Kazıklı Voyvoda (1° edizione, 1928) in alfabeto ottomano - Fonte: Javier Arries |
Immagino (ma più che altro spero) che non vi sia sfuggito qualche giorno fa il mio post "spin-off" dedicato al film tratto da "Kazıklı Voyvoda" (Dracula in Istanbul) di Ali Rıza Seyfioğlu.
Se malauguratamente ve lo siete perso non affannatevi a cercarlo qui. Andate piuttosto a visitare il blog dello zio Nick che, cortesemente, ha ospitato i miei deliri di recensore.
Tornando a noi, la volta scorsa stavamo tentando di scovare le differenze tra l'immortale opera dello scrittore irlandese Bram Stoker e la sua versione "non autorizzata" proveniente dalla Turchia. Riprendiamo quindi da dove eravamo rimasti.
I primi capitoli del romanzo, quelli che seguono l’agente immobiliare nel suo incarico in Transilvania, sono più o meno identici al suo originale, al di là di qualche dettaglio minore, e la stessa numerazione dei capitoli ricalca bene l’opera di Stoker. A un certo punto si direbbe però che Seyfioğlu si sia reso conto della difficile impresa di tradurre un’opera così complessa, e che abbia deciso di procedere in maniera più spedita, prendendo l’improvvisa decisione di tagliare con l’accetta tutto ciò che a suo modo di vedere era superfluo. L’evidenza di questo cambiamento di pensiero la troviamo proprio al termine della sezione “orientale” di Dracula, quando Seyfioğlu smette addirittura di numerare i capitoli e procede diritto per la sua strada.
Se avete letto il romanzo di Stoker, certo ricorderete gli ultimi preparativi del Conte prima della partenza: questa è la prima grande lacuna che salta agli occhi leggendo la versione di Seyfioğlu. Ricorderete anche del suo successivo arrivo in terra d'Albione: "Kazıklı Voyvoda" è del tutto privo di quello che, nel romanzo di Stoker, è il capitolo che descrive il naufragio del Demetra, la nave mercantile che trasportava dal Baltico a Londra un carico di cinquanta casse di terra e in una di queste, ignorato dall’equipaggio, lo stesso Dracula.
Nosferatu: eine Symphonie des Grauens, Friedrich Wilhelm Murnau, 1922 |
Alternando fasi di delirio acuto a fasi di relativa lucidità, Renfield arriva anche a tentare di uccidere il medico, nel tentativo di fuggire e presentarsi al cospetto di colui che lo ossessiona. Non ce ne sarà bisogno, come sappiamo.
A proposito di ossessione, nel mondo reale il personaggio di Renfield ha influenzato lo studio del comportamento nei pazienti psichiatrici che soffrono di ossessione per il sangue. Il termine sindrome di Renfield è stato coniato dallo psicologo Richard Noll nel 1992, originariamente come un termine scherzoso, per descrivere appunto il vampirismo clinico. Chiusa parentesi.
Se a chi ha letto Dracula in tempi remotissimi Renfield può sembrare un personaggio secondario, il suo ruolo nella vicenda risulta invece fondamentale per superare il passaggio chiave del romanzo. È infatti grazie a lui che il vampiro ha la possibilità di penetrare nella stanza da letto in cui Mina sta dormendo con suo marito Jonathan Harker. Renfield, che sta pagando con la morte il suo errore, fa in tempo a confessarlo a Seward, Morris e Van Helsing che, subito, accorrono nella stanza degli Harker e lì affrontano per la prima volta il terribile nemico.
Kazıklı Voyvoda (Seconda edizione, 1946) in alfabeto latino - Fonte: Neon Harbor |
Questo passaggio l’autore turco decide di ignorarlo completamente e con esso, di conseguenza, viene a mancare l’innesco per tutta la successiva parte “cavalleresca”, quella in cui gli eroici difensori del bene, con l’aiuto di una contaminata Mina Murray, si gettano all’inseguimento del vampiro fuggiasco.
Chi ha letto il romanzo dello scrittore irlandese sa bene che Mina Murray, colei della quale il vampiro avrebbe voluto fare la sua sposa, è il personaggio più importante di quell’epico finale. Con il sangue che già le imbratta le labbra, quel diffuso pallore nel viso e quell’indelebile marchio d’infamia sulla fronte (l’orribile cicatrice che Van Helsing le ha stampato semplicemente toccandola con un’ostia consacrata), Mina prende coscienza della sua spiritualità e, in questa dimensione, gioca un ruolo determinante nell’evolversi degli avvenimenti. Entrando in contatto telepatico con il conte, Mina riesce a guidare i compagni, prima a sanare tutte le casse che il conte aveva sparpagliato per Londra, quindi a inseguire il nemico nell’interminabile viaggio di ritorno alla sua terra d’origine dove, ormai giunti in prossimità del castello, i cavalieri della fede porteranno a termine la loro missione e bonificheranno il mondo dal grande spargitore di peste.
Con la decisione di rimuovere completamente la figura di Renfield, il turco si trova a dover riscrivere quindi anche tutto il finale, e lo fa relegando la donna in un assoluto secondo piano. Il risultato è piuttosto discutibile, visto che tutto si risolve rapidamente a Istanbul (il conte non riesce nell’intento di ritirarsi) nelle poche pagine dell’ultimo deludente capitolo.
Devo completare il mio resoconto, scrivere il capitolo finale del mio diario e mettere la parola fine a quest’orrore una volta per tutte. Credo che, per quanto ci provi, non sarò in mai grado di scrivere queste ultime righe in modo da trasmettere al lettore tutto l’orrore che provammo. Queste righe saranno solo una vaga espressione dell’ultimo atto di questa tragedia. […] "Guardate!" Tutti girammo gli occhi nella direzione indicata. Lì, una delle bare giaceva immobile con il coperchio leggermente aperto. […] Il conte Dracula, il Voivoda Impalatore della storia, quel mostro infernale, giaceva su uno strato di terra che emanava un odore disgustoso. Il suo viso era pallido come una statua di cera, ma quegli occhi cremisi che conoscevo fin troppo bene, sembravano bruciare di una luce orribile. […] Con la rapidità di un fulmine, Turan Bey produsse improvvisamente da sotto il suo cappotto un'enorme ascia. La vidi atterrare sul collo del Voivoda Impalatore con un colpo spietato e staccare di netto la sua vile testa dal busto. Poi un altro lampo di luce balenò davanti ai miei occhi; Ozdemir Bey guidò il suo lungo coltello del Daghestan direttamente nel cuore del vampiro, giù fino all'elsa.Era ovvio da tempo, per il lettore della versione turca, che la vicenda si sarebbe conclusa in maniera precipitosa: la famosa scena dell’impalettamento di Lucy, che in Stoker cade più o meno a metà dell’opera, qui avviene a meno di venti pagine dalla parola fine, venti pagine nelle quali, tra l’altro, Seyfioğlu, si è lasciato distrarre dalla vicenda dei tre ambasciatori turchi a cui abbiamo accennato in precedenza.
Ali Rıza Seyfioğlu |
Un testo, l’ho già detto e lo ripeto, il cui valore storico e letterario è comunque indiscutibile, così come indiscutibile è per lo stesso motivo il valore della trasposizione cinematografica, di venticinque anni successiva, nella quale tutti gli elementi nazionalistici sono scomparsi per lasciar spazio ad altri aspetti impensabili solo fino a poco tempo prima, non ultima la trasformazione di Guzin (Mina) dal personaggio timido che era in una provocante ballerina di night club.
Dracula in Istanbul, uscito di recente in un'edizione arricchita da rarissime fotografie del film Drakula İstanbul’da, assume un valore aggiunto anche in virtù della recente, clamorosa scoperta di un’incredibile versione alternativa di Dracula, quella dell’islandese Valdimar Ásmundsson, che nel lontano 1900 scrisse un libro del tutto diverso ma lo offrì ai suoi connazionali come una fedele traduzione del romanzo di Bram Stoker. Ma questa è decisamente un’altra storia…
E' stato un piacere accompagnarti e seguirti in questa operazione e a questo punto ti lancio anche una provocazione: perché non parlare quanto prima anche del Dracula islandese?
RispondiEliminaL’idea in effetti mi era già venuta. Occorrono però prima due passaggi imprescindibili: 1) comprare il libro e 2) leggerlo.
EliminaInsomma, comunque non si avvicina neppure all'originale: è solo una mezza scopiazzatura da come capisco. Chissà chi lo avrà letto a quei tempi... Voglio dire: la Turchia di quei tempi era un paese molto arretrato, non penso ci fosse molto mercato per un'opera simile. Ma magari sbaglio.
RispondiEliminaIo mi domando se chi lo aveva letto a quei tempi fosse stato consapevole dell'esistenza dell'originale di Bram Stoker. Voglio dire che non sono del tutto convinto che i turchi del 1928 non conoscessero le simpatiche abitudini di scrittori e registi loro connazionali...
EliminaMolto interessante, si vede che il traduttore per negligenza o superficialità non aveva ben compreso i messaggi dell'autore inglese.
RispondiEliminaCredo li avesse compresi ma semplicemente non gli tornavano comodo. Il fatto poi che si sia affrettato a giungere alla parola fine, beh, quello è già meno spiegabile.
EliminaComplimenti per l'articolo che hai dedicato a quest'opera .
RispondiEliminaMi hai incuriosito a leggere il romanzo di Stoker.
Sotto il sole di Luglio hai letto il romanzo pure in inglese...visto che ho cercato sul web e non esiste una versione in italiano , non ancora almeno.
Interessante anche sapere che stanno lavorando ad un film sul Demetra ...tante cose veramente.
Mi devo far piacere i vampiri per forza a sto punto.
Ciao a te e alla tua dolce metà
Leggere in inglese è un'attività che mi concedo giusto in vacanza, quando ho la certezza di avere molte ore libere davanti a me e posso procedere di getto come un fiume in piena. Leggere a casa nei ritagli di tempo, tra mille piccole interruzioni, richiede troppo tempo e troppa fatica. Leggi, rileggi, ricominci... magari ti intestardisci sui vocaboli che non conosci... che è la cosa più sbagliata da fare quando leggi in una lingua che non è la tua.
EliminaIl film sul Demetra è in lavorazione da vent'anni, nel corso dei quali sono cambiati più volte il regista e il cast (a volte si cita Jude Law, altre volte Noomi Rapace). Alcune fonti lo darebbero per concluso nel 2012, altre nel 2013 e pure nel 2018, ma per il momento non se ne vede l'ombra.
Esiste però almeno una graphic novel sull'argomento ("Death Ship: The Last Voyage of the Demeter" di Gary Gerani, ovviamente in inglese) e almeno un romanzo ("Dracula's Demeter" di Doug Lamoreux... indovina in quale lingua)....
Incredibile, l'autore turco si è preso tutta questa fatica per un risultato così "veloce"? Che spreco...
RispondiEliminaComplimenti ancora per l'iniziativa ^_^
In un certo senso lo spreco è anche quello di mettersi tradurre dal turco all'inglese un romanzo che già originariamente era in inglese. Meno male che a questo aspetto nessuno ha pensato, altrimenti non avrei potuto divertirmi come mi sono divertito...
EliminaOddio pure la versione islandese adesso! A questo punto devi raccontare anche questa.
RispondiEliminaInteressante tutta la questione di Renfield, pure la storia vera della sindrome!
La storia della versione islandese l'ha raccontata egregiamente proprio in questi giorni il collega blogger di Duecento Pagine. Non perdertelo, perché merita.
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