Sembra quasi strano come taluni argomenti a volte sembrino reclamare il loro spazio sul blog in maniera così prepotente. Non capita più così spesso come all’inizio, ma ancora oggi succede che mi imbatto in una notizia, ne rimango folgorato e leggo voracemente tutto quello che c’è da leggere in giro; poi inizio a rimuginarci sopra la notte prima di addormentarmi e, quasi in automatico, la mattina successiva mi metto davanti alla tastiera e finisce che ne vengono fuori cinque o sei pagine ricolme di pensieri e riflessioni. È il caso della vicenda di Elisa Lam, o meglio delle misteriose circostanze che portarono alla morte di una ragazza ventunenne, tra le mura di un hotel di Los Angeles, nel febbraio di due anni fa. Ammetto, tra le altre cose, che non avevo mai sentito il nome di Elisa Lam fino a poche settimane fa, quando una visitatrice anonima di Obsidian Mirror la nominò in un commento, altrettanto anonimo, a un mio vecchissimo post. È proprio grazie a tale imbeccata che oggi sono qui a cercare di ricostruirne la vicenda.
Tutto ebbe inizio in un giorno d’inverno come tanti altri e, se non fosse per un particolare agghiacciante, che di lì a poco avrebbe innescato la miccia mediatica, la vicenda di Elisa Lam si sarebbe rapidamente spenta nel silenzio come migliaia di altri casi di cronaca, uno dei tanti casi che inondano quotidianamente la stampa locale e che spesso si risolvono nel nulla. Quella volta però andò diversamente.
Fu appunto nel pomeriggio del 26 gennaio che Elisa Lam, studentessa canadese (ma, come si può dedurre dai suoi lineamenti, di origini orientali), fece il check-in presso il Cecil Hotel di Los Angeles, nel quartiere di Skid Row. Una scelta che, come vedremo, le fu fatale.
La giovane si era regalata una breve vacanza in solitaria e, dopo aver trascorso qualche giorno a San Diego e in alcune altre tipiche località californiane, aveva deciso di fare sosta nella città degli angeli.
Nella vita si può essere superstiziosi, si può credere indiscriminatamente a tutte le leggende metropolitane che affollano il web e che si raccontano tanto per farsi venire qualche brivido. Elisa Lam evidentemente non era una ragazza particolarmente impressionabile oppure, nel caso lo fosse stata, non le erano mai giunte all’orecchio tutte le sinistre storie che circondavano il Cecil Hotel, un hotel che definire maledetto era addirittura generoso. E lo sarebbe stato ancora di più in seguito agli avvenimenti dei giorni successivi.
Costruito negli anni Venti per ospitare gli uomini d’affari che transitavano dalla città, il Cecil Hotel (oggi opportunamente ribattezzato “Stay on Main”, come se ciò bastasse a cancellare l’orrore) ha avuto una storia travagliata: solo pochi anni dopo la sua inaugurazione si ritrovò ad affrontare una profonda crisi a causa della Grande Depressione, una crisi dalla quale, a differenza di molte altre attività simili, non si sarebbe più ripreso.
Il motivo di tale situazione fu il moltiplicarsi di alcuni drammatici accadimenti che avrebbero contribuito a gettare una sinistra fama sul Cecil Hotel, una fama che nulla e nessuno avrebbe più potuto togliergli di dosso. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta il Cecil era ormai già noto in tutta Los Angeles come un luogo maledetto, tra le cui mura accadevano sovente fatti insoliti e i cui ospiti trovavano spesso la morte in circostanze misteriose. Ecco alcuni esempi: nel 1954 Helen Gurnee balzò fuori dalla finestra del settimo piano atterrando sul tendone del Cecil; nel 1962 Julia Moore cadde dalla finestra della sua camera all’ottavo piano; lo stesso anno Pauline Otton perse la vita volando dal nono piano dopo un’animata discussione con il suo ex marito, e atterrò su George Giannini, un altro ospite dell’hotel che stava rientrando, uccidendolo. In nessuno dei suddetti casi c’era evidenza che si trattasse di suicidio, così come nel caso della Otton non vi furono sufficienti elementi per accusare il marito.
Nel 1964 il cadavere di una operatrice telefonica in pensione, Goldie “Pidgeon” Osgood, fu invece trovato all’interno della sua camera. La donna era stata pugnalata, strangolata e violentata (non necessariamente in quest’ordine). Anche in tale frangente il delitto rimase senza un colpevole. Per concludere questa breve rassegna di storie macabre, si dice anche che Elizabeth Short (meglio nota come The Black Dahlia) avrebbe fatto sosta al Cecil pochi giorni prima della sua morte (particolare, questo, mai confermato).
Il Cecil Hotel è infine tristemente famoso per aver anche ospitato fra le proprie mura due tra i più feroci serial killer americani: Ricardo Ramirez e Jack Unterweger.
Il primo, Ricardo “Richard” Munoz Ramirez, asceso agli onori delle cronache con il soprannome di “The Night Stalker”, abitò verso la metà degli anni Ottanta in una camera al quattordicesimo piano del Cecil; una camera che, per circa un mese e mezzo, costituì la base per la sua discutibile attività (gli furono addebitati con certezza almeno tredici omicidi, anche se probabilmente furono molti di più). Singolare era il fatto che Ramirez utilizzava serenamente i cassonetti del Cecil per disfarsi degli abiti insanguinati e di tutto ciò che avrebbe potuto incriminarlo.
Nei primi anni Novanta fu Jack Unterweger a occupare una stanza al Cecil: il “killer dei reggiseni” assassinò tre prostitute proprio nel breve periodo in cui fu ospite dell’hotel (una scelta abitativa che, a quanto pare, egli avrebbe fatto proprio per omaggiare il suo “illustre predecessore”). Unterweger non era un dilettante: già nel 1976 commise il suo primo delitto a causa del quale trascorse in carcere una quindicina d’anni, dopodiché venne rilasciato per buona condotta e fece carriera come giornalista di cronaca nera. Davvero notevole il particolare, che saltò fuori solo in seguito, che il killer descriveva tranquillamente nei suoi articoli le circostanze di taluni omicidi di prostitute che nella realtà erano stati opera sua. Nei pochi mesi tra la sua scarcerazione e il suo arresto si calcola che Unterweger uccise almeno sette prostitute, tutte sistematicamente strangolate con il proprio reggiseno.
Tutte le vicende appena descritte avevano definitivamente minato la reputazione del Cecil Hotel e, come spesso capita in queste occasioni, le voci messe in giro dalla gente avevano contribuito a rendere lo scenario ancor più sinistro: storie di strane presenze, di strane voci e di figure spettrali che si aggiravano tra i corridoi erano lo scotto minimo che il Cecil aveva dovuto pagare a causa di una serie impressionante di circostanze (probabilmente solo) sfortunate. Ma il peggio doveva ancora accadere.
Elisa Lam si presentò per il check-in la sera del 26 gennaio 2013. Era sola, era bella, era giovane e spensierata. Elisa voleva solo trascorrere serenamente alcuni giorni di vacanza prima di muoversi verso Santa Cruz, tappa successiva del suo itinerario. Ma il destino decise che per lei non sarebbe andata così. La mattina del 31 gennaio, giorno previsto della sua partenza, Elisa non si presentò per il check-out. Gli inservienti dell’hotel, trascorso il pomeriggio, fecero il loro ingresso nella sua stanza. Forse la ragazza se n’era andata, non vista, senza saldare il conto? Nulla di tutto ciò: gli effetti personali di Elisa, la valigia e i suoi abiti, erano ancora in camera, come se la ragazza dovesse rientrare da un momento all’altro. Gli asciugamani in bagno, così come le lenzuola sul letto, erano immacolati, come se nessuno avesse trascorso nella camera la notte precedente. Dov’era Elisa Lam? Cosa ne era stato di lei?
La famiglia, allarmata dal silenzio della figlia, che era solita telefonare a casa, e insospettita dalle risposte evasive della segreteria dell’hotel, si precipitò a Los Angeles e, resasi conto della situazione che era sorta, sporse una denuncia di sparizione presso la polizia locale. Tutti pensarono subito al peggio: il quartiere di Skid Row, d’altra parte, non era mai stato un luogo troppo raccomandabile per una ragazza, specie se non accompagnata. Nonostante le cose oggi siano in un certo qual modo migliorate, le statistiche riferiscono infatti che a Skid Row sia tuttora presente la più grande concentrazione di senzatetto dell’intera nazione. Forse Elisa era finita nelle mani di un balordo che l’aveva magari stuprata, uccisa e fatta sparire? La realtà, come vedremo, non era così semplice.
L’unica pista da seguire era quella di Kathie Orphan, proprietaria di una libreria lì vicino, che sosteneva di aver visto Elisa Lam in quegli stessi giorni intenta ad acquistare dei regali per la propria famiglia. A parte quella testimonianza, che però non portava davvero nessun contributo importante ai fini delle indagini, la presenza della ragazza a Los Angeles sembrava fosse passata inosservata. A sole due settimane dalla sua scomparsa, le ricerche di Elisa sembravano aver raggiunto un punto morto nonostante le autorità avessero portato la vicenda all’attenzione dei media.
Ma una curiosa circostanza intervenne a sbloccare la situazione: a seguito delle numerose lamentele degli ospiti del Cecil, che riferivano di uno strano odore proveniente dai rubinetti dei bagni e di uno strano color ruggine che colorava la stessa acqua dei sanitari, un operaio addetto alla manutenzione salì sul tetto per dare un’occhiata alle cisterne. Sul tetto del Cecil Hotel, infatti, erano installati quattro enormi serbatoi da 1000 litri l’uno necessari all’approvvigionamento idrico sia dell’albergo che di alcune attività commerciali sottostanti. Fu proprio in una di quelle cisterne che quell’operaio fece la macabra scoperta.
Il corpo di Elisa Lam, completamente nudo, galleggiava a faccia in giù circa trenta centimetri sotto il pelo dell’acqua. I suoi vestiti galleggiavano anch’essi nell’acqua accanto al cadavere, mentre il suo orologio e la chiave della camera giacevano accanto al piccolo sportello di accesso al serbatoio posto sulla parte superiore della struttura.
I risultati dell’autopsia stabilirono che il corpo, ormai gonfio, di colore verdastro e in evidente stato di decomposizione, non presentava alcun segno di violenza fisica o sessuale e il coroner concluse che la morte era avvenuta per un semplice annegamento accidentale. Caso chiuso? Tutt’altro.
Come aveva potuto Elisa Lam recarsi non vista sul tetto dell’hotel visto che tutti gli accessi, porte e scale, risultavano chiusi a chiave e accessibili solo dal personale di servizio? Come aveva potuto Elisa Lam arrampicarsi in cima al serbatoio senza l’ausilio di una scala, visto che le sue pareti erano prive di appigli? Come aveva potuto infine sollevare da sola il pesante sportello posto in cima e gettarvisi dentro?
Tutte domande che mettono in serio dubbio l’ipotesi dell’annegamento accidentale. Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco saltò fuori un video, un video che definire inquietante è poco, un video che riprende Elisa Lam il giorno stesso della sua scomparsa.
Il video in questione, che inserisco qui di seguito, proviene da una delle telecamere del sistema di sorveglianza del Cecil Hotel, una telecamera installata all’interno di uno degli ascensori.
Guardatelo con attenzione, studiatene i dettagli e dormiteci sopra (se ci riuscite). Tra qualche giorno riprenderemo a parlare dello strano caso di Elisa Lam partendo proprio dall’analisi di quel video.
La giovane si era regalata una breve vacanza in solitaria e, dopo aver trascorso qualche giorno a San Diego e in alcune altre tipiche località californiane, aveva deciso di fare sosta nella città degli angeli.
Nella vita si può essere superstiziosi, si può credere indiscriminatamente a tutte le leggende metropolitane che affollano il web e che si raccontano tanto per farsi venire qualche brivido. Elisa Lam evidentemente non era una ragazza particolarmente impressionabile oppure, nel caso lo fosse stata, non le erano mai giunte all’orecchio tutte le sinistre storie che circondavano il Cecil Hotel, un hotel che definire maledetto era addirittura generoso. E lo sarebbe stato ancora di più in seguito agli avvenimenti dei giorni successivi.
Costruito negli anni Venti per ospitare gli uomini d’affari che transitavano dalla città, il Cecil Hotel (oggi opportunamente ribattezzato “Stay on Main”, come se ciò bastasse a cancellare l’orrore) ha avuto una storia travagliata: solo pochi anni dopo la sua inaugurazione si ritrovò ad affrontare una profonda crisi a causa della Grande Depressione, una crisi dalla quale, a differenza di molte altre attività simili, non si sarebbe più ripreso.
Il motivo di tale situazione fu il moltiplicarsi di alcuni drammatici accadimenti che avrebbero contribuito a gettare una sinistra fama sul Cecil Hotel, una fama che nulla e nessuno avrebbe più potuto togliergli di dosso. Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta il Cecil era ormai già noto in tutta Los Angeles come un luogo maledetto, tra le cui mura accadevano sovente fatti insoliti e i cui ospiti trovavano spesso la morte in circostanze misteriose. Ecco alcuni esempi: nel 1954 Helen Gurnee balzò fuori dalla finestra del settimo piano atterrando sul tendone del Cecil; nel 1962 Julia Moore cadde dalla finestra della sua camera all’ottavo piano; lo stesso anno Pauline Otton perse la vita volando dal nono piano dopo un’animata discussione con il suo ex marito, e atterrò su George Giannini, un altro ospite dell’hotel che stava rientrando, uccidendolo. In nessuno dei suddetti casi c’era evidenza che si trattasse di suicidio, così come nel caso della Otton non vi furono sufficienti elementi per accusare il marito.
Nel 1964 il cadavere di una operatrice telefonica in pensione, Goldie “Pidgeon” Osgood, fu invece trovato all’interno della sua camera. La donna era stata pugnalata, strangolata e violentata (non necessariamente in quest’ordine). Anche in tale frangente il delitto rimase senza un colpevole. Per concludere questa breve rassegna di storie macabre, si dice anche che Elizabeth Short (meglio nota come The Black Dahlia) avrebbe fatto sosta al Cecil pochi giorni prima della sua morte (particolare, questo, mai confermato).
Il Cecil Hotel è infine tristemente famoso per aver anche ospitato fra le proprie mura due tra i più feroci serial killer americani: Ricardo Ramirez e Jack Unterweger.
Il primo, Ricardo “Richard” Munoz Ramirez, asceso agli onori delle cronache con il soprannome di “The Night Stalker”, abitò verso la metà degli anni Ottanta in una camera al quattordicesimo piano del Cecil; una camera che, per circa un mese e mezzo, costituì la base per la sua discutibile attività (gli furono addebitati con certezza almeno tredici omicidi, anche se probabilmente furono molti di più). Singolare era il fatto che Ramirez utilizzava serenamente i cassonetti del Cecil per disfarsi degli abiti insanguinati e di tutto ciò che avrebbe potuto incriminarlo.
Nei primi anni Novanta fu Jack Unterweger a occupare una stanza al Cecil: il “killer dei reggiseni” assassinò tre prostitute proprio nel breve periodo in cui fu ospite dell’hotel (una scelta abitativa che, a quanto pare, egli avrebbe fatto proprio per omaggiare il suo “illustre predecessore”). Unterweger non era un dilettante: già nel 1976 commise il suo primo delitto a causa del quale trascorse in carcere una quindicina d’anni, dopodiché venne rilasciato per buona condotta e fece carriera come giornalista di cronaca nera. Davvero notevole il particolare, che saltò fuori solo in seguito, che il killer descriveva tranquillamente nei suoi articoli le circostanze di taluni omicidi di prostitute che nella realtà erano stati opera sua. Nei pochi mesi tra la sua scarcerazione e il suo arresto si calcola che Unterweger uccise almeno sette prostitute, tutte sistematicamente strangolate con il proprio reggiseno.
Tutte le vicende appena descritte avevano definitivamente minato la reputazione del Cecil Hotel e, come spesso capita in queste occasioni, le voci messe in giro dalla gente avevano contribuito a rendere lo scenario ancor più sinistro: storie di strane presenze, di strane voci e di figure spettrali che si aggiravano tra i corridoi erano lo scotto minimo che il Cecil aveva dovuto pagare a causa di una serie impressionante di circostanze (probabilmente solo) sfortunate. Ma il peggio doveva ancora accadere.
Elisa Lam si presentò per il check-in la sera del 26 gennaio 2013. Era sola, era bella, era giovane e spensierata. Elisa voleva solo trascorrere serenamente alcuni giorni di vacanza prima di muoversi verso Santa Cruz, tappa successiva del suo itinerario. Ma il destino decise che per lei non sarebbe andata così. La mattina del 31 gennaio, giorno previsto della sua partenza, Elisa non si presentò per il check-out. Gli inservienti dell’hotel, trascorso il pomeriggio, fecero il loro ingresso nella sua stanza. Forse la ragazza se n’era andata, non vista, senza saldare il conto? Nulla di tutto ciò: gli effetti personali di Elisa, la valigia e i suoi abiti, erano ancora in camera, come se la ragazza dovesse rientrare da un momento all’altro. Gli asciugamani in bagno, così come le lenzuola sul letto, erano immacolati, come se nessuno avesse trascorso nella camera la notte precedente. Dov’era Elisa Lam? Cosa ne era stato di lei?
L’unica pista da seguire era quella di Kathie Orphan, proprietaria di una libreria lì vicino, che sosteneva di aver visto Elisa Lam in quegli stessi giorni intenta ad acquistare dei regali per la propria famiglia. A parte quella testimonianza, che però non portava davvero nessun contributo importante ai fini delle indagini, la presenza della ragazza a Los Angeles sembrava fosse passata inosservata. A sole due settimane dalla sua scomparsa, le ricerche di Elisa sembravano aver raggiunto un punto morto nonostante le autorità avessero portato la vicenda all’attenzione dei media.
Ma una curiosa circostanza intervenne a sbloccare la situazione: a seguito delle numerose lamentele degli ospiti del Cecil, che riferivano di uno strano odore proveniente dai rubinetti dei bagni e di uno strano color ruggine che colorava la stessa acqua dei sanitari, un operaio addetto alla manutenzione salì sul tetto per dare un’occhiata alle cisterne. Sul tetto del Cecil Hotel, infatti, erano installati quattro enormi serbatoi da 1000 litri l’uno necessari all’approvvigionamento idrico sia dell’albergo che di alcune attività commerciali sottostanti. Fu proprio in una di quelle cisterne che quell’operaio fece la macabra scoperta.
Il corpo di Elisa Lam, completamente nudo, galleggiava a faccia in giù circa trenta centimetri sotto il pelo dell’acqua. I suoi vestiti galleggiavano anch’essi nell’acqua accanto al cadavere, mentre il suo orologio e la chiave della camera giacevano accanto al piccolo sportello di accesso al serbatoio posto sulla parte superiore della struttura.
I risultati dell’autopsia stabilirono che il corpo, ormai gonfio, di colore verdastro e in evidente stato di decomposizione, non presentava alcun segno di violenza fisica o sessuale e il coroner concluse che la morte era avvenuta per un semplice annegamento accidentale. Caso chiuso? Tutt’altro.
Come aveva potuto Elisa Lam recarsi non vista sul tetto dell’hotel visto che tutti gli accessi, porte e scale, risultavano chiusi a chiave e accessibili solo dal personale di servizio? Come aveva potuto Elisa Lam arrampicarsi in cima al serbatoio senza l’ausilio di una scala, visto che le sue pareti erano prive di appigli? Come aveva potuto infine sollevare da sola il pesante sportello posto in cima e gettarvisi dentro?
Tutte domande che mettono in serio dubbio l’ipotesi dell’annegamento accidentale. Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco saltò fuori un video, un video che definire inquietante è poco, un video che riprende Elisa Lam il giorno stesso della sua scomparsa.
Il video in questione, che inserisco qui di seguito, proviene da una delle telecamere del sistema di sorveglianza del Cecil Hotel, una telecamera installata all’interno di uno degli ascensori.
Guardatelo con attenzione, studiatene i dettagli e dormiteci sopra (se ci riuscite). Tra qualche giorno riprenderemo a parlare dello strano caso di Elisa Lam partendo proprio dall’analisi di quel video.
Ma come m'è venuto in testa di venirti a trovare a quest'ora della notte e di leggere questa storia che sembra la trama riuscita di un film horror?
RispondiEliminaIl video è proprio inquietante!
La realtà spesso e volentieri fa molta più paura della fantasia. Nessun film horror è mai riuscito a mettermi più angoscia di questo breve video.
EliminaInquietante! o.O Anche considerando la possibilità di un disturbo mentale... Continua, eh... :P
RispondiEliminaContinua a breve. Questo caso è molto più articolar di quanto possa esserti sembrato finora.
EliminaLo Strano Caso...? Questo titolo mi ricorda qualcosa ...grazie per l' omaggio.
RispondiElimina;)
Ero sicuro che averti fatto caso al titolo. Il fatto è che che "strano" è davvero l'unico aggettivo che mi è venuto in mente. Alternative come "bizzarro" o "pazzesco" non avrebbero funzionato altrettanto bene. Facciamo che il link alla Black Dahlia pareggia il conto? ^_^
EliminaBeh, ti perdono. ^^
EliminaNon intendo svelare troppo su questa affascinante storia che stai narrando però segnalo che le vicende del Cecil hanno influenzato molto il Cinema e la televisione. A parte la coeva American Horror Story Hotel, ti segnalo anche un episodio di Angel, intitolato "Are you now.Or Have you Ever Been" ( in italiano "il Demone Paranoico", il secondo episodio delle seconda stagione) in cui ci si basa molto sugli avvenimenti del Cecil. Il tutto si svolge all'interno di un fantomatico Hotel Hyperion a cavallo tra gli anni '50 ed il presente.
Tu dacci un occhiata a quell'episodio e noterai molte similitudini.
Non ho mai visto Angel, ma un'occhiata a quell'episodio provo a dargliela. Grazie.
EliminaUn video degno di un film horror di prima classe. Molto molto curioso di leggere la tua analisi...
RispondiEliminaP.S. Ma cosa ha visto di così spaventoso nel corridoio da farla rintanare nell'angolo nell'ascensore? Non dirmi che riuscirai a svelarci anche questo...
EliminaLa domanda è un'altra: se tu avessi voluto nasconderti alla vista di qualcuno che si aggirava nel corridoio, sarebbe stato quello l'angolo in cui ti saresti rifugiato? Io per esempio mi sarei messo in fondo (se proprio non potevo fare a mano di infilarmi nell'ascensore)
EliminaMa mettendoti in fondo saresti stato ben visibile dal corridoio, attraverso la cornice della porta aperta, no?
EliminaSaresti visibile solo nel caso il tuo inseguitore passasse davanti alla ascensore. Viceversa, dietro la pulsantiera, saresti visibile anche da molto più in là....
EliminaUhm... continuo ad avere dei dubbi. Se il pericolo è come sembra a destra, se dovesse muoversi nella direzione dell'ascensore passerebbe davanti alla porta e, ammesso che non si volti indietro, l'angolo più sicuro sarebbe proprio quello della pulsantiera. Comunque non voglio aprire un dibattito infinito. Attendo le tue ipotesi nel seguito dell'articolo...
EliminaIo non sono superstiziosa, in generale... Ma adesso non credo che soggiornerei mai all'hotel Cecil! E poi leggere una storia in cui la morta ha in tuo stesso nome è ancora più inquietante.
RispondiEliminaNemmeno io soggiornerei mai al Cecil, specialmente adesso che mi sono incagliato in questa vicenda per motivi di blogging.... Io sono uno che, per motivi di lavoro, dorme spesso da solo in alberghi come quello è, ti dirò, non sono nemmeno tanto sereno a dormire altrove. Proprio l'altra sera, rientrando a tarda sera nel mio hotel a Viterbo, ho preferito farmi quatto piani di scale pur di non prendere l'ascensore...
EliminaE comunque, mai piani alti!
EliminaBeh.. ti puoi fare male anche volando dal pianterreno.... ma effettivamente le probabilità sono un po' meno...
EliminaDa brividi.
RispondiEliminaCredo di interpretare il pensiero di tutti se ti dico "spicciati a mostrarci il seguito"
MI chiedo come faccia il Cecil ad essere ancora aperto. Non saranno proprio i proprietari i serial-killer ? Non sarà una tradizione familiare quella di uccidere delle clienti?
Cristiana
Non mi stupisce che il Cecil oggi sia ancora aperto: gli americani vanno matti per queste cose. Pensa che ci sono agenzie turistiche che organizzano anche degli "horror-tour" sui luoghi dei delitti più celebri.
EliminaLo prova il fatto che, sebbene il Cecil sia tuttora in causa con la famiglia di Elisa, non ha avuto alcuna remora nel concedere il permesso ad una troupe cinematografica di girare un telefilm horror sulla vicenda..
Da appassionato di storie Creepypasta e video horror, conoscevo già questo video.
RispondiEliminaPersonalmente propendo per manie di persecuzione o qualche droga sintetica ( che però sarebbe uscita dal reperto autoptico ), la storia resta comunque piuttosto inquietante.
Dici che dovrei aggiungere l'etichetta "creepypasta" a questo post? In un certo questa storia ad un certo punto lo è anche diventata.... nonostante di base sia proprio l'esatto contrario...
EliminaIn effetti il video è inquietante, sembra in preda alle allucinazioni. probabilmente la ragazza aveva problemi psichiatrici.
RispondiEliminaEffettivamente quella è la prima cosa che viene in mente...
EliminaAaaah quei puntini che hai messo fanno presagire risvolti inaspettati
EliminaUn piccolo trucchetto per mantenere viva l'attenzione...
EliminaI movimenti di braccia e mani al minuto 2.
RispondiEliminaInquietanti, vero?
Eliminaè pazzesco il fatto che ho visto un film (vecchio di qualche anno) un paio di giorni fa, ispirato a questo fatto...e volevo parlarne!! ghghghg mi hai fregato in pieno! :pPpPpP
RispondiEliminaColpa mia che latito troppo!
Quale film? Non puoi buttare così il sasso e tirare indietro la mano...
EliminaDark water, del 2005. è ispirato al fatto di elisa lam
EliminaNon proprio...guarda bene le date.
EliminaIl caso di Elisa Lam è recente (2013) mentre Dark Water risale a molti anni prima.
Quello a cui ti riferisci (2005) è addirittura il remake di un omonimo film giapponese (2002), che a sua volta era stato ispirato da un racconto intitolato "Floating Water" risalente al lontano 1996.
Questo è uno dei casi in cui la realtà è stata ispirata dalla fantasia e non viceversa...
e allora mi sa che ce n'è un altro...non è dark water, che giustamente come fai notare tu è più vecchio, ma allora è un altro...boh mi sa che ho fatto un po' di confusione :/
EliminaDavvero inquietante da come lo descrivi. Per certi aspetti la storia dell'hotel mi ricorda 666 park avenue la serie tv. Attendiamo con ansia il seguito.
RispondiEliminaSembra proprio che si stiano moltiplicando le segnalazioni di film e serie tv che in qualche modo ricordano questo episodio... d'altra parte gli hotel, da che mondo e mondo, sono luoghi che mettono angoscia...
EliminaSplendido racconto di un albergo che ormai se la gioca con quello di "Shining" ;-)
RispondiEliminaE io che credevo che fosse un posto con troppi testimoni,invece a quanto pare i serial killer ci agiscono indisturbati!
Non ho ben capito il video, perciò attendo la tua nuova puntata.
Sembra davvero incedibile che certi serial killer riescano fare i loro porci comodi così sotto gli occhi di tutti.... ma d'altra parte Jack ha indicato la strada.
EliminaL'Hotel mi ricorda 1408 di Stephen King.
RispondiEliminaQuesta storia mi sembrava di averla già letta/sentita da qualche parte.
Il movimento della mani al minuto 2: anche tu hai pensato che sembra che stia nuotando, vero?
A me è sembrato più che altro il gesticolare di un direttore d'orchestra....
Elimina..però l'ipotesi del nuoto mette più paura, visto cosa sarebbe successo di lì a poco.
EliminaQuesto sito raccoglie alcune delle sue attività su internet-
RispondiEliminahttp://elisafields.blogspot.com
Grazie per il link! Non lo conoscevo...
EliminaArgomento interessante ed inquietante... Comunque nel film dark water ci sono delle circostanze strane legate a questo caso, e diventano ancora più inquietanti, visto che il film è antecedente alla morte di elisa. La protagonista si chiama dhalia, come il soprannome di una delle vittime dell'albergo, e sua figlia si chiama Cecilia, come l'albergo stesso!!
RispondiEliminaLe coincidenze tra le due vicende sono davvero troppe per non farci caso. Ma come spiegarle? Forse solo un curioso scherzo del destino...
Elimina"una visitatrice anonima di Obsidian Mirror la nominò in un commento, altrettanto anonimo, a un mio vecchissimo post."
RispondiEliminaODDIO ero io! XD
ho commentato e poi non ci ho più pensato... sono ricapitata oggi qui per caso leggendo altro ^^
Il cerchio si chiude, quindi! ^_^ Hai visto come dalle più piccole cose possono nascerne altre, infinitamente più grandi? Grazie per quel tuo vecchio commento, Sara! E grazie per essere ripassata di qua!
Eliminagrazie a te!
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