Sirius e Plaxy sono cresciuti insieme e si amano profondamente, ma in questo mondo non c’è posto per il loro amore. Le differenze tra loro, così grandi da aver persino diviso le loro strade per lungo tempo, non gli permetteranno di vivere questo amore alla luce del sole, e la censura della società si abbatterà su questo sentimento, stroncandolo per sempre.
Descritto così “Sirius”, romanzo di fantascienza anomalo e bellissimo di Olaf Stapledon, scrittore e filosofo britannico scomparso nel 1950, sembra quasi un libro d’amore. Ma in “Sirius” c’è molto, molto più di questo.
Sirius (Alfa Canis Majoris, in greco antico Σείριος, Seirios, ovvero "splendente”), conosciuta anche come Stella del Cane o Stella Canicola, è una stella bianca della costellazione del Cane Maggiore; è la stella più brillante, osservabile da tutti i punti della terra anche ad occhio nudo. Presso molte culture, la stella è stata spesso associata alla figura di un cane, ed è spesso indicata come foriera di sciagure. I Romani celebravano il tramontare eliaco di Sirio intorno al 25 aprile, sacrificando un cane, accompagnato da incenso, vino e una pecora alla dea Robigo in modo che le emanazioni nefaste della stella non causassero danni al raccolto del grano di quell'anno (Fonte: Wikipedia). Sirius è anche il nome del protagonista di questo romanzo. Quale nome, d’altronde, sarebbe più adatto per un cane? Avete capito bene, ho detto proprio “cane”. Romanzo incentrato sui rapporti personali, spesso fallimentari, “Sirius” è notevole anche per la personale rilettura del mito di Frankenstein. Fu pubblicato nel 1944 e, che io sappia, finora non ha mai goduto di molta notorietà, perlomeno qui da noi.