giovedì 5 settembre 2019

Rileggendo Dracula

Sono stato sempre perplesso sull'utilizzo in questo blog del temine "recensire" che, come salta agli occhi anche a chi non conosce la materia, condivide la stessa radice latina di "nuovo", "recente". Si può dire tutto di questo blog, infatti, tranne che sia solito parlare delle ultime novità, sia in campo letterario che cinematografico (con la sola ovvia eccezione della rubrica "Traditi dalla fretta", che occupa uno spazio a se stante).
Non può quindi apparire strano che io oggi abbia deciso di dedicarmi ad un romanzo che risale a oltre un secolo fa, un romanzo sul quale è già stato detto di tutto e in tutte le salse. Tuttavia, "Dracula" (1897) è un romanzo che, per la sua singolarità, è ancora attualissimo, e sono certo che continuerà ad esserlo nei secoli a venire.
Nel corso dell'estate appena trascorsa ho deciso di riprendere in mano questa lettura, che già avevo completato negli anni della mia fanciullezza, per un motivo che capirete nel corso del mese di settembre. L'edizione in mio possesso, la cui copertina ho inserito qui accanto, risale appunto a quel periodo: si tratta una prima edizione Oscar Mondadori del 1979 scritta in caratteri talmente minuscoli che oggi, a differenza di quand'ero più giovane, sono riuscito a leggere solo grazie all'intensa luce solare che illuminava me e la spiaggia tutt'attorno nei primi giorni di luglio.
Un romanzo sul quale è già stato detto di tutto, accennavo poc'anzi, e non nego di trovarmi un po' in imbarazzo nell'intraprendere la stesura di questo articolo, visto che sono in pochi coloro che non lo hanno letto, sono ancora meno coloro che non hanno mai visto un film con protagonista il conte-vampiro e tendono allo zero coloro che non ne hanno mai sentito parlare. Tra l'altro, a riprova della sua notorietà, già la prima edizione del romanzo dello scrittore irlandese Bram Stoker, uscita presso l'editore Archibald Constable di Westminster, ebbe la fortuna di vendere oltre un milione di copie e di essere incensata negli articoli dei più importanti giornali dell'epoca.
La vicenda del Conte Dracula, narrata in forma epistolare dai personaggi che nel romanzo lo hanno combattuto, offre milioni di spunti, tanto che se dovessi realmente concentrarmi su ognuno di essi finirei per scrivere uno speciale lungo sei mesi. Proverò invece a fare qualcosa di diverso: cercherò di evidenziare quei passaggi che hanno trasformato un romanzo horror in un vero monumento letterario, con buona pace di Polidori e De Fanu che, passando a Stoker il testimone, gli hanno permesso di tagliare indisturbato il traguardo dell'eterna notorietà.
I passaggi chiave, secondo il mio modesto parere, sono quelli che nel corso dei decenni successivi sono stati ripresi e inglobati in altre opere o, per meglio dire, sono quelli che, oggi come allora, meglio rappresentano le nostre paure.

Dracula, prima edizione, 1897
1) La paura del diverso - Neanche il tempo di voltare la prima pagina e subito Bram Stoker porta alla nostra attenzione una delle nostre paure più innate: quella del diverso. Jonathan Harker, londinese purosangue, utilizza come ideale linea di demarcazione tra uguale e diverso il corso del Danubio che, tagliando a metà la capitale ungherese, separa efficacemente l'Occidente dall'Oriente, il noto dall'ignoto e, per estensione, il bene dal male. Non servono all'autore altri espedienti per catapultarci nell'oscurità (o, se preferite, nell'oscurantismo): due semplici frasi buttate là come introduzione sono sufficienti per dirci "ehi, guarda che da qui in avanti sei da solo; non troverai nulla di confortevole in ciò che leggerai". E in effetti sarà così, sin dalle descrizioni di quegli impenetrabili paesaggi rumeni che porteranno il nostro eroe alla sua destinazione. Lo schema non si limita all'horror, ma è lo stesso per esempio della letteratura epica, nella quale c'è sempre un "limitar del bosco" che separa l'ordinario dallo straordinario.

2) Il rifiuto del soprannaturale - Ecco un altro passaggio che troviamo in apertura, ben prima che il vampiro entri in scena: Jonathan Harker, in attesa di partire per l'ultima tappa del suo viaggio, riceve controvoglia dall'anziana albergatrice del Golden Krone un crocifisso, assieme all'avviso che quella stessa notte, quando l'orologio batterà la mezzanotte, tutte le forze malefiche della terra avranno i loro pieni poteri. Harker proviene dal mondo moderno, è uomo pratico e concreto e, quando gli si parla di ultraterreno, specialmente quando fede e superstizione si confondono tra loro, decide di voltare la testa e guardare altrove. Lo scettico posto di fronte all'imponderabile è un'immagine ricorrente nel cinema e nella letteratura di genere. Tra l'altro Harker, come molti altri dopo di lui, si rivelerà incapace di abbandonarsi al trascendente anche quando la realtà di quest'ultimo lo sta ormai confermando.

Dracula, seconda edizione, 1902
3) La "home invasion" - C'è una differenza sostanziale tra il vampiro di Polidori e quello di Stoker. Il primo, che incontriamo inizialmente a Londra, a un certo punto si sposta in Oriente "per fare esperienza"; il secondo fa il percorso inverso, e dal suo castello nei Carpazi si sposta a Londra per diffondere la sua peste. Sembra a prima vista un particolare insignificante ma, se ci pensate bene, è forse questo il segreto del successo di Dracula. Il male quando è lontano mette paura, ma se viene a bussare alla nostra porta ecco che si trasforma in un terrore profondo, se non addirittura in panico. Dracula quindi, una volta a Londra, finisce per esaltare i concetti di diverso e soprannaturale visti nei punti precedenti. E se ancora una minaccia che vaga libera per la nostra città non dovesse bastare, ecco che il vampiro va oltre e decide di bussare letteralmente alla nostra porta (o meglio, alla finestra di Lucy Westenra) e invadere il nostro tranquillo e apparentemente sicuro focolare domestico. E lo fa sotto forma di pipistrello...

4) La repulsione per gli insetti – Ebbene sì, c’è anche questo aspetto nell’opera di Stoker: uno dei personaggi del romanzo, se ve lo ricordate, di nome Renfield, è un paziente del manicomio che ci viene presentato come uno zoofago cumulativo, nel senso che parte divorando prede minuscole per poi salire di livello nella scala dell’alimentazione. Dopo aver catturato e divorato delle mosche, Renfield decide di passare ai ragni (naturalmente dopo averli ben ingrassati con le mosche del livello precedente). Il livello successivo saranno gli uccelli, e se il tempo (e il dottor Seward) glielo avesse concesso, i gatti. Non starò qui a citare la repulsione per i pipistrelli, che mi pare abbastanza ovvia.

Dracula, prima edizione USA, 1899
5) La privazione del controllo - La paura di non poter far nulla per respingere una minaccia si manifesta su più piani, da quello di chi è semplicemente privato della libertà, ma che conserva una capacità d’azione tale da poter uscire tutto intero dai casini (come Jonathan Harker nel castello di Dracula), a quello di chi è fortemente limitato nei movimenti e che, magari non subito, ma prima o poi capitolerà (vedi l’equipaggio del Demetra), a quello di chi è totalmente impossibilitato a difendersi, vuoi per scelte spirituali, vuoi per motivi puramente fisici. In quest’ultima categoria ricade Lucy Westenra, la prima vittima di Dracula in terra d’Albione, una diafana fanciulla che sta vivendo spensierata la sua stagione degli amori. L'aspetto più rilevante di Lucy è il suo essere affetta da sonnambulismo, del quale siamo informati grazie al diario dell'amica Mina Murray. Inutile dire che quella sua patologia non potrà che esserle fatale, rimettendo la pulzella indifesa alla volontà del vampiro. Stoker sceglie il sonnambulismo come la massima forma della fragilità dell’individuo, in quanto aggiunge all’incoscienza del sonno la vulnerabilità di chi si allontana dal proprio perimetro di sicurezza. Davvero impeccabile.

6) L’inadeguatezza – Nel rispetto del teorema di Bernoulli, siamo ragionevolmente sicuri che il vampiro (o simil orrorifica creatura) andrà a rompere le scatole a chi non ha la più pallida idea di come affrontarlo e che, per inadeguatezza, è destinato a soccombere. Nella pratica, è come se un’orda di zombi urlanti si materializzasse nel corsello dei box del mio condominio quando rientro a casa tardi la sera (pur avendo visto milioni di film sul tema, finirei per capitolare in tre secondi e due decimi). Ecco quindi che si rende necessaria una figura complementare a quella del vampiro, realizzando in pratica il classico binomio “esorcista-posseduto” o “inquisitore-fattucchiera” che abbiamo ammirato tante volte al cinema e in libreria. Il professor Abraham Van Helsing, straniero non per caso, è il balsamo scelto da Stoker per curare il morbo di Dracula. Un balsamo che, prima di sanare l’insano, in primo luogo infonde sicurezza e scaccia gran parte della nostra paura.

Dracula, prima edizione italiana, 1922
7) Giù le mani dai bambiniLucy muore e il romanzo sembra avviarsi stancamente verso i territori del consueto, quando un nuovo avvenimento irrompe a perturbare le sue pagine. Si tratta di un trafiletto di cronaca nera uscito sui quotidiani, una stringata notizia che sarebbe passata inosservata se non fosse che le vittime sono bambini: pochi piccoli indizi, ma soprattutto la minaccia questa volta rivolta verso dei marmocchi, convincono Van Helsing ad agire. Ah, quale chioccia non pensa prima ai suoi pulcini che a se stessa? E quale terrore più indicibile di quello che mette a rischio l’incolumità dei più piccini? Bram Stoker tutto questo lo sa bene e trasforma la sua Lucy, risorta vampira, in una ladra di bambini, una pseudo-chioccia che attira con la sua bellezza e colpisce là dove deve colpire.

Sono arrivato a questo punto ad analizzare solo metà del romanzo di Stoker e ho già scritto un post di due chilometri. Diciamo quindi che basta così. Non vi annoierò oltre. Piuttosto vi propongo un gioco: riuscite a trovare altri elementi da aggiungere alla lista? Scriveteli nei commenti qui sotto.
Prima di chiudere ve ne offro però solo un altro, che è più uno scherzo che altro:
8) Paura della malasanità – Si è mai visto un paziente, in questo caso la povera Lucy, che venga sottoposto a ben quattro trasfusioni di sangue nel giro di una settimana? Nota bene: quattro diversi donatori e nessuna verifica del gruppo sanguigno… Ma solo a me questa cosa mette i brividi?

20 commenti:

  1. Ahimé, devo confessare che non ho mai letto il libro di Bram Stoker. Ho visto il film di Coppola che però, da quanto ho capito, non si attiene del tutto alla trama del romanzo.
    L'unico spunto che posso aggiungere (ma è di una banalità assoluta) è il fascino del male: il "mostruoso" Dracula risulta più affascinante del gentiluomo Harker. Stoker riesce a farci riflettere su quanto la virtù, amata nella vita quotidiana, diventi mortalmente noiosa nella fiction, mentre la violenza tanto temuta quando è reale diventa intrigante se è raccontata in una storia inventata.

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    1. La vicenda di Dracula è talmente nota che la lettura del romanzo diventa oggi quasi superflua (forse è un caso, questo, più unico che raro). In realtà leggere Dracula dopo aver visto milioni di film potrebbe essere un'esperienza sorprendente, visto come è stato maltrattato dai vari registi. E non è solo il film di Coppola ad essere diverso: praticamente il 99% delle riduzioni cinematografiche hanno cambiato il finale...
      Lo stesso Dracula, gentiluomo affascinante, è una deriva del cinema che non ho ritrovato nel romanzo. Appare però ovvio un forte richiamo sessuale nella maniera in cui egli sazia la sua sete...

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  2. Un classicone bellissimo. L'ho letto da bambino, e dovrei assolutamente risfogliarlo. Quest'anno ho apprezzato parecchio Dracul: non il solito sequel trascinato per i capelli.

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    1. Intendi il romanzo del nipote di Stoker? Personalmente non lo avevo nemmeno calcolato, tanto evidente mi pareva lo scopo commerciale dell'iniziativa. Dici che merita una chance?

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  3. Anche io l'ho letto, un paio di anni fa. Mi è piaciuto abbastanza, anche se da un certo punto di vista l'ho trovato invecchiato male: insomma, nella prima parte Stoker non fa altro che creare hype per la grande rivelazione che... Dracula in realtà è un vampiro. Immagino che all'uscita questo effetto funzionava, ma oggi chi è che non sa che Dracula è un vampiro :D ?

    (A parte questo però, come ho detto, come lettura è stata molto piacevole ^_^ )

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    1. Leggere Dracula oggi, dopo aver visto tanti film, può essere un'esperienza strana. Sembra quasi di ritrovare un vecchio amico che si era perso di vista...
      In confronto a tanta letteratura sua contemporanea però non l'ho trovato invecchiato male... l'incontro nel cimitero con la Lucy vampira, per esempio, è ancora avvincente. Immagino che cent'anni fa i suoi lettori, Stoker, li avesse davvero terrorizzati!

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  4. Bellissima analisi, complimenti! Probabilmente il segreto di Dracula sta nella sua capacità di colpire gli archetipi della razza umana, in fondo il vampiro esiste in varie forme dalla notte dei tempi.

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    1. Dracula rappresenta la paura della morte e dei morti. Va a colpire esattamente le paure più primordiali del genere umano.

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  5. Letto in tre differenti periodi della mia vita, e l'ho adorato in tutti e tre i momenti.
    Certo, stilisticamente è vecchio e la narrazione epistolare non aiuta, ma io lo adoro tuttora.
    Hai mai letto le analisi di King sull'opera che fece tra le pagine di Danse Macabre? Per me erano spettacolari!
    Attendo il seguito.

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    1. Danse Macabre di King mi manca, anche se ammetto di essere curioso di leggere l'autore in una veste diversa da quella tradizionale...

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    2. Personalmente è un saggio fantastico, specie per tutti gli appassionati di horror non solo dal punto di vista romanzesco, ma anche cinematografico e televisivo, peccato che si fermi al 1980.

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    3. 1980? Pensavo fosse più recente...

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    4. Probabilmente ti ha tratto in inganno il fatto che il libro sia stato ristampato negli ultimi tempi, perché per un po' è finito nel limbo dei fuori catalogo, ed infatti le copie che si trovavano sul web venivano vendute a prezzi fuori mercato.
      Purtroppo sia per quel che concerne il cinema, che per ciò che concerne la letteratura il saggio si fermò al 1980 ( cannando per altro alcune previsioni, tra tutte quella relativa a Wes Craven che King definì un cienasta di serie b praticamente ).

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    5. Ma come? Wes Craven non era il futuro dell'horror secondo Staphen King? Ah no, forse mi confondo con Clive Barker... Beh comunque il Re non ha mai negato una fascetta a nessuno... strano che lo abbia definito così.

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  6. Penso che all'epoca non si facesse proprio una verifica del gruppo sanguigno. Il che comporta quella serie di trasfusioni che vediamo nei film mentre pensiamo che al giorno d'oggi una cosa del genere ucciderebbe, come avrà ucciso in passato migliaia di ignari infermi.
    Io ho amato visceralmente il film di Coppola, attraverso il quale ho potuto finalmente conoscere la storia di questo vampiro che, interpretato da Bela Lugosi e molti altri in passato, aveva reso inquiete le mie notti.
    Possiedo la sceneggiatura del film, che è una semplificazione del romanzo, ma non per questo meno avvincente. Di certo DEVO assolutamente leggere il suo originale.
    Posso aggiungere quella nota tragica che emerge dal film di Coppola, che rende malinconica e triste la figura di Vlad Tepes (un superlativo Gary Oldman).

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    1. Nel diciannovesimo secolo, tra l'altro, i medici praticavano il salasso ad ogni occasione: bastava un po' di febbre e... zac! Quasi mi stupisco che la razza umana non si sia estinta.
      Il Dracula di Coppola è senz'altro una delle più entusiasmanti trasposizioni cinematografiche, ma se cerchi una prospettiva diversa allora non puoi lasciarti sfuggire "Dracula Untold" di Gary Shore, che cerca di spiegare il motivo per cui Vlad III è diventato la leggenda che oggi conosciamo. Personalmente amo molto anche i Nosferatu di Murnau e quello di Herzog, le cui atmosfere riescono quasi a soffocare lo spettatore...

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  7. Bellissimo articolo di un romanzo che ho molto amato e che quindi mi piace vedere analizzato.
    Come accennavi con Ariano, penso anche io che ci sia una componente erotico/affettiva nel modo in cui il vampiro miete le vittime. Se non sbaglio, il vampiro non usa la forza ma si avvale del suo fascino, oppure perchè è una persona amata e infatti c'è in pratica sempre una vampirizzazione tra sessi opposti oppure nel caso dei bambini, il vampiro rappresenta una figura amata.
    A me è piaciuta moltissimo la narrazione epistolare e il modo in cui tutti i pezzi del puzzle venivano messi insieme.

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    1. Totalmente erotico. C’è forse qualcosa di più eccitante di un succhiotto sul collo? Sul discorso del fascino non ne sono del tutto certo visto che molti dei Dracula del cinema non ne avevano affatto (vedi i due Nosferatu citati nel commento precedente). Più che altro erano dei bravi ipnotizzatori..

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    2. Non mi ricordo effettivamente come nel romanzo fosse descritto dal punto di vista estetico. Di proprio brutti mi vengono in mente appunto quei due, in cui il fascino è effettivamente un po' difficile da trovare. Quei due erano proprio estremi.

      Mi sembra che Johnatan Harker accennasse a un certo fascino emanato dal conte. Lui si sentiva a disagio, se non sbaglio, ma trovava che il conte avesse un suo fascino nei modi e nella conversazione.

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    3. Si certo. D’altra parte Dracula è un nobile discendente da una stirpe di nobili... un certo fascino nei suoi modi è assolutamente logico.

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