domenica 18 maggio 2014

La canzone di Cassilda (Pt.2)

L'INIZIO DI QUESTA STORIA SI TROVA QUI
ATTO I - SCENA II: ALESSANDRO

Alessia H.V., 'La Perduta Carcosa', digital, 2015
http://alessiahv.deviantart.com/
"Lungo la spiaggia onde di nubi si frangono, i Soli gemelli s’affondano nel lago, le ombre si allungano in Carcosa. Strana è la notte in cui sorgono stelle nere e strane lune ruotano nei cieli. Ma ancora più strana è la perduta Carcosa. Canzoni che le iadi canteranno, là dove s’agitano i cenci del Re, muoiono inascoltate nell’oscura Carcosa. Canto dell’anima mia, la mia voce è spenta. Anche tu muori, mai nato, come una lacrima mai pianta s’asciuga e muore nella perduta Carcosa....” (1)

Le righe riportate qui sopra risalivano a sette mesi prima. Alessandro si era imbattuto quasi per caso in quel blog dimenticato, forse ormai definitivamente chiuso. L’autore aveva scritto quell’ultimo post, dopodiché aveva evidentemente abbandonato l’idea di aggiornarlo. Con un rapido movimento verso il basso del mouse era scivolato in fondo al post nell’area dei commenti. Non c’era nessun commento. 
Si accese una sigaretta e riprese a leggere il post. Era incredibile. Il misterioso autore era incappato in un sinistro libro dalla copertina gialla che lo aveva fatto sbarellare. Alcuni passi del post erano perfettamente comprensibili: egli raccontava di una ragazza che abitava con lui e riportava pochi altri accenni alla sua vita privata, al suo lavoro, ai suoi interessi. Gran parte del post però risultava molto vago. Vi erano vaghi riferimenti a nomi misteriosi quali Yuggoth, Tsathoggua, Yog-Sothoth, R'lyeh, Hastur, Yan, Bethmoora, il Segno Giallo, la Maschera Pallida, il lago di Hali e il Magnum Innominandum. Erano nomi misteriosi che a lui, occasionale visitatore di quel blog abbandonato, raccontavano invece qualcosa di ben preciso, qualcosa a cui aveva assistito in un’epoca remota. Talmente remota che ormai gli era venuto il dubbio di essersi solo immaginato o sognato quegli avvenimenti.

Non c’era alcuna immagine a corredo del post e la cosa non lo aveva stupito. Proseguì la lettura. Era un post molto lungo, uno di quelli probabilmente scritti di getto, senza fermarsi troppo a rileggere e, di conseguenza, pieno di refusi. Ma ciononostante si lasciava leggere. Anzi, il post attirava decisamente l’attenzione del lettore e non lasciava alcun altra possibilità se non quella di arrivare alla fine. Ad un lettore attento, quale lui era, non potevano non saltare agli occhi le evidenti differenze di stile dei vari paragrafi. Sembrava quasi che chi aveva scritto l’incipit non fosse lo stesso blogger che aveva terminato il post. A mano a mano che procedeva nella lettura Alessandro non poteva fare a meno di notare che qualcosa stava cambiando. Se fosse stato un manoscritto, rifletté, le differenze sarebbero forse risultate ancor più ovvie osservando la calligrafia. L’autore sembrava stesse scivolando in un qualche insondabile abisso della sua mente. Sembrava che l’irrealtà avesse ad un certo punto preso il posto della realtà e tutto ciò che il misterioso autore aveva scritto si stesse spostando, rigo dopo rigo, su un piano diverso.
L’ultima frase era la più significativa da questo punto di vista: "Indossai la veste di seta bianca con il ricamo del Segno Giallo e mi posi la corona sul capo. Alfine ero Re, Re in Hastur a pieno diritto, Re perché conoscevo il mistero delle Iadi e la mia mente aveva sondato le profondità  del lago di Hali. Ero Re!" (2)

Era forse uno scherzo o qualcosa era davvero successo a quel misterioso blogger? Spense quel che restava del mozzicone di sigaretta che ormai, senza che lui se ne accorgesse, gli stava bruciando le dita. Chiuse lo sportello del laptop e si alzò dalla scrivania. Gironzolò qualche minuto per la stanza rimuginando su quello che aveva appena letto. C’era qualcosa che lo aveva sconvolto. Qualcosa di indefinibile ma che, sentiva, con un minimo sforzo poteva riuscire forse a mettere a fuoco. Alessandro afferrò il cellulare e si diresse in bagno, più per abitudine che per necessità. Si sedette sul water e, senza troppa convinzione, si mise a consultare la casella inbox della sua posta elettronica. C’era solo qualche messaggio senza importanza, più che altro promozioni e notifiche provenienti dai social a cui era iscritto. Si alzò di scatto, come colpito da un’illuminazione improvvisa, e ritornò al computer. L’ignoto blogger doveva per forza avere un profilo consultabile che potesse aiutare i suoi lettori ad identificarlo. Si accese un’altra sigaretta e cliccò sul link “Visualizza il mio profilo completo”. Nel suo profilo era indicato solo un nome, Tom (palesemente uno pseudonimo), e l'indicazione di una città in provincia di Milano. Sempre che quell’informazione fosse vera, quel blogger abitava a non più di mezz’ora di strada da lui. C’era anche un indirizzo di posta elettronica. Bene, era quello che sperava di trovare. Gli avrebbe scritto. Era ormai convinto. Ma cosa avrebbe potuto scrivergli? Lasciò cadere la sigaretta nel portacenere, si alzò e, riflettendo, si avvicinò alla finestra. A cosa scrivere avrebbe forse fatto meglio a pensarci il giorno dopo. Era ormai molto tardi e cominciava ad essere stanco, troppo stanco per poter scrivere qualcosa di sensato. Mosse due passi nuovamente verso il computer e lasciò che il suo sguardo si posasse su un brano che quel "Tom" aveva citato, un frammento di quel libro dalla copertina gialla:

CAMILLA: Signore, dovete togliervi la maschera.
SCONOSCIUTO: Davvero?
CASSILDA: Certo, è l’ora. Tutti hanno il volto scoperto, eccetto voi.
SCONOSCIUTO: Io non ho nessuna maschera.
CAMILLA (terrorizzata, rivolgendosi a Cassilda): Non ha maschera? Non ha maschera! (3)

Alessandro spense accuratamente la sigaretta, che nel frattempo si stava consumando, solitaria, nel portacenere, afferrò il mouse e cliccò su “Inserisci commento”. Ci rifletté un attimo e, dopo una breve pausa, scrisse:

SCONOSCIUTO: Io stesso sono la maschera, la maschera pallida. Io sono il fantasma della verità. Provengo da Alar. La mia stella è Aldebaran. Le verità è una nostra invenzione, la nostra arma in battaglia. E il segno giallo…
NOATALBA: Guardate! Guardate! Carcosa è in fiamme!
Lo sconosciuto, ridendo, afferrò Camilla per i polsi.
CAMILLA (disperata): Le sue mani! Le sue mani!
La musica svanì e una voce tremenda, quasi inumana, si alzò dal lago di Hali e in un attimo raggiunse Carcosa.
IL RE IN GIALLO: Yhtill! Yhtill! Yhtill! 
Lo sconosciuto lasciò Camilla la quale, senza emettere alcun suono, urlò. E cadde svenuta. (4)

CONTINUA


(1-2) Robert W. Chambers, The Repairer of Reputations, 1895
(3) Robert W. Chambers, The Mask, 1895
(4) James Blish, More Light, 1970

11 commenti:

  1. Oh! Gli Yellow Mythos.... che bello rientrare in quel mondo, sia pur a puntate. ;)

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    1. Prima i poi (e in qualche modo) dovevo pur ricominciare... ^_^

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  2. Ah, ma allora ci attendono altri post in giallo!

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  3. Bello! Anche perché lasci intendere moltissime cose, tra le quali alcuni riferimenti curiosamente autobiografici (e tu dirai che no, è un racconto! E meno male! ^^)

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    1. Lascio intendere moltissime cose? Davvero?

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    2. Qui citerei una delle massime di un famoso cuoco mediatico, che parafrasata significa "mi prendi in giro"? Ovvero... certo che sì! O no??? o.O Tu mi confondi :P

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  4. [...Sembrava che l’irrealtà avesse ad un certo punto preso il posto della realtà e tutto ciò che il misterioso autore aveva scritto si stesse spostando, rigo dopo rigo, su un piano diverso.]

    Bellissimo

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