Oggi ho avuto per la prima volta la sensazione che questo si stia trasformando lentamente in un blog sul cinema, cosa che non era nelle mie intenzioni. A mia discolpa posso dire che di solito è molto più semplice parlare di un film che di un libro, tanto per fare un esempio... Ma non divaghiamo. Finalmente qualche giorno fa ho visto Black Swan: l’intenzione era di vederlo al cinema, ma purtroppo non ce l’ho fatta e allora mi è toccato vederlo sullo schermo molto più piccolo della mia tv, pazienza…
Nina Sayers (una intensa Natalie Portman) è una ballerina classica che fa parte del New York City Ballet e un bel giorno, contro ogni previsione, viene scelta dal direttore/coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel) per interpretare il ruolo di protagonista ne “Il lago dei cigni”. Tecnicamente la ragazza è una ballerina valida, ma emotivamente è fragile, tuttavia Thomas è convinto che abbia le potenzialità per riuscire e decide di darle un’occasione, anche perché è attratto da lei. La dolce e candida Nina infatti è perfetta per incarnare il cigno bianco, ma è totalmente priva della sensualità e della grinta necessarie per interpretare il cigno nero. Da questo punto in avanti - se il trailer del film e la descrizione della trama non avessero già fornito sufficienti indizi in precedenza… – diventa chiaro che questo non è affatto un film sul balletto, ma piuttosto un thriller/dramma psicologico dalle atmosfere dark molto coinvolgenti. A questo punto mi concedo una digressione su “Il Lago dei cigni”, la cui conoscenza è necessaria per comprendere la “sfida” di Nina…
Chaikovskij scrisse “Il lago dei cigni” (titolo originale “Lebedinoe Ozero”) nel 1875 su commissione di Vladimir Petrovic Begicev, direttore dei teatri imperiali di Mosca. ll libretto di Begicev si ispira ad un'antica fiaba tedesca, “Der geraubte Schleier” (Il velo rubato), seguendo il racconto che ne fa Jophann Karl August Musäus.
“Il lago dei cigni” fu messo in scena per la prima volta il 20 febbraio 1877 dal Teatro Bolshoi su coreografia di Julius Wenzel Reisinger e le cronache riportano che fu un clamoroso insuccesso, a causa della proposta musicale troppo all’avanguardia per essere in linea con i canoni del tempo, agli interpreti e soprattutto alla protagonista Pelageja Karpokova, considerata modesta e non all'altezza del ruolo. Anche i successivi allestimenti dell’opera furono degli insuccessi. Ad un certo punto il principe Vsevolozskij, sovrintendente dei teatri imperiali di San Pietroburgo, decise di riprovare a metterlo in scena con una nuova coreografia di Lev Ivanov, cosa che avvenne il 17 febbraio 1894 in uno spettacolo dedicato alla memoria dell’autore, scomparso nel 1893: questo allestimento era però parziale. Per vedere l’opera nuovamente sulle scene in versione completa si dovette attendere il gennaio 1895, quando la mise en scène al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo con la coreografia di Lev Ivanov e Marius Petipa e l’interpretazione dell’étoile milanese Pierina Legnani ebbe un insperato successo: l’opera fu modificata sia per quanto riguarda la partitura sia per i passi, ed è così che è stata tramandata, entrando a far parte del repertorio pietroburghese prima, moscovita poi, e infine divenendo un classico del balletto mondiale. Ancora oggi la maggior parte delle compagnie di danza ricalca proprio l'allestimento proposto da Petipa e Ivanov.
“Il lago dei cigni” si compone di quattro atti. Nell’atto I è rappresentata la festa del principe Siegfried, che al compiere dei 21 anni viene rimproverato dalla regina madre perché non ha ancora preso moglie: sebbene contrario, il principe le promette che sceglierà come sua sposa una tra le fanciulle che si presenteranno al castello per il ballo.
Nel’atto II il principe partecipa ad una battuta di caccia accompagnato dai suoi cortigiani. Il gruppo nota un gruppo di cigni sulla riva di un lago e lo prende di mira ma, proprio quando i cacciatori stanno per far fuoco sui pennuti, sopraggiunge il calar del sole e i cigni si tramutano in fanciulle. Tra di esse c´è la splendida principessa Odette, come le altre fanciulle tramutata in cigno dal mago Rothbart per aver rifiutato il suo amore, e destinata a tornare al suo aspetto normale solo per poche ore durante la notte: il principe parlando con lei apprende che l’incantesimo di cui è vittima potrà essere spezzato soltanto quando un uomo, che non ha mai dichiarato il suo amore ad altre donne, le giurerà amore eterno. Sigfried, incantato dalla sua bellezza, invita Odette al castello per ufficializzare la sua promessa di matrimonio durante il ballo. Lei però non può farlo, perché di giorno ha le fattezze di un cigno, allora lui le promette di salvarla e le giura fedeltà eterna.
L’atto III comincia il mattino dopo nel castello, dove la regina madre ha dato il via al ricevimento. Il perfido mago Rothbart si presenta con la figlia Odile che, grazie ai suoi incantesimi, ha assunto l'aspetto di Odette (anche se il pubblico può distinguere le due fanciulle dal costume, che nel caso di Odette è bianco e di Odile è nero): il mago vuole che Siegfried si innamori di Odile e si dimentichi di Odette, abbandonandola per sempre in mano sua. Siegfried balla con Odile e, ingannato e affascinato dalla sua danza sensuale, le dona l´anello che era destinato a Odette e la chiede in moglie. Dopo aver ingannato Siegfried, il mago e la figlia si dileguano.
Nell’atto IV Sigfried scopre l’inganno e, pentito del suo tradimento, corre verso il lago dove Odette, morente, sta piangendo amaramente. Lì il giovane implora il suo perdono e i due innamorati si immergono nelle acque del lago, agitate per la tempesta scatenata da Rothbart. Le acque li sommergono, ma i loro spiriti uniti si levano al di sopra del lago tornato calmo: il loro amore è talmente forte da spezzare il maleficio di Rothbart e i due giovani, finalmente riuniti, possono vivere insieme. Questo è il finale ufficiale perché, in realtà, ve ne sono altri alternativi: in uno Siegfried lotta con il mago e lo fa annegare nel lago. In questo modo l'incantesimo si rompe, tutti i cigni ritornano fanciulle e i due innamorati possono finalmente coronare il loro amore. In un altro, Siegfried combatte contro il malvagio mago, ma ha la peggio. Rothbart minaccia Odette di uccidere il principe nel caso lui non acconsenta alle nozze con Odile, quindi Siegfried per amore di Odette sottrae la spada a Rothbart e si uccide. Così facendo, il suo amore spezza l'incantesimo, i cigni ritornano fanciulle e Siegfried torna in vita e può coronare il suo sogno d'amore con Odette. Un terzo, simile a quello mostrato in Black Swan, è il seguente: Odette, costretta a rimanere un cigno per l'eternità, decide di suicidarsi gettandosi da una rupe. Siegfried in seguito decide di fare lo stesso. Questo atto di sacrificio e di amore sconfigge il potere di Rothbart, e all'alba le anime dei due amanti si riuniscono in un'apoteosi celeste. Tutti questi finali, anche se in diversa misura, sono permeati di romanticismo, che poi è parte del fascino dell’opera e la ragione del suo successo.
“Il lago dei cigni” è la storia di Siegfried, ma soprattutto di Odette e Odile. Il primo è un giovane di animo buono che si fa traviare dal male, e solo dopo un percorso di profonda crescita interiore arriva a scegliere il bene e può così conquistare l’amore. Il grande Rudolf Nurejev diede di Siegfried un’interpretazione molto intesa e apprezzata. Odette e Odile, il cigno bianco e il cigno nero, rappresentano il bene e il male e l’eterna lotta che li vede contrapposti, in cui come nella migliore delle tradizioni il male risulta più seducente ma infine è il bene a prevalere. Poiché il cigno bianco e il cigno nero si somigliano, la protagonista che interpreta il doppio ruolo di Odette-Odile deve possedere, oltre che bravura tecnica, anche il trasformismo necessario per essere credibile nei panni di Odette, vittima e donna angelicata, e di Odile, femme fatale e seduzione personificata.
Ma torniamo al film. Come abbiamo detto Nina incarna le doti di Odette ed è totalmente diversa da Odile. Troppo. Il suo problema più grosso è una madre iperprotettiva (Barbara Hershey), un’ex ballerina di fila che non ha mai avuto l’occasione di emergere e sfoga sulla figlia la sua voglia di rivalsa, spronandola a sottoporsi ad allenamenti massacranti e facendola vivere in a una sorta di torre d’avorio lontana dalle tentazioni del mondo e dalla realtà, cullata e viziata come se fosse ancora una bambina. Il risultato di questo è che Nina è timida, rigida e sessualmente repressa, oltre che ossessionata dal perfezionismo, ma c’è di più: la ragazza è un’autolesionista.
Quando cominciano le prove, Nina oltre a studiare i passi comincia a plasmare la propria personalità su quella del cigno nero, con pesanti ripercussioni sul suo privato. La pressione cui è sottoposta per riuscirvi è troppa da sopportare, il suo già fragile equilibrio psicologico cede e lei comincia a vivere in una realtà parallela dalla quale non saprà più districarsi.
Ho letto da qualche parte che diversi esponenti del balletto se la sono presa con Aronofsky per l’ombra negativa che avrebbe gettato sul mondo del balletto. Non sono Aronofsky, ma ripeto quello che è il mio pensiero, e anche quello di voci più autorevoli: non credo che questo film parli del balletto, né voglia essere una critica generalizzata e tout court ad esso.
Che il vero tema del film sia il tema del doppio lo si capisce molto presto, e da quel momento in poi tutti i sottotesti che riguardano il mondo del balletto diventano interessanti solo nella misura in cui la nostra protagonista è coinvolta - incluse le figure di Lily/Mila Kunis, che pure è fondamentale per la vicenda perché è colei che dà la vera scossa a Nina, e di Beth/Wynona Ryder in un ruolo troppo breve. In effetti l’acme del film avviene con la trasformazione di Nina nel suo doppio, rappresentato dal cigno nero, che poi altro non è che il suo lato oscuro, la sua parte più selvaggia, istintiva e libera. Quando il cigno nero entra in scena, la trasformazione di Nina è sconvolgente: infilatosi il costume nero la sua personalità muta (personalmente mi ha fatto ripensare all’uomo Ragno nel costume alieno/Venom, con le debite differenze ovviamente!), cosa che si riflette nella sua espressione e nella gestualità priva di inibizioni. Bravissima Natalie Portman a riuscire a mostrare tutto questo (e meritatissimo il suo Oscar, secondo me), e bellissimi trucco parrucco e costumi dei due cigni, in particolare del cigno nero.
Stavo leggendo alcuni tuoi vecchi post e mi sono imbattuto in questo. Di solito i film che presenti sono un po' troppo di nicchia per i miei gusti banali e meno raffinati dei tuoi, ma questo film devo dire che mi intriga... devo cercarlo, anche se non so quando lo riuscirò a vedere...
RispondiEliminaBravo, mi hai convinto! ;)
Effettivamente si, i film di cui parlo in questo blog si possono in un certo senso definire "di nicchia". Più che altro perché non sono i soliti film hollywoodiani che programmano le nostre sale e che poi finiscono per pochi euro nei cestoni dei centri commerciali. Non è una questione di "gusti raffinati". A me piace il cinema e quello che mi offre la distribuzione italiana non mi basta. Cerco quindi di guardarmi in giro e cercare delle alternative. Occorre un po' di tempo e pazienza ma alla fine si trova quasi tutto.
EliminaIl cigno nero fa eccezione. E' uno dei pochi "film di cassetta", se non l'unico, che finora ha trovato spazio qua sopra. Questo dovrebbe essere garanzia di qualità ma, come sai, tutto è soggettivo. E' un film che può essere amato oppure odiato. Quando l'avrai visto mi saprai dire. Ciao.