o, non di rado, nomi o realtà di vario genere che ritengo possa valere la pena seguire. Uno di questi nomi è Fabio Larcher.
Non esattamente uno sconosciuto, visto che frequentare con assiduità un numero ristretto di gruppi consente di guadagnare una reciproca familiarità con buona parte degli iscritti, ma Fabio non era nemmeno uno con cui mi si sono mai intrattenuto più di tanto. Almeno fino a poco tempo fa.
La molla che mi ha spinto a inviargli un messaggio privato è stata la presentazione del primo numero di "Astonishing Fantasy Tales", una nuova rivista la cui copertina potete ammirare qui accanto. Da vecchio amante di letteratura fantastica, quella che per intenderci ha avuto origine un secolo fa in quei vecchi periodici da edicola, non potevo che spalancare gli occhi come in un'estasi mistica e cercare il più in fretta possibile di saperne di più. Indizi ce n'erano pochi, visto che fino a qualche giorno fa questo nuovo progetto era ancora in attesa del varo (oggi invece è disponibile, e lo trovate su Amazon), così mi sono permesso di andare direttamente alla fonte. Ciò che ne è venuto fuori è stato un gustoso scambio di messaggi in chat, dai quali è scaturita l'intervista che vi offro qui di seguito. Buona lettura!
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Fabio Larcher |
F.L.: Già. Chi è Fabio Larcher? Mi piacerebbe saperlo. E forse un giorno lo scoprirò. La definizione più calzante potrebbe, in via transitoria, essere questa: Fabio è un folletto esiliato in questo mondo, per punizione, da un mago cattivo, o più semplicemente ha smarrito la strada ed è rimasto intrappolato qui, tra una parolaccia e l’altra. Dunque è uno che, in fondo, si sente a disagio come un turista che non padroneggi la lingua del popolo che sta visitando e non riesca a farsi dare le indicazioni per l’aeroporto. Tutto il resto è conseguenza: scrivere, leggere, dipingere… sono tutti modi per soffiare sul fuoco della memoria e non far spegnere il ricordo di venire da un mondo oltre il mondo, che non esiste ma che è “vero”.
Da grande? E chi vuole diventare grande, perdersi e morire? Oh, non dubito che accadrà, ma accadrà mio malgrado, di certo non con il mio consenso e la mia adesione. E voi non ridacchiate: potete nascondervi quanto volete dietro titoli accademici e professionali, preferenze sessuali e tifoserie politiche: tanto vi vedo; vedo il bambino che siete e che trema, spavaldo, dietro una maschera da duro.
T.O.M.: Ho letto però da qualche parte che c’è stata nella tua vita una breve parentesi da editore. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza?
F.L.: Be’, proprio breve non è stata, come parentesi, visto che è durata quindici anni ed è proseguita tra alti (pochi, soffro di vertigini) e bassi fino a oggi. Sicché mi occupo di editoria da più di vent’anni. Che cosa mi ha lasciato? Tanti incontri, molte amarezze, parecchie avventure… Mi ha permesso di incontrare il vero amore. Chi lo avrebbe mai detto? Si nascondeva in mezzo a un brulichio di palloni gonfiati e di narcisisti patologici. Si potrebbe dire: un giglio fra i narcisi. Ma è un argomento che è meglio non toccare. Non si può toccare, lo si deve solo accarezzare. Devo dire che, tra le altre cose, è stato stupefacente recitare nel ruolo di editore: bastava dire: «Faccio l’editore» per essere istantaneamente circondati da frotte di anime perse. Nessuno vede ciò che siamo; tutti vedono solo le maschere che portiamo, il ruolo che recitiamo, il personaggio che scegliamo (o non scegliamo). A tutti i livelli della professione, dai più famosi agli emeriti sconosciuti. Lo so, dico cose sconvenienti. Del resto sono allergico alle convenienze.
T.O.M.: Oggi il tuo nome è legato a una realtà che, sebbene non lo sia, ha tutto l’aspetto di una casa editrice. Sto parlando di Kraken Edizioni. Ci aiuti a capire di cosa si tratta?
F.L.: Non sono più, ufficialmente, un editore, ma il gusto per la creazione estetica in campo editoriale, mi ha accompagnato. Era necessario che trovassi un luogo dove esprimere le mie idee e l’ho trovato in Amazon. Satana mi ha offerto un artiglio e non ho avuto altra scelta: l’ho afferrato. Amazon è un mondo a sé, certo, lontano da quella torre d’avorio impenetrabile che è l’editoria tradizionale e dove alcuni signori se ne stanno arroccati a legiferare come satrapi persiani; ma è un mondo che offre diverse possibilità di ordine pratico e io cerco di sfruttarle tutte. Da editore ufficiale non avrei potuto. Sembra incredibile, ma il mondo dell’editoria tradizionale è un sistema entropico, caotico, dispersivo, chiuso e refrattario a ogni forma di visionarietà. Il che pare ridicolo, data la natura della sua missione: mercificare l’inmercificabile, la magia, l’anima.
Kraken edizioni è l’iniziativa di un semplice privato, che usa Amazon per rendere reali le sue idee estetiche, filosofiche e i suoi sogni di fanciullo ormai stagionato. Niente di più, niente di meno. La lunga esperienza come editore mi ha dato gli strumenti per maneggiare in modo discreto uno strumento poco duttile come Amazon, di creare pubblicazioni che ammiccano al passato cercando di rinnovarlo. Per i miei libri uso font che riprendono quelle utilizzate tra la fine del Settecento e gli inizi del Novecento. Per le copertine mi ispiro a quelle ideate tra la fine dell’Ottocento e i primi anni Trenta del Novecento. Ho le mie manie, insomma. Penso che l’editoria sia un’arte e che i libri debbano essere belli oltre che “pieni”. E ora mi sono tuffato in quest’altra avventura: una rivista letteraria, in stile pulp americano… Mah! Vedremo come finirà. Se posso attribuirmi una virtù è quella di non essere spaventato dall’idea del fallimento. L’importante è gareggiare, non vincere.
T.O.M.: Appare chiaro, sfogliando rapidamente il catalogo Kraken, che il target sia il lettore di un certo tipo di narrativa fantastica. Tra i tanti titoli noto anche un originalissimo “Necronomicon per ragazzi”…
F.L.: Il mio lettore ideale è, ovviamente, quello che ha gusti simili ai miei, che non si vergogni affatto di amare il fantastico e sia curioso e alla ricerca perenne del sense of wonder. Io sono il riflesso anche di ciò che ho letto (e ciò che ho letto è il riflesso di ciò che sono). Il “Necronomicon per ragazzi” è nato da una prova d’impaginazione. Stavo elaborando il packaging della Kraken edizioni e ho scritto il titolo per scherzo, giusto per testare gli “ingombri” sulla pagina… Poi mi è venuta voglia di scrivere il racconto: la storia di Abdul Alhazred, scritta da suo figlio Ismail. E mi sono divertito non solo a rievocare Lovecraft e le sue atmosfere, ma anche a presentare un Alhazred molto lontano dallo stereotipo a cui è legato: sposato, buon padre di famiglia, finito ad apprendere segreti spaventosi non perché perverso e malvagio, bensì per grande curiosità e amore per la verità… E poi avevo tutti quei disegni “lovecraftiani” chiusi in un cassetto… bisognava pur farne qualcosa.
T.O.M.: Dando per scontato Lovecraft, quali sono stati i caposaldi della tua formazione di lettore?
F.L.: Mi sono formato all’ombra di scrittori diversi fra loro ma accomunati dal senso del meraviglioso, dalla visione mitica della vita. Ti sorprenderò, forse, ma Lovecraft non è il mio grande amore letterario. Tutto cominciò con “Il signore degli anelli” di Tolkien e proseguì con i racconti di Conan il barbaro di Howard. Poi venne Lovecraft. E dopo di lui fu una continua ricerca di mondi alternativi: Wells, Bradbury, Morris, Lord Dunsany, Verne, Stevenson, Guareschi, Lloyd Alexander, Philip Pullman, Susanna Clarke, Michael Moorcock… Insomma, lo si avverte anche nella mia narrativa, che è sempre anche un omaggio agli autori che amo.
T.O.M.: Veniamo ora a questo tuo nuovo progetto. Lo hai chiamato “Astonishing fantasy tales”, in evidente omaggio a quei vecchi magazine pulp americani di inizio secolo… Come è nata e maturata in te l’idea di realizzare un progetto del genere? C’è qualcuno che ti aiuta in questa impresa? Cosa possiamo quindi aspettarci di trovare all’interno di “Astonishing fantasy tales”? E come pensi possa rispondere il pubblico a questa tua proposta?
F.L.: L’idea di mettere in piedi una rivista “pulp” o simil-pulp cova nella mia mente perversa da molto tempo. Non ho mai avuto il coraggio di cominciare, perché una rivista non è un libro, va studiata, necessita di un’impaginazione complessa e, soprattutto, ha bisogno del contributo di molte mani e di molte menti. Conoscendo il particolarismo e il tasso di litigiosità che un’avventura del genere comporta ho sempre procrastinato… fino a ora. Mi trovo in un frangente della mia esistenza in cui non ho niente da perdere e credo di poter ben sopportare qualche vaffanculo senza troppi problemi.
Naturalmente, essendo pigro, ho preferito cominciare coinvolgendo un gruppo di amici con i quali sono particolarmente in sintonia e che mi conosce da anni, ma a mano a mano che la rivista si farà conoscere, mi auguro di allargare il giro sempre di più, alla ricerca di talento e sostanza. Del resto una rivista, da che esistono le riviste, serve proprio a questo: a far conoscere al pubblico ciò che non sempre ha accesso all’editoria ufficiale.
Il modello è proprio il pulp magazine americano di inizio Novecento, ma con qualche aggiustamento. “Astonishing fantasy tales” è un misto fra “Weird tales” e “Vanity fair”, nel senso che i tempi sono ormai maturi per la riflessione sui temi legati al fantastico. Siamo lontani dai tempi gloriosi in cui pionieri come Howard, Lovecraft, Ashton Smith eccetera dovevano di fatto gettare le fondamenta di un nuovo genere. Oggi c’è spazio anche per tentare di capire meglio i come e i perché del genere; dunque sul nostro piccolo mensile ci avventureremo ad approfondire materie e scrittori, ma all’insegna sempre della suggestione, non dell’analisi barbosa e iperspecialistica (per questo dicevo “Vanity fair”).
A coloro che contribuiranno con opere narrative chiederò, se possibile solo due cose: storie con personaggi forti e inclini alla serialità. Per il resto: largo all’immaginazione.
Non ho idea se il pubblico reagirà a quest’ennesima pubblicazione “povera” ma molto imbellettata con favore o con acrimonia. In editoria (checché ne dicano altri) è impossibile sapere in anticipo che cosa avrà successo, che cosa incontrerà il favore della gente. Bisogna stare a vedere, come pescatori coscienziosi, che hanno usato la canna giusta, il filo giusto, l’amo giusto e l’esca giusta, sedersi, attendere e vedere se i pesci abboccano. Consapevoli che potrebbero non abboccare (l’acqua inquinata, il periodo sbagliato, l’eccesso di pescatori… tutto può determinare il fallimento. Ma tentar si deve. Non farlo, potendolo fare, sarebbe un peccato.
T.O.M.: Noto, tra l’altro, nomi piuttosto importanti in questa prima uscita, tra cui un certo Danilo Arona…
F.L.: Sono tutti amici di lunga data, tranne due. Del resto fare l’editore per anni ti porta a incontri impensabili e a trovare spiriti affini e gente simpatica, con cui instaurare, prima di tutto, un rapporto umano di qualità. Si fanno belle cose solo se farle è divertente per tutti coloro che ti vogliono bene. Del resto si sa: l’amore è un fine, mai un mezzo.
T.O.M.: Ora che la mia curiosità è stata ampiamente soddisfatta, caro Fabio, non mi resta che ringraziarti per aver accettato di farmi visita sul blog. Come faccio abitualmente in queste occasioni, lascio a te un po’ di spazio dove puoi parlare a ruota libera di tutto quello che vuoi, dei tuoi progetti presenti e futuri, o di qualsiasi altra cosa. Un angolino dove puoi farti un po’ di pubblicità, anche in maniera spudorata.
F.L.: Mi sembra di aver cantato parecchio e ho la gola secca. Ci vorrebbe una birra in compagnia. Non si può? E vabbè, allora vi invito ad acquistare almeno il mio “Necronomicon per ragazzi”. Con il tempo è diventato un librone e comprende, oltre a moltissimi disegni (tentativi di dare forma all’informe lovecraftiano) ben cinque testi che trattano Lovecraft ma con simpatia e umorismo: Necronomicon per ragazzi – Le avventure di Piccolo Cthulhu – Gastronomia di Azathoth – Sortilegi, necromanzie e invocazioni (disperate) – Necroverbicon (o il Libro dei Verbi di Cthulhu). Le vostre morose ne andranno matte, parola di scout.
T.O.M.: Non ci resta che lanciarci alla ricerca del piccolo Cthulhu, allora! Per l'ennesima volta grazie e, nel salutarti, ricordo che il primo numero di "Astonishing Fantasy Tales" è acquistabile su Amazon a questo link. Buon acquisto compulsivo a tutti!
Intervista molto interessante in cui mi riconosco in molti punti (non nel target letterario e neppure nell'esperienza editoriale, ma certamente molto nell'obiettivo - direi riuscito - di pubblicare tramite amazon e scoprire, a sorpresa, che esistono alcuni lettori, certamente pochi, che trovano le mie storie tutto sommato non disprezzabili).
RispondiEliminaComplimenti a Fabio e "ad maiora".
Eccedi di modestia! Sono certo che non sono poi così pochi ^_^
Eliminanon conscevo questa pubblicazion! metto subito in carrello, anche se temo che per la lettura ci vorrà un po'... troppi arretrati. Nel frattempo cercherò di fare pubblicità.
RispondiEliminaDanilo Arona è una garanzia comunque!!
Le liste infinite di cose arretrate sono un problema anche per me. Un attimo dopo aver finito questo primo numero di "Astonishing" è già uscito il secondo...
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