mercoledì 28 giugno 2017

L'eredità di Lin Carter (Pt.2)

Continuiamo oggi il nostro percorso di (ri)scoperta di Lin Carter, un autore che, anche se non ne abbiamo ancora svelato il motivo, ha contribuito enormemente alla causa degli Yellow Mythos.
La volta scorsa vi avevo segnalato un racconto piuttosto interessante, "The Winfield Heritance", apparso una trentina di anni fa sulle pagine di un testo antologico curato dallo stesso scrittore statunitense. Ciò che mi porta in questi giorni a parlarne nuovamente non è tanto lo spessore letterario del racconto in sé, non molto diverso dai tanti altri racconti che decine di seguaci di Cthulhu hanno dato alla luce nell'arco di un secolo, quanto l'incredibile elenco di pseudobiblia lì citati nel breve spazio di poche pagine.
Naturalmente, ciò che più di ogni altra cosa aveva inizialmente attirato la mia attenzione su "The Winfield Heritance" era la presenza di quel lungo paragrafo riportato integralmente nella prima parte di questo articolo; un paragrafo che mette in chiaro, se mai ce ne fosse bisogno, la grande passione di Carter per il Re in Giallo, una passione che avrebbe trovato il suo apice... ma stiamo correndo un po' troppo.
Oggi proviamo a stilare una lista degli pseudobliblia citati in "The Winfield Heritance", un piccolo esercizio fine a se stesso che ci servirà, se non altro, a introdurre Lin Carter in vista dei prossimi articoli. Mi auguro che l'onniscente etrusco, massimo esperto di libri inesistenti, possa venire a correggermi laddove dovesse trovare delle imprecisioni.
Si parte già dalle prime righe, dove il protagonista dichiara di essere un diretto discendente di tale reverendo Ward Phillips, pastore della seconda chiesa congregazionalista di Arkham.
Phillips sarebbe autore di un oscuro tomo dal curioso titolo di "Thaumaturgical Prodigies in the New-Englis Canaan", uscito in prima edizione a Boston nel 1794 e successivamente (1801) ristampato in forma ridotta, avendo cura di togliere o modificare le parti ritenute oscene o per qualche motivo sconvenienti. Il testo rappresenterebbe la cronaca, sotto forma di predica, di certi strani (e blasfemi) fenomeni avvenuti nel New England attorno al 1620, ai tempi della storica Rivoluzione. In esso verrebbero descritte le attività blasfeme di streghe, guerrieri, sciamani e di numerose altre creature maligne del New England coloniale. Phillips presterebbe anche particolare attenzione agli eventi che avvennero a Billington's Woods, vicino a Arkham, nel 1624, e sui quali sorvoleremo.

Ovviamente il "Thaumaturgical" altro non è che uno pseudobliblium, citato per la prima volta da August Derleth nel romanzo "The Lurker at the Threshold" (Il guardiano della soglia, 1945), scritto sulla base di alcuni frammenti lasciati da Lovecraft (che era morto, lo ricordiamo, nel 1937) e che venne pubblicato, in una sorta di collaborazione postuma, con la doppia firma Lovecraft-Derleth, nonostante il secondo avesse scritto praticamente il 99% del testo. Ne "Il guardiano della soglia", che con un pizzico di fortuna potreste trovare in una vecchia edizione Fanucci, uno dei personaggi è appunto il reverendo Phillips, al quale Derleth affida la biblioteca della celebre Miskatonic University. A causa di una serie di eventi che non starò qui a raccontare, il reverendo finirà per dare alle fiamme ogni copia esistente del "Thaumaturgical", rendendolo di fatto uno pseudobliblium perduto. 
Ma da dove arriva il reverendo Ward Phillips? Le ipotesi circa il suo nome, a quanto ne sappiamo, potrebbero essere due: la prima conduce a uno dei personaggi più famosi del solitario di Providence (Charles Dexter Ward), al quale sarebbe stato aggiunto il cognome Phillips in omaggio allo stesso Howard Phillips Lovecraft; la seconda ipotesi, forse più centrata, può ricondursi a un Ward Phillips (un semplice caso di omonimia?) citato nel racconto "Through the Gates of the Silver Key" (Attraverso le porte della Chiave d'Argento, HPL, 1932), che viene presentato come un cugino alla lontana di Randolph Carter (altro inflazionatissimo personaggio lovecraftiano).
A proposito di "Carter", il nostro Lin Carter accosta al "Thaumaturgical" altri due titoli che odorano parecchio di pseudobiblium ma che in realtà pseudoblium non sono: il "Magnalia" (Magnalia Christi Americana, 1702) e l'infernale "Wonders of Invisible World" (1692) di Cotton Mather, un pastore congregazionalista realmente vissuto nel New England nella seconda metà del XVII secolo e divenuto tristemente (e, a quanto mi risulta, ingiustamente) famoso in occasione del processo alle streghe di Salem.

La parte centrale del racconto, senza dubbio quella più interessante, inizia con l'ingresso del nostro protagonista nella biblioteca appena ereditata. Questa viene descritta come un ampio salone posto al secondo piano della villa e tappezzato di scaffali su tutte le pareti, dal pavimento al soffitto. A portata di sguardo vi sono testi di autori piuttosto normali; tra questi Mark Twain, Alexandre Dumas, Honoré de BalzacCharles Dickens, William Makepeace Thackeray, Walter Scott e alcuni poeti della Scuola del Lago: William Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge e Robert Southey.
L'unica tregua a quell'infinita fila di libri è un piccolo spazio appena sopra la porta, nel quale troneggia un grottesco dipinto raffigurante creature bestiali in quello che sembra essere un cimitero. Tutte queste figure, dalle espressioni ghignanti, appaiono riunite attorno a una figura centrale intenta a consultare una guida turistica di Boston. La targhetta posta sotto la cornice riporta l'indicazione "Holmes, Lowell and Longfellow Lie Buried in Mont Auburn". L'autore si firma Richard Upton Pickman.
Si tratta, come è facile intuire, dell'ennesimo omaggio che Lin Carter concede a Lovecraft: dipinto e pittore sono infatti prelevati pari pari dal racconto "The Pickman's Model" (Il modello di Pickman, HPL, 1927), nel quale si narrano le vicende di un artista specializzato nel dipingere soggetti fantastici di inspiegabile realismo, tra i quali cimiteri e demoni divoratori di cadaveri. Siamo quindi di fronte a uno pseudo-quadrum (oddio, spero si dica così), ma quale significato nasconde?
I tre personaggi citati nel titolo dell'opera (Oliver Wendell Holmes Sr, James Russell Lowell e Henry Wadsworth Longfellow), ancora una volta personaggi reali, appartenevano una congregazione di poeti del New England denominata "The Fireside Poets" e attiva nei primi anni del XX secolo. Il Mount Auburn Cemetery è anch'esso un luogo reale (si trova a pochi chilometri da Boston) e realmente ospita i resti mortali di Holmes, Lowell e Longfellow (curioso il particolare che nessuno degli altri membri della congrega fu sepolto a Mount Auburn). Osservando il dipinto, verrebbe da pensare che i tre poeti si siano in seguito trasformati in demoni oppure che siano stati divorati dagli stessi. Forse Howard Phillips Lovecraft aveva qualche conto in sospeso con i tre, per dedicare loro una simile citazione post-mortem? Credo che non lo sapremo mai. E non sapremo nemmeno se Lin Carter sapeva.
Direi che a questo punto ci siamo già dilungati ben oltre le nostre aspettative, per cui interrompiamo qua e rimandiamo il finale a un successivo articolo. Spero abbiate ancora un po' di pazienza.

Holmes, Lowell and Longfellow Lie Buried in Mont Auburn, Richard Upton Pickman
© Jason Thompson (@mockman) http://mockman.com/2012/05/14/lovecraft-sketch-mwf-pickmans-model-2/

16 commenti:

  1. Non sono un lettore lovecraftiano, però conosco qualcosa de "Il modello di Pickman" perché è stato utilizzato come spunto da Castelli per una storia di Martin Mystère (e il vecchio zio Marty lo leggevo eccome). Se ti interessa l'albo si intitolava "La casa ai confini del mondo" (ma qualcosa mi dice che probabilmente lo hai letto ;-)

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    1. Mi sopravvaluti... di Martin Mystere in realtà ne ho letti davvero pochi... Curioso però che sia stato preso spunto da un racconto come questo, che non è certo tra i suoi più famosi.

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  2. Per controllare tutti gli pseudobiblia dovrei accedere agli Archivi Proibiti Etruschi e ho troppo paura per farlo: confido che la tua lista sia completa! :-D
    Che bei tempi quando autori che si stimavano si citavano a vicenda: oggi al massimo si copiano...

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    1. Gli Archivi Proibiti Etruschi??? Intrigante! Si trovano forse nel Deep Web? Lo sapevo che eri anche là!
      A quel tempo ricevere citazioni era motivo d'orgoglio, oggi è solo un'occasione insperata per far soldi attraverso gli avvocati. A parte questo non vedo molta differenza...

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  3. Io ho una raccolta a casa del buon Derleth in cui sono presenti molti dei suoi racconti basati sugli appunti del buon H.P.
    Quando lo comprai ( per pochi spiccioli) fui ingannato dal nome Lovecraft in copertina, ma poi l'amara sorpresa, erano tutte storie scritte da August Derleth. :-P

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    1. August Derleth era un bravo mestierante, ovviamente ben lontano dal talento di HPL. Il suo problema è, nel cercare di imitare il suo maestro, gettava troppa carne al fuoco tutta in una volta.
      Oggi io lo leggo ancora molto volentieri, immaginandomi magari di aver recuperato in una soffitta un manoscritto lovecraftiano inedito...

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    2. Lo stile è incredibilmente diverso e molto più riconoscibile.
      Derleth era molto immediato mentre diciamo che H.P. era non solo più bravo ma anche più subdolo.
      C'è da dire che però come editore Derleth ha scoperto o comunque ha contribuito a far circolare alcune storie di autori come Bradbury, Matheson e Bloch che probabilmente senza di lui ci avrebbero impiegato molto di più a farsi apprezzare e scoprire.

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    3. Nessuno mette in dubbio il grande contributo che Derleth ha portato alla causa lovecraftiana (e non solo). Se non fosse stato per lui...

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  4. Desospendo la sospensione del giudizio della volta scorsa... il racconto si fa decisamente appassionante ;-)

    Il guardiano della soglia ce l'ho proprio nella vecchia edizione Fanucci citata. A fargli compagnia, nello scaffale, ci sono La lampada di Alhazred, Nelle spire di medusa e Sfida dall'infinito, tutti in condizioni perfette.
    Aspetto le vostre offerte (scherzo, eh!).

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    1. Scherzi perché non pensi che qualcuno davvero possa farti un'offerta? O perché col cavolo che lo potresti vendere?

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    2. Una via di mezzo. In teoria quei quattro volumi non appartengono alla categoria degli incedibili in assoluto, ma non credo che quel che potrei ricavare dalla loro vendita basterebbe a compensare la perdita di libri così belli e rari.
      Per darti un'idea, allo stesso mercatino dove ho trovato i Miao c'era anche un banco che vendeva decine dei vecchi volumi di fantascienza della Libra, tutti in più che ottime condizioni, a un euro l'uno. Io avevo altre mire, ma uno dei due amici che erano con me ne ha fatto incetta.

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    3. Quei Libra a un euro avresti dovuto prenderli. Te li avrei ricomprati al doppio...

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    4. Il prossimo mercatino è a fine settembre. Se ne fosse rimasto qualcuno, potrei farteli avere... naturalmente a un euro. Mandami per e-mail una lista di quelli che ti servono, non si sa mai.

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    5. Ho un po' di tempo, quindi... bene.

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  5. Anche per me il racconto si fa molto appassionante, e sono curiosa di sapere dove si andrà a parare :O
    Sulle citazioni, io credo che se sapientemente usate possano dar vita a opere originali e assolutamente credibili. A volte (anche spesso a essere sincera XD) leggo opinioni durissime circa la poca originalità della narrativa di genere in particolare, la lamentazione tipica è "nulla di nuovo" -_- Ma miseria, che cosa si intende con ciò? Un libro non è solo "la storia" raccontata!

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    1. Il "nulla di nuovo" andrebbe analizzato caso per caso. Si può scrivere la stessa storia un milione di volte e continuare ad essere originali, così come si può raccontare una storia del tutto nuova che ha lo stesso un retrogusto di vecchio...

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