Curioso esperimento “Uzumaki”: film dell’orrore con brevi momenti-commedia, siparietti che “solo in un film giapponese”, che trovo a tratti fuori luogo ma che tuttavia, stranamente, non impediscono alla trama di divenire inquietante al momento opportuno. Finale irrisolto, non mi ha soddisfatto. Il film comunque merita una visione, se non altro perché ha una trama molto originale e in molti sensi, direi, visionaria.
Il merito però non è del regista Higuchinsky (giapponese, ma originario dell'Ucraina), poiché il film altro non è che la trasposizione cinematografica dell’omonimo manga di Junji Ito (伊藤潤二 Ito Junji) . Solo il finale è diverso, perché quando il film uscì, nel 2000, il fumetto era ancora in corso di pubblicazione.
Uzumaki racconta della cittadina di Kurouzu i cui abitanti a poco a poco divengono preda di quella che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria possessione, anche se molto anomala, e finiscono per suicidarsi o comunque per perire in modi orribili per colpa della spirale. Dapprincipio, la cosa si manifesta con un improvviso, morboso interesse delle persone verso qualsiasi oggetto abbia una forma a spirale, ma ben presto degenera nell’insopprimibile desiderio di divenire essi stessi una spirale, plasmando i propri corpi di conseguenza ove la trasformazione non avviene naturalmente, e di rendere il mondo intero e il genere umano una spirale.
Il merito però non è del regista Higuchinsky (giapponese, ma originario dell'Ucraina), poiché il film altro non è che la trasposizione cinematografica dell’omonimo manga di Junji Ito (伊藤潤二 Ito Junji) . Solo il finale è diverso, perché quando il film uscì, nel 2000, il fumetto era ancora in corso di pubblicazione.
Uzumaki racconta della cittadina di Kurouzu i cui abitanti a poco a poco divengono preda di quella che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria possessione, anche se molto anomala, e finiscono per suicidarsi o comunque per perire in modi orribili per colpa della spirale. Dapprincipio, la cosa si manifesta con un improvviso, morboso interesse delle persone verso qualsiasi oggetto abbia una forma a spirale, ma ben presto degenera nell’insopprimibile desiderio di divenire essi stessi una spirale, plasmando i propri corpi di conseguenza ove la trasformazione non avviene naturalmente, e di rendere il mondo intero e il genere umano una spirale.
C’è chi sceglie di infilarsi in una lavatrice per farsi attorcigliare a dovere; chi si butta sotto una macchina per morire avvolto ad uno dei pneumatici; chi si acconcia i capelli a spirale finché essi non prendono il controllo della sua mente e di quella di chi le sta vicino; chi si trasforma in una lumaca gigante e chi si lascia affascinare dal disegno a spirale della canna di una pistola e si spara in un occhio.
Tra le poche persone che sembrano immuni al delirio generale c’è Kirie, una studentessa delle scuole superiori. Con profondo stupore, la ragazza si accorge che qualcosa non va notando il comportamento del padre del suo amico d’infanzia Shuichi farsi sempre più strano: dapprima lo vede intento a filmare per ore il guscio di una lumaca, e poi a riprendere ossessivamente qualsiasi altro oggetto la cui forma ricordi una spirale, e lo stesso Shuichi le conferma di essere sempre più preoccupato per la sanità mentale di suo padre. In seguito anche il padre di Kirie e altre persone a lei vicine vengono contagiate. Naturalmente lei non è l’unica a notare questi strani avvenimenti: l’ispettore Tamura comincia ad indagare sulla vicenda del padre di Shuichi, mentre una troupe televisiva si reca in loco per realizzare un servizio su alcune lumache giganti che si arrampicano in pieno giorno sui muri del liceo. Ma è tutto inutile. Gli stessi elementi della natura paiono piegarsi alla forza della spirale in barba alle leggi della fisica: in cielo si affacciano due occhi minacciosi e onniscienti mentre la volta celeste diviene essa stessa un’enorme spirale nella quale confluiscono tutte le persone possedute e decedute, le nuvole si attorcigliano e discendono sull’acqua del lago creando onde concentriche in perenne movimento. Ben presto tutti gli abitanti cadono preda del contagio, e Kirie rimane sola. Non è chiaro se anche la ragazza è destinata a soccombere o meno, ma viva o morta lei farà parte della spirale in ogni caso, perché la spirale è eterna.
Tra le poche persone che sembrano immuni al delirio generale c’è Kirie, una studentessa delle scuole superiori. Con profondo stupore, la ragazza si accorge che qualcosa non va notando il comportamento del padre del suo amico d’infanzia Shuichi farsi sempre più strano: dapprima lo vede intento a filmare per ore il guscio di una lumaca, e poi a riprendere ossessivamente qualsiasi altro oggetto la cui forma ricordi una spirale, e lo stesso Shuichi le conferma di essere sempre più preoccupato per la sanità mentale di suo padre. In seguito anche il padre di Kirie e altre persone a lei vicine vengono contagiate. Naturalmente lei non è l’unica a notare questi strani avvenimenti: l’ispettore Tamura comincia ad indagare sulla vicenda del padre di Shuichi, mentre una troupe televisiva si reca in loco per realizzare un servizio su alcune lumache giganti che si arrampicano in pieno giorno sui muri del liceo. Ma è tutto inutile. Gli stessi elementi della natura paiono piegarsi alla forza della spirale in barba alle leggi della fisica: in cielo si affacciano due occhi minacciosi e onniscienti mentre la volta celeste diviene essa stessa un’enorme spirale nella quale confluiscono tutte le persone possedute e decedute, le nuvole si attorcigliano e discendono sull’acqua del lago creando onde concentriche in perenne movimento. Ben presto tutti gli abitanti cadono preda del contagio, e Kirie rimane sola. Non è chiaro se anche la ragazza è destinata a soccombere o meno, ma viva o morta lei farà parte della spirale in ogni caso, perché la spirale è eterna.
Come si è scatenata la forza della spirale, e perché proprio in quella città e non in un’altra, non è dato sapere. Ad un certo punto si fa riferimento al fatto che, nel tempo, degli antichi specchi sono stati ripescati dalle acque del lago; si tratterebbe della prova dell’esistenza di un antico culto di adoratori del serpente che si ritrovavano proprio lì, dove ritenevano essere la dimora del dio-bestia. Tuttavia, il regista la butta là e non approfondisce, perché in fondo non è questo che importa. Se il film non spiega, chissà se lo fa il manga (devo ricordarmi di recuperarlo e leggerlo…). Se siete persone che hanno bisogno di un perché a tutti i costi, questo film decisamente non fa per voi. Potreste comunque gradirlo dal punto di vista estetico, perché indubbiamente “Uzumaki”, tutto virato nei toni del verde, è una bella esperienza visiva, che bilancia qualche esitazione di troppo nella regia ed una recitazione non superlativa.
La parola Uzumaki (うずまき) in giapponese significa proprio spirale, o meglio vortice. La spirale è una delle strutture geometriche più comuni in natura, ed essendo le forme il primo aspetto della realtà che noi percepiamo tramite il più istintivo dei nostri sensi, la vista, sarebbe molto difficile epurarla da tutto ciò che ci circonda. Le conchiglie sono spirali. I girasoli sono spirali. Le galassie sono spirali.
Il film mi è piaciuto, ma non riesco davvero a provare paura per qualcosa che in fondo ha un significato positivo. Perché in definitiva che cosa rappresenta la spirale? Un cerchio dinamico. L'infinito. Quindi l'universo. Il sole e quindi, metaforicamente, l’energia, la strada verso la conoscenza. La crescita, lo sviluppo. La vita scritta con il linguaggio della natura, la matematica. La memoria dell'Universo che si tramanda con il nostro patrimonio genetico. In effetti, in “Uzumaki” si suggerisce che addirittura la forza della spirale risiederebbe nella sua stessa essenza, indipendentemente dal fatto che noi la percepiamo con i nostri sensi: ne consegue che alla spirale non si può sfuggire, dato che il nostro corpo è formato da cellule che contengono DNA. E la madre di Shuichi che si preoccupava dei polpastrelli delle dita e dell’orecchio interno…
Nel film, farsi catturare dalla spirale significa divenire un tutt’uno con il creato... o almeno con il microcosmo-Kurouzu. Quello che sto dicendo potrà non avere senso per voi, ma non mi sembra poi una fine così orrenda. Il vero orrore, per me, sarebbe essere (come Kirie, forse) immune al richiamo della spirale, eternamente intrappolato in un meccanismo di cui però non posso far parte, allo stesso tempo affascinato e in preda alla repulsione. Un po’ come essere ad una festa dove tutti si divertono tranne me.
Chissà come giudicherebbe le mie parole l’autore della storia. Magari mi rinchiuderebbe in manicomio e butterebbe via la chiave. O magari mi direbbe che ho trovato la chiave di lettura giusta. Devo proprio leggere quel benedetto manga.
La parola Uzumaki (うずまき) in giapponese significa proprio spirale, o meglio vortice. La spirale è una delle strutture geometriche più comuni in natura, ed essendo le forme il primo aspetto della realtà che noi percepiamo tramite il più istintivo dei nostri sensi, la vista, sarebbe molto difficile epurarla da tutto ciò che ci circonda. Le conchiglie sono spirali. I girasoli sono spirali. Le galassie sono spirali.
Il film mi è piaciuto, ma non riesco davvero a provare paura per qualcosa che in fondo ha un significato positivo. Perché in definitiva che cosa rappresenta la spirale? Un cerchio dinamico. L'infinito. Quindi l'universo. Il sole e quindi, metaforicamente, l’energia, la strada verso la conoscenza. La crescita, lo sviluppo. La vita scritta con il linguaggio della natura, la matematica. La memoria dell'Universo che si tramanda con il nostro patrimonio genetico. In effetti, in “Uzumaki” si suggerisce che addirittura la forza della spirale risiederebbe nella sua stessa essenza, indipendentemente dal fatto che noi la percepiamo con i nostri sensi: ne consegue che alla spirale non si può sfuggire, dato che il nostro corpo è formato da cellule che contengono DNA. E la madre di Shuichi che si preoccupava dei polpastrelli delle dita e dell’orecchio interno…
Nel film, farsi catturare dalla spirale significa divenire un tutt’uno con il creato... o almeno con il microcosmo-Kurouzu. Quello che sto dicendo potrà non avere senso per voi, ma non mi sembra poi una fine così orrenda. Il vero orrore, per me, sarebbe essere (come Kirie, forse) immune al richiamo della spirale, eternamente intrappolato in un meccanismo di cui però non posso far parte, allo stesso tempo affascinato e in preda alla repulsione. Un po’ come essere ad una festa dove tutti si divertono tranne me.
Chissà come giudicherebbe le mie parole l’autore della storia. Magari mi rinchiuderebbe in manicomio e butterebbe via la chiave. O magari mi direbbe che ho trovato la chiave di lettura giusta. Devo proprio leggere quel benedetto manga.
P.S.: Piaciute le GIF animate di Uzumaki? Ce ne sono altre sul blog di Suzanne "Wurzeltod" Gerber
Ho scoperto casualmente questo bellissimo blog. Non ho visto il film ma ho letto il fumetto che è ottimo e spaventoso - tranne il finale. Il finale è diverso dal film; nel fumetto viene spiegato tutto, ma la spiegazione è banale e liberatoria rovina completamente l'atmosfera angosciante dell'opera. Leggendolo avrei preferito un finale senza spiegazioni, come pare sia invece il film, che a questo punto recupererò. Samuel M
RispondiEliminaUn anno e mezzo dopo aver scritto questo post mi vedo costretto ad ammettere che il manga ancora non sono riuscito a leggerlo. Adesso sono definitivamente curioso di farlo. Benvenuto sul blog!
Eliminaottimo articolo. ti ho appena scoperto e ti seguirò ! se vuoi passa dal mio blog : http://weird-sci-fi.blogspot.it/
RispondiEliminaPasso di sicuro. Grazie per la segnalazione.
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