domenica 20 gennaio 2019

Letture di un anno

L'hanno scritta in molti una classifica delle cose migliori dell'anno appena trascorso e, una volta tanto, voglio provarci anch'io. Nulla di trascendentale, sia chiaro, solo un piccolo espediente per mettere in ordine i miei pensieri. Va detto che, tecnicamente, una classifica dovrebbe partire da presupposti che a me mancano, primo fra tutti quello di avere ben chiaro il campione da cui prelevare il "best of" che si vuole affrontare che, se non si fosse ancora capito, è di carattere letterario.
Il tempo tiranno, che non mi permette di essere sempre sul pezzo, fa sì che la mia classifica non sia lo specchio di ciò che è uscito nel 2018, ma più semplicemente una piccola lista di quelle che ritengo essere state le migliori letture che mi hanno tenuto compagnia nel corso degli ultimi dodici mesi; non necessariamente quindi delle novità assolute, sebbene per me siano state tali. 
Anche il termine "classifica" è un po' fuori luogo, visto che non vedo il senso nel porre dei giudizi di merito comparativi. Non esiste il migliore, così come non esiste il secondo migliore. Entrambi a loro modo sono stati i migliori nel momento in cui mi hanno regalato qualcosa di buono, una sensazione, un'emozione, chiamatela come volete. Per questo motivo, i cinque titoli che andrò tra breve a elencare sono ordinati (spero) in perfetto ordine cronologico, dal primo, letto lo scorso gennaio, all'ultimo, letto sul finire dell'anno.

Avrei potuto scriverlo meglio questo articolo se non mi fossi stancato ben presto, all'inizio dello scorso anno, di inserire le letture portate a termine su Goodreads. Mi si è posto pertanto il dubbio di essermi dimenticato qualcosa, ma, ripensandoci a mente lucida, mi chiedo se ciò che la mia memoria avesse cancellato in un così breve lasso di tempo potrebbe mai finire in una lista di questo genere.
Una breve nota: volutamente, per non essere troppo ripetitivo, non ho inserito in questa piccola lista nessuno dei titoli da me recensiti sul blog e che avrebbero probabilmente meritato di esserci. Non escludo invece che i cinque titoli che vedremo brevemente oggi non possano venire affrontati meglio in futuro.

Fëdor Dostoevskij 
L'ETERNO MARITO

Non potevo che cominciare l'anno con un classico, un piccolo volumetto che prendeva polvere sul mio scaffale più o meno dagli anni Novanta, in un'edizione che però non è quella che vedete qui a lato. L'edizione polverosa a cui mi riferisco è parte di una collana di classici che ai tempi veniva offerta in allegato a un quotidiano (mi stupisco anzi che le pagine siano riuscite a rimanere insieme, vista la qualità). Una lettura iniziata e completata nei primi giorni di gennaio e che, ovviamente, non mi ha deluso.
In una Pietroburgo estiva le cui interminabili "notti bianche" sembrano favorire ogni sorta di allucinazioni e incubi, Vel'caninov, scapolo quarantenne ozioso e gaudente, viene prima seguito e poi avvicinato da Trusozkij, funzionario di provincia della cui moglie, ora defunta, era stato amante nove anni prima. Tra i due uomini, legati da un rapporto di attrazione-repulsione, inizia un bizzarro gioco "gatto-topo" in cui le parti si scambiano continuamente e che li vedrà, dopo una serie di vicende ora tragiche ora grottesche culminate nel fallito tentativo di Trusozkij di uccidere Vel'caninov, ritrovarsi casualmente due anni dopo, ciascuno nel suo ruolo di sempre, "l'eterno marito" e "l'eterno amante".
Sebbene questo sia forse uno dei suoi titoli meno celebri, vi è presente, inconfondibile, tutta la potenza narrativa alla quale il grande scrittore russo ci ha abituati. Come sempre abile pittore di tutte le meschinità umane, Dostoevskij ci trascina in un vortice di miseria e compassione, con immancabile quel filo di speranza che rende arduo l'atto di voltare l'ultima pagina. Universale come può essere universale il tema dell'amore, personale come può essere personale il tema del tradimento, attuale come può essere attuale l'animo umano.

Zhong Acheng
IL RE DEGLI SCACCHI

Da un classico universale passiamo a un romanzo che probabilmente non è un classico nemmeno nel suo genere, tanto che su Zhong Acheng, originario di Pechino, non si trova molto in rete nemmeno nella sua lingua madre, evidentemente a causa del suo atteggiamento critico nei confronti della politica del suo paese, visto già in quegli anni Settanta e Ottanta, e successivamente per interi decenni in cui tutti gli artisti cinesi hanno dovuto fare i conti con i rigidi principi del totalitarismo di stato.
Primo capitolo della cosiddetta "Trilogia dei re" a cui faranno seguito "Il re dei bambini" e "Il re degli alberi", è catalogabile come un classico romanzo di formazione, sebbene traslato su un piano esistenziale piuttosto diverso da come noi lo conosciamo.
"Il re degli scacchi" narra la storia di Wang Yisheng, giovane povero e geniale giocatore di scacchi, che all'indomani della Rivoluzione culturale viene mandato in un campo di lavoro nelle foreste dello Yunnan, ai confini suboccidentali della Cina, per essere "rieducato alle masse". Gli unici interessi di Wang Yisheng sono il cibo e gli scacchi: la soddisfazione di un bisogno primario e la realizzazione di un bisogno spirituale. Dopo un continuo peregrinare alla ricerca di validi avversari e di antichi maestri, la sua avventura nella campagna cinese si conclude con una indimenticabile partita giocata a "mente" da lui solo contro nove campioni. 

Sarane Alexandrian
PERICOLO DI VITA

Altro romanzo che riesce a calamitare il lettore dalla prima all'ultima pagina è questo "Danger de vie" (1964) del saggista, scrittore, storico dell'arte e critico letterario francese Sarane Alexandrian.
Non certo il titolo più noto tra le oltre quaranta opere da lui firmate, "Pericolo di vita" è comunque un rimarchevole esempio della cultura surrealista a cui egli faceva riferimento (ne fu affascinato al punto dall'esser stato definito, in patria, il secondo maggior teorico del surrealismo dopo André Breton).
Horace Verbois, instancabile sognatore, parte per il "Congresso Internazionale dei Sognatori" che si svolge a Ginevra, dove spera che venga finalmente esaminato lo statuto e la funzione dei sognatori sulla Terra. Ma a questo congresso non arriverà mai. Il sogno è un padrone imperioso e lo trascina giú nelle viscere della Terra, dove i discendenti di Adimo, screditato gemello di Adamo, reggono i destini umani secondo precisi criteri di caos. Tornato sulla Terra - dove una Parigi deserta percorsa da un autobus pazzo, piazze gremite da ombre in rivolta, l'aspetto delle strade, della campagna, le azioni degli uomini testimoniano le facinorose trame dei subterrestri – Horace scopre finalmente il proprio compito: ritrovare, seguendo le labili tracce di una bocca disegnata sul marciapiede, o di geroglifici composti da oggetti della toilette femminile, la donna che gli è apparsa riflessa in un vetro, e alla quale dedicherà d'ora in poi ogni fatica e ogni desiderio.
Scrivere di questo romanzo è un po' come raccontare i propri sogni la mattina appena alzati: praticamente impossibile. Si cercano le parole giuste per descrivere quelle immagini, inesorabilmente sfumanti nell'oblio, ma ci si rende conto che non esistono. E se anche esistessero, qualunque interlocutore mattutino finirebbe per distogliere l'attenzione da ciò che penosamente stiamo cercando di comunicare. Sarane Alexandrian invece c'è riuscito, e vi stupirete nel rendervi conto che ciò che lui ha immortalato corrisponde a ciò che voi, tante volte, non siete riusciti a fare.

James Graham Ballard 
IL CONDOMINIO

Un elegante condominio in una zona residenziale, costruito secondo le più avanzate tecnologie, è in grado di garantire l'isolamento ai suoi residenti ma si dimostrerà incapace di difenderli. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e dotato di mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un'intera classe sociale emergente. Viene a mancare l'elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a massacri e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale di gerarchia sociale, si trasforma in una prigione per i condomini che, costretti a lottare per sopravvivere, danno libero sfogo a un'incontenibile e primordiale ferocia. 
Non faccio fatica ad ammettere che questo grande classico della letteratura distopica ha raggiunto il mio comodino solo nel corso dell'anno appena trascorso. Ed è ovviamente grande il disappunto per non avergli dato molto prima il tempo e lo spazio che meritava.
Il condominio immaginato da Ballard è quanto di più prossimo ai nostri stessi condomini, dove una parola fuori posto, un sacchetto dell'umido nel bidone sbagliato, una macchia di umidità nell'androne potrebbe scatenare lo stesso inferno da un momento all'altro. Non c'è bisogno, per Ballard, di un evento esterno per riportare l'umanità al proprio stato bestiale e primitivo: è sufficiente continuare a fare ciò che già facciamo. Ogni giorno.

Ivo Torello
LA CASA DELLE CONCHIGLIE

Parigi, 1863. Nel bordello di lusso conosciuto come la "Maison des Coquillages" si incontrano prostitute straordinarie e artisti ossessionati, criminali da strapazzo e alchimisti erotomani: ognuno ha una storia, un delirio, un demone nascosto e, soprattutto, una perversione che chiede soltanto di essere liberata. A condurre la dissacrante sinfonia di peccato e misteri, è la maîtresse del bordello: Madame Sabatière. Sarà lei a prendere per mano il lettore e a condurlo, con grazia, tra le pieghe dei corpi palpitanti e più in là ancora, negli abissi del cielo e dell’anima.
Non ero affatto sicuro di aver voglia di iniziare a leggere questo tomo di oltre quattrocento pagine, ma alla fine, consigliato da molti, ho abbattuto le ultime resistenze, l'ho comprato e l'ho iniziato. E non l'ho più posato fino a che non è apparsa, inesorabile, la parola fine.
Non è facile catalogare l'opera di Ivo Torello, illustratore, scrittore, musicista e  art director presso le edizioni Hypnos. Con un po' di immaginazione possiamo accostarlo al "Malpertuis" di Jean Ray, un po' per gli scenari che ne fanno da sfondo, un po' per l'incredibile varietà di personaggi, abitanti e visitatori della casa, che rappresentano l'anima stessa del romanzo e che, pagina dopo pagina, si riveleranno essere quelli che sono, proprio come nel più celebre romanzo dello scrittore belga. Ributtanti creature lovecraftiane, sesso quanto basta e un ben dosato pizzico di "Re in Giallo" completano il quadro.

19 commenti:

  1. Con Dostoevskj non si sbaglia mai. Di Ballard ho letto "Crash", ipnotico ma infine criptico, forse "Il condominio" potrebbe essere una lettura più adatta alle mie esigenze attuali come lettore.

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    1. Infatti è stato proprio con lo stato d'animo dell'andare "sul sicuro" che ho approcciato Dostoevskj. Il particolare, non indifferente, di un numero di pagine non eccessivo rispetto agli standard dello scrittore russo, mi ha anche aiutato molto nella scelta.

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  2. Non ne ho letto uno, sai?
    Quello sul condominio mi incuriosisce però.

    Tu hai scritto: avere ben chiaro il campione da cui prelevare il "best of" che si vuole affrontare
    Ti confesso che io non ho mai un campione da cui prelevare il mio best of. Vado a naso :) Titoli che mi "chiamano", trovati in giro così o di cui ho sentito parlare da altri blogger.
    Recenti o no, se non li ho mai letto restano novità per me.

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    1. Con il discorso del "campione" intendevo mettere subito in chiaro, non so se ero riuscito a spiegarlo, che avrei pescato un po' ovunque. Spesso il "meglio dell'anno" viene inteso come il "meglio delle uscite dell'anno" e, in quel caso, non sarei riuscito ad arrivare ai fatidici cinque titoli. D'altra parte ho talmente tanta roba in attesa di essere letta...

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  3. Condominio letto ma... non mi ci sono ritrovata. Continuavo a dirgli: ok, Ballard, e quindi? Ma è un mio limite (sarà anche che in mente, mentre leggevo, chissà perché avevo le scene di Il demone sotto la pelle)

    Il romanzo di Torello conto di leggerlo il prima possibile, mi è piaciuto molto il suo primo e so quanta cura mette nella costruzione delle storie.

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    1. Non avevo pensato al "demone sotto la pelle"! in effetti hai ragione, ci sono delle vistose similitudini... chissà dove cavolo Cronenberg avrà preso l'idea? Tra l'altro vedo che il film è del 1975, esattamente come il libro di Ballard...

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  4. Mi piace molto Ballard. Della tua lista mi incuriosisce Il Re degli scacchi.

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    1. I romanzi a tema scacchistico hanno sempre un loro fascino! Ancora più di questo ho amato "La variante di Lüneburg" di Paolo Maurensig...

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  5. Del Condominio è stato tratto un film High-Rise - La rivolta con Tom Hiddleston, mai uscito in sala, a parte in qualche festival, passato direttamente in DVD. Un fanta-romanzo interessante che esplora le dinamiche sociali e individuali, duemila abitanti chiusi dentro una scatola di quaranta piani con tutti i confort, ogni sezione è abitata da una classe sociale diversa, nell'attico vive il ricco proprietario sorta di Re Sole, tutto sembra idilliaco, ma lentamente qualcosa incomincia a incrinarsi. Un classico di Ballard.

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    1. Sarei curioso a questo punto di vederlo, questo "High Rise" cinematografico. In effetti il tema si presta bene e non mi spiego perché mai nessuno ci abbia pensato prima (a parte il già citato Cronenberg, che forse ci è arrivato solo per caso)...

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  6. Con Ballard non ho sempre un gran rapporto, ma Il Condominio insieme a Crash è l'opera che più mi ha colpito scritta dalla sua penna.

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    1. ...che poi sono un po' i due titoli che conoscono tutti. Nulla di cui stupirsi.

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  7. Che parata interessante! Mi attira in particolare quello di Alexandrian.

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    1. Sono contento che tu l'abbia notato. Tra questi cinque, quello è l'unico che potrei un giorno pensare di rileggere...

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  8. Mi attira molto Il condominio di Ballard. A parte che il romanzo distopico è fra i miei generi preferiti, ne sono stata totalmente conquistata con Cecità di Saramago.
    De Il condominio ho visto il bellissimo e inquietante film.

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    1. Ammetto di non averci nemmeno provato a leggere Saramago, terrorizzato dal suo stile narrativo che dire singolare è dire poco. Ho lì da qualche parte in salotto il suo "uomo duplicato" ma proprio non riesce ad avvicinarsi. Di "Cecità" invece ho visto il film, peraltro stupendo...

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  9. Gran bei titoli ^_^
    Dostoevskij lo divorai all'epoca della mia cocente infatuazione per il Maestro di Pietroburgo; "Il re degli scacchi" l'ho letto durante la più accesa delle mie "ondate scacchistiche", e lo ricordo con gran piacere: trovai anche il film di Hong Kong degli anni Novanta ma alla fine non l'ho mai visto.
    "Condominio" di Ballard è una cosa strana. Anni e anni fa, parecchiotti, l'ho letto sicuarmente - se non sbaglio era un'edizione Urania - ma era molto breve: mi sa che ho letto forse la versione "a racconto" che poi magari ha esteso a romanzo. Mi è piaciuto molto ma non so perché non ho mai indagato né eventualmente recuperato il romanzo.
    Dall'inizio di gennaio ho ripreso il mio profilo Goodreads, abbandonato da anni, e ci ho inserito un po' di libri vecchi: vediamo se riuscirò ad aggiornarlo fino alla fine dell'anno così da stilare, alla fnie del 2019, una lista più completa di letture annuali ;-)

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    1. Quel vecchio Urania, tradotto chissà perché in "Condominium", era stato tagliato con l'accetta dall'editore, come era uso fare all'epoca, per farlo rientrare nel numero di pagine prestabilito.
      Avevo un vago sospetto che tu avessi già letto Achang, anche se non ero sicurissimo...

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