giovedì 12 marzo 2020

L'esatta percezione

Non ho mai dedicato moltissimo spazio su questo blog, lo avrete senz'altro notato, ai giovani autori italiani. Se non fosse stato per il recentissimo articolo su Queho, che ha spezzato una tendenza che andava ad allungarsi in maniera preoccupante, l'ultima volta che me ne occupai fu un anno fa. E guarda caso, anche in quell'occasione ruppi il silenzio per presentare un'antologia personale targata Rill, nella fattispecie quella di Luigi Rinaldi.
Oggi mi occuperò invece di Andrea Viscusi, un nome decisamente interessante nel vasto panorama letterario di questi ultimi anni. Un nome che avrei voluto, se non dovuto, presentare anche in precedenza all'interno del blog: ma poi, a causa della mia incorreggibile pigrizia, come tante altre anche quell'idea è rimasta incompiuta.
Eppure di cose da dire sul primo esperimento di Viscusi nella dimensione romanzo ce ne sarebbero state parecchie. Mi riferisco, per la cronaca, a quel "Dimenticami, Trovami, Sognami" che aveva tanto fatto parlare di sé, in termini a dir poco entusiastici, al tempo della sua pubblicazione, ormai cinque anni fa. Non sono qui però per rivangare ciò che avrei potuto dire e fare, bensì per salutare con gioia il ritorno di Andrea Viscusi alla dimensione del racconto, a mio parere a lui più congeniale.
Sembrano passati ormai secoli da quell'altra antologia, quella che transitò velocemente sul mio comodino grazie a un collega blogger che ebbe la bontà di prestarmi la sua copia quando, cercandola disperatamente, venni a scoprire con sgomento che era già andata ampiamente esaurita. Quell'antologia di racconti, che si intitolata "Spore" (2013), fu una graditissima sorpresa e credo sia superfluo a questo punto nascondere che le mie aspettative per ogni nuovo lavoro di Viscusi sono sempre estremamente alte.
Il titolo "L’esatta percezione", come recita la presentazione che trovate sul sito dell'editore, "è un elemento ricorrente nelle storie di Andrea Viscusi, cioè il fatto che la realtà non sia esattamente quella che sembra a prima vista, e che esista qualcos’altro, oltre le apparenze".

Indubbiamente chi ha scritto tale descrizione aveva in mente, in modo particolare,  "Pixel", uno dei nove racconti inseriti nell'antologia che va a pescare a piene mani nella fisica quantistica, e ci suggerisce di andare a verificare con i nostri occhi, se mai ne fossimo capaci, cosa realmente sia l'universo che conosciamo. Il concetto di "pixel" credo sia noto un po' a tutti: è l'unità minima oltre la quale un'immagine digitale non si può scindere. Possiamo chiederne una rapida definizione anche al primo che passa per strada e saremo certi di ottenere una risposta più o meno congrua. Più difficile è invece chiedere, alla stessa gente che passa per la stessa strada, una definizione della lunghezza di Plank. La risposta l'avrete forse già immaginata, e in entrambi i casi è pressoché identica, con la variante che la seconda parla di noi anziché di un banale jpeg. Se si potesse provare quindi che anche la nostra vita è pixellata come certi videogame anni Ottanta, allora sapremmo con certezza che nulla è reale, che forse tutto ciò in cui abbiamo creduto finora è una menzogna. E che magari quella famosa trilogia di film con protagonista Keanu Reeves non era tanto lontana dalla verità.

Molto a che vedere con la percezione ha anche "Sinestesia", racconto già incluso nell'antologia "Spore" citata in precedenza, nel quale ci si chiede se sia davvero universale l'uso che facciamo dei nostri sensi. I colori si possono solo vedere, come suggerisce il pensiero comune, o possiamo anche ascoltarne la voce, come sosteneva Kandinskij? Secondo Viscusi, ma anche secondo un certo ramo della psicologia, è possibile che un individuo particolarmente sensibile riesca a fondere le proprie percezioni a un livello più alto, simile a quello che noi comuni mortali, per inciso, abbiamo avuto l'ambizione di poter raggiungere artificialmente negli scorsi anni Sessanta. Tutto ciò è follia? Probabile ma non impossibile, almeno secondo Viscusi, e potremmo arrivarci in maniera del tutto naturale se si verificassero certe coincidenze. E forse scopriremmo anche un modo diverso, più assoluto, di esprimere il nostro amore.

Il tema del karma, ovvero del principio di "causa-effetto" tanto caro alle filosofie orientali, è espresso in almeno due dei nove racconti inclusi nell'antologia. In "Karma" (ovviamente) e in "Lamarckia". Marginalmente lo ritroviamo anche ne "La legge dei padri", se vogliamo estendere il concetto anche a un piano multi-generazionale. Può, questa è la domanda, un delitto che abbiamo commesso in passato, non necessariamente nella vita terrena che stiamo conducendo, trovare il modo di affliggerci anche nel presente? E possono le colpe dei padri avere una conseguenza sui figli? I due (tre) racconti non cercano una risposta definitiva, ma invitano decisamente a una riflessione. 
Andrea Viscusi è dannatamente bravo a offrirci episodi di grande fluidità. Nel mucchio, quello che più di altri si lascia leggere in totale apnea è indubbiamente "La bella lavanderina", un bell'horror d'altri tempi che vedrei bene trasformato in un film, magari uno di quelli diretti da un maestro del jump-scare come Hideo Nakata. Non posso raccontarvi molto perché vi rovinerei il piacere della lettura, ma sappiate che vi capiterà più di una volta di dover sollevare gli occhi dalla pagina e guardarvi in giro per la stanza con un'incomprensibile angoscia. 

Meno fluidi, ma solo perché richiedono un grado di attenzione più elevato, sono "Hype" e "In un istante". Scordatevi, voglio dire, di affrontarli a tarda sera dopo una lunga giornata di lavoro e con le palpebre che non ne vogliono saperne di rimanere aperte. Il primo, feroce critica alla società odierna, richiede lucidità e la voglia, cosa rara, di andare a rileggere continuamente la riga precedente per assicurarsi di non essere deragliati. Il secondo, un gioiello di poesia espresso in prosa, merita invece la vostra più totale attenzione e uno stato d'animo predisposto a rinchiudere la vostra stessa esistenza nell'arco di una sola paginetta.
A chiudere non solo questo post, ma anche l'antologia, il sorprendente "Pre-Medjed", un tuffo nell'antico Egitto che rievoca quelle vecchie atmosfere lovecraftiane presenti nel ciclo di Nyarlathotep. E tutto ciò mi riporta inevitabilmente alla mente quel mio vecchio progetto blogghesco che non riesce proprio a schiodarsi dal suo stato embrionale.
La percezione di quanto lunga possa essere una recensione non è, nel mio caso, mai esatta. Mi sono dilungato su alcune cose, finendo per sintetizzarne forse troppo altre. Ciascuno di questi nove racconti, a cavallo tra i generi, avrebbe meritato un articolo; ciò non è ovviamente possibile, ma il bello in questo mestiere, a conti fatti, è scrivere quanto basta per trasmettere un pizzico di curiosità. Chissà se ci sarò riuscito?

6 commenti:

  1. Da tempo penso che Andrea Viscusi sia uno di quei nomi più rappresentativi del fantastico made in Italy e quest'ultima antologia me lo ha confermato.

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    1. Ero certo che avessi letto anche tu questa piccola antologia. Certamente Viscusi è uno di quei nomi da tenere d'occhio con attenzione. Finora mi pare non abbia ha sbagliato un colpo.

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  2. Me la ricordo l'intervista sul blog di Nick, la tua segnalazione è un'ulteriore conferma.

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    1. Lo zio Nick è sicuramente molto avanti rispetto a me in fatto di nuove scoperte. L'importante è comunque arrivarci, prima o poi...

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  3. come co-curatore del libro ringrazio moltissimo per questa bella e dettagliata (ma insieme non spoilerante) recensione.
    mi permetto anche di segnalare la pagina di Amazon dedicata a L'ESATTA PERCEZIONE (il libro è comunque disponibile su RiLL.it): https://www.amazon.it/dp/8894479714/

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    1. Hai fatto bene ad indicare il link di Amazon, Alberto. In tutta sincerità non so mai come comportarmi in casi come questo, nel senso che non so se alla case editrici fa piacere o meno veder inserire link di certi colossi dell'e-commerce

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