sabato 28 luglio 2012

Sirius, cane maggiore

Sirius e Plaxy sono cresciuti insieme e si amano profondamente, ma in questo mondo non c’è posto per il loro amore. Le differenze tra loro, così grandi da aver persino diviso le loro strade per lungo tempo, non gli permetteranno di vivere questo amore alla luce del sole, e la censura della società si abbatterà su questo sentimento, stroncandolo per sempre.
Descritto così “Sirius”, romanzo di fantascienza anomalo e bellissimo di Olaf Stapledon, scrittore e filosofo britannico scomparso nel 1950, sembra quasi un libro d’amore. Ma in “Sirius” c’è molto, molto più di questo.

Sirius (Alfa Canis Majoris, in greco antico Σείριος, Seirios, ovvero "splendente”), conosciuta anche come Stella del Cane o Stella Canicola, è una stella bianca della costellazione del Cane Maggiore; è la stella più brillante, osservabile da tutti i punti della terra anche ad occhio nudo. Presso molte culture, la stella è stata spesso associata alla figura di un cane, ed è spesso indicata come foriera di sciagure. I Romani celebravano il tramontare eliaco di Sirio intorno al 25 aprile, sacrificando un cane, accompagnato da incenso, vino e una pecora alla dea Robigo in modo che le emanazioni nefaste della stella non causassero danni al raccolto del grano di quell'anno (Fonte: Wikipedia). Sirius è anche il nome del protagonista di questo romanzo. Quale nome, d’altronde, sarebbe più adatto per un cane? Avete capito bene, ho detto proprio “cane”. Romanzo incentrato sui rapporti personali, spesso fallimentari, “Sirius” è notevole anche per la personale rilettura del mito di Frankenstein. Fu pubblicato nel 1944 e, che io sappia, finora non ha mai goduto di molta notorietà, perlomeno qui da noi.


Nella cornice da cartolina tipica del Galles del Nord dei primi del ‘900, il fisiologo Thomas Trelone fa esperimenti sui cani introducendo un particolare ormone nel sangue delle madri per creare una razza di super-cani da pastore. Questa perlomeno è la scusa ufficiale. In realtà il suo vero scopo è sviluppare nei cani capacità cerebrali paragonabili a quelle umane, mantenendo però inalterate tutte le loro caratteristiche fisiche (a differenza degli animali “umanizzati” del Dr. Moreau, folle precursore di tutta una categoria di scienziati pazzi…).
Inizialmente l’esito degli esperimenti è fallimentare: i soggetti nascono tutti con cervelli troppo grossi e finiscono per perire prima di arrivare all’età adulta. In seguito, però, lo scienziato ha un’intuizione geniale: più che concentrarsi sulle dimensioni del cervello, egli comincia a intervenire sulla massa della corteccia cerebrale e a creare fibre nervose più sottili, aumentando quindi le connessioni. In questo modo i soggetti non muoiono, anzi crescendo sviluppano un’intelligenza sub-umana di alto livello e ne guadagnano parecchio in longevità. Questi super-cani da pastore una volta svezzati vengono venduti agli agricoltori della zona e si guadagnano così una certa notorietà, dato che sono in grado di autogestirsi il lavoro. Tuttavia, essi non sono minimamente interessati ad interagire con l’umanità: in quanto animale sociale, un cane super-intelligente avrebbe potuto guadagnare sufficiente autonomia e fiducia in se stesso da sviluppare un distacco critico dal genere umano… questo sperava Trelone e questo si avvera anche oltre le sue più rosee aspettative… Tuttavia, egli non è ancora soddisfatto del livello raggiunto dai suoi cani.

Poi nasce lui, Sirius, un esemplare dall’intelligenza ancora superiore. Incrocio fra un border collie ed un pastore alsaziano, Sirius ha una testa enorme e cresce con lentezza esasperante, ma fisicamente è sano, e Trelone non esita a farne parte integrante della sua famiglia, e a svezzarlo insieme alla sua ultimogenita Plaxy proprio come se fosse suo figlio. Egli desidera che Sirius cresca lontano dagli occhi del mondo e a sua volta ignorando il mondo il più possibile, in modo da maturare senza alcuna forzatura. La verità è che egli sa che solo all’interno di un nucleo chiuso come quello familiare Sirius potrà essere socialmente uguale agli esseri umani, insomma sviluppare un vero rapporto sociale egualitario con delle persone.

Sirius e Plaxy crescono quindi fianco a fianco “come il pollice e l’indice di una mano”, amandosi come fratelli, sebbene l’affetto si intrecci ad una punta di repulsione e di disprezzo annidati nel profondo del loro animo: la loro intelligenza e capacità di apprendimento sono pari, ma nessuno dei due riesce ad identificarsi totalmente con l’altro.
Se Plaxy è inferiore a Sirius dal punto di vista atletico, nell’olfatto e nell’udito, Sirius è molto limitato nell’approcciarsi alle attività umane. Innanzitutto è sprovvisto di mani, inoltre ha una percezione delle forme molto approssimativa ed è daltonico. Le sue capacità linguistiche sono scarse, cosicché gli sarà sempre estremamente difficile interagire con chicchessia all’infuori della famiglia Trelone. Dimostrando una notevole forza di volontà egli riuscirà a parlare in un inglese forbito adattato alle sue corde vocali e a sviluppare anche una certa attitudine al canto, adattandone il ritmo al suo orecchio così sensibile, e persino a scrivere brevi messaggi, ma questo è tutto: la maggior parte delle attività umane gli sarà sempre preclusa.
Nonostante tutto la sua infanzia scorre relativamente serena, ma è con l’arrivo dell’adolescenza prima, e dell’età adulta poi che egli comincia a soffrire molto per tutto ciò. Come chiunque di noi, giunto a quel punto della vita in cui ci si domanda come esprimere se stessi e cosa riserverà per noi il futuro, egli si rende conto che le opzioni a sua disposizione sono molto poche.

Così arriva il disincanto, ed egli comincia a vivere la vita perennemente scisso in due: metà uomo e metà cane, ma nessuno dei due completamente. Sirius è fondamentalmente un ottimista, ma l’accettazione autoironica della sua vera natura e dei suoi limiti si alternerà di continuo a tristi sentimenti di autocommiserazione e rabbia. Nei momenti bui la consapevolezza che egli non sarebbe dovuto esistere lo tormenta.
Il suo rapporto con Plaxy, poi, è sempre in bilico tra adorazione e risentimento, solidarietà e piccole crudeltà reciproche. Per Sirius, Plaxy è familiare e allo stesso tempo aliena: sebbene il loro vissuto e i valori essenziali dei loro spiriti siano i medesimi, le loro diverse esigenze ed interessi finiscono inevitabilmente col dividerli.
Se da un lato i suoi istinti animali gli fanno ricercare la compagnia dei suoi simili, in particolare delle femmine con le quali volentieri si accoppia, egli in fondo li disprezza perché troppo stupidi. Mentre il piacere della caccia (l’espressione della sua “natura da lupo”, come ama definirla) lo riempie a posteriori di sensi di colpa, perché cozza con la sua “altra” natura.
Troppo evoluto per fare il cane e troppo cane per la vita da uomo, separato dai suoi simili che non lo comprendono, Sirius è abbastanza intelligente da capire che per gli uomini egli non sarà mai altro che un freak, un mostro. Nella migliore delle ipotesi un fenomeno da baraccone, sia come super-cane da pastore sia durante la sua “carriera” di ricercatore a Cambridge; nella peggiore, un parto di Satana.
Sirius si considera una persona e uno spirito, e l’uomo è allo stesso tempo suo pari e suo Dio. La sensazione che Trelone abbia già programmato tutta la sua vita lo angustia. Neanche l’amore “adulto”, ricambiato, per Plaxy potrà garantirgli la pace mentale che agogna.
È difficile non vedere in questo testo una metafora della disabilità, tema attualissimo nel nostro mondo in cui a dispetto della tecnologia sono ancora tante, troppe le barriere non solo architettoniche, ma anche mentali ed emotive che separano i “diversi” dalle persone cosiddette normali.
Più genericamente, il romanzo affronta il tema della differenza tra razze, non in maniera ottimistica però, ma mostrando il definitivo fallimento di ogni tentativo di accettazione e tolleranza, semplicemente perché le differenze tra le razze sono incolmabili. Quando il sentimento diventa sofferenza prevale l’incomunicabilità. L’amore può esistere, ma non basta a sconfiggere la solitudine fisica ed esistenziale. In questo “pessimismo cosmico” la tragedia di Sirius viene quindi ridimensionata, diventa niente di più che una goccia nel mare, un ago in un pagliaio.. una stella nello spazio infinito.

Stapledon, nel mostrarci un esperimento di ingegneria genetica di dubbia morale (se mai ci fossero esperimenti di ingegneria genetica morali…), dà il via ad una tristissima storia di emozioni contrastanti, di relazioni complicate, e ci pone interrogativi inquietanti e cruciali, adesso che la scienza ha raggiunto risultati impensabili nel ’44, che la fantascienza di allora è diventata scienza e la fantascienza di oggi, chissà.
Adesso che (a un livello molto diverso, certamente) la chirurgia ci permette di plasmare i nostri corpi a piacimento, questo ci consente forse di cambiare anche interiormente? E fin dove è lecito spingersi con questi cambiamenti? Fino a che punto è giusto snaturare le caratteristiche di un individuo per trasformarlo in ciò che si pensa debba essere? Ed è possibile una volta cambiati radicalmente raggiungere e conservare la felicità?
Poiché Sirius si domanda se ha un’anima ve lo chiedo anch’io: i cani, e gli animali in generale, hanno un’anima? Io sono convinto di sì, ed ecco perché non solo mi rattristo, ma inorridisco davanti alle notizie di maltrattamenti, abbandoni, vivisezione. E il cuore mi si gonfia di felicità quando, stanco ma soddisfatto alla fine della giornata, mi siedo in terrazzo e osservo la mia gatta scomparire tra l’erba del giardino, correndo dietro a qualche libellula, libera di esprimere la sua vera natura senza alcuna costrizione. Ogni volta che lei ritorna da me stanca e sporca ho la sensazione che mi abbia scelto ancora, e allora la mia anima si placa.

P.S.: Il presente articolo viene pubblicato oggi in contemporanea sulla blogzine IL FUTURO E' TORNATO

Appello pre-vacanziero -  Quasi una famiglia italiana su due vive con animale domestico: secondo la Doxa infatti sono 6.800.000 i cani e 8.500.000 i gatti presenti nelle case degli italiani.  Si stima  che ogni anno in Italia siano abbandonati in media 130 mila animali tra cani e gatti (circa 80.000 gatti e 50.000 cani). Qualcuno pensa che abbandonare un animale, quando non si ha più la voglia o la possibilità di occuparsene, sia quasi dargli un’opportunità di farsi un’altra vita. È invece solo un modo per assolvere la propria coscienza, convincendosi che qualcun’altro lo prenderà e lo accudirà. In realtà il cane o il gatto o altro animale quasi sicuramente morirà per la mancanza di cibo ed acqua, sotto un sole fortissimo o sotto le ruote di un autoveicolo Abbandonarli è crudele e disumano!!! Se stai pensando di farlo, ti prego ripensaci!

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