venerdì 3 aprile 2015

I corridoi della paura (Pt.1)

The killer awoke before dawn, he put his boots on, He took a face from the ancient gallery and he walked on down the hall. He went into the room where his sister lived, and, then he paid a visit to his brother, and then he walked on down the hall, and he came to a door, and he looked inside. (The End - J.D.Morrison).
Il corridoio è un luogo che racchiude in sé tutti gli elementi di cui abbiamo più terrore. Provate a pensarci un attimo. Cos’è un corridoio? Un luogo, innanzitutto, solitamente buio. Che si trovi in casa piuttosto che in una cantina o in un solaio, oppure in una scuola o in un edificio pubblico, il corridoio è l’ambiente di solito meno illuminato. Nei corridoi, le luci sono sovente temporizzate: le accendi e dopo qualche istante, senza preavviso alcuno, esse si spengono, lasciandoti improvvisamente indifeso, in balia di chissà quali pericoli. L’incertezza, a sua volta, è perfettamente rappresentata dal corridoio, la paura anche inconscia per un percorso che si deve intraprendere, per una strada che si deve in qualche modo percorrere per poter ottenere il premio finale, che si trova invariabilmente all’estremo opposto. In psicologia, non sono un esperto ma non faccio fatica a sostenerlo, il corridoio rappresenta la paura della crescita, la paura di non essere in grado di portare a termine i propri compiti. Quali e quanti pericoli si celano nei corridoi? Pensate a tutte le porte che si aprono su di esso. Dietro ciascuna di quelle porte potrebbe esserci qualcosa, qualcuno pronto ad interrompere il nostro avanzare, degli ostacoli imprevisti che ci bloccano, che magari ci fanno del male.

Ciascuna apertura lungo il corridoio rappresenta un pericolo, diretto o indiretto. Non tutte le porte che si affacciano sul nostro percorso si apriranno. Non tutte sono lì per farci del male. Alcune rimarranno chiuse, ma l’incertezza rimarrà fino al superamento della porta successiva, di quella seguente ancora, e così via. Non serve guardarci indietro. È indifferente. Una volta intrapreso, il corridoio davanti a noi è tremendamente simile a quello che ci siamo lasciati indietro. E anche dietro quelle porte già superate, prima innocue, ora potrebbero nascondersi rinnovati pericoli.

Non serve dire che il corridoio è stato da sempre uno degli elementi perturbanti più diffusi nel cinema dell’orrore. Un corridoio crea suspense, e noi passo dopo passo ci identifichiamo in colui che si trova a doverlo attraversare. A lui, il protagonista del film, il più delle volte andrà male. Il corridoio gli sarà fatale. A noi seduti in poltrona non andrà meglio. Saremo ancor più saldamente avvolti da una delle nostre paure più ancestrali.

Repulsion (Roman Polanski, 1965)
Senza pretesa di poter essere esaustivi, proviamo a fare un rapido excursus storico sul 'corridoio' utilizzato nel cosiddetto cinema di paura. Iniziamo la carrellata con salto all’indietro al 1948, anno in cui uscì un lungometraggio intitolato “Il mistero degli specchi” (Corridor of Mirrors) del regista britannico Terence Young, un film che gli appassionati di genere ricordano soprattutto per aver segnato l’esordio sul grande schermo di un giovanissimo Christopher Lee. Tratto da un romanzo di Chris Massie, “Il mistero degli specchi” narra le vicende di un eccentrico collezionista d'arte convinto che la sua amata sia la reincarnazione di una donna raffigurata in un quadro rinascimentale comprato a Venezia. Una storia morbosa quanto raffinata, dalle forti tinte gialle, nella quale viene sapientemente affrontata la teoria della reincarnazione e dell’ineluttabilità del destino.
Tre anni dopo, nel 1951, è il turno de “L’assassino viene di notte” (The Long Dark Hall) della coppia di cineasti inglesi Anthony Bushell e Reginald Beck. Siamo più dalle parti del noir, piuttosto che dell’horror, ma ancora una volta siamo di fronte ad una pellicola affascinante, soprattutto per alcuni inquietanti retroscena che sovrapposero la finzione cinematografica alla vita reale dei suoi interpeti. Il film narra la vicenda di Arthur Groome (interpretato da Rex Harrison) che viene ingiustamente accusato dell’omicidio dalla propria moglie Mary (interpretata da Lilli Palmer, al tempo moglie nella vita reale dello stesso Harrison). Il film si snoda sulle vicende giudiziarie dell’uomo mentre, nell’ombra, il vero omicida si prepara a colpire di nuovo. Il particolare bizzarro è che lo stesso Harrison, tre anni prima, fu accusato della morte della propria amante, Carole Landis, suicidatasi per amore dopo l’ennesimo rifiuto da parte di Harrison di lasciare la moglie. Sembra oggi difficile pensare che Harrison e la Palmer abbiano potuto, dopo così poco tempo, interpretare una storia di tradimento tanto simile a quella da loro stessi vissuta.

Nonostante il titolo originale lasci presagire la presenza di corridoi, il film “Prima dell’anestesia” (Corridors of Blood, 1958) ha poco a che fare con gli altri titoli citati in questo articolo. Il corridoio del titolo altro non è che un modo per sottolineare l’ambientazione ospedaliera, dove troviamo un fenomenale Boris Karloff che, nei panni di un chirurgo impegnato nella ricerca di un nuovo anestetico, si troverà a dover testare i nuovi composti chimici direttamente su se stesso con risultati che possiamo facilmente immaginare. Saranno molto più significativi, dal nostro punto di vista, i corridoi dell’ospedale della cittadina di Haddonfield dove la giovane Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) cercherà di sfuggire alla lama affilata di uno scatenato Michael Myers nel secondo capitolo della saga carpenteriana “Halloween” (1978-2009).

Halloween II, il signore della morte (Rick Rosenthal, 1981)
Nel decennio successivo sono due i titoli importanti che vale la pena ricordare: “Il corridoio della paura” (Shock Corridor, 1963) di Samuel Fuller e “Repulsione” (Repulsion, 1965) di Roman Polanski, entrambi facenti parte di quel particolare filone conosciuto come “cinema della follia”. Il primo racconta la storia di un giornalista che decide di farsi ricoverare in incognito in un ospedale psichiatrico per risolvere un caso di omicidio, avvenuto all'interno di quella stessa struttura, nella speranza di vincere il premio Pulitzer. Il secondo è la storia allucinata di una giovane donna timida e impacciata (Catherine Deneuve) il cui equilibrio mentale si troverà scardinato dalla sgradita convivenza con la sorella e il di lei amante. Un equilibrio che si spezzerà definitivamente quando i due coinquilini, un giorno, la lasceranno completamente sola tra le mura di una casa divenuta improvvisamente minacciosa. Assolutamente memorabile la scena del corridoio con le mani che sbucano dalle pareti per afferrarla.
Rimanendo in “zona Polanski”, occorre naturalmente citare anche la scena clou del suo capolavoro “Rosemary’s Baby” (1968). La storia la ricordate tutti, no? Due giovani sposi traslocano in un nuovo appartamento (un classico!) dove ben presto la loro tranquillità viene turbata dalla presenza asfissiante del vicinato, uno stuolo di persone prevalentemente anziane. Quando la moglie (Mia Farrow) scopre di essere incinta gli eventi precipitano e lei, sentendosi vittima di una congiura ai danni del nascituro, farà il possibile per scoprire la verità circa lo strano comportamento di quelle persone così apparentemente premurose. Quando infine giungerà a scoprire la verità, lo farà dopo aver attraversato una serie di corridoi tra i più inquietanti. Una scena, quella di Rosemary’s Baby, per certi versi molto simile a quella riutilizzata dieci anni dopo dal nostro Dario Argento in “Suspiria” (1977), in cui l’attrice Jessica Harper giungerà alla resa dei conti con la sua nemesi dopo aver attraversato un lungo e oscuro corridoio.
Rimanendo a “Suspiria”, come non far caso al fatto che i corridoi, per tutta la durata del film, sono sempre presenti e rappresentano senza dubbio l’aspetto più perturbante del primo capitolo della trilogia argentiana delle “tre madri”? Come dimenticare le inquietanti notti trascorse nell’Accademia di danza di Friburgo, quelle notti tormentate dall’ansimante respiro della malvagia Mater Suspiriorum, la Madre dei Sospiri, la più anziana delle Tre Madri? A contribuire all’atmosfera di mistero propria di quei corridoi contribuisce l’imponente fotografia di Luciano Tovoli che, alternando forti cromatismi rossi (il colore predominante), blu e verdi, riuscì a creare quell’insostenibile senso di angoscia che oggi, quasi quarant’anni dopo, ancora non riusciamo a dimenticare.
Suspiria (Dario Argento, 1977)



21 commenti:

  1. Interessante disamina sui corridoi, piena di titoli che devo assolutamente recuperare perché alcuni mi mancano.
    Aspetto i prossimi capitoli :)

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    1. I miei complimenti! Ci hai messo meno tempo tu a leggere e commentare di quanto ce ne abbia messo io a condividere questo articolo su G+.
      La seconda parte de "I corridoi della paura" arriva domani. Rimani pure in zona ^_^

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  2. Verissimo, il corridoio è l'anticamera di mille mondi.
    Nei miei incubi c'è sempre un corridoio illuminato, che da su mondi onirici.
    Bello anticameresco anche il tuo post, con titoli cult.

    Moz-

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    1. Nei miei incubi i corridoi sono sempre immersi nelle tenebre. Quando cerco di allungare la mano per arrivare all'interruttore poi di solito c'è sempre qualcosa che afferra la mia mano nel buio.....

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  3. La vecchia casa dei miei nonni era piena di corridoi lunghi e bui. Inutile dire che me li sogno ancora di notte nonostante siano passati 40 anni.
    Bel post caro TOM.

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    1. Le vecchie abitazioni erano sempre ricchissime di lunghi e spaventosi (nonché inutilizzabili) corridoi. Oggi fortunatamente la tendenza è quella del salotto con cucina a vista che, se da una parte ti toglie preziosi metri quadri, dall'altra ti permette di rimanere alla larga da quei brutti sogni...

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  4. Intanto... sto ascoltando The End XD
    Il corridoio ricorre spesso nei miei sogni (quantomeno io credo, visto che ne ricordo davvero pochissimi!), ma non prevede porte: spesso è una struttura labirintica che a me pare senza uscita :P Son messa bene, eh sì -_-
    Devo recuperare la maggior parte dei film cui hai accennato, soprattutto i Polanski *__*
    L'analisi che hai fatto è molto bella, davvero ispirata (in particolare la parte finale, sui colori in Suspiria!) ^_^

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    1. La fotografia di Luciano Tovoli è stata la vera chiave del successo di Suspiria. Non l'ho inventato io: centinaia di critici ne hanno riconosciuto l'importanza all'interno della pellicola argentiana (e se non ricordo male se ne fa ampio riferimento anche negli extra di molte evizioni DVD del film). Al regista romano va attribuito soprattutto il merito di aver adattato uno scritto di Thomas de Quincey inserendolo in una cornice di polanskiana memoria.

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  5. Nella mia vecchia casa avevo un corridoio lunghissimo che percorrevo al buio da molto piccola, poi arrivò mio cugino a parlarmi di Dracula e di mostri e fantasmi e comincia a correre verso le luci e ad attraversarlo con ansia e timore. A casa dei miei c'è un corridoio ridicolo, ma qualche anno fa se vedevo un film di alta tensione il giorno dopo lo percorrevo schiena a muro.
    Adesso sembro una folle e forse in parte lo sono, ma il corridoio mette ansia perché è una falla, è come camminare su un ponte: hai un sentiero che va da un lato o dall'altro, davanti o dietro, non hai scampo e quando sei spaventato devi pensare a coprirti le spalle, ma anche a dove metti i piedi.

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    1. Tutti hanno avuto un cugino spiritoso che ci terrorizzava. Il mio mi inseguiva con un lenzuolo in testa! Forse è per colpa sua che ancora adesso, se mi devo alzare di notte, vado in giro per casa cercando di non incrociare gli occhi del mio riflesso nello specchio. Ne sono terrorizzato!
      Bellissima la similitudine tra corridoio e ponte. Perché non ci ho pensato io?

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  6. Ih ih ih, l'edificio dove si trovava l'appartamento dei miei nonni materni aveva tre corridoi su un solo piano. il primo appena si accedeva al pianerottolo portava al bagno, che era esterno all'appartamento e comune agli altri inquilini dello stesso piano; il secondo portava all'appartamento dei nonni; il terzo, che partiva da dietro un angolo portava a una porta che credo celasse, ma non ne sono sicuro, ancora un quarto appartamento. Un posto tutto ombre e fantasmi, insomma.

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    1. Ma che posto da brividi l'edificio dove stavano i tuoi nonni! Non ti viene voglia di tornarci? Magari un sopralluogo notturno per scoprire il mistero del quarto appartamento fantasma....

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    2. Non ci sono più entrato ma ci passo davanti spesso, anche stamani.
      L'edificio aveva solo un piano terra e un primo piano. Quello che ho descritto è il primo piano, a cui si accedeva con una scalinata breve ma ripida e stretta. C'erano due appartamenti subito all'inizio, poi i tre corridoi che ho descritto che portavano al bagno, all'appartamento dei nonni e all'appartamento misterioso. Il dubbio che ho sempre avuto è che non si trattasse però di un quarto appartamento ma di un accesso a una scala che portava al ballatoio.

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    3. E' proprio vero che con gli occhi di un bambino anche i luoghi più comuni diventano mondi meravigliosi da esplorare....

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  7. De Il corridoio della paura, tempo fa ho letto il racconto da cui è tratto il film, solo che non mi ricordo chi ne è l'autore.

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  8. Mi zia abita in un appartamento con un corridoio lungo una 30ina di metri, ma non ci son mai stato di sera, non so che effetto mi farebbe. In compenso la paura del corridoio l'ho vissuta nei videogames :D

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  9. Anch'io ricordo con particolare inquietudine il corridoio della prima casa milanese dove ho abitato da bambina. Non era molto lungo, ma come sai per un bambino le proporzioni cambiano, dato che si vede tutto molto più alto e massiccio, oppure lungo, appunto. Sfociava in un bagno e ricordo che per andare in camera da letto camminavo velocemente svoltando l'angolo proprio per allontanarmi dalla porta.

    Mi pare di aver visto molti anni fa Il corridoio della paura, ma rammento solo poche scene. Domanda-spoiler: lui impazzisce sul serio alla fine, vero?Fine-spoiler.

    Come corridoi celebri mi ricordo quelli interminabili di Shining con il bambino a bordo del triciclo.

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    1. Uno dei miei "corridoi della paura" era quello, giù in cantina, che dovevo affrontare da bambino per andare a prendere la mia piccola bicicletta. Ancora adesso quell'ambiente talvolta rivive nei miei incubi...
      Risposta-spoiler: diciamo che non sta tanto bene...

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