Subito dopo le "letture di un anno" eccoci nuovamente con un altro recap, questa volta dedicato agli ascolti che più di altri mi hanno fatto compagnia nel corso degli ultimi dodici mesi.
Ancora una volta, e forse in questo caso più che mai, la classifica sarà virata decisamente sul personale. Raramente infatti presto attenzione alle nuove uscite discografiche. Non ascolto praticamente più radio (e di questo un po' mi dispiaccio) e solo raramente, intrappolato nel traffico, mi metto alla ricerca di un canale che mi garbi, dando priorità ai notiziari, visto che quelli sono gli unici momenti dove mi aggiorno sui fatti del mondo, o scivolando vergognosamente nella bieca bestialità dei canali dedicati al calcio mercato, dove interminabili discussioni vengono portate avanti senza ragione alcuna (che è poi lo scopo stesso, e se volete il bello, di certe programmazioni). Ma sto divagando.
Stavo dicendo che, da buon vecchietto legato alle sue cose, ascolto poco le novità (anche perché mi fanno abbastanza ca#are, dovrei aggiungere). Resto ancorato come una cozza a ciò che ascolto da sempre, concedendomi di tanto in tanto alcune incursioni esplorative in questo e in altri generi. La piccola classifica di oggi riflette quindi la logica delle "letture" di qualche giorno fa: rappresenta ciò che ho ascoltato di più nel 2018, a prescindere dalle mode e da qualsiasi altro fattore esterno. Sarà, come vedrete, un elenco piuttosto eterogeneo e questo, lo ammetto, sorprende anche me. Aggiungo, e poi la faccio finita con questa palla di introduzione, che sto seriamente pensando di iniettare nuova linfa a una rubrica musicale che avevo iniziato sul blog un milione di anni fa senza poi darvi la continuità (o dovrei dire il seguito) che avrebbe meritato. Lasciatemi mettere un po' d'ordine tra le mie tante scartoffie e magari prossimamente ne riparliamo. Passiamo al sodo.
Ancora una volta, e forse in questo caso più che mai, la classifica sarà virata decisamente sul personale. Raramente infatti presto attenzione alle nuove uscite discografiche. Non ascolto praticamente più radio (e di questo un po' mi dispiaccio) e solo raramente, intrappolato nel traffico, mi metto alla ricerca di un canale che mi garbi, dando priorità ai notiziari, visto che quelli sono gli unici momenti dove mi aggiorno sui fatti del mondo, o scivolando vergognosamente nella bieca bestialità dei canali dedicati al calcio mercato, dove interminabili discussioni vengono portate avanti senza ragione alcuna (che è poi lo scopo stesso, e se volete il bello, di certe programmazioni). Ma sto divagando.
Stavo dicendo che, da buon vecchietto legato alle sue cose, ascolto poco le novità (anche perché mi fanno abbastanza ca#are, dovrei aggiungere). Resto ancorato come una cozza a ciò che ascolto da sempre, concedendomi di tanto in tanto alcune incursioni esplorative in questo e in altri generi. La piccola classifica di oggi riflette quindi la logica delle "letture" di qualche giorno fa: rappresenta ciò che ho ascoltato di più nel 2018, a prescindere dalle mode e da qualsiasi altro fattore esterno. Sarà, come vedrete, un elenco piuttosto eterogeneo e questo, lo ammetto, sorprende anche me. Aggiungo, e poi la faccio finita con questa palla di introduzione, che sto seriamente pensando di iniettare nuova linfa a una rubrica musicale che avevo iniziato sul blog un milione di anni fa senza poi darvi la continuità (o dovrei dire il seguito) che avrebbe meritato. Lasciatemi mettere un po' d'ordine tra le mie tante scartoffie e magari prossimamente ne riparliamo. Passiamo al sodo.
Sanctuary
THE YEAR THE SUN DIED
Uno degli album che forse ho fatto suonare di più, nonostante siano altri i miei preferiti, è stato il terzo dei Sanctuary, andato in stampa nel 2104 grazie alla magica quanto inaspettata reunion di una band mitologica dissoltasi ventiquattro anni prima. Siamo lontani dalla fertilità artistica dei primi lavori, così come siamo lontani dalla maturità della lunga parentesi Nevermore, ma "The Year The Sun Died", l'ho vissuto come un po' come un testamento e come tale è rimasto e rimarrà sempre. Vi lascio con "Arise and Purify", che dell'album è l'opening track.
Anathema
THE OPTIMIST
THE OPTIMIST
Katatonia
NIGHT IS THE NEW DAY
Oggi mi è solo difficile indicare, tra i tanti loro album che hanno risuonato tra queste stanze, quale sia quello che meglio possa rappresentare l'anno appena trascorso. Credo tuttavia di non sbagliare mettendo sul gradino più alto del podio quello che ho sottovaluto per anni. "Night is the New Day" del 2009, la cui copertina è stata anche, per un breve periodo, usata come sfondo di questo blog, ha preso chili di polvere prima di riuscire a fare breccia in qualche angolo del mio cervello. Negli anni ho tentato un sacco di volte, inutilmente, di farmelo piacere; mi sono anche sottoposto alla "cura Ludovico", con ascolti forzati, senza venirne a capo. Un giorno poi, recentemente, come se qualcuno avesse improvvisamente acceso una luce, ecco che ho iniziato ad amarlo alla follia. Il brano che ho scelto, e che potete gustare qui sotto, è quello che magistralmente chiude l'opera.
Anastacia
EVOLUTION
Anastacia può piacere o non piacere, e non discuto con chi mi dice che ascoltare un suo intero album dal'inizio alla fine sia noioso (io stesso potrei dire la stessa cosa di mille altri artisti), ma il pop è questo, gente. Ci sono le ballad, che ascolti in loop, o ci sono gli album che vanno via da soli, facendoti compagnia senza che tu lo voglia. Il primo singolo tratto da "Evolution" è quello che vi offro qui di seguito.
Warrel Dane
SHADOW WORK
All'interno di "Shadow Work", un titolo che mette un po' di disagio, è presente un pezzo su cui si favoleggiava ormai da anni e che ormai disperavo di riuscire a sentire: è la cover di un celebre brano dei Cure che mi auguro siate in grado di riconoscere.
Prendo nota di questi consigli musicali, ammettendo che conoscevo solo Anastacia.
RispondiEliminaNon fartene un cruccio. Sono sicuro che non sei l'unico ad aver totalizzato uno su cinque _
EliminaFantastico. un vero metallaro. Grazie per l'ottima musica.
RispondiElimina...che poi "metal" vuol dire tutto e vuol dire niente. Molti di questi artisti che ho citato, specie gli Anathema, nessuno mai li definirebbe tali, se non fosse per via della loro bio.
EliminaE' un genere nel quale mi rifugio volentieri. In quel senso si, sono una sicurezza. Tipo coperta di Linus...
RispondiEliminaDi queste cinque proposte quella che ho preferito è quella degli Anathema.
RispondiEliminaOttima scelta! Potrei mai dirti il contrario?
EliminaTi confesso che non mi fanno voglia nessuno dei cinque.
RispondiEliminaManco li conosco .
Il Metal non è il mio genere.
Anastacia...mha(?) la prima volta che l’ho ascoltata alla radio pensavo fosse Tina Turner ( che poi mi piace un sacco).
Non conosco il suo ultimo lavoro.
I Metallica li posso considerare Metal?
Quelli mi piacciono.
Ciao
I metallica sono stati i padri del metal tradizionale, quello che ha avrebbe poi ispirato migliaia di altre band nei decenni a venire. Ascolto ancora di tanto in tanto alcuni loro vecchi dischi, ma nulla che abbia meno di vent'anni...
EliminaLa prima e l'ultima non sono di mio genere preferito, le altre invece molto interessanti ;)
RispondiEliminaCredo siano in tanti ad aver pensato la stessa cosa... ;-)
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