domenica 9 settembre 2018

La verità sul caso Kenneka (Pt.1)

Kenneka Jenkins (1998-2017)
Curioso come certi avvenimenti, anche i più strani, a volte tendano a ripetersi. In un certo senso, viene a mancare la possibilità di utilizzare l'aggettivo "singolare" nel riferirsi a storie che la logica ci porterebbe a definire tali. Sono sicuro ricorderete il mio lungo articolo di qualche anno fa dedicato al caso di Elisa Lam, la ragazza ventunenne che trovò la morte fra le mura del Cecil Hotel di Los Angeles: una morte sulla quale furono sprecate intere biblioteche di supposizioni per cercare di trovare una spiegazione a una sequenza di situazioni, di casualità e di coincidenze che aveva quasi dell'incredibile. Senza il "quasi". 
A distanza di un anno esatto dagli avvenimenti che andremo qui di seguito a narrare affrontiamo oggi il caso di Kenneka Jenkins, una diciannovenne afroamericana il cui corpo senza vita fu trovato, una domenica mattina, prigioniero della cella frigorifera delle cucine del Crowne Plaza Hotel a Rosemont, Chicago, nell’Illinois. 
La prima similitudine è già abbastanza evidente: senza troppe difficoltà ammetterete che una cella frigorifera è un luogo piuttosto pittoresco dove morire, così come pittoresca è la cisterna d’acqua sul tetto dell’Hotel Cecil dove venne trovato il corpo senza vita di Elisa Lam… ma questo è solo uno dei tanti aspetti che, come vedremo, mi hanno portato a mettere in relazione i due casi.
La seconda similitudine è che la vicenda di cui parleremo oggi è impreziosita (passatemi il termine) da numerosi video di sorveglianza dell’hotel che hanno avuto modo di catturare immagini che definire inquietanti è dir poco. 
Il punto essenziale, sul quale vorrei però spendere due righe sin da subito, è che entrambi i casi, per come si sono sviluppati e per come sono stati gettati in pasto alle masse, offrono infinito carburante all’immaginazione: nel giro di poche ore dai fatti lo scatenarsi del tam-tam mediatico è diventato subito incontrollabile, attirando una folla sterminata di pseudo-esperti, investigatori improvvisati e con essi i soliti inevitabili complottisti, pronti a dimostrare tutto e il contrario di tutto attraverso le teorie più complesse e fantasiose. 
Senza voler alimentare il delirio che si è venuto a creare, e nel religioso rispetto verso il dolore della famiglia e lo sgomento che le persone normali provano di fronte a casi come questo, proverò a raccontare la storia di Kenneka Jenkins così come l’ho vissuta io, insignificante testimone di una vicenda avvenuta lo scorso anno, in questo stesso giorno di settembre, dalla parte opposta dell’oceano. 
Partiamo da quello che per me è stato l’inizio, vale a dire da un breve video nel quale sono incappato otto o nove mesi fa, accorgendomi con un pizzico di ritardo del bordello mediatico che stava facendo vibrare la rete. 


Si tratta, come avrete intuito, di uno dei tanti contributi presenti sul tubo provenienti dai video di sorveglianza che il Crowne Plaza Hotel mise a disposizione degli inquirenti nei giorni successivi ai fatti. Ne troverete migliaia di video simili in rete, molti dei quali rielaborati utilizzando i più svariati sistemi di post produzione (filtri, zoom, slow-motion) nel tentativo di evidenziare quei particolari rivelatori che, per quanto mi riguarda, trovo piuttosto opinabili. 
Siamo attorno alle 3:20 del mattino di sabato 9 settembre 2017 e la ragazza barcollante che vediamo nel video è Kenneka Jenkins (aka Kenneka Martin) negli suoi ultimi istanti di vita. La osserviamo risalire e ridiscendere un corridoio, senza una meta apparente. Nella seconda metà del video osserviamo la stessa Kenneka fare il suo ingresso nelle cucine dell’hotel, e con la solita andatura incerta procedere attraverso il locale fino a scomparire dietro un angolo, subito oltre il quale vi è la cella frigorifera del tipo “walk-in” dove la diciannovenne farà capolinea. Nel video diffuso dalla polizia non si vede il momento esatto in cui la ragazza entra nella cella frigorifera, e questo particolare innescherà le più fantasiose ipotesi tra cui quella, inevitabile, che Kenneka non avrebbe fatto tutto da sola ma sarebbe stata “aiutata” da qualcuno nascosto nell’ombra. Scorrendo in slow-motion il video infatti sarebbero numerosi, secondo alcuni, i momenti in cui la ragazza sembra quasi essere “trattenuta” o “tirata” da qualcuno che, consapevole della presenza delle telecamere, si cela con grande perizia dietro gli angoli non visibili. Si noterebbe soprattutto nella parte conclusiva del video, giusto un secondo prima che Kenneka scompaia per sempre dall’occhio della telecamera. Qualcuno di voi ha avuto la stessa impressione? Personalmente, tutto ciò che vedo è una tizia ubriaca che fatica a stare in piedi.

Nel video non si vede, ma il freezer è proprio là dietro.
Il fatto che Kenneka Jenkins stesse passando un brutto momento dal punto di vista etilico mi pare evidente, e ce lo conferma il rapporto del medico legale: com’è intuibile, la diciannovenne sarebbe deceduta per ipotermia a causa dell'esposizione prolungata al freddo nel congelatore dell'hotel che, secondo le specifiche, è progettato per mantenere una temperatura di 13 gradi sotto lo zero; al congelamento avrebbe contribuito la forte intossicazione da alcool che, come noto, è un fattore che causa la dilatazione dei vasi sanguigni e facilita la dispersione del calore (inoltre l'alcool provoca ipoglicemia, e quindi sottrae combustibile che il corpo userebbe per produrre calore). Il tasso alcolemico rilevato dagli esami post-mortem risultò infatti pari a 1,12 g/l, livello che genera appunto perdita di autocontrollo e perdita di equilibrio (secondo il nostro codice della strada, per darvi una pietra di paragone, un livello di 0,80 g/l è già considerato reato). L’andatura barcollante di Kenneka è quindi pienamente giustificata. 

Il rapporto tossicologico avrebbe inoltre evidenziato positività alla caffeina (che risulterebbe anche a me, se mi facessero un esame adesso) e al topiramato, un farmaco noto per il trattamento dell'epilessia e dell'emicrania, soggetto a prescrizione medica. Questo è in effetti il particolare più strano: nonostante la famiglia abbia tenuto a precisare che a Kenneka non fosse stato mai prescritto topiramato, il livello del farmaco rilevato nel sangue (3000 ng/ml) era nell'intervallo terapeutico (2400-8000 ng/ml). Torneremo comunque più tardi su questo punto che, personalmente, ritengo fondamentale. Cerchiamo invece di capire prima di tutto cosa ci faceva una ragazza così giovane, conciata in quella maniera, in giro di notte da sola per i corridoi di un albergo. 
Poche ore prima, alle 23:30 del venerdì, Kenneka Jenkins lascia la sua casa nel West Side, dove vive con la madre Teresa Martin e la sorella Leonore Harris, per recarsi a una festa con gli amici organizzata in una camera d'albergo al Crowne Plaza Chicago O'Hare Hotel & Conference Center a Rosemont. Le telecamere riprendono le ragazze fare il loro ingresso in albergo quindici minuti dopo la mezzanotte. Più tardi, alla 1:30 del sabato, Leonore parla per l’ultima volta al telefono con la sorella (o si scambiano dei messaggi, secondo altre versioni). Tutto sembra assolutamente normale, per Teresa e per Leonore. Nulla più che un sabato notte come tanti altri, un sabato notte che la sorella maggiore sta trascorrendo fuori casa in compagnia dei suoi amici. Le luci si spengono, gli occhi si chiudono; finché, alle 4 di mattina, lo squillo del telefono non rompe il silenzio.
CONTINUA

Kenneka e le sue amiche fanno il loro ingresso al Crown Plaza. La mezzanotte è passata solo da pochi minuti.

15 commenti:

  1. Immagino che la domanda cruciale sia: come fa una ragazza in quelle condizioni ad aprire una cella frigorifera? Comunque, attendo gli sviluppi...

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    1. Anche a te sembra strano, vero? E non è nemmeno l'unica stranezza, come leggerai in seguito.

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  2. Tra tutti i possibili "suicidi" (lo metto tra virgolette visto che mi pare di capire che, oltre all'ipotesi di una fatalità dovuta all'ubriachezza della ragazza, ci sono altre ipotesi) devo dire che non l'avevo mai sentito. Suicidio "per congelamento volontario" è davvero... assurdo.

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    1. Il fatto che Kenneka fosse in quello stato ha di certo aiutato molto a far finire la storia come è finita. Suicidio? Chi mai si suiciderebbe in quel modo?

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  3. All'epoca ricorda di aver visto una marea di video su youtube su questa ragazza con le ipotesi più campate in aria possibili, persino quelle soprannnaturali.

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    1. Sul tubo di ipotesi ce ne sono una marea, così come fu per Elisa Lam. Nel proseguo di questo piccolo "speciale" proveremo a smantellare tutte quelle più scombinate.

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  4. L'autunno inizia con un mistero... bello fresco! (chiedo scusa, non ho resistito! :-P )
    Scherzi a parte, complimenti per lo stile e non vedo l'ora di leggere il seguito ^_^

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    1. Ti conviene tenere il motore caldo per la seconda parte, invece ^_^

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  5. Molto interessante. Attendo il prosieguo della storia anche se temo sia tutto frutto del caso, della sfortuna e... dell'alcol mixato a sostante psicotrope.

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  6. Era imbriaca , ha inciapato dentro il freezer le sue amiche imbriache anche loro l'han chiusa dentro (o si è 'chiusa lei per sbaglio )e se ne sono andate dimenticandosela.
    Aspetto la seconda parte.
    Ciao

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    1. Mi sono imbriacato tante volte, ma nemmeno nei miei momenti più alti ho fatto fatica a distinguere la porta di un frigorifero da quella di un ascensore o da quella di una camera da letto...

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  7. Ognuno regge l’alcol a suo modo.
    😀
    Dal tono della tua risposta credo di non aver indovinare..adesso vado a leggermi la soluzione.
    Ciao

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  8. Letto ed apprezzato, vado a leggere la seconda parte.

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