lunedì 10 luglio 2023

The Bastard Contadine

Giusto questa mattina stavo frugando nelle directory dei miei vecchi hard-disk per vedere se in qualcuno di essi poteva esserci rimasto un po’ di spazio (quando si è in vacanza di solito si scattano milioni di fotografie senza pensare che poi c’è il problema dell’archiviazione). Non avevo voglia di precipitarmi su Amazon per comprarmi un nuovo supporto di memoria, considerato che 1) occupa spazio, 2) costa e 3) tanto alla fine la roba buttata lì dentro finisce per essere dimenticata. 
Frugavo nei vecchi hard-disk, stavo dicendo, e in uno di essi, in mezzo ad una montagna di file di ogni genere, ho trovato un vecchio cortometraggio che avevo scaricato non so quando e non so da dove. Sicuramente la sua presenza risale alla preistoria di internet, tempi in cui l’accesso a certe multimedialità non era affatto scontato. Oggi le piattaforme di streaming si sono moltiplicate e, tutto sommato, anche la fibra fa il suo dannato giusto lavoro, ma molti anni fa tutto quello che avevo era una chiavetta internet super-lenta e tanta, ma tanta, pazienza. Quel cortometraggio, di cui ovviamente non avevo conservato alcuna memoria, è l’opera prima di tal Lucas Pavetto, giovane regista italiano (ma di origini argentine) oggi noto per lavori più che discreti come “The Perfect Husband” (2014) e “Alcoholist” (2016). 
Il cortometraggio in oggetto, che comunque le piattaforme di streaming non le può vedere neanche col binocolo, non mantiene più di quanto prometta il titolo, ovvero una montagna di demenza pura, montata assieme alla bell’e meglio per tentare di sembrare qualcosa (un film?) che tutto sommato non è. 
Lo vidi che sarà stato il 2008, o forse poco dopo; “The Bastard Contadine” (e già qui provo un senso di sbandamento a causa del termine “contadine”, che il mio senso della lingua inglese mi suggerisce essere completamente inventato) durava circa 40 minuti che, da quel che mi ricordo, furono i minuti più interminabili della mia vita. Mi riaffiorano alla mente solo poche scene, quelle in cui un biondino non meglio identificato si avvicinava ad una fattoria e veniva preso a selciate senza motivo da un contadino bastardissimo. Il tutto si traduceva in una specie di scazzottata alla Bud Spencer, ma meno entusiasmante.
Com’è strana la mente umana: tutto quello che rimane in mente è una scena inutile di pochi minuti, mentre al contrario evapora totalmente tutto il contesto che, a quanto leggo oggi su FilmScoop, è invece piuttosto interessante: "Nel 1340 nella cittadina di Paginsville viveva Francisco Parker, un contadino solitario e associale che campava lavorando la terra. Un giorno venne chiamato davanti al tribunale della Santa Inquisizione a dover rispondere di complicità con il demonio, ritenuto ingiustamente colpevole venne condannato a morte tramite squassamento, una morte tremenda che consisteva nel legare i 4 arti del corpo a 4 cavalli diversi che tiravano in 4 direzioni.. Ma in quel momento Francisco conobbe veramente il diavolo e vi si consacrò in cambio di vendetta. 666 anni dopo la maledizione si compie e Francisco torna fra quelle colline sotto forma di un demone immortale a seminare morte.".

Girato nel lontano 2006, secondo IMdB, o due anni prima secondo il canale YouTube del regista, “The Bastard Contadine” è un tuffo nel trash più assoluto, un "film" che non non ambisce affatto a uscire dal suo confortante virgolettato e sul quale il regista stesso preferisce sorvolare. Ci pensa invece oggi "The Obdisian Mirror" a resuscitare l'irresuscitabile, per la gioia dei suoi immarcescibili lettori.
Vi state chiedendo se l'ho riguardato per l'occasione? La risposta è no, anche se quella cosa dello squassamento per un attimo mi ha tentato. Preferisco affidarmi alla mia memoria selettiva e mantenere in me solo quelle poche immagini citate poc'anzi. 
Prodotto da ImageInActionFilm, casa di produzione fondata per l'occasione dallo stesso Pavetto e di cui oggi si sono ovviamente perse le tracce, “The Bastard Contadine” è un lavoro a zero budget (e quando dico "zero" significa proprio zero) realizzato facendo recitare amici e parenti e utilizzando per le riprese una videocamera JVC, una di quelle con cui un tempo si andava in vacanza o con cui si filmavano i figli nelle varie fasi della loro crescita. Se volete saperne di più sul "making of", vi invito a leggervi questa intervista che il regista rilasciò all'epoca della "première".
Se vi state chiedendo se vale la pena recuperare questo cortometraggio, sappiate che non è affatto mia intenzione bocciare impietosamente un'opera prima che, per quanto decisamente artigianale, è da intendersi come una perfetta testimonianza di come il talento debba affrontare numerosi ostacoli prima di affiorare completamente. “The Bastard Contadine” è però generoso di effetti speciali, anche se drammaticamente grossolani, e possiede una carica di comicità involontaria da far impallidire maestri di genere come Renato Polselli, giusto per citare il primo che mi viene in mente. Tutto il resto, a partire dalla sceneggiatura, che probabilmente nessuno ha mai messo per iscritto, alla recitazione, oscena come poche, può essere messo da parte o nascosto sotto un tappeto. E per quanto riguarda il lato horror? Non c'è un brivido che sia uno e, dannazione, nemmeno un briciolo di suspense. 
Vale la pena recuperare una visione? Fate voi. Io non dico niente. Sicuramente queste produzioni indipendenti hanno il pregio di farti sorridere e di farti sentire un po' parte della produzione (talmente evidenti sono i trucchi di scena, che è impossibile non immaginare il modo con cui sono stati realizzati), ma da qui a spendere quaranta minuti del vostro tempo, beh, insomma, rifletteteci non una ma due volte. Per quanto mi riguarda, io in questo genere di cose, come sapete, ci sguazzo. Non l'ho rivisto, come detto, solo per una questione sentimentale, ma non escluso di poterlo fare di nuovo in un prossimo futuro. Nel frattempo possiamo però guardarci tutti assieme, qui di seguito, questo favoloso estratto.

2 commenti:

  1. Mi sembra una storia interessante specialmente perché il regista ha continuato per la strada cominciata con quest'opera che quindi pur se dimenticabile, rappresenta un inizio di carriera. Mi ricorda quando ho recuperato A Fistfulnof Fingers di Edgar Wright, anche se senza la parte di archeologia degli hard disk che ti ha fatto ritrovare questa perla!

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    Risposte
    1. Mi chiedo quanto possa fare piacere a un regista che qualcuno come me (o come te con Wright) abbia deciso di riesumare roba che era così accuratamente nascosta sotto un tappeto...

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