giovedì 13 settembre 2018

La verità sul caso Kenneka (Pt.2)

Un selfie di Kenneka Jenkins con sua madre
LA PRIMA PARTE SI TROVA QUI

Alle 23:30 del venerdì, Kenneka Jenkins lascia la sua casa nel West Side, dove vive con la madre Teresa Martin e la sorella Leonore Harris, sale sull’auto prestatale dalla madre e passa a prendere alcune sue amiche con il proposito di recarsi prima al cinema e poi al bowling, trascorrendo così serenamente qualche ora in compagnia. Qualcosa però, probabilmente una telefonata, fa in modo che i piani cambino e che le ragazze decidano di recarsi invece ad una festa di compleanno, organizzata in una camera d'albergo al nono piano del Crowne Plaza di Rosemont. Sulla strada per l'hotel, le ragazze si fermano per comprare una bottiglia di Hennessy Cognac, qualche lattina di energy drink, un altoparlante bluetooth e, secondo quanto successivamente dichiarato dalle stesse ragazze, un po' di maria “che non si sa mai”. Non sono ovviamente qui per giudicare la lista della spesa delle quattro amiche, perché da ragazzo di puttanate ne ho fatte anch’io, però lasciatemi dire che il cognac è davvero uno strano carburante da mettere nel serbatoio. E lo definisco “strano” perché ancora oggi, dopo anni di piccole esperienze alcoliche, lo considero una schifezza imbevibile di cui non giustifico nemmeno l’esistenza. Sulla questione degli energy drink non mi esprimo, perché 1) ai miei tempi non esistevano e 2) perché l’unica volta che ho assaggiato quella merda, l’ho subito sputata. Nulla da dire nemmeno sulla maria, considerando che ha praticamente messo d’accordo tre generazioni. Mi pare anzi che sia roba già ampiamente sdoganata, e non mi stupisco che il suo fascino possa resistere invariato ancora oggi.

Ad ogni modo, tornando a noi, un quarto d'ora dopo mezzanotte i video di sorveglianza riprendono Kenneka in compagnia di altre tre ragazze, Irene Roberts, Monifah Shelton e Shamaya Winder, fare ingresso nella hall dell’albergo. La festa a questo punto può dirsi già iniziata e, con essa, per Kenneka si è messa in moto la macchina del destino. Ciò che succede nelle ore seguenti, in una delle stanze del nono piano (la 926), è testimoniato da un video in streaming inviato live su Facebook.

Irene Roberts nel video girato al Crowne Plaza.
Nel riflesso dei suoi occhiali si distingue un tizio
con una T-shirt rossa. La figura al suo fianco
potrebbe essere Kenneka (notare i jeans sdruciti).
Il potere perverso che il social network di Mark Zuckerberg è in grado di esprimere ha qualcosa di inquietante: il video, registrato da Irene Roberts e condiviso sulla pagina di Monifah Shelton (che ad oggi conta qualche milione di visualizzazioni), ci mostra per quasi tutto il tempo il primo piano di Irene Roberts con un paio di occhiali a specchio e l’atteggiamento della stronzetta che ce l’ha solo lei. Riflesso nei suoi occhiali possiamo sbirciare il lato opposto della stanza d'albergo dove, secondo alcuni, sembrerebbe che vi sia Kenneka seduta. L’ho guardato attentamente, ma onestamente tutto ciò che vedo è una tizia che guarda verso la camera, che ogni tanto dice qualcosa e che, quando il joint passa dalle sue parti, lo afferra senza disdegno.
C’è in effetti però qualcosa di strano in quel video, a partire dalla sua stessa esistenza. Non mi è chiaro, per essere precisi, lo scopo di tale ripresa, visto che non succede praticamente nulla. Sulla presenza dell’immagine riflessa di Kenneka non posso che fidarmi di ciò che scrivono in rete, visto che la mia conoscenza della sfortunata giovane si limita a quelle poche immagini trovate sul web (una madre, al contrario, potrebbe riconoscere la figlia anche solo da un piccolo particolare).
Piccolo inciso: certo che ne hanno di fegato questi ragazzi, a farsi riprendere mentre fumano. Se lo avessi fatto io trent’anni fa avrei preso tanti di quegli schiaffi che ancora sarei qui a girare in tondo. Fine dell’inciso.

Esiste anche un secondo video, girato sempre nello stesso luogo e negli stessi istanti, che offre una succosa panoramica dell’ambiente. Si vede un ragazzo che si atteggia a baby-gangster, ma più che altro si vedono ragazzi che fanno cose da ragazzi: ridono, scherzano, cantano, ballano… e si vede chiaramente anche Kenneka, così da tacere chiunque volesse sollevare dubbi sulla sua effettiva presenza alla festa. Tra l’altro si sente nettamente qualcuno, forse la stessa Kenneka, che dice “Let’s go!”, frase che potrebbe interpretarsi come “La festa è finita. È ora di andarcene a casa”.
Un terzo video di pochi secondi, postato da lei stessa su Snapchat alle 2:17, ci mostra infine Kenneka di fronte allo specchio dell’adiacente bagno: Kenneka, che sembra perdere l’equilibrio nel momento in cui si volta verso la porta, inizia già a mostrare i primi indizi dello sballo in balia del quale le telecamere di sorveglianza l’avrebbero sorpresa un’ora più tardi.

Kenneka Jenkins nel video girato di fronte allo
specchio del bagno della camera numero 926.
A questo punto le resta poco più di un'ora di vita.
La ragazza alle sue spalle è Monifah Shelton.
Attorno alle 3 di mattina la festa si è ormai avviata verso la sua conclusione. Secondo quanto riferito dai presenti, mentre tutti si trovano in quella parte del corridoio adiacente l’ascensore, in attesa dell’arrivo di quest’ultimo, Kenneka realizza di aver dimenticato alcune cose, tra cui il suo telefono. Alcuni presenti tornano nella stanza per cercare e, trascorsi circa 10 o 15 minuti senza trovare nulla, ritornano nel corridoio. Kenneka a quel punto non c’è già più: evidentemente sta dirigendosi, barcollando, verso il frezeer.
Una delle amiche con cui Kenneka si era accompagnata quella sera viene informata e, attorno alle 3:30, iniziano disperate le ricerche. Altri video di sorveglianza testimoniano il girovagare di ragazzi e ragazze tra i corridoi dell’hotel in quel lasso di tempo. Nessuno di loro fra l’altro appare incerto nel suo incedere, come a dimostrare che non tutti hanno esagerato con il bere.
Attorno alle 4:00 qualcuno decide di telefonare a casa della madre, nell’eventualità che Kenneka possa aver fatto rientro da sola (abbandonando tutti gli effetti personali, inclusa l’auto del genitore). Con l’occasione le fanno sapere, e qui davvero non vorrei essere stato nei panni di chi ha fatto quella telefonata, che l’amica pare svanita come la neve al sole. Esauste, verso le 5 le tre compagne di merende si mettono al volante dell’auto della madre di Kenneka e si dirigono verso l’abitazione di quest’ultima per restituire il veicolo e il cellulare di Kenneka e confessare di aver rinunciato a cercare l’amica.
A questo punto, a Teresa Martin non resta che precipitarsi sul luogo della scomparsa e fare il diavolo a quattro per avere notizie della figlia. Tra i gestori dell’albergo che prendono sottogamba la disperazione della donna, e le forze di polizia che tardano a mettersi in moto, ci vorranno 24 ore prima che il cadavere di Kenneka Jenkins sia individuato. Non sarebbe forse cambiato nulla per Kenneka (o forse sì?), ma indiscutibilmente per una madre in preda all’angoscia si tratta di un tempo allucinante.
Il 20 ottobre la polizia conferma che il caso Jenkins è stato archiviato come “morte accidentale” e, direi piuttosto discutibilmente, rilascia le foto post-mortem del cadavere di Kenneka Jenkins. Fotografie che non fanno altro che sollevare ulteriori domande. Essendo immagini di natura personale, non posterò link su questo blog, ma chi non resistesse al fascino del macabro può trovare facilmente quello che cerca utilizzando le keyword “Kenneka”, “Body” e “Dead” in qualsiasi motore di ricerca. Le agghiaccianti immagini del cadavere congelato di Kenneka Jenkins mostrano inesplicabilmente parti del suo corpo di esposte, incluso il seno. Come mai? Questa è solo una delle tante domande a cui si cerca una risposta. Le immagini del cadavere, così come le centinaia di video postati da tanti youtuber che si sono improvvisati investigatori, non sembrano fornire una risposta definitiva. Anzi, l’effetto è paradossalmente quello opposto e, come già fu per Elisa Lam, il caso è uno di quelli destinati a rimanere per molto tempo, se non per sempre, senza la parola fine.
Killer nascosti nell’ombra, maniaci stupratori, complotti… si parla addirittura di trafficanti di organi umani. Mancano solo le scie chimiche e i cerchi nel grano. Ma se la soluzione fosse invece davvero la più semplice? Proviamo a scavare un po’ nel torbido.
CONTINUA

Il corpo senza vita di Kenneka Jenkins viene portato via. Sono trascorse ormai 24 ore.

17 commenti:

  1. Che brutta esperienza per la mamma, davvero!
    Comunque, io pure non capisco questa stramaledetta esigenza di "sballare" con l'aiuto di sostanze chimiche. Cioé, cazzo!, se a vent'anni hai bisogno di sostanze chimiche per sentirti su di giri, allora che farai quando di anni sul groppone ne avrai il doppio? Questa subcultura dello sballo con tutte le truppe cammellate di pseudo-intellettuali e radical chic che in qualche modo la difendono, francamente proprio non riesco ad accettarla.

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    1. La speranza è che quando questi ragazzi avranno il doppio dei loro anni l’avranno finita con tutte queste stronzate. In fondo dei ventenni che conoscevo quando vent’anni li avevo anch’io nessuno mi pare abbia continuato per quella strada.
      Oggi purtroppo il problema del disagio è aggravato da una mancanza cronica di prospettive che noi un po’ ancora avevamo.

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  2. Geniale mixare droga come la marijuana (effetto rilassante) a Red Bull (effetto eccitante) e magari mandare giù il tutto con dell'alcol (cognac?!?! Ma che cazz... Vabbè, comunque robetta da 40°!). Il cervello non sa più che cavolo fare (eccitarsi o rilassarsi?) ed è ovvio che vada fuori di testa. Facile che sta qua non ci abbia capito nulla e abbia scambiato la porta della cella frigorifera per l'ascensore.

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    1. La ricerca dello sballo evidentemente si è evoluta (in peggio). Ho visto coi miei occhi ragazzi seduti sulle panchine bere alternativamente grosse sorsate di birra e di limoncello. Ai miei tempi la regola del non mescolare era imprescindibile se volevi ubriacarti senza finire in coma.

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  3. Complimenti per lo stile: 'sta storia mi sta mettendo un'ansia...

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    1. Non me lo dire. Certe notti, dopo aver lavorato tutta la sera su questi articoli, non riuscivo ad addormentarmi. Troppa ansia.

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  4. Da quest'anno inaugureremo un nuovo award: il "best suspense blog". Candidati da votare: Nocturnia e The Obsidian Mirror ;-)

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    1. Si può fare ma difficilmente l’allievo riuscirà a superare il maestro!

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    2. Come disse Zarathustra (Nietzsche): Guai all'allievo che non supera il maestro!

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  5. Mi fa piacere che Zio portillo la pensi un pò come me.
    Qui poi oltre all'alcol c'è il mix di droghe.

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    1. Gli manca solo di sniffare colla e di iniettarsi benzina. Poi il mix diventa davvero mortale.

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    2. Non anticipare la prossima puntata....😀

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  6. Attendo la conclusione, una idea me la sono fatta ma taccio aspettando il gran finale.

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    1. Poi mi dirai se la tua ipotesi sarà corretta. Ma non andare in giro a sbirciare!

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