mercoledì 23 gennaio 2019

Ascolti di un anno

Subito dopo le "letture di un anno" eccoci nuovamente con un altro recap, questa volta dedicato agli ascolti che  più di altri mi hanno fatto compagnia nel corso degli ultimi dodici mesi.
Ancora una volta, e forse in questo caso più che mai, la classifica sarà virata decisamente sul personale. Raramente infatti presto attenzione alle nuove uscite discografiche. Non ascolto praticamente più radio (e di questo un po' mi dispiaccio) e solo raramente, intrappolato nel traffico, mi metto alla ricerca di un canale che mi garbi, dando priorità ai notiziari, visto che quelli sono gli unici momenti dove mi aggiorno sui fatti del mondo, o scivolando vergognosamente nella bieca bestialità dei canali dedicati al calcio mercato, dove interminabili discussioni vengono portate avanti senza ragione alcuna (che è poi lo scopo stesso, e se volete il bello, di certe programmazioni). Ma sto divagando.
Stavo dicendo che, da buon vecchietto legato alle sue cose, ascolto poco le novità (anche perché mi fanno abbastanza ca#are, dovrei aggiungere). Resto ancorato come una cozza a ciò che ascolto da sempre, concedendomi di tanto in tanto alcune incursioni esplorative in questo e in altri generi. La piccola classifica di oggi riflette quindi la logica delle "letture" di qualche giorno fa: rappresenta ciò che ho ascoltato di più nel 2018, a prescindere dalle mode e da qualsiasi altro fattore esterno. Sarà, come vedrete, un elenco piuttosto eterogeneo e questo, lo ammetto, sorprende anche me. Aggiungo, e poi la faccio finita con questa palla di introduzione, che sto seriamente pensando di iniettare nuova linfa a una rubrica musicale che avevo iniziato sul blog un milione di anni fa senza poi darvi la continuità (o dovrei dire il seguito) che avrebbe meritato. Lasciatemi mettere un po' d'ordine tra le mie tante scartoffie e magari prossimamente ne riparliamo. Passiamo al sodo.

Sanctuary 
THE YEAR THE SUN DIED

Il 2018 non poteva iniziare nel peggiore dei modi, con la scomparsa di una delle più voci più straordinarie e, allo stesso tempo, meno comprese dello scenario metal. Warrel Dane, il talentuoso vocalist di Sanctuary Nevermore, in realtà se ne era già silenziosamente andato a metà dicembre ma, visto che non stiamo parlando di David Bowie, certe notizie non te le dice nessuno se non te le vai a cercare. I miei primi mesi dell'anno non potevano quindi che essere accompagnati dalla sua voce, alternando i miei classici e vecchi CD a più moderne testimonianze live sul tubo.
Uno degli album che forse ho fatto suonare di più, nonostante siano altri i miei preferiti, è stato il terzo dei Sanctuary, andato in stampa nel 2104 grazie alla magica quanto inaspettata reunion di una band mitologica dissoltasi ventiquattro anni prima. Siamo lontani dalla fertilità artistica dei primi lavori, così come siamo lontani dalla maturità della lunga parentesi Nevermore, ma "The Year The Sun Died", l'ho vissuto come un po' come un testamento e come tale è rimasto e rimarrà sempre. Vi lascio con "Arise and Purify", che dell'album è l'opening track.


Anathema
THE OPTIMIST

Quando compri un disco degli Anathema è meglio se lo fai a scatola chiusa, altrimenti potresti farti delle domande e lasciar perdere. Il fatto è che non sai mai cosa ti capita, un po' come quella famosa scatola di cioccolatini di Forrest Gump, ma qualunque sia la nuova svolta musicale del gruppo (perché stai tranquillo che ce n'è sempre una), il risultato è entusiasmante. La band dei fratelli Cavanagh aveva iniziato a fare roba Doom nei primi anni Novanta per poi passare rapidamente ad un Death Metal piuttosto generico, almeno per quanto mi riguarda, con un cantato growl di quelli che ce ne sono in giro centinaia tutti uguali. Il passaggio al gothic e successivamente al prog con chiare inflenze Pink Floyd dell'album "A Natural Disaster", quello con cui li ho scoperti nel 2003, hanno segnato la svolta, consentendo loro di differenziarsi nettamente dalle masse. Da lì in avanti è stata tutta una serie di conferme che fanno sì che gli Anathema siano oggi uno dei pochi gruppi su cui vado, come detto, a scatola chiusa. Sul finire del 2017 hanno sputato fuori questo "The Optimist", ancora una volta sorprendente, visto che le sonorità stanno oggi nettamente virando verso l'elettronica. Il brano che vi propongo è un ottimo esempio di come  si possa contaminare un genere all'infinito senza fargli del male. L'ho ascoltato in loop per mesi...


Katatonia
NIGHT IS THE NEW DAY

Volente o nolente non esiste anno in cui, in una qualsiasi classifica, possano rimanere esclusi gli svedesi Katatonia. Ormai posso dirlo che sono il mio gruppo preferito del decennio, no? D'altra parte come ignorare il fatto che la band sia cresciuta al punto dal riuscire a realizzare due dischi, cronologicamente gli ultimi, che hanno toccato la perfezione.
Oggi mi è solo difficile indicare, tra i tanti loro album che hanno risuonato tra queste stanze, quale sia quello che meglio possa rappresentare l'anno appena trascorso. Credo tuttavia di non sbagliare mettendo sul gradino più alto del podio quello che ho sottovaluto per anni. "Night is the New Day" del 2009, la cui copertina è stata anche, per un breve periodo, usata come sfondo di questo blog, ha preso chili di polvere prima di riuscire a fare breccia in qualche angolo del mio cervello. Negli anni ho tentato un sacco di volte, inutilmente, di farmelo piacere; mi sono anche sottoposto alla "cura Ludovico", con ascolti forzati, senza venirne a capo. Un giorno poi, recentemente, come se qualcuno avesse improvvisamente acceso una luce, ecco che ho iniziato ad amarlo alla follia. Il brano che ho scelto, e che potete gustare qui sotto, è quello che magistralmente chiude l'opera.



Anastacia
EVOLUTION

Qualcuno potrebbe pensare di me che sono un tipo strano, avendo infilato un disco di Anastacia in mezzo a tutto quello che c'è qua attorno. Può essere. Diciamo che sulla questione "stranezza" ci sto lavorando. Ma stranezza o non stranezza, credo che nessuno abbia da obiettare sul fatto che la cantautrice americana è una delle voci più importanti degli ultimi vent'anni a livello globale. Diciamo forse che la sua sfiga è stata quella di arrivare al successo contemporaneamente a tante sciacquette prive di talento dalle proposte pop nemmeno troppo originali. Sparita spesso dalla circolazione nel corso degli anni per via di gravi problemi di salute, Anastacia non ha mollato ed è riemersa sul finire del 2017 con un nuovo album che ribadisce, semmai ce ne fosse bisogno, la sua unicità. E ve lo dice uno che ha sempre guardato al pop con raccapriccio, se ci eccettuano un paio di dischi di Madonna che ancora oggi, in certe sere, metto con piacere in sottofondo.
Anastacia può piacere o non piacere, e non discuto con chi mi dice che ascoltare un suo intero album  dal'inizio alla fine sia noioso (io stesso potrei dire la stessa cosa di mille altri artisti), ma il pop è questo, gente. Ci sono le ballad, che ascolti in loop, o ci sono gli album che vanno via da soli, facendoti compagnia senza che tu lo voglia. Il primo singolo tratto da "Evolution" è quello che vi offro qui di seguito.



Warrel Dane
SHADOW WORK

Abbiamo cominciato da Warrel Dane e terminiamo con Warrel Dane. Inevitabilmente, visto che proprio sul finire del 2018 è stato messo in commercio, quasi a sorpresa, questo lavoro postumo che rappresenta il suo secondo impegno solista. Ascoltare nuovamente la voce di Warrel, questa volta alle prese con inediti, specie dopo aver consumato i solchi di tutti i suoi vecchi dischi per un anno intero, è stato qualcosa di devastante. L'album in sé rappresenta simbolicamente tutto ciò che il nostro avrebbe potuto ancora dare senza riuscirci e, se devo essere sincero, solo un fan ostinato può davvero ritrovare intatto l'artista. Senza dubbio la maggior parte di questi brani sono solo abbozzati, pezzi messi insieme meglio che si poteva ben oltre il tempo massimo consentito. Non siamo certo ai livelli di "An American Prayer", ma la sensazione generale è piuttosto simile. Tristemente.
All'interno di "Shadow Work", un titolo che mette un  po' di disagio, è presente un pezzo su cui si favoleggiava ormai da anni e che ormai disperavo di riuscire a sentire: è la cover di un celebre brano dei Cure che mi auguro siate in grado di riconoscere.


11 commenti:

  1. Prendo nota di questi consigli musicali, ammettendo che conoscevo solo Anastacia.

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    1. Non fartene un cruccio. Sono sicuro che non sei l'unico ad aver totalizzato uno su cinque _

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  2. Fantastico. un vero metallaro. Grazie per l'ottima musica.

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    1. ...che poi "metal" vuol dire tutto e vuol dire niente. Molti di questi artisti che ho citato, specie gli Anathema, nessuno mai li definirebbe tali, se non fosse per via della loro bio.

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  3. E' un genere nel quale mi rifugio volentieri. In quel senso si, sono una sicurezza. Tipo coperta di Linus...

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  4. Di queste cinque proposte quella che ho preferito è quella degli Anathema.

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  5. Ti confesso che non mi fanno voglia nessuno dei cinque.
    Manco li conosco .
    Il Metal non è il mio genere.
    Anastacia...mha(?) la prima volta che l’ho ascoltata alla radio pensavo fosse Tina Turner ( che poi mi piace un sacco).
    Non conosco il suo ultimo lavoro.
    I Metallica li posso considerare Metal?
    Quelli mi piacciono.
    Ciao

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    1. I metallica sono stati i padri del metal tradizionale, quello che ha avrebbe poi ispirato migliaia di altre band nei decenni a venire. Ascolto ancora di tanto in tanto alcuni loro vecchi dischi, ma nulla che abbia meno di vent'anni...

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  6. La prima e l'ultima non sono di mio genere preferito, le altre invece molto interessanti ;)

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    1. Credo siano in tanti ad aver pensato la stessa cosa... ;-)

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