martedì 13 febbraio 2018

Il mito di Gesù in India (Pt.1)

Mentre su New York calavano le prime ombre della sera (cit.), dall'altra parte dell'Atlantico il solito, ossidianico blogger continuava ad essere indaffarato nell'organizzazione del proprio trasloco, lasciando la sua creatura digitale colpevolmente in balia degli eventi. Nella realtà credo mai nella storia sia accaduto che un blog dichiaratamente in pausa riaprisse di continuo, appellandosi alla necessità di fare così spesso il punto della situazione. La verità è che il blogging causa dipendenza e, per chi scrive, ogni occasione è buona per aprire una piccola finestra alla quale potersi affacciare.
I più attenti di voi si saranno accorti che, solo qualche giorno fa, un mio vecchio post è stato rispolverato dai tipi di Heroic Fantasy Italia (link). Se tutto andrà come mi auguro, quell'episodio dovrebbe essere solo l'inizio di una collaborazione a lungo termine; una collaborazione a cui potrebbero seguirne altre, visto che il blogging costretto tra le proprie quattro mura è qualcosa che ormai inizio a percepire come incompleto.
È la stessa logica, seppur con inversa prospettiva, che si trova alla base dell'evento che inizierà da queste parti all'inizio di aprile, in occasione della riapertura definitiva di Obsidian Mirror. È anche la stessa logica che vuole che oggi sia giunto il momento di un'ennesima (già annunciata) finestra che vede al timone della baracca un guest blogger d'eccezione, un ospite che ci intratterrà con un argomento che mi auguro possa essere di vostro interesse così come lo è per me. Diamo quindi spazio al misterioso ospite che, come forse avrete già intuito, altri non è che...

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Lucius Etruscus 
Nicolas Notovitch e la vita segreta di Gesù Cristo 
La nascita del mito di Gesù in India 

Per ringraziare The Obsidian Mirror dell’ospitalità presento un testo che rappresenta il primo dei miei eBook dedicati alle truffe librarie, appartenenti ad una collana che ho chiamato “Storie da non credere”. 
Ci sono storie troppo belle per essere vere... e infatti non lo sono: sono storie incredibili, cioè da non credere
Quando si cerca di spacciare per buono un libro misterioso appena portato alla luce, di solito dal contenuto “esplosivo”, non si può fare a meno di spiegare dove lo si sia trovato e come mai intere generazioni di ricercatori precedenti non ne abbiano avuto notizia: nasce dunque l’esigenza di inventare la storia del fantomatico ritrovamento, spesso ancora più incredibile del libro in sé. 
La collana “Storie da non credere” presenta i fantasiosi racconti inventati da persone che hanno cercato (in buona ma più spesso in cattiva fede) di far accettare al mondo letterario un testo troppo bello per essere vero. E che infatti si è rivelato non vero
Alcune di queste storie sono state dichiarate false già alla loro apparizione, altre sono state smascherate molto tempo dopo: altre ancora sono tutt’oggi ritenute vere, sebbene altamente improbabili. Il compito di questa collana è raccontare le più sorprendenti vicende nel mondo delle truffe librarie, e di come sia spesso molto difficile individuare la differenza fra le storie incredibili... e quelle da non credere
Presento dunque il primo di questi saggi, Notovitch e la vita segreta di Gesù, che trovate a € 0,99 in tutte le librerie on line. 

Nota tecnica 

Una prima bozza di questo saggio è apparsa in forma di articolo il 20 dicembre 2011 su ThrillerMagazine. Nel frattempo ho trovato molto altro materiale, che mi ha spinto a riscrivere da capo il testo: il saggio che segue, dunque, è molto diverso da quell’articolo, più completo e anche più preciso. 
Tutte le citazioni riportate nel saggio sono state da me tradotte partendo da originale. 

Premessa 

Nicolas Notovitch
Dov’è stato Gesù dall’età di 12 anni fino a quando gli evangelisti iniziano ad interessarsi di lui? E soprattutto, cosa ha fatto in quel lasso di tempo? Né i testi canonici né gli apocrifi, né a quanto pare leggende e dicerie, si occupano della questione perché in fondo la parte più intrigante della vita del Messia è sicuramente quella intorno ai trent’anni. Eppure nel Novecento ha preso piede una teoria che ha acquistato valore tanto da essere entrata nell’immaginario collettivo: Gesù è stato in India. Non è certo questa la sede per stabilire se la teoria sia valida o meno, mi limito a raccontare l’incredibile storia del fenomenale ritrovamento che l’ha generata, una intrigante storia che come molte storie intriganti... è falsa. 
Lo studioso olandese di religioni Reender Kranenborg ha notato come appena nasca un’idea nuova nel mondo dell’esoterismo, subito entri a far parte del linguaggio comune e si alimenti di autoreferenzialità fino a diventare più reale di quanto non sia. La chiama “tradizione cumulativa dell’esoterismo”, ed uno degli esempi più lampanti è proprio la storia che voglio raccontare. «Per esempio», spiega Kranenborg, «l’idea secondo cui Gesù avrebbe soggiornato in India viene lanciata nel 1894 con l’opera dell’ebreo russo Nicholas Notovitch [...]. Tutte le storie su Gesù in India hanno una data successiva al 1894. A partire da quell’epoca ritroviamo questa tradizione ovunque, e la vediamo comparire in messaggi dell’altro mondo: ma prima del 1894 non si sapeva nulla di questa idea». 
Prima però di conoscere meglio il protagonista di questa storia, dobbiamo chiederci: come gli è venuta in mente l’idea di Gesù in India? Visto che ancora oggi molti credono a questa teoria (non supportata da alcuna prova degna di questo nome), è lecito chiedersi la sua origine. L’unica ipotesi che posso avanzare è che nel 1869 (circa vent’anni prima degli eventi che racconterò) il francese Louis Jacolliot, giudice nelle colonie indiane, aveva sorpreso l’opinione pubblica europea con il libro La Bible dans l’Inde. In Oriente egli aveva conosciuto le storie dai testi sacri indù che parlavano di una delle incarnazioni del dio Vishnu, Iezeus Christna, e non aveva potuto fare a meno di notare non solo l’assonanza del nome con Gesù Cristo, ma anche la similarità di molte di esse. Jacolliot avanzò un’ipotesi che sconvolse molti ben pensanti, che cioè alcune storie dei Vangeli non facevano altro che affondare le radici nella mitologia indù. In realtà già alla fine del Settecento l’orientalista francese Constantin-François Chasseboeuf, Marchese di Volney, nel suo Ruins (1789) aveva raccontato dell’indù Christna e soprattutto dell’astronomia persiano-caldea, che a seconda dei periodi chiamava il sole Yês e Chris “contagiando” nelle lingue indo-europee l’idea di Yes-us Chris-tos. 
Insomma, l’Ottocento era un secolo di profondi studi sulle origini dei miti cristiani, ma nessuno aveva pensato di anteporre la causa all’effetto: si studiava come l’indù avesse contagiato il cristianesimo... non il contrario. Ci penserà l’eroe di questa storia a inventarsi un mito che ancora oggi molti considerano vero. 

1. Notovitch chi? 

Lanciare notizie incredibili come “pesce d’aprile” è un’antica usanza di quotidiani e riviste, anche le più autorevoli, eppure non suona come uno scherzo quando il 1° aprile del 1894 il blasonato “New York Times” racconta con tono distaccato di una strana mania che sta imperversando a Parigi da mesi e che ora è passata a Londra: si dice che un certo viaggiatore russo di nome Notovitch avrebbe trovato in un monastero tibetano un testo che racconta la vita di Gesù Cristo, «tutto ciò secondo le parole non confermate del russo». Vista l’enorme importanza della notizia è più che giustificata una certa dose di scetticismo, che però scompare velocemente nel giro di un mese, perché il successivo 19 maggio lo stesso quotidiano annuncia entusiasta la pubblicazione del testo francese, La vie inconnue de Jésus-Christ, da parte di un editore di New York, J.W. Bouton, al prezzo di un dollaro. 
Passano meno di due settimane, e il 4 giugno i toni sono ancora più entusiastici nell’annunciare che la G.W. Dillingham si è sbrigata a pubblicare il testo francese con la traduzione di J.H. Connelly e L. Landsberg, The Unknown Life of Jesus Christ: «la vita di cui gli Evangelisti non hanno lasciato traccia» è il lancio del “New York Times”, che ormai è infervorato sulla questione. 
Ma chi è questo russo di nome Notovitch che in un tempo incredibilmente breve ha infiammato prima l’Europa e poi l’America? È infatti da considerare che ancora l’anno precedente questo tal Notovitch è un illustre sconosciuto in Francia, dove invece in brevissimo tempo esploderà inarrestabile la sua fama. Pochi ormai ricordano che tre anni prima egli ha scatenato un piccolo incidente diplomatico perché, nel nome di un’alleanza franco-russa, ha offerto un’onorificenza al generale Félix-Gustave Saussier «a nome della gioventù moscovita», senza che questi lo sapesse. Cominciando a girar voce che alcuni ministri contrari all’alleanza avevano tenuto all’oscuro il generale dell’offerta di Notovitch, Saussier scrisse pubblicamente che ringraziava ma non poteva accettare. Avere un illustre generale francese che si scusa pubblicamente con te è una bella nota da inserire nel curriculum, così non stupisce che solo tre anni dopo questo avvenimento il nostro eroe risulti una specie di “corrispondente russo” e pubblichi a Parigi per la celebre casa editrice di Paul Ollendorff una raccolta di aneddoti e curiosità sull’imperatore di tutte le Russie dal titolo L’Empereur Alexandre III et son entourage: giustamente i recensori dell’epoca sottolineano che i racconti più incredibili di questo testo «meritano di essere confermati». Insomma, aneddoti frizzanti e intriganti ma senza alcuna sicurezza di essere null’altro che dicerie. 
Notovitch però è lanciatissimo e subito dopo pubblica il saggio Le Tsar, son armée et sa flotte edito a Parigi dalla Rouam, ma in questo 1893 l’autore viene ancora definito «un journaliste très au courant de la question», un giornalista ben informato sui fatti insomma, e in questo stesso periodo diventa praticamente l’inviato francese in Russia, non solo con resoconti ma anche con traduzioni di testi “ufficiali”, come per esempio il Souvenirs de Sebastopol scritto da Alessandro III e fatto pubblicare da Notovitch a Parigi da Ollendorff. 
Ma come si passa dalla vita a corte nella Russia di fine Ottocento alla vita di Gesù? È il momento di iniziare l’incredibile viaggio in compagnia di Notovitch.

16 commenti:

  1. Cit. =Nick Carter.
    P.s
    Ottimo lavoro Lucius.;)

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    1. Ti ringrazio, e spero ti piacciano le altre puntate del "viaggio" ;-)

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    2. La "Cit." era facile... almeno per chi anagraficamente naviga attorno al mezzo secolo ^__^

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  2. Bellissima iniziativa! Ammetto candidamente che non conoscevo nulla di tutto l’argomento, ma è proprio il bello di questo tipo di indagini, da lettori ci si diverte un mondo ;-) Cheers

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    1. Vedrai che ci saranno divertenti sorprese, durante il cammino

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    2. Sorprese che mi tratterrò dal rivelare in anticipo... :-P

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  3. Le beffe letterarie mi interessano, non vedo l'ora che arrivi il seguito.

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    1. Anch'io le adoro, soprattutto quelle storie incredibili che, come in questo caso, ancora oggi sono credute vere :-P

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    2. Siamo un popolo di creduloni irrecuperabili.

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  4. Grazie dello spazio e dell'accoglienza ^_^

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    1. Grazie a te per questa boccata d'aria... il blog stava mettendo ormai su le ragnatele... ^__^

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  5. Non ho azzeccato il guest-blogger, ma solo per ingenuità. Dovevo immaginarlo che Lucius è ovunque e in ogni dove ^__^

    Nell'articolo apparirà anche la famosa foto della tomba di Gesù in Tibet?

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    1. Se non hai colto tu l'indizio che avevo lasciato qualche settimana fa (quel "periodo di grande sonno del blog" di chandleriana memoria" probabilmente non l'avrà colto nessun'altro.
      Il Tibet? No, qui rimaniamo geograficamente molto più circoscritti. Vero, Lucius?

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    2. Sì, la storia sarà incentrata sul viaggio di Notovitch e il suo incredibile (nel senso "da non credere") ritrovamento, che darà il via a leggende d'ogni tipo su Gesù in India.

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  6. Ho letto la storia incominciando da questa prima parte perché m'interessava molto! Complimenti per l'articolo, innanzitutto. :) Può essere che in questa storia arrivi a posteriori anche il pittore e antropologo russo Nikolaj Roerich? Credo di averlo letto da qualche parte in rapporto a Notovitch.

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    1. Ti ringrazio dell'interessamento e ti anticipo che la tua richiesta verrà esaudita nell'ultima parte del viaggio, che apparirà a breve ;-)

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