Ma ogni cosa era a posto, ora, tutto era definitivamente sistemato. La lotta era finita. Egli era uscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande Fratello. Con una citazione a George Orwell e al suo celebre “1984" si apre il nuovo cortometraggio di Michele Pastrello, giovane e promettente regista veneziano, autore di piccole perle che, nel vasto arcipelago del cinema autoprodotto, si sono fatte decisamente notare. Personalmente ho avuto già modo di ammirare la sua opera prima, "Nella mia mente", vincitore tra l'altro del Pesarhorror 2006 e proiettato anche alla 10ma edizione della rassegna coreana "Pifan", vetrina leader per la cinematografia fantastica. Nella mia mente era uno "psyco-thriller" che evidenziava forti influenze argentiane: una ragazza, inseguita da un misterioso maniaco, riesce a trovare rifugio nella propria casa, ma sarà proprio nell'apparente sicurezza delle mure domestica che inizierà il vero incubo. Un regista come Pastrello, la cui opera prima ha lasciato un così profondo segno nella critica specializzata, meriterebbe sicuramente a questo punto maggiore notorietà. Lo troviamo invece oggi a distribuire gratuitamente il suo quarto lavoro, "InHumane Resouces" (ancora un cortometraggio), attraverso il web. Si tratta di una scelta, questa volta, quella di non passare per i Festival perché, com’egli stesso ha dichiarato in un’intervista: “un Festival di cinema dovrebbe porsi come obbiettivo di farsi da mediatore tra i nuovi talenti e chi il cinema lo crea, lo produce o lo distribuisce, inseguendo la possibilità di farli emergere. Partecipare o meno ad un Festival in cui ci sono 30 spettatori, a me cambia davvero poco o nulla”. Se volete quindi ammirare "InHumane Resouces" in Full HD andate a farvi un giro sul sito ufficiale. Anzi, visto che il film dura giusto una ventina di minuti, vi suggerirei di andarci subito. Ve lo guardate con comodo e poi magari ritornate qui da me a leggere il resto.
Quattro contendenti, due uomini e due donne, si sfidano a mani nude, a colpi di pietre e spranghe di ferro, nel tentativo di sopravanzarsi l'un l'altro ed eliminarsi a vicenda. Il loro abbigliamento, camicie bianche e cravatte nere che tanto ci ricordano le iene di Tarantino, ci lascia supporre (complice il titolo del film) che siano impiegati o al limite ex-impiegati. Si muovono in un’ambientazione squallida e deserta, fabbriche abbandonate ed edifici non meglio identificati tutt’attorno. Non è chiaro, almeno inizialmente, il contesto temporale. Un futuro alternativo? Un presente alternativo? Sporadiche inquadrature, evidentemente provenienti da una webcam installata addosso ai protagonisti, ci fa pensare a dei cyborg. Avete presente il punto di osservazione del Terminator? Ecco, è qualcosa di simile. In realtà, ci si rende ben presto conto, i punti di osservazione delle webcam non corrispondono allo sguardo dei protagonisti: sono semplicemente delle cams miniaturizzate appuntate ai taschini delle loro camicie. Il gioco al massacro continua per circa 18 minuti (sui 21’48” totali), dopodiché tutto viene rivelato.
Chi ha visto Exam, un geniale film inglese del 2009, ahimè tristemente inedito in Italia, non ci avrà messo molto a fare due più due: si combatte per un posto di lavoro, in un futuristico mondo spietato e crudele, dove la “selezione del personale” è divenuta letteralmente tale.
Chi ha visto Exam, un geniale film inglese del 2009, ahimè tristemente inedito in Italia, non ci avrà messo molto a fare due più due: si combatte per un posto di lavoro, in un futuristico mondo spietato e crudele, dove la “selezione del personale” è divenuta letteralmente tale.
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Eccellente il lavoro di Pastrello che dimostra qui tutto il suo talento. Una fotografia elegante e un sapiente uso del diaframma rendono Inhumane Resources un’esperienza indimenticabile anche dal punto di vista visivo. Raccomandatissimo!
Purtroppo temo che ci siamo già dentro, credimi la realtà è come l'hai descritta tu.
RispondiEliminaPastrello merita di essere conosciuto molto ma molto di più.
Già. Dentro fino al collo.
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